C’è una lettura interessante. Ovvero, le dichiarazioni dell’amministratore delegato della Relish. La Relish, per chi non ricordasse, è la ditta di abbigliamento cui si deve la pubblicità delle due ragazze perquisite (diciamo così) da due poliziotti. Per rinfrescare la memoria, questo è il cartellone pubblicitario.
Orbene. Come si sa, anche il sindaco di Roma Alemanno ha ordinato di rimuovere i manifesti, seguendo l’esempio di altri suoi colleghi.
Come si difende la ditta medesima? Ecco qui:
Incitamento alla violenza, rottura delle relazioni diplomatiche tra Italia e Brasile, turbamento dell’equilibrio psichico degli adolescenti, modelle come prostitute, lesione della dignità della donna e dei principi di civiltà e pacifica convivenza: questi continuano ad essere gli atti d’accusa mossi contro la campagna pubblicitaria Relish.
Effetti oggettivamente e obiettivamente sproporzionati rispetto alla causa che li dovrebbe generare, ovvero una semplice campagna pubblicitaria ispirata al film “Thelma e Louise”.
“Sono convinto che la nostra campagna non solo non sia in grado di generare una minima parte di quello che ci viene imputato” ribadisce Alessandro Esposito, amministratore delegato di Relish “ma non è neppure in grado di farlo minimamente percepire”.
La campagna mostra un’immagine volutamente forte per sdrammatizzare una situazione cinematografica, come spesso succede nel mondo della moda, e che da più fronti ci è stata approvata e sostenuta, ma soprattutto utilizza un linguaggio di comunicazione ironico e trasgressivo in linea con il target del brand.
Continua Esposito. “Tutta questa indignazione sociale mi pare un normale e consueto tentativo di distogliere l’attenzione da problemi molto più gravi e seri, i quali meriterebbero l’attenzione e lo spazio che i mezzi di comunicazione stanno dedicando a noi. E poi, se attaccate noi, perché non attaccate anche tutto il resto che c’è di “violento e offensivo” in giro? Parlo di programmi televisivi, di videogiochi violenti in mano a bambini, film, giornali…” .
Per poi concludere: “Inviterei tutti coloro che ostentano vergogna e scandalo a leggere i post pubblicati su alcuni siti in cui si parla della campagna. Molti di coloro i quali sono intervenuti non hanno nulla contro di noi e molto contro di loro.
Relish è un’azienda giovane e dinamica, una delle poche realtà industriali che, in questo momento di crisi, registra una tendenza positiva sia in termini economico-finanziari che di occupazione. Mi chiedo in un Italia che economicamente sta crollando, proprio quel poco che c’è di sano deve essere ostacolato?”
E ci risiamo. Punto primo: l’ironia. L’ironia che giustificherebbe qualunque atto, immagine, testo in quanto in grado di conferire distacco. Dio salvi l’ironia, certo: ma quali sono i contesti? E, soprattutto, quanto l’ironia è percepibile da chi guarda? E quanto la mancanza di – uso di nuovo questo termine – empatia trasforma quello che nelle intenzioni degli autori dovrebbe essere un grazioso e “sano” giochino nel suo esatto contrario?
Punto due. Che mi sta parecchio a cuore perchè mi ci sono imbattuta centinaia di volte: “perchè attaccate noi se lo fanno anche gli altri?”. Sono sinceramente stupita da affermazioni di questo genere (le rese, ai tempi, anche la direttrice di Top Girl): un atteggiamento comune viene giustificato proprio dalla sua diffusione. LO trovo, in tutta onestà, terribile.
E penso a due parole: responsabilità etica. Termini che sono stati usati più volte, su questo blog: e che non devono, in alcun modo, appartenere soltanto agli scrittori. Auspicabilmente.
Ps. Ma il creativo della campagna pubblicitaria ha visto Thelma e Louise o un altro film, tra l’altro?
Thelma e Louise eh? Deve aver beccato il torrent sbagliato 😉
Se questa foto è ironica io sono Giulio Cesare.
questo orribile cartellone pubblicitario campeggia sopra l’uscita della scuola materna di mio figlio, giá un’altra volta ho inviato il mio reclamo al comune: anche in quel caso il manifesto era offensivo per le donne e volgare.
vorrei sapere come si permettono di dire che non protestiamo nei confronti degli altri mezzi di comunicazione violenti, lo facciamo, eccome, solo che nessuno si occupa di diffondere queste proteste.
basta, devo fare ogni giorno piú fatica per spiegare ai miei figli quale messaggio ci vogliono trasmettere e perché lo fanno, come gli torna utile. sono shifata e triste per la battaglia che tutti i giorni combatto nel piccolo e per quelle che percepisco come sconfitte quando mia figlia di 2,5 anni mi chiede il grembiulo delle winx e becco gli altri due (8 e 5 anni) in albergo subito prima di cena (in un attimo in cui ho allentato il controllo) guardare le tette di “gira la ruota” . basta stupiditá e volgaritá gratuite e fuori luogo! non ne possiamo piú.
Io, tra l’altro, proprio non riesco a immaginarmeli ‘sti creativi, seduti attorno a un tavolo mentre fanno brainstorming e decidono campagne pubblicitarie come questa della Relish o quella ancora più schifosa della Guinness segnalata da Loredana alcuni giorni fa (qui: http://www.zeroviolenzadonne.it/zero/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=39&Itemid=59 )
Che cavolo si dicono? Come impostano la riunione di lavoro per decidere cose come queste?
Aggiungo che della campagna Relish fa parte almeno anche un’altra immagine, rispetto a quella qui postata dalla signora Lipperini, (io l’ho vista sui siti dei quotidiani, forse anche di Repubblica, in cui si parlava della cosa) ancora più oscena e violenta. Non ci vedo traccia di ironia, perfino guardando col microscopio.
A onor del vero, Anna Luisa, la pubblicità (ho visto il video) della guinness è bieca e maschilista, ma è davvero ironica; poi si può, giustamente, discutere dell’uso del corpo femminile, dello stereotipo, della logica da caserma, etc., ma uno straccio di pensiero creativo c’è. Questa qui della Relish è bieca, maschilista e fa pure schifo.
Anche io sono Giulio Cesare!
Devo dire che anche io ci ho tanti dubbi sull’ironia. La quale mi va pure a me bene, ma deve avere una serie di segnali che me ne garantiscano la realtà e non la pretestualità. Faccio quello che gli piacciono i culi così colla scusa di prendere in giro i toccatori di culi, in sintesi tocco dei culi che non fa male. Che è credo il caso del MAgo Forrest, per fare un esmepio. Che magari confesso pure me fa ride, er mago Forrest.
Ma non è questo il caso. Qui non c’è manco la vigliacchieria, io l’ironia non la vedo proprio. ci dovrebbe essere una esagerazione postmoderna, un segnale un qualcosa invece non c’è niente. Men che mai Thelma e Louise tuttalpiù il preludio a un prono soft di quelli puaretti.
C’è anche questa cosa simpatica nella dichiaraizone del signore. La questione che siccome producono e sono in attivo e c’è la crisi non bisogna attaccarli.
E vabbè allora diamo ir porto d’armi a tutti così se aiuta l’economia.
“La campagna… utilizza un linguaggio di comunicazione ironico e trasgressivo in linea con il target del brand” (se traduco bene:
i consumatori dei prodotti di questa ditta sono ironici e trasgressivi).
Sono entrata nel sito del suddetto Brand, e ho visto qualche proposta dell’ultima collezione.
Abitini carini. Trasgressivi? Bah! ah, Gonne corte, certo… è questa l’ironia e la trasgressione, il massimo della creatività, quel poco di sano che c’è in Italia ?
Ma ammesso anche che sia il massimo di quel che riusciamo a produrre a livello industriale e creativo, mi spiegate perché donne che acquistano quei prodotti dovrebbero essere invogliate a farlo attraverso una pubblicità che le mortifica?
Questi signori hanno fatto dei focus group, delle indagini di mercato ecc. ecc. ecc. in cui hanno verificato che le donne, ancorché ironiche e trasgressive, amano vedersi riprodotte in quel modo, umiliate, sbatacchiate e stazzonate nei loro bei abitini ironici e trasgressivi? Questo ecciterebbe la loro propensione all’acquisto?
Sinceramente io questa cosa non la capisco. Ma forse non sono abbastanza ironica e trasgressiva. Anzi deve essere sicuramente così, sennò non si spiega.
@Biondillo. Sì, concordo con te, ma stavo facendo un discorso più generale.
Non c’è nulla di ironico nella campagna della Relish.
Dimenticavo, io sono… Cornelio Silla!!
gran bel modo di considerare la donna… Per me questa non è ironia, visti i tempi che corrono…
Adesso mi accoppate, lo so che mi accoppate.
Allora Valeria, l’immagine come le parole va ‘letta’. Qui le due modelle sono in mano ai due energumeni, ma conservano un forte personalità. Esempi: una ha gli stessi occhiali da duro del poliziotto, l’altra quarda il poliziotto come se fosse a un passo dal dargli una lezione.
Questo può attrarre le compratrici.
Anche perché, come tu giustamente osservi, i pubblicitari non comunicano a casaccio.
La mia è una lettura, non è un giudizio etico. E poi la parola ‘etica’ buttata lì serve a poco. Anche la Mussolini quando chiede la sospensione dello spot Twingo si basa sulla responsabilità etica.
“Mi chiedo in un Italia che economicamente sta crollando, proprio quel poco che c’è di sano deve essere ostacolato?”
Come sappiamo da quella volta di Barabba, il grande successo di pubblico spesso rivela un grande lavoro di demagogia e incentivo del peggio, che si è lavato le mani delle proprie responsabilità con l’alibi della libertà di opinione e pensiero.
(parafrasando http://www.wittgenstein.it/ in “Rispettare i parametri di Jack lo squartatore”)
“ironico e trasgressivo in linea con il target del brand”
“Relish è un’azienda giovane e dinamica”
Mi viene il sospetto che abbiano veramente fatto un’indagine di mercato, e dal lessico che usano si può supporre che il target siano le ragazzine della borghesia medio-alta, e che quelle ragazzine effettivamente recepiscano il sopruso con ironia, forti magari di un ambiente familiare molto protetto (quindi prive di una finestra su un mondo che è molto più violento di quanto si immaginino). Insomma, sarebbe davvero interessante capire chi è questo target, perché può ben essere che a quei creativi su cui si interroga Anna Luisa abbiano avuto davanti a loro un profilo generazionale e sociale molto parziale, e a quello si riferiscano.
Rimane il fatto che in chi è più grande e ha esperienza della società a tutti i livelli sia economici che culturali per via della scuola (gran parte delle persone che protestano qui sono insegnanti o lavorano nel sociale) queste immagini producono ribrezzo (naturalmente non al solito Barbieri, empatico come un pezzo di gomma e cervellotico fino all’assurdo, come sempre. Sia detto con simpatia eh?).
“una ha gli stessi occhiali da duro del poliziotto, l’altra quarda il poliziotto come se fosse a un passo dal dargli una lezione.”
Ma… dove ce le vedi tu queste cose?
andrea non è che ti si scanna è che uno dice: piove oggi?
te rispondi è mercoledi!
Come i giorni della settimana sono noti, e come alla Lipperina e alli commentatori sono noti i meccanismo della comunicazione pubblicitaria, non è che noi non si sappia che oggi è mercoledi, ma si constata che simultaneamente piove. Ci interessa questa cosa che capita in questo mercoledi. E non ci pare che le due categorie siano in conflitto.
Io capisco la bastian contraritudine, ma i merito del post è un altro, e rinvia ai modi con cui quella comunicazione pubbicitaria è stata messa in atto e alle responsabilità che si pone. E siamo anche giusti, non è che tutti i pubblicitari siano cossì triviali da non concepire alternative. eh
Ma che bello, spostandomi di blog in blog, qualcuno che mi chiama ‘pecoroni’ lo trovo sempre. Deve essere che fanno parte di un altro gregge.
ah, il commento precedente era ironico, cosa che si sarebbe dovuto capire visto che io non parlo sempre ironicamente.
Perché questa iperironia nemmeno a me piace, e io non sono di Bologna.
Aldo ce le vedo nell’immagine, mi sembrano cose oggettive.
Del resto basta leggere qui per rendersi conto che il pubblico femminile non le percepisce necessariamente come voi in questo colonnino:
http://forum.alfemminile.com/forum/beaute2/__f105835_beaute2-Campagna-pubblicitaria-relish-sondaggio.html
(e questo smentisce la teoria per cui sarei una mosca bianca).
Che possano avere l’effetto di incoraggiare lo stupro nel pubblico maschile, non saprei dirlo. Nel mio caso, no.
Detto questo, se certi pubblicitari la finissero di attirare attenzione con simulazioni di violenza sarebbe solo un bene.
A proposito: non mi avete accoppato!
Ehi, state diventando più umani…
Andrea, trabocchi di ironia…
Attento Barbieri, che qui ti si mette in ginocchio sui ceci subito! ;-))
Scusa, Andrea, ma chi ha mai detto che tutte le donne la pensano come quelle che si esprimono su questo colonnino?
I pubblicitari dicono nella loro lingua che io traduco: “i consumatori dei prodotti di questa ditta sono ironici e trasgressivi, dunque noi dobbiamo adeguare il nostro immaginario e il nostro linguaggio a loro”.
Ma è così che funziona la pubblicità? Può darsi.
Però mettiamo il caso che una donna veda quella pubblicità.
Il prodotto offerto è glamour. Costa (mica tanto, solo un po’). Le modelle che lo indossano sono belle. Degli uomini belli le stanno strapazzando (mica tanto, solo un po’).
Lei vuole quel vestito. Per averlo deve essere di un certo tipo (bella, magra e con un po’ di soldi). C’è tutto? Ah, no, un dettaglio: uomini che fanno violenza.
Non dico che accetta la violenza per avere quel vestito, dico che nel pacchetto offerta c’è anche quella. E passa nel glamour, nell’appeal, nella normalità di un manifesto che vuole convincere a comprare un prodotto.
E nel prodotto c’è anche la violenza.
Non tutte le donne lo percepiscono così? E forse non è anche questo il problema?
sono d’accordo con la lettura che dà loredana della vicenda, però vorrei andare lievemente off topic, in quanto madre di un maschio (ha solo 2 anni però già voglio prepararmi a quel che ci aspetta, a me e a lui). sono rimasta un po’ spiazzata dalla frase di luisella “becco gli altri due (8 e 5 anni) in albergo subito prima di cena (in un attimo in cui ho allentato il controllo) guardare le tette di “gira la ruota” .”
capisco perfettamente cosa vuol dire, la volgarità e la mercificazione del corpo impera e i bambini vanno accompagnati attraverso questo tanto quanto le bambine. però il mio dubbio è: devo controllare mio figlio perché non guardi le tette? non è un po’ naturale che accada? oppure posso dirgli che sì, le tette sono una bella cosa però è quel programma è brutto perché le usa per far guardare la pubblicità e comprare dei prodotti, come succede con i cartoni animati?
scusate se sono andata un po’ fuori argomento e sul personale.
Sulla via Pontina, all’altezza di Pomezia, campeggia un enorme insegna con una donna (ovviamente) e la didascalia “entra e fattela”.
e comunque, di cosa ci lamentiamo. la famosa pubblicità della società di traghetti (etna e vesuvio rappresentati da un procace seno) l’ha ideata una donna, ne era fiera (come ne era fiera la “modella”).
In definitiva: RASSEGNAMOCI, è finita.
Le cose che dice Fata per un genitore sono le più interessanti. Ai genitori oggi si imputa di tutto. Tanto per dire: c’è stato questo evento della ragazzina ubriacata e violentata dai suoi compagni di scuola, qui a Trento, e subito c’è chi ha parlato di assenza delle figure genitoriali (ma anche, ad esempio, della nefasta influenza del web, di cui parla un altro post su questo blog).
Trovo la pubblicità in questione estremamente irritante. La società mi sembra un po’ “tarocca” (ho letto da qualche parte che ha 3 punti vendita in tutto). Forse però vigilare sulle infinite aberrazioni della società dello spettacolo è uno sforzo un po’ impari. Il lavoro da fare dovrebbe essere quello di educare a priori a “leggere tra le righe”, e a esercitare, sempre, il senso critico. Quello che ci insegnavano a fare a scuola (e, incredibilmente, all’oratorio) negli anni ’70 (che tempi!).
…Trovo la pubblicità in questione estremamente irritante. La società mi sembra un po’ “tarocca” (ho letto da qualche parte che ha 3 punti vendita in tutto).
appunto tre punti vendita in tutto nessuno se li filava …..ora qualcuno se li fila e il bello è che hanno speso anche il giusto….credo si chiami marketing o roba del genere.
Per una citazione ironica di Thelma e Luise sarebbe stato meglio che le due donne prendessero per le palle i poliziotti e stringessero forte. ahi!
per la prossima campagna trasgressiva, quella coi pezzi di modella disarticolati, rotolanti sull’asfalto (occhi rotolanti sull’asfalto che montano occhiali da duro gli stessi del poliziotto, tette rotolanti trasgressive di gira la ruota, rotolanti femori glam filamentosi) diranno che si sono ispirati a death proof:)
Questa pubblicità la trovo di cattivo gusto e volgare (non è solo la ditta che l’ha costruita a essere volgare e di cattivo gusto, ma anche le modelle che si sono prestate a ciò). Ma non sono d’accordo sul presunto diritto di rimouoverla. A palermo l’ho vista in un cartellone messo di fronte a una scuola dalla quale passo tutte le mattine. Sarà un caso singolare, ma i ragazzi, mi sembra, neanche la cacano. Con quello che gira su Internet ormai questo tipo di operazioni di censura mi sembrano sciocche. Parlarne, criticarle invece è giusto. Se siamo in democrazia.
sono sdegnata! tutti igiorni all’uscita dell’ufficio mi vedo il cartellone e tutti i giorni mi aspetto di non vederlo più, ma sic…… non è così.
sarà che ho 48 anni, la pubblicità degli abiti non mi si “attacca”, ma il primo impatto è stato di rabbia, già non appartiene a suuficienza nell’animo del maschi la violenza sulle donne come predazione, è proprio necessario che venga istigata? ho un figlio di 23 anni e ho faticato non poco nell’educarlo al rispetto della donna, ma in queste occasioni le braccia ti cadono e ci si sente anche più piccoli di una goccia del mare.
mi propongo però di inviare una e-mail al mio comune perchè tolga i manifesti.
non ce lafarò magari, però ci tento, perchè bisogna” resistere, resistere, resistere.ciao a tutti
Un solo onomatopeico: bah.
Siamo così invasi da volgarità e cattivi gusti che questa colossale “cagata” non fa nemmeno impressione. E’ stupida, come stupido è gran parte dell’immaginario che impreversa nei media. Il target di questa pubblicità è probabilmente un pubblico giovanile coatto e tamarro, come quello di Dolce e Gabbana. Tutta questa robaccia, come anche le foto del calendario Pirelli, altra “cagata” con quelle modelle stupide e ridicole in mezzo agli elefanti, deriva, purtroppo, da una volgarizzazione dell’iconografia preferita di Helmut Newton. Che, di suo, ci metteva l’humor, e anche una undubbia eleganza, mentre costoro sono solo dei poveretti. Però evidentemente Newton portava con sé anche questo cattivo gusto, ed è una responsabilità che oggi gli dobbiamo rimproverare, eh.
Salve a tutti,
da lettore del blog lipperiniano (e in particolare quando vi si parla di fumetti), e da lettore rimasto molto interessato dal dibattito sulla copertina del libro di cronaca a fumetti “Il massacro del Circeo”, vorrei segnalare il seguente link, in cui i due autori del libro parlano a lungo del loro lavoro, intervistati dai conduttori della trasmissione radiofonica sui fumetti “Il Garage Ermetico”:
http://garagermetico.blogspot.com/2009/02/prima-puntata-dellanno.html
Marco Pellitteri
ciao a tutti, ho ottenuto che il manifesto sia stato tolto.devo dire che il comune ha risposto con solerzia e precisione. complimenti comune di rimini! a dirla tutta, se da una parte c’è la soddisfazione del risultato, dall’altra c’è pure un pò di amarezza, in quanto il manifesto è stato sostituito con quello della liu yo ( crdo si scriva così), dove primeggiano quattro natiche avviluppate dentro a dei jeans. ma che si deve fare………