Lo so, è una giornata infame in quel di Roma. Però stasera, per una volta, varrebbe la pena di uscire e di andare ad ascoltare almeno alcuni degli autori di La storia siamo noi al Festival delle Letterature.
Cosa sia l’antologia, è presto detto. Due punti e virgolette:
“Quattordici scrittori di generazioni diverse affrontano la Storia d’Italia, dall’Ottocento fino ai nostri giorni. Si immedesimano nelle grandi figure, da Garibaldi ad Agnelli, o nei destini individuali, una studentessa del Sessantotto, un soldato che rientra in patria al termine della guerra, una moglie picchiata con ferocia alla fine degli anni Settanta. Immaginano i grandi eventi – le Cinque giornate di Milano, la battaglia di Montecassino, la tragedia di Ustica, il caso Moro – con impegno e gusto letterario, coraggio e discrezione. Per narrare e rivelare i sentimenti collettivi, i cambiamenti epocali, i sogni e gli amari risvegli di una nazione che ha ancora tutto da raccontare.
I momenti che hanno segnato la nascita e lo sviluppo dell’Italia moderna sono stati raramente rappresentati nelle pagine di romanzi e racconti. Lo stesso vale per le personalità che hanno attraversato le vicende della politica, dell’economia, della cultura, e per le circostanze contraddittorie e dolorose del recente passato.
Oggi il resoconto piú fedele, lo sguardo piú attento sulle storie d’Italia sembra appartenere ai giornalisti, ai reporter, alle inchieste televisive. Eppure la letteratura ha sempre saputo scrutare nel profondo della realtà, nel mistero degli eventi e degli individui, descrivendo epoche e avvenimenti con una sensibilità e una verità che a volte appare irraggiungibile per gli storici o per il cronista. È l’arte e il paradosso della finzione, capace di sfiorare il nucleo profondo dei fatti, delle trasformazioni, dello spirito dei tempi.”
Antonio Scurati: nascita di una nazione, le Cinque giornate di Milano.
Giosuè Calaciura: l’avvento di Garibaldi a Palermo.
Antonio Franchini: il mito e la tragedia di Caporetto.
Mario Desiati: l’amore ai tempi del fascismo.
Andrea Camilleri: il sogno impossibile di un separatista siciliano.
Helena Janeczek: i texani alla battaglia di Montecassino.
Sebastiano Vassalli: la guerra è finita, tornare a casa.
Laura Pariani: diario di una studentessa, anno scolastico 1968.
Sandra Petrignani: Roma, il caso Moro e lo sgomento degli affetti.
Laura Pugno: Processo per stupro e la violenza occultata.
Giancarlo Liviano D’Arcangelo: Ustica, il silenzio e il segreto.
Nicola Lagioia: quando Indro Montanelli lasciava il Giornale.
Leonardo Colombati: Gianni Agnelli, la morte di un re.
Giuseppe Genna: 2008, la fine del miracolo italiano”.
Sarà questo il libro più inutile dell’anno?
Hai ragione quando dici “I momenti che hanno segnato la nascita e lo sviluppo dell’Italia moderna sono stati raramente rappresentati nelle pagine di romanzi e racconti.” Concordo in pieno. E mi pare anche che ci sia una sostanziale tendenza a dimenticare un periodo storico che ha fatto l’Italia, e non solo…
ehm, spero che non vi abbiano tenuto alla basilica di Massenzio….
Un libro abbastanza discontinuo… ALcuni racconti lasciano il tempo che trovano, che è proprio quello che un’antologia del genere no ndovrebbe fare….