IN ORDINE SPARSO

Impressioni da Orta: una discussione molto interessante su genere e scrittrici. E la gelida intelligenza di Kathy Reichs.
Impressioni dalla rete: un confronto da non perdere  nel blog di Assu, per esempio.
Impressioni dal mondo: con due giorni di ritardo, la lucidità dell’articolo di Stefano Rodotà, di cui riporto almeno la parte finale:

Il decreto riprende lo schema delle norme di attuazione della direttiva comunitaria del 2004 sul diritto di circolazione e di soggiorno dei cittadini comunitari (romeni compresi), in vigore dal marzo di quest´anno, con due significative integrazioni. La prima riguarda l´attribuzione del “potere di allontanamento” non più al solo ministro dell´Interno, ma pure al prefetto (una figura di cui si continua chiedere la scomparsa e che, invece, ottiene così una nuova e forte legittimazione). La seconda, ben più incisiva, consiste nell´ampliamento delle cause che permettono l´allontanamento del cittadino comunitario, riassunte nella formula dei “motivi imperativi di pubblica sicurezza” che derivano dall´aver “tenuto comportamenti che compromettono la tutela della dignità umana o dei diritti fondamentali della persona umana ovvero l´incolumità pubblica, rendendo la sua permanenza sul territorio nazionale incompatibile con l´ordinaria convivenza”. Malgrado riferimenti altisonanti come dignità o diritti fondamentali, siamo di fronte ad una formula larghissima, nella quale possono rientrare le situazioni e i comportamenti più diversi. Come sarà interpretata?
Qui gioca il clima in cui il decreto è stato approvato. Non “necessario e urgente” fino alla sera prima (sono questi i requisiti di un decreto), il provvedimento lo diventa dopo il brutale assassinio di Roma. Poiché si deve supporre che il governo conoscesse già i dati riguardanti i reati commessi dai romeni, sui quali si è tanto insistito in questi giorni, la conclusione obbligata è che si è utilizzato lo strumento del decreto unicamente per rispondere all´emozione dell´opinione pubblica. E la sua applicazione rischia di essere guidata dalla stessa ispirazione, rendendo inoperanti le garanzie necessarie per evitare che venga travolta una libertà essenziale del cittadino europeo.
La pressione dell´opinione pubblica non è stata alleggerita dal decreto. Al contrario, è stata ulteriormente legittimata, sì che bisogna attendersi che continuerà nei confronti dei prefetti. Già si annunciano liste di migliaia di persone da allontanare: questo renderà difficilissimo motivare in modo adeguato ciascun singolo provvedimento. E i debolissimi giudici di pace, che dovrebbero controllare questi provvedimenti, non hanno i mezzi per farlo in modo adeguato, sì che non se la sentiranno di pronunciare un no. Per non parlare di un successivo ricorso al tribunale amministrativo contro l´allontanamento, che quasi nessuno potrà concretamente proporre. La garanzia giurisdizionale, essenziale in uno Stato di diritto, rischia così d´essere concretamente cancellata.
Alle norme del decreto bisogna guardare con distacco e preoccupazione. Con distacco, perché non verrà solo da esse la soluzione di problemi che, com´è divenuto evidentissimo proprio in questi giorni, esigono interventi di altra qualità per rispondere alle legittime richieste dei cittadini in materia di sicurezza. L´ordinaria convivenza, alla quale il decreto si riferisce, non è un qualcosa da salvaguardare, ma da ricostruire con responsabilità e azioni comuni, di cui gli italiani devono essere i primi protagonisti. Con preoccupazione, perché le norme del decreto e il clima in cui nasce ci spingono in una direzione che aumenta la distanza dall´”altro”, che favorisce la creazione di “gruppi sospetti”, abbandonando la logica della responsabilità individuale.
Serve, davvero con “necessità e urgenza”, un´altra forma di tolleranza zero. Quella contro chi parla di “bestie”, o invoca i metodi nazisti. Non è questione di norme. Bisogna chiudere “la fabbrica della paura”. E´ il compito di una politica degna di questo nome, di una cultura civile di cui è sempre più arduo ritrovare le tracce. Un´agenda politica ossessivamente dominata dal tema della sicurezza porta inevitabilmente con sé pulsioni autoritarie. Ricordiamo una volta di più che la democrazia è faticosa, ma è la strada che siamo obbligati a percorrere.

11 pensieri su “IN ORDINE SPARSO

  1. Sì la democrazia è faticosa, ma è anche fragile, ce la possiamo permettere finchè siamo ricchi e tutto funziona abbastanza bene, ma te fai che le aggressioni per strada e in casa aumentino, poi lo vedi dove finisce la democrazia.
    Anche un paese democratico può ridursi a una dittatura se i cittadini percepiscono che la vita normale sta precipitando nel disordine quotidiano, lo sanno tutti.
    Vero che noi ne siamo lontani, ma se l’ agenda politica a un certo punto sarà ossessivamente dominata dal tema della sicurezza ci sarà una ragione, o saranno ubbìe d’un popolo isterico ?
    E se vogliamo evitarlo non è meglio metterci un freno prima anzichè rivolgersi al TAR ?
    Un esempio attuale: negli USA è in corso da parecchio una discussione sulla tortura, se applicarla o no sui terroristi, per ora c’è qualche significativo cedimento ma nel complesso lo stato di diritto moderno che la rifiuta regge.
    Ma facciamo che sul loro territorio nazionale si verifichino altri attentati, quanto ci vorrà perchè da Guantanamo si passi ad Abu Graib e anche peggio, ma stavolta istituzionalizzata ?

  2. Per evitare che i cittadini diventino isterici c’è un sicuro rimedio: basta manipolare l’informazione. Il giorno prima dell’aggressione all’italiana, una rom ha subito lo stesso destino: aggressione, stupro, percosse. Ricoverata in fin di vita (non è dato sapere com’è finita): la stampa romana ne ha parlato in un trafiletto nella pagina di cronaca per un solo giorno, quella nazionale ha ignorato l’accaduto. Le violenze sessuali sono compiute per quasi il 95% da italiani, e le vittime sono per due terzi straniere: ma all’opinione pubblica è dato percepire solo la piccola percentuale di stupri-di-italiane-da-parte-di-non-italiani. Le voilenze in strada sono in calo e crescono quelle domestiche, ossia, come sottintendeva uno spot provvidenzialmente fatto sparire dalle televisioni, ci sono case meno sicure che strade: ma anche questo non è dato percepirlo. Il giorno prima di morire don Benzi ha riportato una dichiarazione da parte di un funzionario rumeno, che sostanzialmente diceva: i veri lupi siete voi (=noi) italiani, perchè ogni anno sbranate 30.000 donne rumene, metà delle quali bambine, sovvenzionando la mafia rumena che le porta in schiavitù sulle vostre strade: s’è sentito un solo notiziario darne conto? O un giornalista andare a intervistare la moglie dell’operaio rumeno con regolare permesso bruciato vivo due anni fa dal suo datore di lavoro per aver protestato per le paghe basse, datore condannato a 8 anni per omicidio preterintenzionale?
    Il punto è che ogni mattina Storace e Calderoli si svegliano e pensano una stronzata fascista, Fini e Alemanno si svegliano mezz’ora prima e pensano quale stronzata fascista dire prima che la dicano Storace e Calderoli, e Veltroni per non essere da meno ha puntato la sveglia all’alba per rubare la battuta agli altri: così, quando il sole sorge, non importa quale sia il tuo partito, basta che tu dica una stronzata fascista.

  3. Ciao girolamo !
    Ma è poi vero che sul Piave i soldati semplici si fermarono da sè ? Te c’eri ? La famosa riscossa del Piave non m’è mai stata chiara, dopo la fuga susseguita a Caporetto. Chissà, forse alla fine si saranno vergognati e davvero avranno detto o il Piave o tutti accoppati…mah.
    Scherzi a parte concordo con quel che hai scritto sull’ Italia una e ventuna.
    Ti stupirà sapere che invece quel che ha detto don Benzi l’avevo letto parola per parola, ci ho riflettuto e NON sono d’accordo. E seguii anche la questione del rumeno bruciato.
    Dove mi trovi invece ASSOLUTAMENTE d’accordo è sulla necessità di statistiche VERE, da recitare continuamente in TV, ci danno i numeri su tutto, possibile non si sappia davvero se i reati aumentano o no, divisi magari per tipo e origine etnica, giacchè si fanno decreti apposta ?
    Naturalmente però le statistiche non sono tutto: MAI si era sentito di uno studente universitario sodomizzato nei giardinetti, ci son voluti due egiziani. Come ammetterai che l’uccisione della signora Reggiani è stata particolarmente efferata e anche ha riguardato un soggetto che NON doveva essere a rischio, questo colpisce e spaventa.
    Su Benzi non son d’accordo perchè rifiuto di fare un discorso su chi è più CATTIVO di chi, mai mi son sognato di ritenere gli italiani più buoni dei rumeni o viceversa, d’altra parte mandassimo 30.000 ragazze italiane in Romania le sbranerebbero anche colà.
    E non si tratta di espellere i rumeni perchè più cattivi, ma perchè troppi di loro commettono violenze, SEMBRA.
    Se non è vero, stiamo commettendo una colossale ingiustizia, ma il famoso decreto approvato a tamburo battente a quel che so era pronto da molto, possibile si basasse sul NULLA o sulla percezione sbagliata del popolo ?

  4. Girolamo ha ragione a puntare il dito sull’informazione. Se leggiamo il rapporto sulla sicurezza 2006 del viminale scopriamo che dal 1992 ad oggi gli omicidi si sono più che dimezzati, e sono diminuiti anche i furti in appartamento e gli scippi, mentre aumentano i furti a negozi e, soprattutto, i crimini sessuali, che avvengono per lo più a causa di parenti e conoscenti.
    Se nonostante ciò la percezione dell’insicurezza fuori di casa è aumentata, è evidente che qualcosa non quadra: ci sono meno omicidi e la gente si sente più insicura. Come si risolve questo rebus? L’idea di un ingigantimento mediatico mi sembra la soluzione più realistica

  5. Girolamo, ho eluso la questione: è vero, la dichiarazione di Benzi andava riportata, personalmente non considero i rumeni più cattivi, ma secondo quel che suggerisce la TV è così, quindi era giusto far riflettere.

  6. il problema è che bisogna punire severamente(magari ripristinando i lavori forzati da effettuarsi in condizioni igieniche adeguate)chi si rende colpevole di reati truci,infamanti e che attentano alla pubblica fede indipendentemente dalla provenienza senza costruirci sopra teorie cretine che fanno il palio con le fesserie moderne di Lombroso,cercando di mantenere una compostezza nel ragionamento(“Il frastuono non dimostra niente. Spesso una gallina che ha appena deposto un uovo schiamazza come se avesse deposto un asteroide”.Mark Twain,Imprecazioni d’autore)

  7. Anghelos, anche qui però occorre riflettere: se si stabilisce una pace mafiosa ecco subito gli omicidi a Napoli e Palermo, che sono buona parte del totale, decrescono.
    La percezione dell’insicurezza fuori casa: ritorniamo sulla famosa microcriminalità o perfino i disturbi che non compare sulle statistiche.
    La mia è una città tranquillisima e non c’è QUASI una questione immigrati. Pochi giorni fa un mio parente con leggeri problemi psichici è stato fermato per strada da un extracomunitario che gli ha chiesto insistentemente dei soldi, seguendolo fino a casa. Reati ? Zero, non l’ha neanche sfiorato. Però mio cugino non vuol più uscire di casa da solo.
    Il sottoscritto ha avuto 3 o 4 incidenti di macchina, però uno solo in rettilineo e da fermo perchè avevo già visto un auto che zigzagava senza controllo e che mi è piombata addosso in un perfetto frontale. Un marocchino ubriaco fradicio alle tre del pomeriggio.
    Ti risparmio episodi più piccoli che però mi hanno disturbato.
    Sono episodi minuscoli ma al di fuori della nostra esperienza di com’era il mondo prima che arrivassero gl’immigrati.
    Te sommane migliaia, non fanno statistica, forse sono anche da mettere nel conto della globalizzazione e dell’accoglienza, ma alla lunga la gente si stufa e si sente insicura.

  8. Nautilus: non ce l’avevo con te, i tuoi interventi fanno riflettere (nel senso che siutano a pensare). In un certo senso cercavo di proseguire il tuo intervento.
    In tutti i casi, la dichiarazione di don Benzi è qui.
    Sul Piave non c’ero, però mio nonno si: era geniere, ha fatto saltare uno degli ultimi ponti, forse l’ultimo (sicuramente l’ultimo del suo settore) di sua iniziativa, senza ordini.

  9. Signora Lipperini, nonostante abbia ragione Binaghi contro lei (non protagonista femminile della frase, ma stile evocativo della persona proprio lei, sign.ra Lipperini), mi appello alla censura effettuata sul seguente commento postato e censurato IN QUANTO SONO SOLO UN FAN DEI VMO RICHIAMATI nel post di Binaghi che la insulta http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2007/11/04/manituana-o-dellepos-tecnicizzato-di-valter-binaghi
    , democraticamente lo lascio anche a lei, non so se se li ricorda:
    Vorrei ringraziare Walter Binaghi, che ha permesso a Vu Ming l’intervento, che nel suo sviluppo successivo si è Prodi(=cade)toriamente incentrato su quel mito che denunciò, prima di Valter e di Wu, le medesime consorterie (=dove si decidono le consorti, violentemente, quando ancora hanno due anni o non sono ancora nate tipo in Arabia Saudita), cioè il vero discorso Anti-Restauratore sviluppato testè qualche anno orsono (non = orso no!) dai VMO, di cui qui vorrei rinfrescare lo stile che tanto mi manca più simpaticamente di Walter perché erano lontani dalla religione del Cristo (ma non quello che immergeva la crocefissione nella propria urina sottocellophane per non farla uscire subito così la croce rimaneva secca senza senso dell’operazione che lui diceva artistica ma era una vera e propria bestemmia, cosa ne pensa Binaghi di Cristo? L’artista non il Re del Mondo) e pur senza tirare in ballo (ce ne sono di varii tipi, dalla Polka al Cha Cha Cha al Jazz di cui lo stesso Wu Ming è autore in un libro restaurativo di quelle consorterie denunciate da Binaghi (ma prima dai VMO) nessuna religione, tutte le religioni hanno da esistere se non fanno la Jihad ma anche se la fanno contro i Restauratori dei salotti (dove attenzione, state attenti!!!!, si scivola, noi non ci siamo mai stati, ma sono fatti di broccato col rosolio e bevono tutto il tempo organizzando che tu parli di me se io parlo di te così vendiamo all’hypermercato una quantità SPROPRZIONATA di Libri!) e stanno lì, precisamente la signora Lipperini e Genna e Wu Ming e Biondillo indiano pellerossa (non a caso l’ultimo libro dei Wu Ming, non so se l’avete letto, riguarda la nazione Indiana, non è un caso!!!!) a cui si sono aggiunti, in funzione anti-Moresco, anche Scurati Bajani e molti altri, ci dicono che si cammina con le pattina e c’è sempre una forma pazzesca enorme sproporzionata di grana Padano al centro nel tavolo di questi salotti, uno va, si alza, c’è il coltellino apposito, lo prende inCuneandosi (vd. Cuneo) per prenderlo più grosso, quindi non fidarsi di Biondillo assolutamente e della finta ipocrisia disvelativa di se stesso di Wu ming, non è vero che sono in duemila ma solo in cinque da duemila account diversi (basta fare validate html) in quel livello di un sito fatto malissimo con l’impiego di Flash, ma chi l’ha fatto?, Raister di Nazione Indiana! E’ un magna magna, altro che magna grecia come citato da uno che citava Omero quassù. Erano i VMO di http://vmo.splinder.com oppure it che lo facevano da tempo di sporgere questa denuncia, signor Binaghi, e nessuno a dargli il merito di essersi presi in faccia e ovunque, nel peggior momento della morte della madre e della malattia che li costringeva, nel momento della massima commessa di Tiscali, a essere da due a uno e 1\2 (=mezzo=mezzo servizio, anche se non era servo di nessuno, tantomeno dei salotti dove ti mettono il collare fuori dalla porta prima di entrare e ti tengono anni di prova a chiedere di entrare in quel salotto). I VMO accusarono Genna e la sign.ra Lipperini in antagonismo con l’ENORME Tiziano Scarpa, lui sì nel vero Barocco (ma togliete la parola baro, perché non ha mai ingannato nessuno, non come Genna) e la ragazza Carla Benedetti, in fiera (ma non nel senso Expo) opposizione della Restaurazione e dei salotti, RIPETIUAMOLO UNA VOLTA PER TUTTE LA CASA DI MORESCO NON HA UN SALOTTO! Vede la televisione in cucina direttamente! Solidarietà a Moresco di cui non si parla più e signor Valter Binaghi, meno la religione, uguale ai VMO di cui sentiamo tutti (=io) la mancanza perché dicevano la bocca della verità non indugiando un attimo a mettere la mano innocente nella quale non veniva tagliata, mentre vedi che moncherino Biondillo se ci prova, dopo che i Wu Ming gli hanno fatto un libro vendutissimo ingannevolmente sopra la sua Nazione Indiana, dove circolano tutte le mosche da salotto, coraggio signor Binaghi, avanti così, lei (non nel senso di donna protagonista di una frase) continua la battaglia dei VMO che si sono spenti speriamo in un loro ritorno quando ci sarà, forse sono in Canada ma stia tranquillo della denuncia, era sincera (ma non cera delle statue, applicabile piuttosto a questi che dice lei (vedi sopra))! Avanti così, signor Binaghi!, in quest’opera di pulizia della rete che è sporca di nicknames e falsa letteratura e cricke (non lo sport incomprensibile inglese pakistano dove recentemente avvengono omicidi a livelli mondiali di un allenatore sul campo!)! Avanti così!!!
    Un ammiratore dei VMO non so se ve li ricordate, hanno fatto la storia della rete e molta pulizia=stile Maestro Lindo=questione morale di berlinguer contro Craxi che è stile Nazione Indiana!

  10. Tornano i “ firmaioli” della sinistra buonista per santificare i rom.
    Di Ippolito Edmondo ferrario
    Da il Secolo d’Italia, sabato 17 novembre 2007
    Un manifesto in difesa dei rom fa discutere la sinistra milanese e non solo. Si tratta di un’iniziativa degli ultimi giorni, una petizione intitolata “Triangolo nero. Violenza, propaganda e deportazione. Un manifesto di scrittori e artisti contro la violenza su rom, rumeni e donne”. Le firme che compaiono in calce al manifesto appartengono a scrittori e giornalisti di fama: il giallista Gianni Biondillo, lo scrittore Enrico Brizzi, Tecla Dozio della libreria La Scherlokiana di Milano, lo scrittore Valerio Evangelisti, Gad Lerner, Franca Rame, Erri De Luca, carlo lucarelli e molti altri. Il testo prende le mosse dell’omicidio di Giovanna Reggiani paragonando la sua morte a quella di una donna rumena, anche lei violentata e ridotta in fin di vita da un uomo, anche se le due vittime non hanno pari dignità: “Della seconda-commentano gli intellettuali-non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si deve sapere che è italiana, e che l’assassino non è un uomo, ma un rumeno o un rom”. Insomma si parte dalla tragedia di Tor di Quinto per farlo diventare l’evento scatenante di una criminalizzazione dei rom che francamente non c’è stata. Gli episodi di razzismo xenofobo sono stati per fortuna isolati né abbiamo assistito alle espulsioni di massa paventate da molti. Il manifesto tuttavia prosegue rivangando i temi più cari alla politica buonista del nostro Paese: “Su queste vicende si scatena un’allucinata criminalizzazione di massa. Colpevole uno, colpevoli tutti. Le forze dell’ordine sgomberano la baraccopoli in cui viveva l’assassino. Duecento persone, tra cui donne e bambini, sono gettate in mezzo a una strada. E poi? Odio e sospetto alimentano generalizzazioni: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall’Italia”.
    Si continua così nelle facili generalizzazioni, evitando di fare i conti con anni di politiche di assoluto garantismo verso chi delinque e che hanno fatto diventare il nostro paese una meta ambita per orde di disperati tutt’altro che integrabili. Ma questo sembra importare poco agli intellettuali che, proseguendo nellaloro analisi della situazione, non potevano non ricorrere al vecchio quanto usurato spauracchio nazi-fascista associato all’allarme xenofobia:” Succede che si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, come con gli armeni in Turchia nel 1915, come con serbi, croati e bosniaci, reciprocamente, nell’ex-Jugoslavia negli anni Novanta, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di libertà, dignità e civiltà; che rende indistinguibili responsabilità individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi; che invoca al governo uomini forti e chiede ai cittadini di farsi sudditi obbedienti. Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell’intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d’infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom. E non sembra che l’ultima Così, di fronte alla semplice richiesta di legalità che sale dal Paese al di là di ogni etichetta, i sottoscrittori dell’appello ricorrono al logoro luogo comune marxista dello sfruttamento: “Succede che sotto il tappeto dell’equazione rumeni-delinquenza si nasconde la polvere dello sfruttamento feroce del popolo rumeno. Sfruttamento nei cantieri, dove ogni giorno un operaio rumeno è vittima di un omicidio bianco. Sfruttamento sulle strade, dove trentamila donne rumene costrette a prostituirsi, metà delle quali sono minorenni, sono cedute alla malavita organizzata a italianissimi clienti…”
    Si giunge infine a negare la stessa emergenza criminalità, un tema che sarebbe al centro di una colossale strumentalizzazione politica da parte della destra e della sinistra, per denunciare il fatto che le aggressioni fisiche e gli stupri che colpiscono le donne in un caso su quattro avvengono tra le pareti domestiche. Ancora una volta dunque assistiamo al fastidio tipico dei salotti di sinistra verso ciò che si muove nella realtà del Paese: si preferisce, da parte degli intellettuali di sinistra ancora buonisti e ancora non convertiti al neocattivismo della sinistra sceriffa, ingabbiare le dinamiche sociali in antichi schemi ottocenteschi finendo con l’alimentare proprio quel razzismo che a parole si vorrebbe esorcizzare. Sul manifesto abbiamo chiesto un parere a uno che non ha peli sulla lingua, il giallista milanese Andrea G.Pinketts, il quale innazitutto respinge la generalizzazione rumeni-rom e poi, pur condividendo l’appello contro le discriminazioni, aggiunge che “ i toni sono troppo politici, un po’ faziosi” e che “ la bandiera dell’antifascismo è vecchia e consunta” e non è dunque il caso di innalzarla. Di fronte a questa escalation criminale come credi che dovrebbe reagire lo stato?“Lo stato-osserva Pinketts- dovrebbe essere più agile quanto intollerante verso ogni forma di illegalità. Uno stato deve saper affrontare le emergenze mostrandosi inamovibile. La lunghezza di alcuni processi finisce per essere scambiata per inutilità e di conseguenza diventa un incentivo alla delinquenza. Tuttavia in proprosito lo scrittore è chiaro: “ Ma tra la legalità e la caccia alle streghe c’è una bella differenza. Il giustizialismo alla Bronson mi fa paura quanto l’assenza dello Stato.

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