LA PAROLA NONNO

Spesso la mia fissazione per le parole mi mette nei guai, come è accaduto in questi giorni, anche se  inconsapevolmente. E spesso qualcuno mi chiede: perchè polemizzare per una parola, per un aggettivo, per una frase invece di occuparsi di altro (il solito: soldi, carriera, prestigio)?
Perchè mi ostino a pensare che le parole siano tutto. Che le parole siano quel che noi siamo. Nomina nuda tenemus: vecchia storia.
Eppure continuo a credere che sia importante partire da quel che ci designa, e che finisce spesso per imprigionarci. Per esempio, la campagna del comune di Roma, assai meritevole, per venire incontro alle esigenze della terza età. Un numero verde per combattere la solitudine, il caldo, la paura. Benissimo. Ma come si chiama la campagna?
Pronto nonno.
Certo, non c’è nulla di male. Eppure basterebbe sforzarsi un po’. Basterebbe pensare a tutti coloro che magari nonni non sono, o che semplicemente amerebbero essere definiti in base alla propria personalissima storia e non in base alla capacità propria e dei propri figli di aver generato.
Ma nonno – si dirà – è una parola simpatica, addolcisce l’immagine degli anziani, li trasporta nel regno fiabesco del vecchio saggio e della dolce vecchina, dove sfumano le ostilità ancestrali e contigenti (i vecchi stroncano il futuro dei giovani: ai tempi di Zeus e ai tempi di Tremonti).
Credo che possa esserci un altro modo. Credo che lo sforzo più meritevole che si possa fare per cercare di superare gli stereotipi che ci inchiodano – oggi molto più di ieri – sia quello di trovare le parole. O almeno di pesarle, prima di metterle in circolazione.

48 pensieri su “LA PAROLA NONNO

  1. che il linguaggio sia la gabbia della mente è ormai appurato, ed è supportato da Signore Teorie, quindi nulla da dire. ma nel caso specifico di oggi la gabbia mi sembra abbastanza dorata…trovare un’ alternativa mi pare difficile (non dico che nonno sia l’unica scelta): insomma come si fa a scegliere una parola che riesca ad espriemre tutte le storie personali? “pronto saggio”? Eh no, che l’età porti alla saggezza è un altro luogo comune (e ne ho le prove!!). L’unica cosa che li accomuna davvero è l’età avanzata, ma “pronto anziano” parla da solo…Direi che molti anziani, anche non nonni, quando vedono dei bambini si propongono come “nonni” quindi mi pare che la parola sia abbastanza rappresentativa, o che comunque non possa provocare disagio in chi realmente nonno non è…ma ovvaimente è il mio personalissimo punto di vista, poi non saprei…

  2. Io trovo che “pronto nonno” abbia addirittura qualcosa di offensivo. Il problema nell’uso delle parole non è solo il loro significato reale originario, ma anche i sapori di cui si appiccica col tempo. “a nonno!” è “un nonnetto”… se si chiamava ” pronto vecchio” l’effetto era simile. Si mette l’accento non solo sull’ammesso, e non concesso essere nonni, ma anche su una certa marginalità sociale.
    Mi chiedo, ma deve chiamarsi per foza con un appellattivo “pronto scarpa” “pronto etc? non possono fare un telefono di un qualche coloretto, oppure chiamarsi servizio e qualcosa appresso? di tutte le trappole del linguaggio gli appellativi sono le peggiori.

  3. Be’, volendo le alternative potevano essere infinite. la nostra lingua ne offre tantissime e giocare in modo garbato e “frizzante” (come vuole la Comunicazione) sull’età non mi sembra un’impresa impossibile. Anzi. Il problema è che fa gioco rivolgersi sempre a categorie chiare, rassicuranti, che creano nell’immaginario collettivo una massa uniforme, senza differenze particolari al suo interno. E invece le differenze ci sono e sono tantissime, non solo tra i giovani, in cui si arriva minimamente a tollerare un minimo di variabilità.
    Le nuove famiglie di cui tanto si parla (sì, anche negli spot pubblicitari, notoriamente conservatori) hanno cambiato la fisionomia anche dei meno giovani, quando non è proprio da loro e dalle loro vite “particolari” che sono arrivati i cambiamenti. E quindi gli anziani nonni spesso non sono, o non ancora o sono “anche nonni”, mentre coltivano interessi propri, leggono, scrivono (vincendo anche premi importanti) fanno sport, viaggiano…

  4. a parola ‘nonno’ è un precepitato di pregiudizi, una specie di capolinea obbligato a cui deve arrivare una persona, non tanto per la questione della figliolanza e nipotanza, quanto per la relazione sociale a cui si si è destinati, come a dichiarare: sono dolce, disponibile e inoffensivo (e, ovviamente, marginale. Con queste caratteristiche, che vuoi pretendere?).
    Detto questo però, proprio perché il pregiudizio è granitico, trovo duro inventare qualcosa di sostitutivo. Però bisognerebbe almeno provarci.

  5. per me a volte (pochissime volte) le parole sono solo parole e purtroppo in questo caso non riesco ad individuare bene il punto. forse perchè sono una ventenne e c’è ancora qualcosa che mi sfugge sulla condizione degli anziani, ma non mi voglio giustificare, è un mio limite. mi sono fossilizzata sulla frase “(…) semplicemente amerebbero essere definiti in base alla propria personalissima storia e non in base alla capacità propria e dei propri figli di aver generato” e quindi ho pensato a delle definizioni. altre idee tipo “no appellativi e sì colori” non mi erano venute…(nuovo limite). però mica mi verrete a dire che vi piace l’idea che il servizio per le donne sia il “telefono rosa”?

  6. ultima cosa, non voglio risultare polemica. io questo numero verde non lo avevo ancora mai sentito nominare e quindi mi attengo a quello che leggo sopra. ma se il servizio è rivolto a persone che vogliono combattere solitudine, caldo, paura, mi pare difficile che chiami un settantenne che viaggia, gioca a golf e vince premi letterari…

  7. “i “vecchi” sono i veri punk:
    Vestirsi male e a casaccio
    nessun rispetto per niente e nessuno
    immenso odio per le istituzioni
    sputi in terra e bastonate
    niente decolorazione:basta guardarsi indietro
    per farsi venire i capelli bianchi”
    “Rughe come tatuaggi e
    la morte come guardaspalle”
    (http://val-is-loko.blogspot.com/)

  8. Hai colto il punto. La questione della vecchiaia rischia di essere la punta di diamante del nuovo classismo. Se una persona anziana è colta e/o benestante, sfugge agli stereotipi (oltre che al numero verde). Se non lo è, è doppiamente fragile.
    Come se ne esce? Il discorso è speculare a quello fatto per le bambine. Intanto, lavorando sull’immaginario. Dunque, sulle parole e sulla rappresentazione. Ma per quanto riguarda la vecchiaia la faccenda è molto più complessa. Non foss’altro perchè il problema è meno sentito e ha persino meno appeal. Purtroppo.

  9. D’accordo – tristemente, mestamente e… spessatamente, come direbbe Albanese – con Loredana.
    Aggiungo solo, per chi abbia ancora dubbi: pensate a quanti anziani possono sentirsi a maggior ragione soli e tristi, leggendo “Pronto nonno”, non solo perché non hanno né nipoti né figli (non ne hanno procreati), ma perché magari ce li hanno ma sono lontani fisicamente o, peggio, affettivamente: non li vedono, non li sentono manco per telefono, non sanno neppure dove sono.
    MAI.
    Non è proprio a queste persone che il servizio dovrebbe rivolgersi?
    Non dico sia facile trovare un modo intelligente e rispettoso di persuaderli a usare il servizio (a questo si dovrebbe mirare, no?).
    Ma con “Pronto nonno” gli si dà la mazzata finale, ecco.
    🙁

  10. Pronti.
    “ecco “Pronto nonno”, il numero verde 800.147.741, attivo 24 ore su 24. All’altro capo del filo, un gruppo di contatto (Nucleo Sanitario della Protezione Civile) costituito da un medico, un infermiere e un volontario specializzato. Il loro compito consiste nel gestire le richieste telefoniche dei cittadini che abbiamo malesseri dovuti al caldo. Il gruppo è collegato direttamente con la SOS (Sala Operativa Sociale) del Comune, con quella della Protezione Civile romana e con le 5 Asl cittadine, in modo da dar vita ad una vera e propria rete di aiuto agli anziani”.

  11. bella conversazione in essere nel call center del futuro:
    -Pronto, sono vecchio.
    -Cazzi tuoi.
    -Sto morendo di caldo.
    -Vai al supermercato e infilati tra i surgelati che ho gente in attesa.
    -Ma io (spira)…ahrhhhh….
    -Vecchio di merda. Pronto?
    -Pronto sono vecchio.
    -Occristo.

  12. Oh, Woland, ma questo è il presente.
    Assaggio dal libro che verrà.
    Miscellanea da un forum, uno qualunque:
    Utente A: IO ODIO I VECCHIACCI SCHIFOSI MALEDETTI!!! Li detesto, mi fanno schifo…
    Una cosa che non sopporto è che quando guido per il mio paese ho sempre un vecchio del cazzo davanti con la sua bici di merda in mezzo a strada e non posso investirlo solo perchè mio papà mi spezza le gambe se ammacco la macchina!!!
    Utente B: mi piace il tuo odio
    anche a me stanno pesantemente sui coglioni per tutti i motivi che hai detto ed anche mille altri, e spero vivamente di schiattare prima di diventare così
    Utente C: anch’io sono a favore della soppressione dei vecchi passati i 70 anni, oltre a liberare l’Italia dal pesante aggravio delle pensioni sarebbe un atto di pietà nei confronti degli stessi megeri la cui esistenza è decisamente un abuso di vita.
    Vado avanti? 🙂

  13. Povera Lippa, te l’ho detto: scrivere sulle bambine era mettere le mani nei rovi.
    Scrivere sui vecchi (peggio, sulle vecchie) è mettere le mani nella cacca più schifosa.
    Robaccia da vomito, la conversazione che hai copincollato.
    🙁

  14. E’ una delle più assurde contraddizioni dell’ ultraliberismo. Eccessiva attenzione mediatica per la terza età (tutto l’ occidente è cerontocratico), menefreghismo popolare per la terza età, reazione violenta microculturale contro la terza età.
    Ecco un’ altro dei meravigliosi pregi della splendente idea di improntare il mondo sull’ inurbazione nelle megalopoli.

  15. Giovanna, e ti assicuro che è tra le più soft…
    Woland, sì: ma non sono sicura che la reazione – verbalmente – violenta sia così micro. Purtroppo.
    Benvenuta persona è un pochino politically correct ma almeno è rispettosa.
    Ehi tu mi piace 🙂

  16. (Il che non deve far dimenticare che esistono delle vecchiaie immeritate e puzzolenti, che andrebbero compattate in una scatolina col divorodor. Senza andare sul personale, citerei anche solo Pinochet e i suoi fottuti 92 anni. Fatto salvo che è morto, è sicuramente morto troppo, troppo tardi).

  17. Un servizio del genere che avesse un po’ di autoironia si dovrebbe chiamare: “Chiamaci: tanto, peggio di così…”.
    Io lo chiamerei. Almeno non è ipocrita. O altrimenti:
    1)Telefono grigio
    2)E.t. telefono casa di riposo
    3)C(old) center (da anche l’ idea di fresco)
    4)Se mi chiami, chiamami (cccp)
    5)Montalcini risponde (incoraggiante)
    Boh, credo che QUALSIASI cosa, QUALSIASI stronzata sarebbe meglio di “pronto nonno”. Io lo sostengo da anni, che chi fa il marketing di queste cose dovrebbe essere appeso per gli alluci in una piazzale loreto eletta a festival nazionale.

  18. Ma anche delle giovinezze puzzolenti, ma anche delle maturità, ecc.ecc. Il punto è cominciare a ragione prescindendo dalla solita triade che Giovanna ben conosce: age, sex, location.
    Montalcini risponde avrebbe come controindicazione il sollevamento leghista, temo…

  19. Per una volta ancora d’accordo con Lipperini… e poi due notarelle:
    – a primo acchito avevo letto ‘nomina cruda tenemus’: avrà a che fare col tema?
    – il sollevamento leghista è una specialità olimpionica? o lo diventerebbe nel caso?

  20. Ecco (humour a parte, sennò voterei per c’old center), forse “Roma risponde” sarebbe un nome evocativo al punto giusto — ma che da solo non si regge. Che sennò chiamo anch’io, tu luileiloro ecc ecc.
    E comunque, mi sembra un servizio dedicto per un “utente” connnotato: difficile prescindere dalla connotazione… senza finire in Pronto persona. Io muoio piuttosto di chiamare “pronto persona”!
    Comunque, “Pronto nonno”, ci scommetterei, era il nome che girava nei corridoi del Comune, e il nome che alla fine il popolino avrebbe assegnato al servizio…

  21. In effetti non possiamo neanche ritenerla una novità. Da un popolo che chiama i propri figli “Jennifer Puggioni”, “Tiffany Mondragone” o “J. R. Matarazzo” (tutti veri e NON italoamericani), non mi aspettavo di meglio.

  22. Sai che hai ragione, invece? Io, ad esempio, se avessi necessità sarei a disagio nel chiedere aiuto a qualcuno che mi ricorda che non ho figli. Involontariamente, ok! Ma ci ho già sofferto a sufficienza.
    Ogni volta che vedo la Famiglia del Mulino Bianco m’inferocisco e il mio umore vira di brutto.
    Ciao.

  23. “Benvenuta persona” va considerato nella lingua di partenza, suppongo… non conosco l’olandese, ma per dire, in inglese man è spesso usato come appellativo (“come on, man!”), quindi un “Hallo, man” non sarebbe nemmeno troppo generico o pc…
    Sui dialoghi da forum citati da Loredana, credo che il problema di base sia la semplificazione: viviamo in un paese senza meritocrazia e con la classe politica più vecchia d’Europa, da cui l’identificazione immediata gerontocrazia=inefficienza/nepotismo, da cui l’ostilità per i vecchi. Così invece della retorica del merito ci sorbiamo la retorica del giovane, e come risultato magari Rodotà viene sostituito da Capezzone…

  24. La retorica del giovane, infatti, è un disastro: anche per i giovani, o addirittura in primo luogo per i giovani. Poi ho da dire qualcosa anche sulla gerontocrazia: perchè a fronte di un’indubbia concentrazione del potere in mano a settantenni, è vero che esiste uno sterminato numero di coetanei dei potenti che, dati alla mano, fa parte della fascia più indifesa della società. E’ un falso movimento, ancora una volta: più odioso che mai perchè difficilissimo da smontare.
    Qualche numero su cui sto lavorando può rendere l’idea. Sono cifre relative a Genova e alla Liguria, città e regione più vecchie d’Italia.
    Una ricerca di Confindustria-Dixet del 2007 su Genova parla di oltre cinquantamila anziani che vivono da soli (il 30,8% della popolazione anziana), di cui 32 mila sono ultrasettantacinquenni, quasi 10 mila ultraottantacinquenni. Gli anziani ospitati in una casa di riposo sono 3000. Almeno mille sono fuori per overbooking. Per quanto riguarda la Regione Liguria, il 60% dei liguri dipende dal sostegno di qualcun altro: 80 mila i vecchi non autosufficienti. La pensione media è di 850 euro al mese, ma il 60% non arriva a 600. Un posto nella casa di riposo costa tra i 1500 e i 2000 euro al mese, una badante straniera tra 1200 e 1400.
    La gerontocrazia, in questo caso, non ha affatto senso. E ancora una volta si torna a ragionare in termini di status. E di disponibilità economica.

  25. Verissimo Loredana. Temo che l’anziano sia visto come una iattura per molti familiari, schiacciati dall’assistenza continua, cui poco fa (se c’è) l’eventuale assegno di ‘accompagno’. Finita la famiglia patriarcale dove vecchi e bambini venivano accuditi più o meno collettivamente, i figli adesso non riescono a trasmettere il rispetto o la riconoscenza, né a considerare gli anziani come fonte di racconti e scambi. Non credo si possa prescindere dal tipo di situazione in cui si trovano oggi molte famiglie con vecchietti: non si può recuperare carenze e disservizi sempre e solo con la pazienza e l’abnegazione. Soprattutto NON credo sia possibile trasmettere considerazione e rispetto, affetto, quando si è soli di fronte alle cure spesso continue (non foss’altro che in termini di compagnia) che molti richiedono. E’ un serpente che si morde la coda. Altrove (fuori di qui come al solito) ci sono soluzioni di tutti i generi: dalle numerosissime residenze per anziani, alle persone specializzate che accudiscono anziani anche per piccoli aiuti, ma tutti i giorni e regolarmente, ai familiari cui viene considerato l’accudimento come un lavoro con contributi e ferie pagate (!), insomma, una rete di solidarietà pagata dal cittadino con le tasse, che puntualmente ritorna come beneficio in vecchiaia. Se di base TUTTI possono accedere a servizi decenti, non sciatta elemosina, si può parlare di far crescere sentimenti positivi; altrimenti è molto molto più difficile: non penso siano tutti cattivi, sono semplicemente stanchi e oberati (i figli) e i nipoti non sono cresciuti nel rispetto.

  26. A me non piace parlare di Berlusconi, però questo video secondo me sintetizza molto bene alcune cose dette fin qui, gira su youtube come una delle tante gag del presidente con il titolo di Berlusconi show – Imitazione di una vecchietta.
    Qui c’è l’età, il genere, e lo status. Quando ci si mette Berlusconi fa bingo.

  27. Quando si mette la lente di ingrandimento sulle parole sembra sempre di occuparsi di aria fritta, invece secondo me è importante.
    Dove ci porta questa osservazione (maniacale?) non lo so. La mia speranza, non so quanto fondata, è che non ci faccia rimanere impantanati nello stesso posto, perchè i luoghi comuni inchiodano la realtà, la fossilizzano.
    L’unica cosa con cui non sono d’accordo è una certa sottile forma di disprezzo che mi sembra di percepire verso un servizio secondo me utile, anche se il nome è sbagliato.

  28. Guardate, se ci si rivolge ad una categoria il luogo comune è obbligato, inutili anche se benintenzionati gli eufemismi. Essi infatti sono destinati a caricarsi delle connotazioni che originariamente sono attaccate alle parole più forti che pure sono nati per farci evitare. Ad esempio, la parola “slut” è oggi in inglese un insulto triviale ad indicare una donna scostumata. Originariamente, ho letto, indicava semplicemente la sguattera di cucina, ma poi hanno avuto la bella pensata di usare il termine per chiamare le prostitute, che evidentemente erano indicate con un termine ancor più sozzo. Oggi, 2009, “slut” si trova abbondantemente nei porno, come termine assai colorito. Possibile, dunque, che “nonno” pian piano prenda quel disprezzo che si è attaccato a “vecchio” se lo si usa in luogo di “vecchio”. E’ una forma di inutile esorcismo. Peraltro non mi risulta che prima di una certa epoca “vecchio” avesse solo un retrogusto negativo: era una constatazione, per lo più (“E’ da molti anni che è al mondo, dunque è vecchio”, così come “giovane” non era positivo. Il Nuovismo poi ha cambiato tutto. In popoli evidentemente più attaccati allo status quo come i Latini, come mi ricordo dal Liceo, “novus” suonava persino come “sbarbatello”, “immaturo”, o ancor più spesso “strambo”, “venuto fuori dal niente”, o poteva essere usato in questo senso). Non sono inglese, ma, sarà per via dell’ uso poetico e fantasy che se n’è fatto, mi par di intuire che “elder”, equivalente britannico di “anziano”, si porti dietro invece un’ aura di rispetto ancestrale. Ho una mia teoria, che quasi sicuramente non è solo mia nè sono il primo a dire: le parole non solo si portano dietro significati qualitativi e valutativi impliciti che ne danno il sapore al di la’ della cosa indicata ma credo che facciano come il tofu: se vengono più volte immerse in un certo “brodo” di contesto finiscono per prendere una certa connotazione-sapore che trasportano anche dopo essere usate in altri ambiti. Insomma, penso che se vogliamo che una certa parola “suoni bene” dobbiamo preoccuparci non tanto di darla per morta e cambiarla ma di usarla e farla usare per messaggi positivi. Certo, finchè useremo, come s’è fatto, la parola “anziano” come politicallycorrectese per “paziente geriatrico/ pensionato accudito da assistenzialismo anonimo e spinto” siamo sulla cattiva strada.
    PS Rinunciatevi: anche il più ovvio “telefono argento” suona di pernacchia se chi lo ascolta ha il dente, pardon, le orecchie avvelenate

  29. Angelos, Io sono sempre stato affascinato dalle parole straniere: non si sa mai cosa esattamente vogliano dire al di la’ dello spoglio significato denotativo (ma esiste? Mah) del concetto indicato. Io ad esempio ho sempre pensato che “Hello, man!” fosse usato solo da ragazzotti di periferia in modo tremendamente truzzo ed informale, quasi offensivo per un signore, come dire “Ciao, tizio!”. Le cose sono cambiate, ora?

  30. L’ultima pensata, prometto, tutte le soluzioni hanno un che di falso, di istituzionale in senso negativo, cioè calato dall’alto e stereotipato, massificato. Io mi indignavo persino rispetto a quando ci facevano educazione sessuale con i guanti alle scuole medie (di solito sono così zuccherose o magari così artificiosamente giovaniliste o peggio draconianamente punitive, le campagne ministeriali per la gioventù):
    -Soluzione neutra (colore): Telefono argento
    -Soluzione “friendly”: Pronto nonno
    -Soluzione poetico-eufemistica: Telefono quercia
    -Soluzione volgare-brutale: Telefono vecchio (!)
    -Soluzione burocratico-criptica: Servizio 42 (per dire, dal numero dell’ufficio che si occupa della cosa) o sigla composta di paroloni in acrostico, es. S.A.R.
    -Soluzione burocratico-gelida: Assistenza telefonica anziani (si può rapidamente trasformare nella precedente in caso di bisogno: es A.T.A.)
    -Soluzione tecnico-medico-gelida: Numero cure geriatriche (mamma mia!)
    Inutile, no?

  31. Si’, d’accordo, ma in 40 commenti nessuno ha offerto un’alternativa valida, a parte gli scherzi.
    Forse perche’ meglio di cosi’ non si poteva, anche se tu pensi il contrario.
    (Sono un pubblicitario, non copy ma art, e so che spesso si e’ costretti a scegliere il “male minore”, in mancanza di alternative.)

  32. Io non penso il contrario. Anzi ti dico che finchè non cambiamo gli Italiani è fatica sprecata spremere l’ Italiano…quanto vuoi che ci mettiamo a degradare a giudizio negativo anche la parola più bella se quello che pensiamo di ciò che designa è quello che è e la usiamo di conseguenza?
    Siamo riusciti a deconnotare persino “cattiveria”!

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