LUOGHI COMUNI

Spigolature, dopo una due giorni a mollo come
un’anguilla (per una volta hanno ragione le cronache: le Marche erano davvero
sott’acqua) e con i consueti arretrati che soffiano sul collo.

Su Repubblica di ieri c’era un bell’articolo
di Federico Rampini sul libro Kamikaze Diaries dell’antropologa Emiko
Ohnuki-Tierney
, che con la pubblicazione e lo studio di lettere e
scritti dei kamikaze giapponesi, sembra capovolgere parecchi luoghi comuni
sull’argomento. Per esempio:

Prima di morire il giovane kamikaze Takushima Norimitsu
scrive versi d´amore alla sua fidanzata a cui ha dato un soprannome francese,
Antoinette. Cita Montaigne: «Il cuore senza amore è vuoto. L´amore insegna la
bellezza e ci riempie di vita». Nel diario confessa: «In una notte fredda
d´inverno penso a Gauguin, alle sue isole del Sud piene di forti ritmi, di
esseri nudi, del mare cristallino, penso a Baudelaire e alla sua visione
freudiana dell´amore. Vedo i dipinti di Botticelli come mele splendenti. Da
Vinci era capace di rappresentare Dio. Raffaello ha una sensibilità femminile».
Noncurante dei rischi della censura e delle sanzioni disciplinari, mette nero
su bianco delle opinioni eretiche sulla guerra: «Oh Francia, amica della
cultura. Sei stata sconfitta ma io ammiro la grande cultura che nessuna potenza
militare può distruggere. Voi francesi siete amati perché siete gli amici dei
valori cosmopoliti». Diventa ancora più esplicito e più duro parlando del
proprio Paese: «I giapponesi sono sentimentali, è un vantaggio per i dittatori.
L´idea che un patriota debba sacrificare la vita è un pensiero per delle masse
stupide. È un tipo di follia narcisistica. Odio il nazionalismo. La nazione sta
prendendo il sopravvento sugli individui. Lo spirito di destra è come l´alcol.
L´eccitazione delle destre è come gli urli degli ubriachi. Oggi i giapponesi
non sono capaci di parlare e di criticare. Il popolo giapponese non ha accesso
a informazioni sufficienti per giudicare i fatti, l´opinione pubblica è stata
soppressa. La demagogia è diventata la forza motrice della nostra società» (30
giugno 1944).

A proposito di luoghi comuni. Da leggere, su Nazione
Indiana
, come Walter Siti risponde a qualche critica alquanto
scontata. Per esempio:

vorrei provare a riflettere su
che cosa sia “di destra” o “di sinistra” in letteratura. Troppo facile
rispondere che, riferite alla letteratura, le due categorie non hanno senso;
esiste una responsabilità della letteratura di fronte al mondo, e allora
parliamo di quella. E riparto da un’altra accusa che Cordelli e Di Mauro
rivolgono al mio libro, di “assumere il reality-show a punto di vista
strutturale del romanzo”: credo che abbiano ragione, è così. Credo che oggi il romanziere si trovi in una
posizione molto simile a quella di un concorrente di reality-show
;
da una parte deve realizzare una forma, un testo per qualcuno che guarda, o
legge – dall’altra per farlo non ha a disposizione che se stesso, il se stesso
privo di forma che insiste a pretendersi autentico pur proiettandosi in una
fiction. Rischia ad ogni momento di perdere se stesso, la propria ‘faccia’, di
fronte a familiari, amici o pubblico, e l’unico contrappeso a questo rischio è
la speranza di successo (che sia il montepremi finale o l’applauso della
critica).

Infine, un discorsetto sull’identità: la vostra eccetera
ne ha parlato con diversi interlocutori (fra cui lui) per un articolo
uscito fresco fresco su Mente e Cervello. Per esempio:

…ricorda il filosofo Umberto
Curi, docente all’Università di Padova e autore di numerosi libri sul rapporto
tra filosofia e media, “la questione dell’identità non è affatto un tema
recente, ma è coestensiva nell’intero
sviluppo della filosofia
e della cultura occidentale. Se è vero, infatti, che il motto campeggiante sul
frontone del tempio di Delfi – "conosci te stesso!" – può essere
assunto quale motto riassuntivo della grecità, si potrà capire fino a che punto
l’interrogazione su se stessi e sulla propria identità accompagni costantemente
la ricerca teorica che ha le sue radici nell’Atene classica. Pensiamo a quel
grande mito, nella versione straordinaria contenuta nelle
"Metamorfosi" di Ovidio, che è l’incontro fra Eco e Narciso: non solo
l’archetipo delle molte storie d’amore infelici che costellano la letteratura
occidentale, ma soprattutto il racconto del tentativo di rapporto fra due
riflessi (un riflesso visivo e un
riflesso acustico), e dal naufragio tragico di questo tentativo. In quanto
incapace di concepire l’altro se non come proiezione del sè, Narciso è chiuso
nella propria identità, tanto quanto Eco è incapace di concepire il sè, se non
come riflesso dell’identità altrui. Il dialogo fra chi è sigillato nella
propria identità e chi, all’opposto,  è totalmente identificato con
l’alterità, si rivela alla fine impossibile, con gli effetti tragici della
storia. Ancora: penso a quel grande testo
filosofico che è l’Edipo re di Sofocle,
nel quale il protagonista è vittima proprio della più generale impossibilità di
uscire da ciò che caratterizza la condizione umana:
l’impossibilità di essere soltanto uno”.

11 pensieri su “LUOGHI COMUNI

  1. Leggendo il libro di Walter Siti mi sono imbattuto in alcune considerazioni sui pedofili e sulla pedofilia davvero pericolosi e imbarazzanti. D’accordo, quello è ciò che pensa il personaggio e non lo scrittore, conosco la solfa e tuttavia… Tuttavia su certi argomenti bisognerebbe andarci coi piedi di piombo!

  2. Su NI anche un buon articolo di Garufi, che coglie due punti sensibili: l’ignoranza di fatto di certa critica per i fondamenti del mestiere (ovvero: l’incapacità di sostituire una teoria, poniamo quella di Proust sull’io narrante e l’io narrato, con un’altra teoria), e la schifezza di certi raccoglitori di miserie umane (Volpi in brodo di giuggiole per quattro presunti schizzi di fango su Cioran):
    http://www.nazioneindiana.com/2006/09/15/i-giacobini-delle-lettere/

  3. Girolamo, secondo me tu sei bravo a scrivere, nel senso che con Scirocco hai fatto un bel lavoro. Però se un pezzo è buono o no tu non ci capisci una mazza e come teorico fai spavento. So che non ti incazzerai per questo commento dato che è più difficile scrivere una storia che un pezzo di critica con poche pretese. Stai bene.

  4. Infatti: possiamo, per gentilezza, evitare ingressi in scena con kriss fra i denti e “non-ci-capisci-una-mazza” nella nuvoletta?
    Grazie

  5. Lippa, comincia tu a dare il buon esempio: se ben ricordo intitolasti un topic “Piccola storia ignobile” o qualcosa del genere tra l’altro costruendo una torretta di parole per fraintendere altre parole.
    Comunque, qualche giorno fa avevo intenzione di mettere ordine tra i libri italiani e ho ritirato fuori Scirocco. Mi ha fatto la stessa impressione di un anno fa (più o meno). Tutto così vigile, con un’atmosfera, una documentazione storica che per il mio parere di profano sembra solida.
    Poi sono sempre rimasto deluso dai post di Girolamo, però Scirocco è un bel lavoro e mi ricordo che nell’intervista che fece a radio3 l’autore mi fece una bella impressione.
    ps, naturalmente alla fine non ho messo a posto nulla.
    pps Lippa, non ci hai sensibilità, non hai nemmeno capito che il mio post era alla Learco Pignagnoli: un kriss malese tra i denti di un contadino della bassa, Sandokan che parla con la r arrotata. Ah già ma tu quelle cose non le leggi, troppo sceme…

  6. I fan di Pignagnoli si stanno chiedendo tutti chi abbia scritto il libro uscito per Aliberti. In copertina c’è il nome di Benati ma secondo me c’entrano anche altri del Semplice.
    Senti Lippa conosco persone che quando parlano di libri fanno come un albero: il tronco è il gusto e poi sui rami c’è di tutto. Per fare un esempio mi è capitato sabato di sentire parlare benissimo di Vattimo, Paterlini e Dazieri. Sono assolutamente convinto che le persone che leggono si aspettano un “albero” e che l’albero abbia in una prospettiva iconologica (mi pare si dica così) quel che di gentilezza, di civiltà che la letteratura può portare. E sono anche convintissimo che l’albero possiamo riconoscerlo tutti anche se poi ci interessano solo certi rami (magari a me piaccioni i rami che hanno le forme più contorte, espressive o “viscerali” come direbbe qualcuno).
    Oggi mi butto sulla natura…

  7. scusate per l’OT, ma visto che nel post ci sono riferimenti a “destra/sinistra”e a “luoghi comuni” leggendo questa lettera su dagospia mi sono veramente cadute le braccia. Sarei felice di un tuo post su questo episodio. saluti.
    “Lettera 1 (Dagospia)
    Visto che nessuno ne parla, ti segnalo ciò che è avvenuto a Roma,
    quartiere San Lorenzo, venerdì 15 settembre scorso, ore 11. In una
    libreria, il martire cinese – 20 anni di Laogai, il gulag cinese –
    Harry Wu doveva presentare il suo libro sugli oltre 1100 campi di
    concentramento, dove il sistema del lavoro forzato rappresenta una
    delle basi portanti del boom economico della Cina. La presentazione,
    però, non si è potuta svolgere, perché una cinquantina di attivisti
    comunisti, armati di bastoni e spranghe, ha bloccato l’ingresso nella
    libreria. Le persone che volevano assistere al dibattito sono state
    aggredite. Altri giovani sono stati rincorsi e malmenati per le strade
    del quartiere.Lo stesso Harry Wu a stento si è sottratto al linciaggio.
    Soltanto dopo mezz’ora sono intervenute le forze dell’ordine, ma ormai
    gli aggressori si erano dileguati. Harry Wu, 20 anni di gulag in Cina
    più una tragica mattinata romana.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto