LA PROTEZIONE

Protezione. Proteggere. Difendere.
C’è una parola che rimbalza in questi giorni, dopo la morte di Sara Di Pietrantonio, e lo strano suicidio di Carlotta Benusiglio a Milano, e la bibita alla soda caustica rifilata alla compagna incinta dal fidanzato, in provincia di Bologna.
Protezione. Proteggere. Difendere.
E’ qualcosa spesso di inconsapevole, che spinge, specie da parte maschile, a usare quella parola. Ti proteggo io. Dal male che gli altri possono farti. Dalle tempeste del mondo. Dalle parole cattive. Dalle avversità.
Proteggere, nelle intenzioni di chi scrisse il decreto legge sul femminicidio due anni fa, significava immaginare lo Stato pronto a reprimere la malvagità che colpiva le donne. E non, invece, a porre le condizioni affinché non si ripetesse più quello che  si è ripetuto e si ripete.
Non c’è bisogno di protezione.
C’è bisogno di consapevolezza.
Riguardate, per favore, Comizi d’amore. La parte in cui, in quel 1963, Pasolini intervista  un uomo calabrese che gli spiega, pazientemente, che il divorzio non va bene in caso di corna, perché le corna, una volta che le hai, non te le toglie nessuno. L’omicidio, invece, “lava il disonore”, quindi è preferibile. Si usa così, gli vien detto. Le donne han da essere vergini. E’ gelosia. “Lei pensa che sarà sempre così?”, chiede Pasolini. Sì, sempre così, è la risposta.
Io non voglio essere protetta. Non voglio che mia figlia sia protetta. Voglio che abbia, che abbiamo, e che i giovani uomini e anche quelli meno giovani abbiano, gli strumenti per capire.  Voglio che i giovani uomini e anche quelli meno giovani si rendano conto che non devono ergersi a cavalieri difensori per obbligo, perché già questo significa allontanare da sé il problema, dire che è faccenda che non riguarda tutti, e invece riguarda tutti.
Proviamo a parlarne stasera, con Melania Mazzucco,a  RepIdee.  C’è la parola gender nel titolo, è vero: ma le cose sono strettamente collegate. Di più: sono la stessa cosa.

9 pensieri su “LA PROTEZIONE

  1. Che pena leggere queste notizie che rimarranno tali… la donna ancora una volta usata per costruire articoli e programmi televisivi di “approfondimento”. Fin quando (anche) la Chiesa non cambierà il suo modo di pensare e di agire, le cose non potranno neppure migliorare. La Chiesa scarta, non tiene in considerazione le donne ma le usa.. per pulire, cucinare, fare proselitismo e riempire quelle messe che le vedono, fedeli e contrite (ma di che santo cielo!) sedute ai banchi. Che disgusto…

  2. Sarebbe interessante poter leggere la discussione di repidee, tra mazzucco e lipperini, nel frattempo possiamo accontentarci del bel commento di sari, che probabilmente anticipa con arguta semplicità le idee che sono uscite dalla discussione; colpevolizzando una certa cultura, una certa educazione, e poi magari la necessità di agire subito nelle scuole e nella cultura contro i vari stereotipi e modelli sbagliati. Sari denuncia sinceramente, come certi omcidi vengono strumentalizzati per vendere qualche giornale in più o per fare odience nei vari programmi pomeridiani.
    Ma le strumentalizzazioni possono avvenire ance in ambiti diversi, per esempio per promuovere o imporre progetti educativi o ideologie che ancora molti ritengono discutibili. Ma difronte a certi fatti fatti atroci martellati sulle prime home page, tutti sentono comunque il bisogno di dire o fare qualcosa, spesso di sbagliato.
    A tale proposito penso sia giusto far notare a Sari e a chi legge, che le nazioni europee che da decenni hanno adottato modelli educativi non stereotipati e una cultura meno conservatrice hanno un numero di femminicidi di molto Superiore a quello italiano. L’italia per una volta può vantarsi di essere a livello europeo il fanalino di coda, in italia le donne uccisa sono molte di meno della progredita Svezia che invece è tristemente ai primi posti per numero di vittime. C’è bisogno di consapevolezza.
    ciao,k.

  3. “La Chiesa scarta, non tiene in considerazione le donne ma le usa.. per pulire, cucinare, fare proselitismo e riempire quelle messe che le vedono, fedeli e contrite (ma di che santo cielo!) sedute ai banchi. Che disgusto…”
    Se le va, potrebbe argomentare in maniera circostanziata questa affermazione, @Sari? Perchè cos’, scusi, non si va oltre l’invettiva.

  4. Invece di scrivere “amenità”, mi piacerebbe capire di quali dati sarebbe in possesso l’ineffabile k. (agrimensore?) per sostenere che la Svezia sarebbe ai primi posti nella classifica europea per numero di femminicidi.

  5. kkl,
    anche se io penso che davvero da noi si possa tranquillamente e oggettivamente parlare di “emergenza femminicidio”, non credo si tratti di “amenità” da parte di K: Danimarca, Finlandia e Svezia detengono il triste primato in tema di femminicidio.
    Poi magari si può pensare che non sia tanto il numero delle vittime in quei paesi a essere maggiore, quanto la consapevolezza che fa parlare di femminicidio (io direi che una cosa non esclude l’altra); i dati però che si possono leggere ovunque dicono le stesse “amenità” sintetizzate da K.

  6. @daniele. Le mie, sulla chiesa, non sono invettive ma constatazioni. Sono credente e ho frequentato gli ambienti di diverse parrocchie, toccando con mano quanto la chiesa consideri pochissimo le donne.
    Spiego.
    La dottrina, nelle parrocchie, viene affidata soprattutto (sottolineo il soprattutto) alle donne a cui non viene riconosciuto alcun ruolo perchè, quando si tratta di visite o celebrazioni, sono sempre i soliti uomini ad essere presentati come espressione di una comunità. Le donne sono invisibili ma riappaiono al momento del buffet.
    La cucina, come le pulizie degli ambienti parrocchiali e la cura vedono solo presenze femminili.
    Nella mia città abbiamo avuto un vescovo che, appena insediato, disse il classico “via le bambine dagli altari” e quelle smisero di fare le chierichette. Ora il vento è cambiato, merito di un nuovo vescovo e, soprattutto, un nuovo papa.
    Ma la strada sarà dura per il riconoscimento della persona di genere femminile perchè di nuovo, nella catechesi per adulti, si è ripreso il vecchio ritornello della sottomissione femminile, citando un san Paolo che, appena poco tempo dopo la morte di Gesù (che riconobbe il valore femminile), scrisse nuovamente dell’obbedienza… rimettendo cioè le cose “a posto”.
    Mia nonna, oltre un secolo fa, raccontava d’essere stata sgridata (!) dal suo parroco perchè aveva sentito bestemmiare il marito. Lei si difese dicendo che era per via della funzione pomeridiana a cui partecipava e il parroco le spiegò (sigh) che era suo dovere essere in casa al rientro del marito ma poco tempo dopo la nonna fu nuovamente ripresa dallo stesso parroco perchè, a quelle funzioni, mancava.
    Le cose stanno ancora così e fino a che la chiesa, seppure faticosamente, non darà dignità alla donna l’uomo penserà di poterne disporre.
    Un saluto, Daniele.

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