IMPARARE A VEDERE, IMPARARE A CONOSCERE IL DANNO

C’è questa parola, imparare, che salta fuori giustamente dagli angoli. Imparare a guardare, dicevano ieri sera, più o meno implicitamente, Mario Cresci e Augusto Pieroni a SalToNotte. Ed è verissimo, perché se viviamo immersi nelle immagini è pur vero che quelle immagini non riusciamo a leggerle.  Valga per tutti un caso non lontano e dimenticato, suppongo, che risale a gennaio. Se ricordate, tutto partì  da un’elaborazione grafica fatta da Anthony Hearsey su Instagram. Con questa premessa: *  PLEASE READ BELOW. * This is a 3D visualisation of the fires in Australia. NOT A PHOTO. Think of this as prettier looking graph. Scale is a little exaggerated due to the render’s glow, but generally true to the info from the NASA website. Also note that NOT all the areas are still burning, and this is a compilation. This image is copyrighted by Anthony Hearsey. Please contact for usage. This is made from data from NASA’s FIRMS (Satellite data regarding fires) between 05/12/19 – 05/01/20″.
E’ avvenuto esattamente il contrario, e la non foto è stata usata come se fosse una foto. Da qui, discussione che, sinceramente, mi sgomenta ancora . Chi, come la sottoscritta, ha provato a dire che è importante combattere una battaglia centrale per la sopravvivenza partendo da documenti reali si è trovata, nei fatti, nei panni di quella che NEGA la questione, e magari anche nel solito ruolo di intellettuale con tisana d’ordinanza che discetta di cazzate mentre il mondo brucia (e brucia davvero).
Dunque, non sappiamo guardare, non sappiamo vedere.
Non sappiamo neppure trasmettere informazioni alle generazioni più giovani. Quando ho letto dei due ragazzini morti per aver assunto metadone, che immaginavano, da quanto si capisce, essere codeina, ho pensato una cosa banalissima quanto impossibile: ma  si può parlare delle droghe, ai ragazzi? Spiegare loro quali sono potenzialmente letali, quali danno dipendenza, quali sono, se mi passate il termine senza urlare, meno nocive? Perché c’è una non lieve differenza, secondo me, fra una canna e una striscia di cocaina, e ci sono droghe su cui sarebbe bene essere informati, comprese quelle ricavate dagli psicofarmaci eventualmente assunti degli adulti.
Mi chiedo perché questo discorso non si riesca a fare, o se lo si fa si include sotto il termine droga ogni cosa: e ci sta pure, ma magari bisognerebbe informare un po’ di più sui gradi di danno, visto che il danno, in adolescenza, lo si va comunque a cercare e sempre lo si cercherà.
Imparare. Imparare a gestire l’emotività, anche, senza lasciare ai vari guru del web, non sempre innocui, la delega a farlo.  A gestire la fragilità, soprattutto maschile in questo momento, e fortissima fra i ragazzini.
Sembrano due temi diversi e non lo sono. Ma mi chiedo in quale momento è accaduto, in quale momento ci siamo distratti, e abbiamo pensato che sarebbe bastata l’esperienza, o una gigantesca negazione, o un’ammonizione, o quel che volete. Quando, insomma, abbiamo smesso di insegnare?

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