IL SORPASSO

Fermi tutti, qualcosa mi sfugge.
Leggo il titolo, questa mattina: “Il sorpasso delle donne: ora gli uomini si scoprono sesso debole”. Leggo l’articolo, che alla riga quattordici sostiene: “Altro che le teorie di Simone De Beauvoir: il sesso debole, oggi, sono gli uomini”. Leggo che si parla di un talk show sugli uomini italiani “tra fragilità e insicurezza”, organizzato dalla Società Italiana di Andrologia. E va tutto benissimo, se si esclude la presenza fra le intervistate di Vera Slepoj, che ci si ostina a considerare un’esperta (di cosa, santoiddio?).  Leggo che giustamente si sostiene da più parti che le studentesse italiane sono quelle che ottengono i migliori risultati.
Perfetto.
Non leggo da nessuna parte questi dati:
“In Italia riesce a lavorare solo il 46,3 per cento delle donne; sette milioni in età lavorativa sono fuori dal mercato del lavoro; al sud il tasso di occupazione crolla al 34, 7 per cento”.
Non leggo la disparità tra stipendi maschili e femminili di cui, pure, si è occupato uno speciale Tg1 di domenica notte, fra l’altro.
Non leggo dell’assenza di reti di cura, ormai problema incancrenito quanto considerato non prioritario.
Dove si troverebbe, di grazie, codesto sorpasso?
E perchè parlare in termini da Formula Uno quando occorrerebbe approfondire le problematiche, fornire dati, analizzare immaginari, invitare quegli esperti (veri) di Welfare che sanno dimostrare come un paese dove il rapporto uomo-donna è paritario sia un paese sano, vivo, persino con un tasso di natalità più alto?
Presentava Bruno Vespa.

22 pensieri su “IL SORPASSO

  1. Aaaaah, presentava Bruno Vespa, ecco…
    Che gli uomini oggi siano più insicuri e fragili può essere, cosa c’entri col fatto che adesso il sesso forte (cioè?, prevaricatore?) sia rappresentato dalle donne non lo so. Io attorno a me vedo ancora disparità, di diverso tipo, e non certo a favore delle donne.
    Non so se certe sparate siano dovute a ricerca della “notizia eclatante” o a certe fissazioni da bar (“chi comanda in casa sono le donne”, “ma cos’altro vogliono queste”, “sempre a lamentarsi”, ecc.) che ogni tanto raggiungono il megafono dei grandi media truccate da dati e sondaggi messi lì un po’ a caso.

  2. Bruno Vespa non è più in grado di giudicare i fatti, non sa più fare il mestiere. È moooolto più inquinato da ideologie (nel suo caso, un pensiero debole) rispetto a Santoro. Soltanto che lui ha creato uno stile morbido, annacquato. Innocuo. Salvo poi aggredire con domande che lui presume essere da giornalista “vero”, come quando, all’ennesima puntata su Eluana – all’indomani della notizia della morte – ha chiesto con fare velenoso al promulgatore del Pd sul testamento biologico «lo dica, onorevole, lo dica chiaramente: se ci fosse il vostro testamento biologico Eluana sarebbe ancora viva.. è cosi?» .. «ma, vede, la quest..» «no, risponda alla mia domanda: è vero o non è vero che con il vostro testamento biologico oggi Eluana sarebbe ancora viva??».
    Sono andati avanti così per cinque minuti, finché a qualcuno non è venuto in mente di spiegare come, con la logica dei “se”, si può ovviamente dire che se questo accidenti di testamento biologico fosse stato approvato anni fa, come in tutti gli altri paesi occidentali, Eluana avrebbe potuto esprimere il suo desiderio quand’era ancora viva. E probabilmente sarebbe morta anche prima.
    A questo punto Vespa ha cambiato argomento.
    E io, canale.

  3. Lo speciale TG 1 sottointendeva che dovremmo chiedere l’annessione alla Turchia.
    I numeri forniti sono sconcertanti, se aggiungimo gli emendamenti e i decreti vergognosi passati ultimamente e ci aggungiamo un pizzico di devastazione e corruzione, che non guasta mai, quest’ultimo punto denunciato ieri…
    be’ credo che la Turchia sia troppo, sarei più indirizzata verso la Colombia.
    Così, almeno, quello che resta dello stato italiano avrebbe un senso… dal produttore al raffinatore, questo petrebbe essere l’inzio di un’auspicata, moderna, nuova, costituzione.
    Scusate ma in questi giorni sono veramente incazzata

  4. Lasciando stare Vespa e obbrobri vari…
    e’ vero che gli uomini potrebbero rivendicare qualche diritto (dovere) in piu’; per quanto riguarda per esempio il congedo parentale…(ma se c’e’ troppa disparita’ di stipendio e’ ovvio che saranno le donne a stare in casa)…oppure l’affido dei figli…era interessantissimo vedere, nello speciale tg1 dell’altra sera, degli uomini che si organizzavano e “facevano gruppo” elaborando su queste questioni…sembrava che anche gli uomini stessero finalmente cominciando ad acquisire una “coscienza di genere”.

  5. Ghedo: lo speciale faceva cenno al “fare rete” degli uomini, che è pratica molto antica. Lo stesso circolo, ieri club, lo stesso pub o qualcosa di simile. E, nei fatti, diceva la giornalista “gli uomini finiscono per l’eleggersi fra loro, da anni, nei consigli di amministrazione”. Le donne, al contrario, non riescono a farlo e tendono spesso – ahimè – a mettersi le une contro le altre. Questo era il tema affrontato nello speciale. Alessandra, sì, i dati eran quelli, sono veri, bisognerebbe continuare a ripeterli come un mantra e farli entrare nella testa di chi scrive che , uau, Simone De Beauvoir ci fa un baffo.

  6. la quasi completa mancanza di solidarietà, o meglio di sodalizio, di capacità di fare rete delle donne è un tema antico quanto lo stesso femminismo. io trovo che sia incredibile come dopo 40 anni siamo ancora qui a parlarne. e lo dico come figlio di una comunista, femminista, sessantottina che mi ha educato, alla quale rubavo per leggerli o solo guardarli di nascosto i libri sul femminismo che portava a casa, negli anni Settanta. Poi sono cresciuto, e mi sono impegnato – anche con qualche sforzo perché nasconderlo? – a recepire quel messaggio. A rispettare in massimo grado la vita e i bisogni delle donne. Le mia compagne di scuola, le colleghe del lavoro, le amiche.
    Poi, alla fine uno si guarda indietro, ed è come essere andati avanti senza essere seguito da chi ti aveva detto di partire! Ci sono moltissime donne ancora oggi alle prese con la battaglia all’ultimo sangue contro la collega, la vicina di casa. Mi sembra che le casalinghe disperate, con quel loro assurdo cinismo, siano uscite dal televisore. Insomma, li dico piano ma lo dico: sono deluso.
    Il retaggio maschilista non è sufficiente a spiegare questo arretramento. Si sono compiuti tanti troppo errori. Urge autocritica delle donne. In particolare sul lavoro, spendono incredibili quantità di energia nella cosiddetta competizione orizzontale, condannandosi a guardar passare un maschio ai vertici. Spinto da colleghi maschi che capiscono instintivamente questa morale vecchia come il mondo: “Se non posso salire io, ci metto uno che ha più probabilità e mi rappresenta. Quando sarà il momento saprò come farmi ricompensare”.

  7. Vespa è l’antiCreso – tutto quello che tocca si trasforma simultaneamente in merda.
    Proprio io non lo avvicino più – mi da il volta stomaco.
    Io credo che qui ci siano due rubriche, una menzionata male e senza contattare soggetti competenti, e l’altra che citi tu completamente ignorata. La prima riguarda le dinamiche sociali e psicologiche nel rapporto di coppia. Questa cosa riguarderebbe la crisi dell’uomo medio italiano, di fronte alla mutazione di certi codici di comportamento. Fa comodo cavalcare ed esasperare questo tipo di sentimento e di incertezza, perchè collude con le intenzioni maschiliste del governo in carica. Colpevolizza il femminile che cerca di emanciparsi. Amplia la percezione di un comportamento possibile, direi alla fine poco di un comportamento reale, perchè di fatto uh tutte ste donne che fanno carriera non è che se ne vedono. Ampliarlo conviene a un certo maschilismo. Ecco perchè non si citano i dati che dicevi te.
    Ora, mi irrita particolarmente il fatto che, se anzichè invitare la Slipoj avessero invitato una persona seria e competente come ce ne sono tante – uno Zavattini, uno psicodinamico dei rapporti di coppia (posto che si presti perchè in tanti si rifiutano di andare da Vespa, e sinceramente li capisco) avrebbe spiegato che non sono le forme storiche a formare le strutture caratteriali, che il topos della virago che intimidisce il maschio c’è sempre stato, così come ci sono sempre state donne forti, le quali con sorpresa regolare di tutti, si sposano e hanno figli con uomini che da secoli e secoli sono contenti di averle così perchè anche l’uomo tranqillo, l’uomo apparentemente debole, non è un’invenzione culturale di questi tempi. E’ una forma esistenziale che questi tempi legittimano di più.
    E infatti ieri sera io mi sono vista l’era glaciale due:) cartone animato fantastico, estremamente importante per la posizione moderna del modo di interpretare il maschile: il maschio tigre che deve accettare di essere anche lui pauroso, il mammuth innamorato, il bradipo che rinuncia a comandare….
    Eh un po’ di speranza via.

  8. Mah, MArco V, io questa cosa che dici un po’ la sottoscrivo, un po’ no. La sottoscrivo perchè è vero – ci sono dei contesti in cui aleggia un profondo senso di delegittimazione, e questo crea guerra civile tra femmine disabituate a riconoscersi identità e che lottano tra loro per farsi vedere e ottenerla da un altro. Ma in altri non direi proprio. Io ho molte amiche donne, e siamo solidali assai. mia madre idem, e mia sorella pure. Le ho viste fare delle lotte, insieme ad altre donne. Forse perchè si sentivano donne realizzate nel se ecco, e quindi senza tanto bisogno del crisma del terzo, senza bisogno di lotte armate. Ma insomma non generalizzerei.

  9. è vero, rischio di generalizzare. ma al di là dei buoni esempio di cui tutti siamo testimoni, le statistiche come le spieghiamo? Loro non generalizzano, sintetizzano. E in questa sintesi il problema di quella che tu definisci “guerra civile tra femmine disabituate a riconoscersi identità” è un elemento sostanzioso. Se non sostanziale. Poi, sull’aggettivo disabituate.. mah.. presume che prima ci fosse una condizione di maggior consapevolezza. Insomma, come aver perduto la bussola, per un colpo esterno: giusto il tempo di riprenderla e via avanti verso la direzione giusta e mai dimenticata. Bella versione dei fatti, non c’è che dire. Io però sono un po’ più pessimista.. 😉

  10. anch’io marco v sono molto delusa da certe donne (molte per esempio che ancora cercano il principe azzurro e si umiliano in relazioni impossibili perché hanno paura a star da sole, da sola una donna è come un essere a metà sembrano pensare), anch’io penso che ci voglia autocritica da parte di molte di loro, ma penso pure che il problema sia la mancanza di un sistema che educhi al rispetto di se stesse in quanto donne, non in quanto donne destinate a curare gli altri (compagni, mariti, genitori, nonni, figli ecc), il libro di Loredana “Ancora dalla parte delle bambine” insegna. Forse uno dei fallimenti o comunque delle scelte discutibili del femminismo anni 70 è stato quello di non sapersi/potersi inserire nel sistema educativo, di fare sistema, insomma la questione non è di carattere personale e non riguarda solo le donne in quanto tali ma ci riguarda tutti, come società.

  11. Giustissimo, ci riguarda tutti ed è una sfida culturale, pedagogica. Senza dubbio. Lo dico sinceramente: è il mio desiderio, in quanto cittadino italiano, più sentito. Riesco a malapena ad immaginare cosa significherebbe per questo Paese liberare queste energie, modificare lo status delle donne rispetto all’immaginario della società introducendo così elementi nuovi, nuovissimi. Freschi. Sarebbe, perdonatemi l’argomento più terra terra, anche un vantaggio economico, quasi da piano Marshall. Ma nessuno, tanto meno i politici di oggi, ci pensa neppure lontanamente.

  12. Loredana io ho capito benissimo qual’era il tema dello speciale tg1…volevo solo far notare una cosa che mi sembrava interessante..anche perche’ il tema del fare rete, sinceramente, mi sembra una baggianata se e’ declinato in certi modi…le donne non sono capaci di fare rete, ma chi l’ha detto, e non credo che andare al pub dopo il lavoro aiuterebbe molto…e anche ammesso che sia vero, perche’ non sono capaci di fare rete? per una qualche loro caratteristica naturale specificamente femminile..non credo proprio,,,se non ci sono donne nei consiglio di amministrazione non penso che sia perche’ le donne non sono capaci di fare rete..prima facciamocele arrivare le donne al lavoro..poi vediamo se sono capaci di fare rete…sinceramente io penso che non ci siano ancora neanche le condizioni per iniziare a capire se le donne sono o non sono capaci di fare rete.

  13. Ciao, ti diffondo una notizia vergonosa sul festival di san remo qst anno. Vogliono invitare le conigliette al festival. Sono sinceramente stufa di tt qst mercificazione femminile nel nostro paese..credo che noi donne dobbiamo iniziare a dire di no e cambiare l’immagine femminile che passa attraverso i mass media. Io nn conosco collettivi femministi di Genova o Liguri non so magari se riesci a comunicaglielo tu se ne conosci qlk1.
    il link è questo:
    http://www.womenews.net/…p?article3515#forum1302
    ciao ciao

  14. Io condivido con te il fastidio per la retorica del maschio in crisi ma mi e’ altrettanto odiosa la retorica finto-emancipazionista della donna in carriera…”fare rete” come lo intendeva la giornalista e come lo intendi anche tu Loredana, mi pare di capire, non e’ certo avere una “coscienza di genere”!

  15. Gemeva la Lipperini al tempo in cui Genna partorì Hitler: ***Siamo fatti di corpo, ovvio: ma questo corpo si muove, agisce, fa esperienze che non sono sempre e solo riconducibili al materno o al sesso o al mistero nascita/morte. Questo corpo pensa. Esplora. Si interroga. Scopre. Quel che intendo dire è che mi piacerebbe che ad una donna saltasse in testa di scrivere “Hitler”, per esempio.***
    A distanza di tanto tempo, la pubblica confessione di un simil segreto desiderio continua a lasciarmi interdetta. Non più l’invidia del pene del padre, ma l’invidia della penna di Genna, nel suo caso. Ahinoi, ne abbiamo ancora molta di strada da fare… se siamo ridotte così.

  16. occorrerebbe approfondire queste problematiche a sprangate perchè agli esseri umani non entrano in testa queste cose prioritarie e oserei dire naturali, basilari, primarie, primitive, animalesche eppur fortemente evolute, “fornire dati” e chi li ascolta, apprende, analizza, rumina, digerisce, caga e capisce? lo so è una mattina disfattista ma forse si “ascolta” solo quando compare un pezzo di carne di culo qua e là fra uno zapping e un biscotto idrogenato dalla crisi, evviva

  17. Fare rete? Se non facessi rete con altri genitori, col cavolo che mi terrei tre lavori per 80-100 ore la settimana, hobby, pomeriggi con i figli e persino una botta di vita con il coniuge.
    Parliamo del fatto che mancano i servizi più elementari e che quindi sono le donne in grossa parte ad accollarsi i figli, gli anziani, la spesa per la vicina malata, ecc. ecc.
    Parliamo del fatto che non è il ministro delle Pari Oppurtunità che ci ritroviamo a darmi l’idea che ci saranno quegli interventi epocali, che, il passato insegna, se perseguiti con coerenza dal governo dei cambiamenti li portano.
    Parliamo del fatto che il corpo sarà mio ma sono sempre gli altri a decidere se ho diritto a una pillola del giorno dopo, abortiva o magari l’epidurale gratis ovunque, e non solo in alcune regioni.
    E per quanto riguarda le donne che si fanno le scarpe tra di loro, l’unica parte che ancora ricordo di “Dalla parte delle bambine” è proprio quella delle donne frustrate che scaricano le proprie frustrazioni sule figlie e sulle altre donne.
    E che certi meccanismi di potere nel lavoro sono così tanto culturalmente maschili, che beata la donna che ha voglia di stare al giochetto di padrone e sotto. Che i consigli di amministrazione funzionano così e non è che sia la forma di comunicazione più efficiente del mondo, ma come donna ci entri solo se stai al gioco. E io non ci sto, infatti lavoro in proprio. Come un sacco di donne.
    E non lamentiamoci, non è una situazione solo italiana. Io vivo ad Amsterdam, culla di tutte le emancipazioni e laboratorio sociale d’europa, ma non è che qui stiamo messe proprio tanto meglio a parità salariale, cura della famiglia e disponibilità di asili e servizi. Un po’ meglio si, ma ce n’è di strada.

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