LUI (UNA PICCOLA STORIA EDITORIALE)

C’è una storia graziosa da raccontare. Una storia che può dar conto, nel suo piccolo, dello stato delle cose nel mondo editoriale (nostrano, ma non solo). La storia è quella  del signor Derek Van Arman, il cui romanzo “Lui” è appena uscito da Rizzoli con il doveroso alone di mistero (“l’autore è stato più volte interrogato dall’FBI per capire quali fossero le sue fonti”).
La parola agli archivi del New York Times, che nella primavera 1991 narra di come Simon&Schuster abbia rifiutato “Lui”, che allora si chiamava “Just Killing Time” e, come mi racconta il socio in scrittura e allora editor di Sperling&Kupfer Giovanni Arduino, fu al centro di un’asta internazionale: un po’ perchè il libro si collocava nel filone de “Il silenzio degli innocenti”, un po’ per due blurb illustri di John Le Carré e di Joseph Wambaugh. Vinse, per 900.000 dollari, Simon&Schuster e, per l’Italia, Rizzoli.
I blurb, però, sono falsi.
Scoperto l’inganno, l’editore americano respinge il libro e chiede indietro i soldi, mentre la versione italiana esce tranquillamente, e senza troppa gloria, con il titolo “Per il gusto di uccidere”. Passo avanti. Nel 2013 l’editore francese Sonatine vuole bissare il successo del romanzo di Hugh Laurie, il Dr. House televisivo (470 000 copie), ripesca il vecchio libro di Van Arman, cambia il titolo in “Il” (“Lui”, appunto) e lo lancia come una docufiction secondo la quale Arman non è Arman, e non è neanche Derek Goodwin, ghost writer dell’Arizona, ma addirittura un ex agente dell’FBI. Infatti, il furbissimo autore rilascia un’intervista a L’Express  in cui sostiene che i falsi blurb di ventidue anni fa erano una trappola per incastrarlo. A suo modo, è davvero un culto. Lui.

20 pensieri su “LUI (UNA PICCOLA STORIA EDITORIALE)

  1. Se consideriamo che mezzo mondo ci ride dietro perché crediamo alle panzane di Nicolai Lilin o alle informazioni molto dubbie sul narcotraffico di Roberto Saviano, la manovra della Rizzoli mi sembra perfettamente in linea, purtroppo.

  2. Credo che basterebbe non spacciare la fantasia per realtà… ma forse così si venderebbe di meno… e non ci sarebbe il personaggio da lanciare… lo trovo molto triste. Loredana, comunque qui in Olanda nessuno crede a Lilin, anche se il suo romanzo è stato commercializzato come fosse stato una storia vera con presentazione di Roberto Saviano… quasi tutti i giornalisti non hanno “abboccato” e i lettori neppure.

  3. Al mondo non gliene frega niente di cosa crediamo noi, ha già i suoi problemi e le proprie panzane a cui credere. Questo libro è stato rilanciato in Francia, scusate ma sono un po’ stufo dell’atteggiamento vittimistico da paesani.

  4. Se non credete alle panzane di Saviano sui cartelli della droga, leggetevi il Potere del Cane di Don Wilson che ve le racconta in chiave di panzana romanzesca, e ci crediate o no, la realtà è persino peggiore.

  5. Giobix, proprio nessun vittimismo, ma solo la speranza di media migliori che non si bevano qualsiasi cosa all’istante.
    Il potere del cane di Down Winslow (non Wilson) è un romanzo e venduto come tale, nulla di più, tanto per attaccarci a che cosa scriveva Jessica. Winslow non ha mai dichiarato di essere un’agente della DEA o di avere indagato nel sottobosco del narcotraffico.

  6. Ma qui qualcuno l’ha letto Lui di Derek Van Arman (Rizzoli editore), a partire da lei, Lipperini??? Perché a me è piaciuto tantissimo e l’ho trovato un thriller molto ben fatto. Non sono la validità di un libro e l’apprezzamento degli acquirenti ad avere importanta in fondo? Il resto sono tutti pettegolezzi.

  7. Cara Gabriella, non sono pettegolezzi ma fatti. Un libro vecchio, andato malino all’epoca, proposto come “cronacaquasivera”. Poi, nessuno nega che possa piacere a qualcuno. Come si vede, questa non è una recensione.

  8. Purtroppo, nel mercato editoriale nostrano si vede di tutto e di più: comportamenti del genere fanno ancora più male se a portarli avanti è una casa editrice grande come Rizzoli. Avanti con la fiction (e poveri noi!).

  9. Mea culpa per Don Winslow, ma il lamento:”mezzo mondo ci ride dietro perché crediamo a” mi fa venire l’allergia da strapaese, è terapeutico vivere almeno un periodo della propria vita all’estero senza connazionali, si può scoprire che i vicini pensano all’Italia quanto l’italiano medio pensa intensamente alla Danimarca o al New Hampshire (e Saviano fa così ridere che insegna a Princeton).
    Il giochino ha sempre funzionato con alterne fortune in tutto il mondo. Generazioni di colti europei si sono bevuti i canti del bardo Ossian, più recentemente ci sono moltissimi casi da Danny Santiago a James Frey. Ora, se vogliamo, possiamo ridere dei lettori francesi e italiani cascati in questa ennesima operazione, senza farne sempre per forza una questione Italia-Resto del mondo.

  10. E il libro è bello o brutto? Informazione utile, perché a scartare tutti i libri scritti da cialtroni, si devono buttare i tre quarti della letteratura mondiale. (Stima applicabile a tutti i campi dell’attività umana, eh)

  11. Forse non sono stata chiara. Non è questione di come sia il libro, ma del come il medesimo è stato presentato. Forse il comportamento di Simon&Schuster dovrebbe far minimamente riflettere.

  12. Il mio prossimo libro si avvale dei blurb di Federico Rampini (“Un libro che mette d’accordo Oriente, Occidente, e anche la Terra di Mezzo), Cormack McCarthy (“La sua prosa è una cavalcata nella segale”), Alessandro Baricco (“Il piacere di rileggere un vecchio Topolino aspettando i barbari in una notte di mezza estate”) e Gianni Biondillo (“Il libro che avrei voluto scrivere. In effetti, quel falso amico me l’ha rubato…”). Adesso scrivo anche il romanzo e mi compro casa. Su un altro pianeta, però.

  13. Il giorno che mettero` nero su bianco le risultanze delle mie investigazioni qualificate comprovate da memorie audiovisive concernenti i casi insoluti, e anche qualcuno gia` teoricamente risolto(questi ultimi in particolare)qualcuno saltera`dalla sedia, ed ii potro` chiamare l`idraulico. Ma prima voglio un congruo anticipo, ” in biglietti di piccolo taglio”, documenti falsi, un aereo pronto a decollare verso un paese senza estradizione, e una nomination al premio strega , con valenza non solo testimoniale, garantita

  14. Con poca speranza che il commento compaia, concordo con chi dice che l’editoria nostrana ci ha abituati. Mi ricorda un caso di un certo pseudonimo sparito nel nulla. Anche questo è un fatto.

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