IL SUO NOME E' NESSUNO

ahynhmv3laary8grxiz8ltbc_250Bisognerebbe imparare dai propri errori: invece, ieri, sono caduta nella trappola. Assecondando l’istinto, ho espresso il mio sconcerto su Twitter a proposito del famigerato articolo del signor X.
Ma sì, il signor X. Quello che scrive sul quotidiano Y. Quello che parla di donne, figli, libri. Ma sì, il signor X. Quello che nel 2007, quando un gruppo di scrittori lanciò l’appello che venne chiamato “Il triangolo nero“, scrisse, sul quotidiano Z:
““Loredana Lipperini sta raccogliendo firme per un manifesto di scrittori e artisti contro la violenza su rom, rumeni e donne. Oltre al pessimo Scurati lo ha firmato anche l’ottimo Brizzi e altri amici con i quali ho condiviso in passato (spero anche in futuro) chiacchiere e vino. Quindi ci andrò piano. Nel manifesto si legge: “odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall’Italia.”
Innanzitutto rivolgo ai firmatari la preghiera di guardare alle proprie travi piuttosto che alle altrui pagliuzze: siete stati voi, i linguisticamente ipocriti, a imporre l’ambiguo termine rom (io gli zingari continuo a chiamarli zingari, nessuna confusione possibile coi rumeni). E poi domando: per quale ragione i delinquenti stranieri non si dovrebbero espellere dall’Italia? Spiegatemelo, se ci riuscite, altrimenti dovrò esprimere il seguente auspicio: tutti i ladri e gli assassini a casa della Lipperini.”
Proprio quello. Che si suppone, al momento, gongoli insieme ai titolisti del quotidiano Y per l’immensa popolarità che social network e blog gli hanno conferito in poche ore.  Allora, per evitare che nominare diventi creare come dai tempi di Adamo in giù, non nominiamolo: la tesi è talmente risibile che è stata costruita e proposta per saggiare la reazione del web, e tacciare l’universo mondo di sinistro conformismo (e, ci scommetterei, di mancanza di ironia).
Antidoto: la lettura e la diffusione del saggio di Francesca Serra, Le brave ragazze non leggono romanzi, che molto insegna sullo stereotipo della lettrice, da Rousseau in poi (e in prima).  Il resto è, speriamo, silenzio.

64 pensieri su “IL SUO NOME E' NESSUNO

  1. Il signor X è l’espressione di un giornalismo becero e violento, al servizio del padrone. Per questo signore non vale la ragione, il suo non si può neppure definire giornalismo, è fango gettato su colui o su colei che, di volta in volta, viene individuato come nemico/a. Non capisco come riesca a guardarsi allo specchio la mattina (e anche il resto del giorno naturalmente).

  2. Pensa che, a mio parere, il giornalismo come viene concepito da Y e Z (e altre lettere dell’alfabeto a piacimento) utilizza penne come quelle del signor X sfruttandone non dico l’ingenuità (sarebbe troppo) ma la propensione a farsi kamikaze. A proprio vantaggio.

  3. Perchè chiamarlo X, a me ricorda Malcolm X. Perchè invece non chiamarlo con il suo nome: codardo.
    Codardo che lancia una stupida provocazione e si nasconde dietro i numeri, così ci facciamo tutti una bella risata. Tanto questo bel esempio di giornalismo lo paghiamo noi con i contributi all’editoria. Figo, come sto ridendo.

  4. Vero, Codardo suona meglio. I numeri sono, va da sè, insensati. Penso siano stati citati e ricitati tutti i dati che mettono in relazione natalità e lavoro delle donne (così noti che viene la nausea a doverli ripetere, purtroppo). Il problema non è Codardo. Il problema è che quei dati (più lavoro – più cultura, dunque – più figli) vengono ignorati non da un Codardo qualsiasi. Ma da chi dovrebbe prenderne atto, e lavorare in quel senso. Codardo è una piccola deriva. Mi piacerebbe che in testa alle classifiche di Twitter ci fosse #lavorodonne, non lui.

  5. Mah, devo dire che io ci casco quasi sempre, nel senso che mi arrabbio sempre quando leggo certe cose. Poi mi rendo conto che sono un “vecchio arnese” che, alla fin fine, poco si sa adattare a questo web. Però mi consolo quando constato che la “vita media” di ogni discussione e flame internettiani non supera la settimana.

  6. Concordo con quanto scritto da Loredana. Anche a me e’ venuto in mente subito che, diffondendo il link sul web e sui social network, si faceva il suo gioco, che articoli simili, cosi’ beceri e fascisti nell’animo, e’ meglio lasciarli cadere subito nel dimenticatoio anziche’ far loro pubblicita’.
    Rode un pochino, ma un pochino tanto, che queste sconcezze vengano scritte grazie a lauti contributi statali, cioe’ di tutti noi.
    Altrimenti, nei loro circoli di imbelli (anche con un “ci” in piu’ a meta’ parola) potrebbero anche divertirsi a chi le spara piu’ grosse, tanto chi legge e approva simili tesi non e’ meglio di loro.
    Se proprio dobbiamo batterci, in un momento di crisi come questo, dovrebbe essere per mettere in discussione i contributi pubblici all’editoria. Ma capisco che questo e’ argomento spinoso…

  7. Capisco il discorso pubblicità negativa ma pur sempre pubblicità. Rimane il dubbio su come sia possibile stare in silenzio. Se il quotidiano z, sovvenzionato pure con i nostri soldi, ordina al suo redattore x di scrivere su quanto sia legittimo picchiare una donna o attaccare gli immigrati clandestini è possibile e eticamente sostenibile star zitti? Comunque anche la pubblicità negativa ha dei limiti. Se uno legge certe cose e decide di seguire x è da prima un razzista misogino.

  8. Però. Immaginate per un momento un silenzio di tomba che segue alle esternazioni di X, ai titoli di Y e alle urla scomposte di chi ci scrive e va in televisione. Che effetto farebbe?

  9. E’ evidente che questo sia il gioco di X (così come di tutta la stampa becera e scandalistica): ma appurato ciò, quanta forza è necessaria per stare in silenzio davanti a simili idiozie? Io questa forza non ce l’ho, e spesso ci cado, nel tranello – lo ammetto.
    Il problema, più a monte, è l’esistenza di “giornali” del genere, e dunque di un pubblico che si li legge pure.

  10. Se la tesi è stata creata ad arte tutti ci siam cascati per bene, ma è pensabile un pensiero così elaborato? ad ogni modo, celia o meno, lo trovo un articolo molto pericoloso dato che lo humor, nero o meno, par sempre più affievolirsi negli animi. Grazie Loredana per il libro cosigliato. Buona giornata a tutti

  11. Sono stata la prima a caderci, ripeto. Però insisto sul concetto: il clickactivism che porta – giustamente – a indignarci dura poche ore e svanisce. Occorrerebbe indirizzare il rifiuto di simili affermazioni con le pratiche. E le pratiche sono ottenere quel che è necessario per le donne e per gli uomini di questo paese: più lavoro.

  12. Ho postato quell’articolo su FB e ho intenzione di occuparmene in altre vie, perchè ritengo che stia succedendo questo: un pensiero femminista avanza un pensiero reazionario reagisce dialetticamente e spaccia per provocazione un desiderio in realtà ben strutturato. Questa dialettica rispecchia le condizioni in cui versa la politica italiana, e sottolinearei la destra italiana che al momento mi sembra pressocchè sprovvista di agenti capaci di essere di destra appunto ma di una destra iscritta in una democrazia matura. Siccome di questa assenza alla fine pagano i cittadini semplici – allo stato attuale la maggior parte dei quali non accede nè a internet nè alla viralità – per me è etico parlare di quell’articolo, denunciarlo all’albo e fare quanto è possibile fare. Magari fosse una trappola Loredana ti ringrazio invece per avermelo reso noto.

  13. Lipperini, io temo che l’ effetto sarebbe quello dell’ escalation, non dello smettere o cambiare argomenti. A parte i contributi queste pubblicazioni hanno dei loro lettori che comprano di tasca loro le letture in cui meglio si sentono rappresentati. Quello che mi dispiace invece è che le testate da cui mi sentivo rappresentata io e che sostenevo comprandole, cadono sempre più nella deriva gossip. Quindi nel mio piccolo il problema non sono le inutili enormità che scrivono X, Y e Z che senza il web avrei tranquillamente ignorato, l’ enormità è che in questo momento non c’ è un quotidiamo che mi venga voglia di leggere. Il Fatto sta prendendo (ma l’ aveva fin dall’ inizio) una deriva simile a quella di cui stiamo parlando, cosa ci rimane? Il giornalismo fai-da-te? Faticoso.

  14. Non vorrei passare per il benaltrista di turno. Però mi pare che l’eccesso di indignazione per l’articolo di X sia speculare alla pressoché totale mancanza di reazioni indignate verso due articoli che sono apparsi nelle settimane scorse: quello di Gramellini sulla Stampa che subordinava il diritto di voto a un test di conoscenza della Costituzione, e quello di Fubini e Taino sul Corsera che proponeva di far pesare di più il voto di giovani o genitori per indebolire il peso politico dei vecchi. A me personalmente fanno più paura questi segni di insofferenza verso il principio cardine della democrazia, l’uguaglianza politica (“una testa un voto”), provenienti dal centro del sistema che non le provocazioni becere dei reazionari di professione, se non altro perché sono i primi a seminare il terreno su cui possono crescere le seconde.

  15. Il dubbio è che il Codardo, e quelli come lui, arrivi a contarci sul silenzio della platea.
    Provo a immaginare: il Codardo lancia questo gavettone di merda e si nasconde, pregustando lo schiamazzo. Nessuna reazione. Il Codardo rimarrà stranito per un po’, poi penserà che può alzare il tiro. E genererà emuli, e troverà qualcuno che gli dà corda.
    Giusto non fare pubblicità, che probabilmente è il fine ultimo di questa genialata, ma il silenzio completo mi sembra pericoloso. Vorrei che a Codardo, e a Codardo-capo, e a Codardo-galoppino, arrivasse il disprezzo di chi è stato disturbato dalla sua flatulenza.
    Mi pare di capire che il Codardo non è nuovo a questo genere d’imprese: perché lasciarlo continuare?

  16. ma no, non si reagisce col silenzio. Per il solito vecchio adagio dell’albero che cade e della foresta che cresce, di fronte a questa fragorosa idiozia bisogna appunto indicare antidoti appena mormorati, mostrare tutto ciò che di diverso, di positivo cresce intorno a quest’albero velenoso.
    Perché in un bar pieno di reazionari che esclamano giusto! giusto!, il mio silenzio vale nulla; perché dieci “amici” di facebook che ora riconoscono un idiota in più sono già qualcosa, perché se assieme alle parole dell’idiota ne associo altre stimolo pensiero.
    No, per me il silenzio è una posizione da élite – e non ce lo possiamo permettere. Ma non nominarlo mi pare una giusta precauzione.

  17. Scusate, ma fra f24 da pagare, computer che s’è fuso da una settimana (scrivo da uno di fortuna, ora) e varie sfighe annesse e connesse (ho perso praticamente TUTTO!) oggi che trovo il modo di aprire lipperatura giuro quasi non ci capivo una cippa. Tenuto conto, poi, che ho la memoria di un pesce rosso e non ricordo mai niente, del suddetto giornalista che svillaneggiò il nostro appello anni addietro manco me ne ricordavo l’esistenza.
    Ringrazio perciò (perdonami Loredana) chi mi ha messo il link al pezzo. Sono andato a leggerlo e… oddio, ma quest’uomo è un genio! Possibile che non lo capite? Mi fa morire dal ridere, è meglio di Checco Zalone! Abbiamo trovato il nuovo comico del decennio, cari miei. Il buffone perfetto.

  18. Codardo non è nuovo a questi simpatici esercizi di intolleranza (linko un post di commento per non linkare direttamente l’articolo http://blog.libero.it/jomarch/3025680.html), direi che ci campa su. La sua tesi è così mal tagliata che deve averlo fatto apposta, e ora starà gongolando googlandosi e preparando il prossimo pezzo (le bambine non devono andare a scuola per figliare prima? classi separate maschi/ rom e femmine? obbligo di striptease nei colloqui di lavoro? auspicio di dottorati in Studi su Striscialanotizia? se pubblica una di queste cose nei prossimi tre mesi voglio i diritti SIAE)

  19. Anch’io penso che sia giusto parlarne, mettere in evidenza la fallacia dei ragionamenti dell’articolo, ripetendo magari una volta di più, come è stato fatto anche qui, che il basso tasso di natalità in italia è direttamente connesso con la bassa occupazione femminile, e non l’opposto, con le poche risorse destinate ai servizi alla famiglia, con una cultura che vuole che sia prevalentemente la madre a sobbarcarsi la cura dei figli ecc. Parlarne per chi? Per chi magari leggendo l’articolo di X e mancando di conoscenze e strumenti critici potrebbe essere convinto dai suoi ragionamenti, supportati da cifre e dati. O per chi leggendo l’articolo di X sente che c’è qualcosa di sbagliato ma non è in grado di dire bene cosa, o di articolare argomenti da opporre. A me è successo tante volte di trovarmi in questa posizione, e poi incontrare in rete o su carta un articolo, un post, un commento che mi aiutasse vedere, a capire, cosa esattamente c’era di sbagliato in certi ragionamenti o in certe “proposte”, o che mi facesse anche rivedere completamente una mia idea. E mi hanno dato anche la possibilità di spiegarlo a mia volta ad altre persone. Quello col tuo blog Loredana è stato uno di questi preziosissimi incontri! Continuiamo a parlarne, a opporci, senza far baito, come dice Paolo. Ma con pazienza, con perseveranza: grace under fire.

  20. Io non ho potuto leggere tutti i commenti, l’articolo però da cui è nato tutto non era possibile evitarlo, bazzicando giornalmente sul web. Ora mi viene solo un commento da fare, riduttivo e minimalista, capisco, ma mi domando: è giusto che le donne non leggano libri per mettere al mondo dei figli che scrivono queste scemenze (eufemismo)? Che bene sarebbe stato per noi tutti, donne e uomini, se le madri di certi sedicenti pensator-scrittori avessero letto di più!

  21. pienamente d’accordo con francesca violi, il silenzio non può essere la nostra risposta. articoli come quello bruciano e fanno rabbia ma non fanno che ricordarci quanto lavoro ci sia ancora da fare.
    Sono lì a ricordarci la differenza di stile e di sostanza tra tante parole inutili e un lavoro fatto seriamente, con pazienza e perseveranza.
    mi domando quanti prenderanno sul serio quell’articolo? credo pochi, quanti invece hanno “scoperto” qui la questione femminile e si battono ora per parità e diritti?
    Altra cosa invece è sapere che a pagare certi articoli su certi giornali siamo noi, che questi giornali ottengano i finanziamenti pubblici è una vera truffa. Non sono disposta a pagare per sentire inneggiare al razzismo e al sessismo, oltre al fatto che esiste una deontologia e un ordine che su tutto ciò dovrebbe vigilare!

  22. Non è questione di fare il “maestino”, è che davvero non capisco questa pratica (altrove addirittura rivendicata!).
    Do per scontato che uno non legga il post di oggi andando a cercarsi il relativo link nei “commenti” di ieri.
    Che tra l’ altro è il link a un sito che pur di evitare il link originale scannerizza l’ articolo.
    Dico allora che chi vuol fare la cura dimagrante eviti di mangiare la nutella in piena notte pensando che viga un qualche fantomatico arimo.
    Langone lo conosciamo benissimo, è uno che dice si stava meglio ieri che oggi, con il Medioevo come età dell’ oro. L’ inevitabile isolamento e un certo talento di scrittura e immaginazione (perché negarlo?) l’ ha orientato verso uno stile parossistico ed estetizzante alla Léon Bloy. O alla Ceronetti, se vogliamo.

  23. nota a margine: vi sembra lecito che uno stato democratico sovvenzioni un quotidiano i cui giornalisti si definiscono “sinceramente xenofobi”?

  24. Io cerco di non leggerer questa robaccia, né di guardare le immagini di personaggi malefici in tv, perché, come sostengono molte filosofie orientali (non scendo nel dettaglio), l’immagine trasmette un’energia, che può essere positiva o negativa (confermato anche dalla religione cattolica, con le immagini dei santi). Però qui ci sono andato, per via della curiosità del signor X e Y, e, al di là dell’indignazione che sono costretto a provare di fronte a un individuo che definisce se stesso “sincero xenofobo”, mi colpisce la modalità sgangherata dell’argomentare: la tesi è che la bassa scolarità femminile è un incentivo alla natalità, e contestualmente porta esempi di paesi a bassissima scolarità dove il dato è in caduta. Dice una cosa e il suo contrario, ma non mi stupisce. Siamo nel regno del pressapochismo. E c’è pure un editore che gli pubblica i libri.
    Credetemi, è meglio girare al largo, mettere le mani in queste paste significa ritrovarsele sporche di merda.

  25. Bè Ottavio ma il punto è quello:passando da un mondo dove le donne sono prive di ogni diritto e il loro ruolo e utilità riconosciuta è limitato per forza all’ambito riproduttivo e domestico, a un mondo dove anche loro hanno un minimo di scelta e voce in capitolo c’è chiaramente una forte correlazione tra istruzione e calo del tasso di natalità, perchè tra l’altro l’istruzione magari va di pari passo con altri diritti e possibilità, che so avere un lavoro senza l’autorizzazione del marito, accesso agli anticoncezionali… Ma ora noi in Italia l’abbiamo passato da un po’ questa transizione, e ogni indagine possibile evidenzia che qui sono ben altre le cause del basso tasso di natalià. Il collegamento tra istruzione e maternità c’è, ma non è certo quello che dice X: le donne italiane sono molto istruite, più dei maschi; malgrado questo a confronto con la maggioraprte dei paesi industrializzati hanno un bassissimo tasso di occupazione e altissimo di abbandono dopo la maternità. E la natalità è tra le più basse.

  26. Sul fare/non fare pubblicità a questi soggetti “sinceramente xenofobi” e altrettanto sinceramente misogini è già stato detto molto e complessivamente concordo nel non farsi intrappolare dal dilemma che, come tutti i problemi a due facce non consente uscite soddisfacenti. Del resto il “silenzio delle donne” sulle loro questioni mi pare abbia pesato non poco nel giudizio che, poi, se ne è dato. Io sono per parlare e per dire, cioè per occupare lo spazio pubblico con contenuti alternativi che altrimenti vengono presi (e pagati profumatamente anche da me che taccio) da questi soggettacci.
    Nel merito. Ringrazio Ottavio per il link, prima di tutto e dico che la maggiore istruzione femminile e con gli ottimi risultati che ha prodotto -peccato che la società non se avvantaggi – è stata un bene per tutti anche per farci comprendere che fare figli non è tutto per la vita di ciascuno. Certo diventa totalizzante in assenza d servizi che erroneamente chiamiamo welfare nell’accezione di “soccorso” mentre dovremmo intenderlo nel significato di una corretta organizzazione che mira al rispetto dei tempi e delle risorse soggettive. Ma a proposito del termine “risorsa”:bruttissima quella concezione secondo la quale un figlio si fa perche paghi la pensione, ovvero nuovamente considerato risorsa, un po’ come “risorsa umana” nelle organizzazioni del lavoro. La stessa considerazione si ha degli immigrati, mi pare e anche a sinistra,. anzi, fu da sinistra che venne lavvertenza di non schifarli troppo perché ne abbiamo bisogno, e la destra, di recente se ne è persino avvalsa! Pessimo linguaggio che la dice lunghissima.

  27. Infatti Courbage, e con lui Emmanuel Todd, interpreta i dati in positivo mentre Langone ribalta la prospettiva: diminuite la scolarizzazione (specie quella femminile) e le nascite saliranno. Poi Langone ci aggiunge delle stucchevoli ‘provocazioni’ che indeboliscono l’argomento il quale, visto in modo neutrale, non è così campato in aria. Non è questione di dati ma di valori.

  28. “la maggiore istruzione femminile…è stata un bene per tutti anche per farci comprendere che fare figli non è tutto per la vita di ciascuno” : è vero Donatella, è proprio questo che evidentemente non piace a X. L’istruzione femminile è un eccezionale veicolo di emancipazione, e in parte l’abbassarsi della natalità lo è anch’esso, ma in modo positivo! Cioè l’affrancarsi dalla maternità come unico destino possibile. Per quello fa di tutto per equivocare, per scambiare una cosa con l’altra…prende a pretesto il basso tasso di natalità in Italia, obiettivamente un problema, e suggerisce che è causato dalla troppa emancipazione femminile, la quale sta dunque portando alla distruzione della nostra società. Un’equivoco piuttosto diffuso secondo me, quanto delirante visto che tutto dimostra che è proprio il contrario…

  29. Letto tutto. Sono d’accordo con chi si schiera per il commento critico e non per il silenzio. Neppure oscurare il nome dell’autore mi trova favorevole: uno, autoreferenziale e autocompiaciuto, scrive delle madornali stupidaggini?Ebbene lo si chiami per nome e cognome. Nel caso specifico: Camillo Langone.
    E questo per le ragioni già dette da Zaub: il vuoto spesso è sorretto da un desiderio malcelato e, dunque, cosa c’è di meglio che dare fiato a questo desiderio, motivandolo con ‘dati statistici’ (ah, la statistica, quanti delitti si commettono in tuo nome)? Tutte le donne a casa a fare figli e calzetta, zitte, mute, e illetterate. Lodiceva pure mio nonno, mio bisnonno, il nonno del mio bisnonno, e indietro indietro fino ad Adamo, ma mo’ me lo dicono pure i dati, quelli della Harvard Kennedy School of Government, niente meno. Oh, l’ha messo nero su bianco!
    Veramente non lo dicono mo’, lo dicono da mo’, i dati che le donne scolarizzate hanno comportamenti riproduttivi diversi rispetto alle donne non scolarizzate e dicono anche che lo studio e il lavoro delle donne sono un volano per l’economia.
    Poi, l’ha già detto Francesca Violi, bisogna andare a considerare tutto il resto. I tassi di natalità in Italia sono tra i più bassi dei Paesi occidentali, anche di quelli dove le donne hanno pari scolarità e, addirittura, maggiore occupazione.
    Perché di grazia tutto questo: le donne francesi, cittadine di uno stato si badi bene laico e con una forte immigrazione, leggono forse meno di quelle italiane, sono meno colte?
    Forse Langone lo sa, ma se lo tiene ancora dentro di sé, per non depauperare quel tesoretto di informazioni a cui attinge per i suoi scoop.
    .
    E comunque, poi, l’incubo di Langone di vedersi circondato da stranieri, visto specularmente, ovvero l’incubo degli stranieri nel vedersi davanti Langone, sta a dire come lo sbilanciamento demografico può portare a dei notevoli vantaggi: uno a molti ci si può pure stare.
    Detto per inciso, però, da un punto di vista demografico, gli immigrati tenderanno ad avere gli stessi comportamenti degli italiani. E dunque, bisogna pensare a provvedimenti tali che, come in altri paesi occidentali, sostengano uomini e donne nel “duro lavoro di padri e di madri”, e magari anche a uno sforzo per far capire a molti uomini cose che allo stato attuale sembrano ancora non capire.
    Alla fin fine, non sarà che c’è un deficit nella cultura maschile, piuttosto che un surplus in quella femminile?
    E’ solo una domanda.

  30. Scusate per quanto l’ordine sia una associazione poco seria, visto il “bombardamento” cui sono state sottoposte le aziende per pubblicità scorretta, non si potrebbe replicare per cotardo e il suo giornale? Non sono un legale tuttavia ci sono gli estremi almeno per la legge mancini per la parte relativa alla xenofobia.

  31. Il sultanato di Berlusconi ha riempito la televisione di mezze calzette, servi, demagoghi, falsari di ogni risma, e i giornali del suo gruppo, o vicini al, letteralmente esplodono. Scrivono bugie, calunnie, commenti ridicoli, mo’ sembrano addirittura degli Indignados, visto che non hanno più il potere diretto. Discutiamo, discutiamo pure con loro, per giorni, per mesi, soprattutto per un motivo: abbiamo bisogno di discutere. Però così perderemo tempo e soprattutto daremo loro visibilità anche nel campo avversario, che è quello che cercano. A loro non interessa “dimostrare” qualcosa, e tanto meno “ragionare” ma solo fare casino, e ringraziano per la cortese attenzione.

  32. Ma Bladrus non si discute con loro, si ribatte nel merito, come si è detto più su si riempie lo spazio anche on altre informazioni, così chi passa e magari non è informatissimo sulla questione di genere ha anche fonti meno inquinate da cui bere.

  33. Anch’io sono d’accordo nel parlarne e nel citarne il nome. Questa gente ha, appunto, un nome e un cognome, un datore di lavoro, un’appartenenza politica, un ruolo politico e non sbucano fuori dal nulla.Libero, per dire, viene distribuito gratuitamente negli alberghi dove solitamente alloggiano manager, medici e altri professionisti in viaggio di lavoro. E’ quello il target di quel giornale e lì ha il suo pubblico. I Breivik de noartri spesso sono, appunto, grossi professionisti, che hanno denaro e potere.

  34. Riallacciandomi al commento di Adrianaaaa mi domando ma che tipo di lettrici avrà Libero?cioè una donna che politicamente si situa a destra e legge quell’articolo che cosa pensa? dove si schiera?ne condivide “analisi” e conclusioni?
    la mia sarà solo una stupida curiosità antropologica, ma capire le persone reali dietro le etichette (Anche quelle che non mi piacciono) mi ha sempre aiutato a capire certi meccanismi e certi pensieri.

  35. Longone, Libero. Questa schizzinosità culturale espressa in x, y è peggio delle brutture a cui si fa’ riferimento. Fermarsi alle battute ostraciste è un limite culturale non un pregio. Meno concupiscentia carnis e più curiositas.

  36. @Laura atena, potrebbe avere (se leggessero i giornali) come lettrici alcune madri, lavoratrici, con figlie adolescenti, che ritengono senza alcun dubbio che l’istruzione non strettamente finalizzata ad un lavoro, sia perfettamente inutile. Il minimo indispensabile per accedere a quei posti che già hanno deciso, in attesa di una bella famiglia. In quelle parole, se leggessero, ma per fortuna non lo fanno, avrebbero l’eco del loro sentire. Pragmatismo all’italiana. E di provincia, per carità…

  37. Spero di non essere eccessivamente ottimista ma, a me, quest’ultima sparata di Longone sembra un clamorosissimo autogol.
    Voglio dire, riflettiamoci seriamente: quanto sostiene costui e’ che, fondamentalmente, dovremmo rifarci alla (mancanza di?) politica demografica di Nigeria e Uganda per aumentare la natalita’ del nostro paese. D’accordo che, come insegnano Cipolla e Murphy, le idee cretine hanno una tendenza sorprendente a divenire popolari e far danno ma secondo me, in questo caso, la soglia della cretineria e’ talmente alta che persino alcuni lettori dell’organo ufficiale del Movimento Monarchico Italiano storcono il naso (e’ sempre divertente ricordare che Libero e’ il giornale di partito dei Realisti).
    Ieri sera l’articolo e’ fioccato su facebook e twitter, ripostato da quasi tutte le persone che conosco (di destra, di sinistra, cattoliche, atee) e la reazione piu’ diffusa era il sarcasmo misto indignazione per i soldi pubblici all’editoria. Non ci volevano gli zelanti maestrini per capire chi fosse il Mr X citato da Lipperini, ci sarebbe arrivato chiunque.
    E, forse superficialmente, ritengo anche che il tacere di questo articolo non risolva nulla (sono d’accordo con quanto scritto da Zaub e altre/i commentrici/tori su questo) – meglio invece raccontarla questa chicca di miseria umana e rassicurarsi perche’, a 9 persone su 10 di quelle con cui ne parlerete, l’analisi di Langone parra’ semplicemente una fantozziana boiata pazzesca.

  38. “Ieri sera l’articolo e’ fioccato su facebook e twitter, ripostato da quasi tutte le persone che conosco (di destra, di sinistra, cattoliche, atee)”
    Il sogno di tutti gli editori. Il passaparola che genera il bestseller.

  39. C’è passaparola e passaparola. Lo scorso 13 febbraio ce ne fu uno piuttosto singolare e credo anche piuttosto irripetibile, mai mai porre limiti alla provvidenza 🙂

  40. Mha, Baldrus!
    Non lavoro in campo editoriale e non mi occupo di analisi di questo tipo di mercato ma, a occhio e croce, al momento attuale non conosco molta gente disposta ad investire i propri soldi in un giornale/un libro/una rivista che propina scemenze riconosciute come tali (al massimo a leggerle gratis su internet facendosi qualche risata!).
    D’altro canto, personalmente, se fossi uno scrittore non mi piacerebbe che la mia fama fosse per sempre legata ad affermazioni come quelle di Langone, che sono sbeffeggiate dai piu’. Quindi non credo che avremo un “fenomeno Langone” simile al fenomeno “Fabio Volo” se e’ questo che si teme. Ma ribadisco, questa e’ solamente la mia umile opinione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto