IL SUO NOME E' NESSUNO

ahynhmv3laary8grxiz8ltbc_250Bisognerebbe imparare dai propri errori: invece, ieri, sono caduta nella trappola. Assecondando l’istinto, ho espresso il mio sconcerto su Twitter a proposito del famigerato articolo del signor X.
Ma sì, il signor X. Quello che scrive sul quotidiano Y. Quello che parla di donne, figli, libri. Ma sì, il signor X. Quello che nel 2007, quando un gruppo di scrittori lanciò l’appello che venne chiamato “Il triangolo nero“, scrisse, sul quotidiano Z:
““Loredana Lipperini sta raccogliendo firme per un manifesto di scrittori e artisti contro la violenza su rom, rumeni e donne. Oltre al pessimo Scurati lo ha firmato anche l’ottimo Brizzi e altri amici con i quali ho condiviso in passato (spero anche in futuro) chiacchiere e vino. Quindi ci andrò piano. Nel manifesto si legge: “odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall’Italia.”
Innanzitutto rivolgo ai firmatari la preghiera di guardare alle proprie travi piuttosto che alle altrui pagliuzze: siete stati voi, i linguisticamente ipocriti, a imporre l’ambiguo termine rom (io gli zingari continuo a chiamarli zingari, nessuna confusione possibile coi rumeni). E poi domando: per quale ragione i delinquenti stranieri non si dovrebbero espellere dall’Italia? Spiegatemelo, se ci riuscite, altrimenti dovrò esprimere il seguente auspicio: tutti i ladri e gli assassini a casa della Lipperini.”
Proprio quello. Che si suppone, al momento, gongoli insieme ai titolisti del quotidiano Y per l’immensa popolarità che social network e blog gli hanno conferito in poche ore.  Allora, per evitare che nominare diventi creare come dai tempi di Adamo in giù, non nominiamolo: la tesi è talmente risibile che è stata costruita e proposta per saggiare la reazione del web, e tacciare l’universo mondo di sinistro conformismo (e, ci scommetterei, di mancanza di ironia).
Antidoto: la lettura e la diffusione del saggio di Francesca Serra, Le brave ragazze non leggono romanzi, che molto insegna sullo stereotipo della lettrice, da Rousseau in poi (e in prima).  Il resto è, speriamo, silenzio.

64 pensieri su “IL SUO NOME E' NESSUNO

  1. Io trovo giusto che cali il silenzio sul signor X. Magari ci fosse un passaparola sulle questioni serie. Nessuno, ti giuro nessuno.

  2. @Laura atena
    riguardo alle lettrici di Libero: ne ho conosciute di donne maschiliste. Ma davvero, sai. Non so come prenderle ma esistono. Su di esse il discorso dell’autolesionismo non regge, dal momento che io ritengo il maschilismo sia lesivo anche degli stessi uomini (e se non la pensassi così non sarei femminista…)

  3. @Cip lo so infatti anch’io mi arrovello sulla questione, non vorrei generalizzare, esistono i modelli proposti da Paola Di Giulio cioè mogli e figlie di imprenditori che a loro volta diventeranno mogli di imprenditori e hanno già la vita spianata, esistono quelle che credono al consiglio dato da Silvio “Se vuole sistemarsi si sposi uno ricco!”, però esistono anche donne di destra madri e lavoratrici dipendenti e queste sanno benissimo qual’è la realtà dei fatti, ecco è il loro silenzio su articoli del genere che trovo davvero umiliante, quello è il vero autolesionismo, tacere per non sbugiardare la propaganda del partito/padrone/maschio!

  4. @Laura atena, non parlavo solo di sistemazione per mogli e figlie di imprenditori, anzi. La vita la spianano ai figli con un misto di familismo amorale e ‘pragmatismo’ perchè nelle realtà piccole ancora funziona… E la cultura, ci mancherebbe, non è male in sé, ma chissà come mai, ha il risultato immancabile di allontanare dagli obiettivi giusti. E’ una equazione facile, capisci? Lo studio non si nega a nessuno. Ma l’apertura mentale e l’abbrivio verso lidi alternativi è faticoso da digerire. Studio e cultura non coincidono per forza.
    Sono realtà parziali, lo so, ma ce ne sono ancora tante.

  5. Meno libri alle donne? Più libri agli uomini, direi!
    E comunque la cosa che mi infastidisce di più è che passi l’idea che la crescita demografica sia comunque un fatto positivo: crescere, crescere, crescere e consumare sempre di più, come se non fosse invece auspicabile un limite, un equilibrio. E’ proprio vero: la mamma di Langone è sempre incinta!

  6. Non sono molto d’accordo, secondo me a sconcezze del genere bisogna replicare – è vero che si rischia di avvalorarle, ma dato che sono state pubblicate, volenti o nolenti “fanno cultura”.
    A ignorarle con disprezzo si rischia di vederle lievitare come il leghismo, o il nazifascismo.

  7. Cri, certo se guardi nell’ottica globale, visto quanto cresce il cosiddetto sud del mondo, non c’è bisogno che si contribuisca anche noi all’incremento demografico. Ma per un paese diventare troppo “vecchio” è un problema: sociale, economico, culturale ecc. no?

  8. Una volta ho parlato con la figlia di un grande artista che stavo studiando. L’artista, qualche decennio fa, in un anno aveva avuto qualche centinaio di uscite stampa per il suo lavoro. Nello stesso momento, anche a causa di quel lavoro e dell’attenzione/pressione mediatica che esso generava, il suo matrimonio stava andando all’aria, e la figlia, che all’epoca era bambina, lo ricordava molto chiaramente. A me scappò detto un po’ indelicatamente che oggi per tante uscite stampa molti mangerebbero la propria mamma cruda e sulla pubblica piazza e ne sarebbero felici. Lei mi rispose “Lo so bene, ed è perché siamo cinici e postmoderni. Allora, però [anni ’50] certe cose contavano davvero.” Ora, al di là della definizione, del caso particolare filtrato da una visuale non oggettiva, mi dà da pensare che se ragioniamo come l’editore o l’autore che sarebbe felice di vedere QUALSIASI cosa sua rimbalzata sul web come “notizia del giorno” (pubblicità a sfare senza spendere una lira, di tutti i pesci nella rete qualcuno ne resterà etc) questo pare proprio la personificazione del “cinismo postmoderno”. E’ proprio vero che “comunque se ne parli, purché se ne parli”? Non conta invece “come” se ne parla? Se un articolo come quello di langone è basato su una scala di valori che si considera inaccettabile, su dati proposti in maniera parsiale in modo da risultare ingannevoli, su in’idea del mondo e della cultura che non accettiamo, non sarà meglio smettere di prendere le distanze (parlo in generale, poi una persona specifica può avere i suoi motivi per fare diversamente) e parlarne, ma parlarne per smontare il “giocattolo” meglio possibile, che non lo si possa rimontare proprio più?

  9. Assolutamente d’accordo con Langone. La donna in cucina e l’uomo in officina. Tanto più che le donne sono pessime quando ci si mettono con i libri. Eh.

  10. diventare più vecchi impone una scelta economica diversa.non fare figli è anche una scelta economica diversa.culturale,ampliando.oggetti,scuole,bus,strumenti di aggregazione,welfare.meno giovani meno giovani che curano gli anziani.più anziani più costi(come atomi sociali).ma io decido da solo e solo per me.ovvio,come guardare il mondo.puote usarsi wittngestein,jobs,eva kant o i manga e persino pulp fiction.è un problema una società di anziani?che è anziano?un peso,una memoria,un costo,un voto,un sindacalista,un reggitore di viagra,un nonno welfariano,un giovane internauta,un barone,un notaio?i vecchi possono da soli,se maggioranza,colmare il divario da società più giovani?lo scontro tra sangue fresco,zuckenberg e brin contro i vecchi potenti italiani esiste?no?altrove si fanno figli?si,no,forse?la cina come modello?già.quando gli egocentrici invecchiano,che divantano,macchiette?

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