LETTRICI E LETTORI, TOCCA A VOI

Una casa editrice piccola e coraggiosa come :duepunti edizioni decide di sospendere le pubblicazioni.
Significa che non ci saranno nuovi titoli.  Come racconta Sergio Calderale in Tropico del Libro, significa che ” la casa editrice non chiuderà, bensì lavorerà sul catalogo esistente,  cioè sui libri stampati finora, perché ai tre soci «piange il cuore» a vedere il magazzino zeppo delle rese dei loro libri. «Non vogliamo alimentare questa rotativa che mangia carta senza riuscire a esaurire le scorte che produce». Soprattutto pensando che queste loro mancate vendite hanno comunque favorito il distributore, il quale ottiene il proprio tornaconto economico anche quando una casa editrice non vende quasi nulla (si veda il meccanismo delle penalità sulla rese).”
Significa che in un momento di crisi profondissima e dunque di grandi concentrazioni distributive e editoriali (le prime già avvenute, le seconde possibili), muoversi diventa sempre più difficile. E in questo abisso  una responsabilità, una parte almeno, non è solo di chi pubblica, ma di chi legge: perché troppo, troppo spesso, negli ultimi anni,  ci si è imbattuti nella lamentazione generale contro TUTTE le case editrici e TUTTI i libri, indicati, senza distinzioni, per il solo fatto di essere stati scelti e pubblicati, come il velenoso  frutto della solita Casta Letteraria. Per parlar chiaro: c’è chi su questa lamentazione si sta costruendo una malintesa street credibility, del genere “io parlo male di tutta l’editoria e raccolgo l’entusiasmo di chi aspira non a leggere ma a pubblicare o di chi ha pubblicato e non ha vinto lo Strega, il Pulitzer, il Nobel che riteneva essere il riconoscimento minimo per il proprio genio”.
Ma giocare a quel gioco significa contribuire a radere al suolo tutto, e prima di arrivare a vedere le macerie del Grande Editore saranno, sono, i piccoli a cadere. I piccoli e gli indipendenti, quelli che sono fuori dal meccanismo e che, oh oh ohibò, magari hanno rifiutato anche il manoscritto del lettore/scrittore indignato. Perché forse, fratelli e sorelle, quel manoscritto non meritava lo Strega, il Pulitzer e il Nobel e neppure la pubblicazione. Ci può stare.
Dunque, pensateci un po’ prima di dire che tutta l’editoria è una Casta Cupa. Pensateci e studiate, come hanno fatto quelli di :duepunti, cosa significa essere editori rifiutandosi “di foraggiare il mercato dello sfruttamento del lavoro editoriale (avvalersi di stagisti al posto di redattori, sottopagare o non pagare i collaboratori)” e decidere di non pubblicare più per non consegnare nuovi libri al macero. E, diamine, sosteneteli questi editori.
Qui, integralmente, il comunicato che annuncia la sospensione delle pubblicazioni e consegna ai lettori la scelta finale.
Il comunicato di :duepunti edizioni
“Quando abbiamo iniziato a FARE LIBRI eravamo “senza titoli”, nel senso che non avevamo ancora un catalogo vero e proprio e il nostro piano editoriale era poco più di una lista di desideri, tracce, suggestioni che avremmo voluto seguire come LETTORI voraci e spesso insoddisfatti; ma eravamo “senza titoli” anche nel senso che non eravamo affatto affermati, “titolati”, sostenuti da capitali, interessi accademici, mecenati o fan: soltanto 3 amici scompaginati, lettori, grafici e redattori con un progetto in progress, in una città che sta al fondo degli indici di lettura di oggi come di ieri (Palermo).
I titoli li abbiamo conseguiti sul campo (e sono più di 100 in 10 anni di entusiasmante attività, confronto e intervento).
Oggi abbiamo la consapevolezza che il mondo del LIBRO corre il rischio di spegnersi, come una lampadina, per usura e per mancata manutenzione. E se si dovessero spegnere i libri non sarà più tanto peregrino parlare di un nuovo oscurantismo. I LIBRI sono – di carta o digitali – frutto di illuminazioni spesso uniche, ci fanno luce e svelano le contraddizioni che ci circondano. Sono un bene (di consumo) e come tale vanno trattati: un BENE da difendere, un BENE che ci può essere sottratto o sostituito con merce di scarso valore… che non ci illumina per niente.
Bisognerà ancora confrontarsi con la crisi di identità del mestiere dell’editore, con il mercato, con le sue strozzature e scorciatoie, con le sue incongruenze (nobili fini e pessime pratiche, rivendicare diritti per l’impresa culturale e ricorrere sistematicamente allo sfruttamento e al volontariato) e le verità scomode (una filiera regolata da attori che tengono in mano tutti i pezzi dello scacchiere). Resterà al LETTORE la scelta: ACCENDERE o SPEGNERE il LIBRO.
Alla fine della fiera la LAMPADINA – che vedrete nel nostro stand, ora accesa, ora no –, verrà spenta alludendo alla scelta di :duepunti di interrompere le sue pubblicazioni, invitando tutti i lettori, autori e amici a riflettere sull’importanza che hanno anche i piccoli gesti di coerenza: quando tutti blaterano e strillano senza costrutto un editore sceglie il SILENZIO come un atto di responsabilità, ma i suoi LIBRI, come le idee, le provocazioni e le intuizioni, possono continuare a brillare.

5 pensieri su “LETTRICI E LETTORI, TOCCA A VOI

  1. Europeana, Eroine, Rue de l’Odeon per ricordare tre dei titoli chiave, uno dei tanti percorsi anomali che un libraio incontra frugando tra le decine di migliaia di proposte ricevute ogni anno. Onore a :duepunti da una libraia resistente malgrado tutto
    Nicoletta

  2. Che tristezza leggere questo post dopo le belle giornate della Fiera della piccola e media editoria.
    Mi rivolsi direttamente alla :due punti edizioni per acquistare Rue de l’Odeon di Adrienne Monnier. La redazione fu gentilissima. Pagai con bonifico, mi fecero un piccolo sconto e ottenni il libro a casa dopo pochissimi giorni.
    Già, oggigiorno gli editori, al pari dei librai indipendenti (ormai categoria in via d’estinzione), sono degli eroi. Me ne dovrei ricordare anch’io quando cedo al richiamo dello sconto dei soliti noti…

  3. Vorrei fare la (seppur piccola e cialtrona) voce fuori dal coro: stante che dispiace sempre veder sospendere le pubblicazioni di un editore che lavora bene, ma va bene così: che si concentri ora sulle pile di libri in magazzino, che pensi a mettere in giro quelle, che lavori sul materiale che ha. In attesa di una ripresa che sembra sempre più chimerica, questo è una delle poche cose sensate che ho sentito finora, e in un mondo in cui si grida al “genio(!!1!1!11oneone!!)” quando chissà chi si inventa i flip-back, le mosse sensate sono come l’acqua fresca nell’afa di metà luglio.

  4. un grande Maître de salle è quello che riesce a convincere i clienti a mangiare tutto quello che si è cucinato, in maniera tale che non si sprechi nulla. bisogna ritornare a parlare coi lettori e riportare i livelli d’empatia in campi significativi(sempre e solo nel caso naturalmente, se si creda davvero nel valore della propria gastronomia. Quello del publisher non è un mestiere che si possa fare, tanto per fare qualcosa)

  5. Io sono proprio contento di avere una novenne che divora libri (sta leggendo l’ultimo di Harry Potter, alterna Rodari alla Lindgren e Geronimo Stilton a Dahl).
    Alcuni titoli glieli propongo io, altri li trova da sola. Per il momento voglio evitare di aiutarla a “selezionare”: qualunque cosa la aiuti a coltivare la passione per la lettura va bene.
    Mi piace vederla sudata dopo un allenamento di calcio parlare con le sue compagne di squadra di quale libro stanno leggendo, e noto che i giochi sul tablet le piacciono, abbiamo anche scaricato degli e-book, ma il libro di carta ha per lei un fascino particolare.
    Spero che la crisi dell’industria sia solo passeggera. Spero.

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