LA DISTOPIA PRESENTE

dscn6797Non so se, come sostengono alcuni, la distopia sia una forma espressiva attualmente privilegiata per chi narra, non solo il fantastico. Oggi Federico Rampini racconta The Circle di Dave Eggers, che a quanto pare sta suscitando discussioni accese in America fra sostenitori entusiasti e tecnodetrattori. The Circle, scrive Rampini, parla del possibile uso delle tecnologie per costruire un sistema totalitario:
“Al posto dell’Urss che era la principale fonte d’ispirazione di Orwell, oggi Eggers mette un conglomerato privato che è la fusione di Google, Facebook, Twitter. Come si addice a una “dystopia”, tutto comincia con le migliori intenzioni: costruire il Regno dell’Utopia. L’esordio del romanzo descrive l’arrivo di una ventenne neo-laureata in una sorta di Giardino dell’Eden. Per chi c’è stato, sono evidenti le somiglianze con Googleplex cioè il quartier generale, detto “campus”, di Google nella Silicon Valley. Paradisiaco davvero per la qualità del lavoro e delle relazioni umane che promette. «Siamo una comunità», sente ripetersi spesso l’eroina, Mae Holland. Poi arriva il rovescio della medaglia. Ben presto Mae Holland diventa la rotellina di un sistema invasivo, la complice e collaboratrice di un progetto demoniaco. Si comincia sempre con le migliori intenzioni. Ad esempio: pretendere dai politici la massima trasparenza. Vuoi essere deputato o senatore al Congresso degli Stati Uniti? Devi abbandonare ogni diritto alla privacy, sottoporti alla vigilanza permanente 24 ore su 24 del popolo sovrano. Telefonate, email, spese con carte di credito, rapporti sessuali: tutto devono sapere di te i tuoi elettori. Se ti rifiuti, vuol dire che hai qualcosa da nascondere. Dapprima pochi pionieri accettano questo patto mefistofelico con il Cerchio, in cambio dei consensi che l’azienda privata è in grado di promettere. Ben presto tutti i politici sono costretti ad accettare il diktat, altrimenti scatta contro di loro una caccia alle streghe. Mae si sottopone lei stessa a un esperimento di “vita in pubblico”, con micro-camere e sensori che registrano ogni suo gesto quotidiano e lo espongono a decine di milioni di spettatori. È lei, mentre scala rapidamente i gradini della carriera gerarchica dentro l’azienda, a inventare alcuni slogan di successo. «I segreti sono bugie». «La privacy è furto ». I benefici per la collettività ci sono, inutile discuterlo. Per esempio un ingegnoso sistema di monitoraggio digitale attraverso micro-sensori è in grado di debellare la pedofilia, le violenze e i sequestri di minorenni: sorvegliati 24 ore su 24, i bambini non possono più finire nelle grinfie di un criminale o di un maniaco sessuale. Ma The Circle
si rivela anche intollerante verso il dissenso, esterno o interno. Anche il semplice cittadino che cerca di fuggire lontano dal mondo, rifiuta la trasparenza obbligatoria, viene braccato come un criminale (è il caso dell’ex amante di Mae, che fa una gran brutta fine). Anche uno dei capi della cupola, uno dei fondatori del Cerchio, assalito da rimorsi e crisi di coscienza, deve subire una sorta di esilio interno che lo renda inoffensivo. Transparent Man, questo è il nostro futuro, Eggers lo ha visto in faccia e si ritrae inorridito. Il genio dello scrittore è agevolato dalle sue radici californiane: sa riprodurre con maliziosa ironia il “politically correct” dei progressisti della West Coast. The Circle è una dittatura soft, ambientalista, animalista, amica di tutte le minoranze perseguitate. Guai a non sottoscrivere l’ultimo appello in difesa di tibetani perseguitati, tribù dell’Amazzonia minacciate di estinzione, popoli africani stremati dalle guerre civili. The Circle difende i deboli e gli oppressi. «Fare il bene», dopotutto, fu la ragione sociale che Google si scelse, all’epoca del suo primo collocamento in Borsa”.
Il rischio, suppongo, è beccarsi del neoluddista. Invece, alla cieca e senza aver ancora letto il romanzo, credo che affidare anche alla narrativa, oltre che alla saggistica, il timore di una deriva, se non totalitaria, livellante e omologante, sia una strada da non demonizzare.
Non mi sogno di paragonarmi a Eggers, evidentemente:  però le due piccole storie che ho scritto (una è il racconto ispirato a Ventotene, L’isola è piena di rumori, che oggi si trova in questo libro, e una è proprio Pupa – segnalo, e ringrazio le autrici, le due bellissime recensioni di Marilù Oliva e Eleonora Tamburrini), rispecchiano proprio questa paura: un mondo già in atto dove deviare dalla norma non scritta delle comunità on line diviene anomalia, e dove il possesso non solo dei propri dati personali ma la gestione e l’indirizzo delle proprie azioni non è libero come si crede. Leggerò The Circle il prima possibile, sperando che altri narratori seguano la stessa strada.

7 pensieri su “LA DISTOPIA PRESENTE

  1. Forse abbiamo il dovere di creare Sintopie. Grazie, Loredana, della segnalazione. Chissà se qualche editore italiano deciderà di farlo tradurre.

  2. Ma questo dev’essere un genio! Lo spunto è grandioso, se la scrittura è all’altezza un libro così passerà alla storia. Volo in libreria (mi si stanno consumando le suole, in questo periodo. E il portafoglio, anche, ahimè).

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