IL TABU' (LAICO) SULL'ABORTO

Esiste un tabù, in questo paese, ed è il tabù dell’aborto. Ma non è tale solo perché l’Italia è un paese cattolico, e perché, come detto altre volte, la narrazione fondamentalista cattolica sta lavorando da anni per fare leva sulla parte più intollerante dei credenti (riuscendoci molto bene). E’ tale anche perché manca una discussione limpida e chiara sul peso che alcuni intellettuali e politici laici hanno tuttora sulla questione. Non basta dire “è una cosa da donne, mi tiro fuori”. Bisogna prendere posizione con chiarezza, dire (e devono dirlo anche gli uomini) che esiste un diritto alla scelta e che quel diritto, oggi pesantissimamente messo in discussione in Europa e negli Stati Uniti, va salvaguardato a qualunque costo.
Bisogna avere il coraggio di prendere le distanze da Pier Paolo Pasolini, perché anche il nostro più amato e citato intellettuale prendeva posizioni aberranti, come quella che la portò a dire:“Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio. Nei sogni e nel comportamento quotidiano io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente. Mi limito a dire questo perché a proposito dell’aborto ho cose più urgenti da dire. Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio ancor più forte di qualsiasi principio della democrazia, ed è inutile ripeterlo”.
Bisogna prendere le distanze da un politico che stava per diventare presidente della Repubblica come Giuliano Amato e che in più occasioni, appena poteva, si scagliava contro l’autodeterminazione delle donne (magari spergiurando il contrario, ma tant’è).
Bisogna ragionare su queste posizioni, e non su quelle prevedibili e previste, non sui Giuliano Ferrara e i suoi foglianti e sulle Costanze Miriano e i suoi fedeli. Quelle sono ovvie. E’ all’interno del mondo laico, ripeto, che esiste un irrisolto che porta a questo silenzio.
E questo silenzio è grave: nessun diritto è acquisito, e non solo perché la legge 194 è inapplicabile per eccesso di obiezione di coscienza, ma perché quanto avvenuto in Spagna dimostra che ci sono battaglie che non sono mai finite. Anche per cecità e disinteresse di chi sostiene di rappresentare le donne: Nadia Somma ricorda qui la responsabilità dei sei eurodeputati pd nella bocciatura della risoluzione Estrela, per fare un solo caso.
Spero che qualcuno parli, da qui al 1 febbraio, quando sono previste manifestazioni in molte città italiana a sostegno delle donne spagnole. Per ogni informazione, consultate womenareurope.
E parlate, santo cielo. Parlate adesso.

64 pensieri su “IL TABU' (LAICO) SULL'ABORTO

  1. Care Sagitta e Marilì, mi dispiace, ma i fondamentalismi sono quelli di chi sostiene che le donne che abortiscono bruciano fra le fiamme di Belzebù. Abbiamo posizioni opposte sull’obiezione di coscienza: libere di sostenerle e di esprimerle. Per me, spiacente, resta il fatto che in una struttura pubblica l’interruzione di gravidanza deve essere garantita. Sarò incivile, non avrò la vostra sapienza qui amabilmente sbandierata, ma per me il punto è quello. Nel massimo rispetto dell’altrui credenza religiosa, la possibilità di decidere sul portare a termine o meno la maternità deve essere garantita. Quanto alla tolleranza, non mi sembra che siate venute qui con la fiammella della medesima accesa in ciascuna mano. 🙂

  2. @sagitta Avere fede nella libertà di tutt* e prodigarsi affinché sia attuata nella realtà mi sembra l’unico fondamentale possibile, se vogliamo una convivenza pacifica tra esseri umani. Le altre fedi hanno sempre e solo prodotto discriminazioni di minoranze, dolorose esclusioni, guerre. Essere laici o laiche vuol dire abbracciare quella fede. Che è presupposto affinché si possa aderire alle altre. In piena parità, senza che nessuna sia “più uguale di altre”.
    Per tornare all’aborto: si può essere contrarissimi, ma non si può negare aprioristicamente il diritto di esercitarlo a chi ritiene -per motivi altrettanto, se non più gravi di chi lo nega- di dovervi ricorrere.

  3. I fondamentalismi per me invece sono purtroppo prerogativa di entrambe le parti, magari lo fossero solo di una.
    La religione non sempre c’entra, per la sottoscritta ad esempio non c’entra e non c’entra – com’è giusto che sia visto che il tema attiene soprattutto alla sfera dell’etica e della coscienza personale – neanche per quegli intellettuali “laici” di cui si parla nel post; perchè stupirsi tra l’altro di costoro o addirittura scandalizzarsi? Il fatto di essere laico prevede forse di seguire uno schema rigido dove si devono dare “quelle” precise risposte a “quelle” domande o a “quei” temi?
    Soprattutto, perchè stupirsi dell’anticonformismo culturale che codesti intellettuali hanno il coraggio di mostrare e esprimere?
    Caro @Boris, l’autodeterminazione è un bellissimo concetto, ma mi viene il sospetto che tu sia molto giovane: la 194 – che pure per me è un’ottima legge – NON prevede l’autodeterminazione incondizionata.
    Chi dice “la 194 non si tocca” e contemporaneamente parla di autodeterminazione totale, non sa bene di ciò che parla, della legge di cui parla che, a questo punto, è allora da rivedere non solo per l’articolo riguardante l’obiezione di coscienza …
    E io divento intollerante (per dire eh …) quando c’è un Boris che mi viene a dire che la prevenzione, pertanto l’educazione sessuale e alla contraccezione sono argomenti collaterali! Mi piacerebbe aver tenuto i numeri di “Noi donne” dell’epoca dove si diceva giustamente che la legge, accompagnata da prevenzione e informazione e sensibilizzazione, avrebbe dovuto far sì che l’aborto fosse eliminato.

  4. Marilì cara, essere giovani non è penalizzante, specie se la nostra generazione, quella che si conserva i numeri di Noi donne, è stata ed è così sprezzante nei confronti dei diritti delle persone che vengono dopo di noi. Ridalli. Chi ha detto la 194 non si tocca? Quale immagine stereotipata dei femminismi ti frulla nella testa? In questo blog si è discusso per anni sulle falle della 194, e se la cosa mi dà un patentino di autorevolezza (che respingo) c’ero anche io ai tempi della sua approvazione, e conosco i suoi limiti. Quel che non si tocca è il diritto alla scelta. Quello messo in discussione dai tuoi tanto amati Pasolini e Amato (capisco le ragioni per amare il primo, respingo quelle per difendere il secondo). Non esiste uno schema rigido (quello, mi sembra, è nella tua testa da quando sei venuta a commentare qui con il sottotesto “andiamo a portare il Verbo”). Esiste una responsabilità di chi pronuncia parola pubblica: e l’anticonformismo sulla pelle degli altri e delle altre, cara, si chiama egoismo.

  5. Oddio Marilì, siccome la 194 non prevede l’autodeterminazione, che facciamo, la aboliamo in attesa di farne una migliore? E’ una provocazione la tua, spero. Teniamocela stretta, visto che abbiamo solo quella e mi pare che non ci sia molta volontà politica di migliorarla, ma piuttosto di renderla inapplicabile!

  6. @ marilì
    “E in realtà il commento di Marilì pone una questione vera, perché a leggere il testo della legge 194 in effetti mi sono chiesto ( a meno di non averla letta male ) perché difenderla così tanto, dato che è un testo ambiguo. Non dice che una donna è libera di abortire punto, ma laddove ci sia un serio pericolo per la vita psichica o fisica e in relazione a certe condizioni. A me questo non sembra un modo per garantire autodeterminazione. Mi sembra più un modo per dire, ok, l’aborto è sbagliato, ma non criminalizziamo. Anche il teatrino dell’obiezione di coscienza credo derivi da questa ambiguità.” questo lo scrivevo giovedì.
    ho 28 anni, frequento questo blog da qualche annetto, ho appena letto un’introduzione alla neuroetica e un testo sulla coscienza ( Tutta colpa del cervello di Corbellini-Sirgiovanni e Nulla di più grande di Tononi-Massimini ) che consiglio a tutti. sono vegetariano da 10. Il pippone per dirti che passo molto tempo a pensare a ‘ste robe. ognuno ci ha le fisse sue. Quando parlavo di argomenti collaterali non volevo sminuirne l’importanza, stavo solo dicendo che fanno parte di piani diversi. E mentre l’autodeterminazione è un principio fondamentale ( fondamentale non è un modo di dire ), la prevenzione è una prassi, e ognuno è libero di seguirla o meno, in un paese laico che considera l’aborto un diritto. credere che l’aborto si possa eliminare non è molto saggio, non solo perché esiste l’aborto spontaneo, ma perché è un modo di pensare alla società come a un esperimento mentale, per cui se facciamo le cose per benino mettiamo a posto tutte le storture. un modo di pensare nel quale in genere l’area di sinistra incorre. Non funziona così. Cooperare perché si abortisca sempre meno non è incompatibile con il concetto che comunque ognuna è libera di abortire come e quando vuole.

  7. Cara Marilì, (anche se il suo nome è un altro e credo di conoscerlo), riporto qui il commento che lei ha lasciato sul blog del mio stalker numero uno, con il quale evidentemente condivide non poche ossessioni e che dimostra come non una delle sue parole fosse in buona fede, ma fosse stata postata qui, fin dall’inizio, per pura provocazione. Non so se dietro il suo nome si nascondano altre persone che in passato hanno cercato qui non la discussione ma il mero gusto del confondere le acque. La invito, però, a non utilizzare una questione seria come l’aborto per miserande ripicche personali. Per quelle esistono gli psicanalisti. La saluto caramente:
    “E’ tristemente vero: costei diventa sempre più una parodia di se stessa, impressionante; e ancor più impressionanti, impressionati e impressionabili i suoi piccoli devoti, fedeli al punto di darle sempre ragione, a tale scopo decidendo addirittura di disimparare a leggere. Questo dimostra che l’inclincazione a lasciarsi indottrinare non c’entra con il livello culturale”
    Commentarium, essere definiti “piccoli devoti” da questa ossessionata signora, sappiatelo, è un complimento 🙂 Abbiate pietà per lei.

  8. Non lo avevo letto, grazie della segnalazione. Chiara scrive fra l’altro:
    “Per la vita” (prolife) vuol dire essere per l’eliminazione o per la forte restrizione dell’autodeterminazione. Opporsi all’autodeterminazione significa immaginare un mondo in cui se una donna rimane incinta – per errore, per distrazione o per qualsiasi altra ragione – deve portare avanti la gravidanza, anche se non l’ha mai voluta, anche se ha cambiato idea, anche se corre dei rischi. In altre parole, significa riportare l’interruzione di gravidanza nel dominio dei reati e supportare la gravidanza forzata. Non è chiaro come si farebbe ad applicare tale proposito: tramite un regime di controllo e contenzione delle donne incinte, previo monitoraggio per sapere chi è gravida e chi ha solo mangiato troppo?”
    Non è una questione di uso di un termine o di un altro, è questione di dare o non dare possibilità di scelta: per me si può chiamare come si vuole, purchè il concetto sia quello.
    Ps. Sinceramente ho perso anche troppo tempo con persone che ne hanno moltissimo a disposizione, Eliana. Spero, semplicemente, che la piantino di continuare a postare (stronzate, in genere) in luoghi dove non sono graditi. Chiudiamola qui.

  9. …e il guaio è che, aldilà delle falle (reali) della Legge 194, c’è chi proprio non si rende conto della portata dell’affondo delle forze fondamentaliste che ci stanno dietro (e non mi riferisco a quelle laiche -come dice Marilì o chi per lei- perché quel “fondamentalismo” non ha mai fatto male a nessuno, a parte toccare la estrema suscettibilità dei “religiosi” di turno che comunque possono sempre dire la loro e indottrinare chiunque nei “regimi laici”): un mio follower su Twitter, persona che vive tra Italia e Spagna, ha tenuto a specificarmi che in Spagna “nessuno vuol mettere in discussione il diritto di abortire” ma “semplicemente” di “delimitarne le modalità” essendo “questione che smuove le coscienze”. Soggiungendo poi con compiacimento che i miei timori erano assurdi perché “un diritto quando è acquisito non si rimette più in discussione”. Nonostante io gli avessi fatto notare le derive della manifestazione parigina di ieri.
    Eccola, la trappola: adagiarsi comodamente sull’intangibilità dei diritti acquisiti è sempre stato il grimaldello attraverso il quale quei diritti duramente conquistati sono stati prima rimessi in discussione, quindi negati e poi aboliti anche formalmente. Se i cosiddetti “laici” non comprenderanno questa emergenza e non capiranno che in tempi di crisi i fondamentalismi hanno SEMPRE avuto la meglio, assisteremo a un degrado delle nostre libertà individuali tale da “sbatterci il muso” per bene quando ormai sarà troppo tardi per tutt*.

  10. Guarda Luca, di quanto ha scritto fin qui la presunta Marilì non tenere conto, perché posta compulsivamente sotto altro nome su tutti i blog femministi per regolare i propri conti con le donne: è un suo problema, comune a quelle persone che confondono vissuto personale e realtà sociale.
    I fondamentalismi di cui parliamo, quelli dei NoChoice, utilizzano a proprio vantaggio affermazioni mai confutate davvero da parte laica, come quella di Pasolini (che infatti è citatissima nei blog ultracattolici) e dunque aprono la strada a operazioni di retroguardia come quella spagnola. Delimitare le modalità significa, come ben scrive Chiara Lalli, di fatto annullare quel diritto. E questo è un momento storico dove effettivamente, con il silenzio colpevole dei laici, specie di quelli che hanno assistito alla conquista di quei diritti, un malinteso senso del dialogo sta lasciando spazio ai sostenitori dell’impossibilità di scegliere. Del resto, vedi discussioni sul punto in giro? A me sembra che si discuta soprattutto di correnti Pd e legge elettorale…

  11. Insegnami a tacere diceva quello, ma mi viene da rispondere a Perilli perché la sua dichiarazione di laicità è davvero curiosa e viene da chiedere chiarimenti. Per quale motivo i “dissenzienti” come Pasolini non possono definirsi laici? Come si può invitarli a “dire esplicitamente che laici non sono più”? Siamo a un passo dalla rieducazione forzata.
    Il fatto è che come dici te, in tempi di crisi i fondamentalismi avanzano, e aquanto pare c’è chi arriva confondere la laicità con l’intruppamento
    ciao,k

  12. No, k., si tratta di una mera questione terminologica volta a non creare fraintendimenti e ambiguità di comodo. E’ interessante che tu ti senta infastidito da questa richiesta di chiarezza, prorompente perché urgente.
    Io non mi sento “intruppato” a difendere sopra ogni altra cosa la libertà di scelta di ognun* di noi e credo che questa libertà sia prerogativa imprescindibile del definirsi laici.
    Se poi vogliamo divertirci a cambiar le carte in tavola, padroni di farlo: ricordati però che nel campo avverso non si fanno tanti problemi (perché hanno sempre chiaro l’obiettivo!) e i loro sempiterni fondamentalismi sono pronti a mangiarsi me e te insieme in un sol boccone.
    Ho chiesto chiarezza, non intruppamento; mi sono chiesto e ho chiesto quali sono i valori che dovrebbero caratterizzare chi si definisce laico dicendo la mia. In questo senso mi sembra che Pasolini si collochi fuori da tale definizione.
    Se invece di risponderci vogliamo far sofismi, fai pure: mentre noi discettiamo, sempre più medici obiettano, sempre più donne finiscono tra i ferri delle mammane, sempre più sedicenti “pro-life” ottengono vittorie collettive e politiche eclatanti in compagnia di razzisti d’ogni risma e di bravi “laici” dialoganti.
    Con i/le più deboli a soffrire. In attesa degli altri.

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