IO VADO A GERUSALEMME, GUARDO LOL, PENSO AL TRIO

Il rischio di questo post è che venga interpretato come signoramianoncisonopiùlemezzestagioni. Insomma, come una lamentazione sui tempi che furono, come una dolente ammissione di vecchiaia e di incomprensione del nuovo. Ci sto. Corro il rischio. Mi butto.
Ammaccata e febbricitante dopo il vaccino non ho letto, ma ho guardato. La Traviata di Martone. Bellissima. Un documentario su come si costruiscono i corni di montagna in Svizzera (vabbè, serve pure quello, per una vita futura). LOL. Ebbene sì. Con tutta l’eccitazione che correva sui social mi sono detta “guardiamolo”. Visto che tutti dichiaravano di aver riso fino a star male, mi sono detta anche “e fattela una risata”, come nelle migliori tradizioni. Beh. Non me la sono fatta. O meglio, me ne sono fatta qualcuna, perché il meccanismo è antico, in effetti.Quando ero bambina c’era un gioco strano che facevo spesso: dovevi incrociare le mani sul petto e percorrere pochi metri, ripetendo ad alta voce una filastrocca, “Io vado a Gerusalemme, senza ridere e senza piangere”. Durante il percorso, i tuoi compagni dovevano fare di tutto per farti ridere o piangere: boccacce, scherzi, qualche pizzicotto. Vinceva chi riusciva a rimanere impassibile. Pochissimi, perché solo l’idea di non dover ridere faceva ridere.
LOL si basa su questo: se ridi, è perché le facce di chi deve rimanere impassibile ti fanno appunto ridere. Ma le gag? Ora, so bene che chiunque osi criticare LOL e ammettere di non aver riso viene accusato di non aver capito che il futuro della televisione, delle piattaforme, della Galassia Centrale è questo. Ma io non sono proprio riuscita a ridere se non in un paio di momenti.
E questo mi dà adito per entrare nel momento signoramiaaimieitempi, e mi perdonerete per questo.  Un paio di anni fa mi è capitato, un po’ per lavoro e un po’ per diletto, di rivedere uno spettacolo teatrale su YouTube. Era “Allacciate le cinture di sicurezza” di Solenghi-Marchesini-Lopez. C’ero anche stata, a quella prima (Teatro Sistina, 1987), e ricordo che tutto il teatro era piegato in due dalle risate. Rivederlo fa ancora ridere (e tanto) e turba. Perché è uno spettacolo popolare e coltissimo. Per ridere davvero devi: sapere che all’inizio il Trio fa il verso a Ronconi (Anna Marchesini è una Marisa Fabbri impeccabile), che proseguendo è una parodia esilarante non solo del Giardino dei ciliegi, ma del modo in cui Strehler lo mise in scena (e di come modulava la recitazione dei suoi attori). Conoscere il vaudeville. Conoscere il gotico. Avere, insomma, centinaia di riferimenti culturali. Ora, questo si chiamava alzare l’asticella e trovare risposta. E temo fortissimamente che i tre quarti dei riferimenti oggi non verrebbero capiti (perché che palle gli intellettuali, che palle la cultura, dobbiamo parlare semplice), E invece era uno spettacolo popolarissimo, ripeto.
Non voglio mettere a confronto due modi diversi di fare spettacolo. Ma mi chiedo, vi chiedo:  come sono cambiate le cose, nel frattempo?

4 pensieri su “IO VADO A GERUSALEMME, GUARDO LOL, PENSO AL TRIO

  1. La cosa interessante è che lo spettacolo del trio faceva (e fa ancora) ridere anche senza essere coscienti di tutti i riferimenti culturali. Io ne vidi stralci da piccolo e ridevo già allora fino alle lacrime, poi da grande ancora di più, ma sono convinto che se non fosse stato costruito inserendo quei riferimenti non avrei riso allo stesso modo.
    I famosi livelli di lettura, insomma. Ecco, penso che sia questo che ci siamo proprio persi per strada: sul “che palle dobbiamo parlare semplice” si dovrebbe continuare a discutere fino a smontarlo, perche’ è stato un obiettivo politico, e si riflette su tanti fenomeni della società di oggi.

  2. Loredana, non so se può consolarti, ma ho vissuto la tua identica esperienza: prostrata dal vaccino, febbricitante e un po’ abbacchiata, mi sono messa a vedere questo LOL di cui tutti parlano.
    L’ho visto tutto eh: sia mai che magari ho interrotto quando ancora doveva succedere qualcosa. Ho sorriso per simpatia solo alle gag di Lillo. Il resto di una noia mortale!

  3. Anche io ho guardato LOL e per gli stessi motivi (“perché non devo farmi una risata?” e l’ho guardato anche per più di una puntata, ma anche io non ho riso. E credo che sì, sia- almeno vista dal mio punto di vista- una mancanza di riferimenti culturali (solo la Gioconda, non a caso). Eppure, anche tra i giovanissimi (nelle scuole, ad esempio) la serie sta spopolando. Fattela una risata! equivale oggi (da un po’) a “non pensare! proprio non farti neanche venire l’idea di! Ma che bisogno hai di pensare?” Io sto per andare in pensione, spero/credo l’anno prossimo. Non sono una che dopo di me il diluvio, ma a volte mi sembra di avere un po’ di responsabilità in questo, per non aver voluto o saputo vedere quello che adesso vedo perché ce l’ho davanti agli occhi, o per non avere avuto a un certo punto la forza, la voglia, il coraggio. Mi auguro di trovarli in qualche modo ora.

  4. D’accordo. Anche a me, per quel poco che ho visto, il programma ha deluso. E credo non si tratti solo di mancanza di riferimenti “alti o “culturali. Ma di riferimenti in genere, anche bassi e volgari, ma veri vissuti. Credo che un artista( ..e un comico ancora di più) , porti sempre in scena il l dramma del proprio vivere , invece il format sbatte tutti questi artisti in uno schema prestabilito che non gli appartiene e il risultato è di una imbarazzante professionalità. Ma può darsi ,( visto che comunque sono persone e anche con un po’ di talento), che con il tempo venga fuori anche una narrazione un po’ più sincera e credibile.
    ciao,k.

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