MA COME FANNO I MARINAI: NICLA VASSALLO SUL COMING OUT, DELLE FAMOSE E DEI FAMOSI, E NO.

Ricevo e ospito con gioia l’intervento di Nicla Vassallo su coming out, omosessualità, piccinerie di casa nostra. Buona lettura.
Prima di giungere all’interessante caso del coming out di alcuni Vip, risultano necessarie diverse precisazioni. A parte forse alcune occasioni cinematografiche, quali lo splendido Tutto sua madre, è assai raro in questa nostra società eteronormativa, trovarsi nella posizione, da eterosessuale, di fare coming out, ovvero di volersi o doversi dichiarare: “Sì, lo ammetto, sono eterosessuale”.
La maggior parte della gente penserebbe a una battuta comica e si farebbe una grande risata. Il problema si pone solo per gli omosessuali, ma non si pone in coloro che, inconsapevoli, trascorrono intere vite da etero per comprendere infine che tanto etero non potevano essere, per rendersi conto di aver gettato se stessi/e, non domandandosi mai “chi sono io?”, o per coloro che, allo scopo di non venir bollati quali omosessuali, mentre lo sono, nelle loro costanti e ferme vite etero, s’innamorano, per distruggerla/o, di una sola donna o di un solo uomo un’unica volta, o di coloro che si celano dietro matrimoni di convenienza, col proposito di celare la propria omosessualità, di non rivelarla ad altri nel timore della disapprovazione.
C’è una bella canzone di Lucio Dalla e Francesco De Gregori in cui si trova “ma come fanno i marinai a baciarsi tra di loro a rimanere veri uomini però”. Già, il problema del dichiararsi omosessuali non nasce probabilmente neanche in ambienti simili. Ovvero ambienti in cui in molti/e (si pensi, per esempio, non solo alle navi, ma anche alle squadre sportive o ad alcuni college inglesi) in cui ci si ritrova per qualche anno confinati e a contatto quasi esclusivamente con persone del proprio sesso, e si finisce col baciarsi, ma una volta usciti si torna a essere vere donne e veri uomini, ovvero ad abbracciare l’eterosessualità. Il loro trascorso omosessuale è stato – come dire? – temporaneo. Questo a meno che, prima di entrare in tali ambienti, non si sappia già di essere omosessuali.
Nel mondo della gente “comune”, per una persona omosessuale (specie se lesbica; accennerò anche ai gay), occorre, innanzitutto, comprendere il proprio io, dichiararsi a se stessi/e, conseguendo lentamente la coscienza e la responsabilità di cosa significhi e cosa comporti il proprio orientamento sessuale, il che non è affatto facile, al pari dei primi incontri affettivi e sessuali; occorre in seguito dichiararsi in privato, ovvero a genitori e amici, il che può comportare un rifiuto totale, a fronte dei molti pregiudizi contenuti nello stereotipo di donna (madonna e/o maddalena, mai lesbica!). Nel caso, invece, genitori e amici sappiamo del tuo lesbismo, il punto si sposta sulla dichiarazione pubblica, e qui possono scattare atteggiamenti di bullismo omofobico, lieve o pesante. Si immagini di incontrare, per esempio, due donne mano nella mano per strada: una di loro presenta le stereotipiche caratteristiche femminili (capelli lunghi, vanitosa, unghie perfette e via discorrendo, ed è vestita da vera donna), la compagna, invece, presenta le stereotipiche caratteristiche maschili (capelli corti, audacia, unghie corte e via discorrendo, ed è vestita da uomo). La lieve reazione bullista urlata potrebbe essere: “Perché mai tu bella donna ti accompagni a una donna vestita da uomo, quando potresti accompagnarti a un vero uomo, ovvero essere etero?”. Una delle peggiori reazioni: “lesbiche di merda!”, se non il ricorso alla violenza fisica. Già, le donne vestite da uomo sono maschiacci. Eppure quante belle donne, presumibilmente etero, hanno indossato abiti del tutto maschili: un solo nome tra le tante: Charlotte Rampling. Volutamente indossare, non obbligatoriamente, come un tempo accadeva quando due donne intendevano condividere le proprie vite; ce ne racconta bene Marzio Barbagli in Storia di Caterina che per ott’anni vestì abiti da uomo (il Mulino).
In alcuni cerchie progressiste e intellettuali, in cui a contare è ben altro che il tuo orientamento sessuale, non lo devi affatto celare, la dichiarazione privata e pubblica risulta perlopiù inutile, così come quest’ultima risulta fastidiosa quando, sull’onda del lesbo-chic, alcune ci si dichiara solo al fine di auto-promuoversi.
In alcuni momenti storici, ovvero fino a che l’omosessualità non è stata più considerata una malattia mentale, il dichiararsi sarebbe risultato assai pericoloso. Ricordate la magnifica storia d’amore tra la first lady d’America e la giornalista Lorena Hickock? Amore passionale durato un’intera vita, con notti trascorse in un sacco a pelo a guardare con gli stessi occhi il cielo stellato. Si sostennero sempre a vicenda, socialmente e politicamente. E, ancor oggi, l’icona delle first lady rimane lei, lei lesbica che ha risollevato gli Stati Uniti, senza poter mai dichiarare pubblicamente il suo amore per Lorena, non solo perché era una first lady, ma pure perché sarebbe stata giudicata pazza.
A Marlene Dietrich, invece, non importava l’essere considerata pazza. Antinazista e antifascista, rifiutava sistematicamente ogni proposta lavorativa che giungesse dalle autorità tedesche. Il suo lesbismo risale alla prima giovinezza, e si recava spesso in un club berlinese per sole donne, il “Pyramide”. Un ghetto, direbbe la maggior parte degli eterosessuali. In realtà, sono le lesbiche a venir costrette a vivere quotidianamente nello smisurato ghetto etero.
Ma torniamo a Marlene e al 1930 negli Stati Uniti. Si innamora dapprima dell’attrice Anna May Wong. In seguito conosce la scrittrice Mercedes de Acosta, ovvero l’amante di Greta Garbo. Molte furono le relazioni amorose di Marlene con le donne, alla luce del sole, pubbliche, dichiarate, se non nel caso di Greta, che detestava ogni intromissione nella propria vita privata, nonostante amasse e a lungo Marlene, con alterne spinose vicende.
Negli anni Cinquanta, col buon senatore McCarthy, il clima muta. Ma non influisce più di troppo sulla dichiarata Marlene, che nei film sceglie di interpretare, quasi come un atto d’accusa, il ruolo di fredda femme fatale, spesso in abiti maschili, così come si vestiva nella vita quotidiana. Alla fine Marlene non subisce estromissioni dalle scene, nonostante il suo palese lesbismo.
Eccoci: vogliamo dire che le lesbiche dichiarate vestite da uomo (es. Marlene) non sono belle donne? O, affermare che le lesbiche sono per lo più maschiacci? L’estremo fascino di Greta non vi dice nulla in proposito?
Veniamo all’oggi. Prendiamo Amélie Mauresmo, l’ex-tennista francese, elegante e talentuosa, che, nonostante le tante prestigiose vittorie, rimane nell’immaginario collettivo la “perdente di successo”. Quando parecchio tempo fa, a soli vent’anni (troppo presto?), si dichiara pubblicamente lesbica, ne accusa non pochi danni: oltre a eccessive e troppe battute omofobe, la maggior parte dei suoi sponsor l’abbandonano. A starle accanto il primo ministro di allora Lionel Jospin, i fans, la Nike e la Dunlop. A soli trent’anni, per assenza di motivazioni, si ritira dalle competizioni, non dal mondo del tennis, per diventare un’allenatrice di alto livello. E oggi è madre felice.
Prendiamo, invece, Martina Navrátilová, la tennista dei record. Nessuna ripercussione su di lei sul piano pubblico quando, dopo aver ottenuto la cittadinanza americana, fa coming out, una delle prima straordinarie sportive a dichiararsi lesbica, anche, ma non solo, per mettere a tacere i numerosi gossip che continuavano a girare sulla stampa a proposito della sua relazione con la scrittrice Rita Mae Brown. Semmai le ripercussioni si sono verificate nello strettamente privato, ovvero nella battaglia legale per la turbolenta separazione da Judy Nelson. Ha provato a fare l’allenatrice, decretando quasi subito che ciò non faceva per lei. Invece, il tennis giocato non l’ha stufata, a tal punto che prima di giungere ai 50 anni, il 21 agosto 2006, agli US Open, in doppio misto, con Bob Bryan, inflisse in finale un’indimenticabile sconfitta ai cechi.
Nessuna ripercussione, né pubblica, né privata, per Johanna Sigurdardottir e la sua amata giornalista Jonina Leosdottir, dichiaratamente lesbiche, non solo a capo del governo islandese per parecchi anni, ma, se non erro, pure primo capo di governo apertamente omosessuale dell’intero nostro globo. In un sondaggio Galup, il 73% degli islandesi l’adoravano. Fantascienza per il nostro paese.
Così come nel nostro paese, sarebbe fantascienza che il dichiarato Elton John suonasse e cantasse in chiesa nel corso dei funerali di una nostra eventuale Diana, amica del resto di molti gay e lesbiche dichiarate, o che il nostro governo ospitasse una poetessa lesbica laureata, Carol Ann Duffy, come fa la Regina d’Inghilterra.
Tuttavia, alcuni coming out vengono accettati nel nostro paese: quello di Tiziano Ferro, per esempio, le cui quotazioni sono in costante ascesa. Lo stesso non si è invece verificato per Ricky Martin, forse a causa del machismo dei portoricani. Così ora il nostro Ricky, dopo qualche tempo, trascorso col suo compagno finanziere e i due figli, a Miami, afferma di essere anche attratto dalle donne: vero? Oppure si tratta di un’affermazione prettamente opportunistica, al fine di tornare a scalare le classifiche? Che dire, invece, di Gianna Nannini? In molti ritengono che sia lesbica, ma lei insiste nel definirsi bisessuale, anzi, meglio, come tiene ormai a precisare, polisessuale.
Una delle star più riservate di Hollywood, ferrea custode della propria vita privata, Jodie Foster, non ha mai fatto coming out, ovvero non si è mai dichiarata lesbica. Nel corso di una premiazione ai Golden Globe del 2013, ha ringraziato pubblicamente, e con discrezione, Cydney Bernard, per aver cresciuto assieme i figli Charlie e Kit. In parecchi lo hanno interpretato come una dichiarazione di lesbismo. In effetti, la dichiarazione esplicita e, per certi versi inaspettata, è giunta con i fatti, quando è convolata a nozze con l’attrice e fotografa Alexandra Hedison nel 2014. Si è laureata a Yale con il massimo dei voti e la lode; parla un fluente francese e un discreto italiano. In Italia abbiamo un’attrice di tal fatta? E in Italia non abbiamo neanche il matrimonio same-sex (si veda il mio Il matrimonio omosessuale è contro natura: falso! Laterza)
Il coming out pubblico dei Vip risulta spesso fruttuoso quale esempio positivo per tutti coloro che vivono nell’anonimato il proprio orientamento sessuale. Eppure, non sempre è così. Perché a parecchi Vip manca una solida cultura teorica sull’omosessualità e finiscono spesso col parlare a vanvera, o addirittura contro i diritti umani e civili di gay e lesbiche. A costoro si consigliano buone letture, a partire da Martha Nussbaum, Disgusto e umanità, (il Saggiatore) e Vittorio Lingiardi, Citizen gay, (il Saggiatore) per poi proseguire con saggi e romanzi che trattano di omosessualità.
Rimane di fatto che, Vip o non Vip, il coming out è capace di donare felicità e infelicità. Richiede coraggio. Garantisce al contempo di non doversi più mascherare da eterosessuale, di non doversi più nascondere.

2 pensieri su “MA COME FANNO I MARINAI: NICLA VASSALLO SUL COMING OUT, DELLE FAMOSE E DEI FAMOSI, E NO.

  1. Lungi da me l’idea di infilarmi tra Nicla Vassallo e la sua interpretaz degli immortali versi di Lucio & Francesco – non ho le stimmate dell’esegeta e mi sto ancora interrogando sulle liriche ” quando gli angioletti discesero dal cielo / lo fecero soltanto x fare la pipì ” da me ascoltate 40 anni fa – ma credo che il dinamico duo si riferisse al fatto che i vari Popey The Sailors che popolano i romanzi da Salgari a Jay Conrad hanno relazioni omosessuali quando sono in mare o altrove, senza necessariamente aderire allo stereotipo del gay lezioso e leccato che tanta fiction – da sempre – propina al fruitore ormai sazio.
    Faremo tutti un passo avanti quando anche nelle tante storie che ci servono come benza x andare avanti al pare del pane alle olive e del caffè americano finalmente gay e lesbiche saranno indistinguibili dagli eterosessuali quando dal parrucchiere o dal sarto o in coda al cine per il remake del Vizietto con Jodie Foster e la Nannini.

  2. le persone che hanno avuto nela loro vita relazioni omosessuali per poi innamorarsi di una persona del sesso opposto non stanno “abbracciando l’eterosessualità” (un orientamento sessuale non si abbraccia, ce l’hai dentro da sempre, chi se ne accorge prima e chi dopo) forse sono semplicemente bisessuali.

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