MEMORABILIA: RACHEL CARSON

In questi giorni sono sempre un po’ in corsa e ne approfitto per pubblicare qualche ritratto di persone da ricordare. Sempre per La Stampa, questa è Rachel Carson.

 

Come dovremmo amarla e raccontarla alle nostre figlie, Rachel Carson, che sognava di diventare scrittrice e poi intrecciò il suo sogno con la biologia marina, e finì per usare le parole e la competenza per svegliare il mondo e diventare “la madre del movimento ambientalista”. Dovremmo amarla e raccontarla tantissimo, perché senza di lei il DDT innaffierebbe indiscriminatamente giardini e boschi: ma dopo il suo libro Primavera silenziosa non fu più possibile, anche se Carson non fece in tempo a vedere la regolamentazione o la messa al bando dei fitofarmaci inquinanti, perché morì nel 1964, due anni dopo l’enorme successo del suo best-seller e della sua battaglia.
Oggi Aboca porta per la prima volta nelle librerie italiane La vita che brilla sulla riva del mare (The Edge of the Sea, 1955), nella traduzione di Isabella C. Blum, dopo averci regalato quel piccolo incanto che è Brevi lezioni di meraviglia (traduzione di Miriam Falconetti), dove si insegna a grandi e piccoli un ritornello semplice e centrale che Margaret Atwood, nell’introduzione a La vita che brilla sulla riva del mare, sintetizza così: “Guarda. Vedi. Osserva. Impara. Stupisciti. Chiedi. Concludi”.
Quando Carson muove i primi passi come scrittrice e biologa, il mondo è ancora cieco: come scrive ancora Margaret Atwood, “pochi erano consapevoli che fossimo entrati nell’era della Sesta Grande Estinzione”. Eppure Carson non inizia la sua storia di autrice come attivista: nasce in campagna, a Springdale, Pennsylvania. Si laurea in zoologia nel 1932 e rinuncia al dottorato per insegnare (il padre muore, Rachel deve prendersi cura della madre), collabora con il Dipartimento della Pesca degli Stati Uniti e viene infine assunta come biologa marina. E scrive testi “troppo letterari” per essere apprezzati in ambito scientifico: sarà dunque The Atlantic Monty a pubblicare nel 1937 un suo lungo articolo, Undersea, che diventerà il suo primo libro, Under the Sea-Wind, che però esce a ridosso dell’attacco di Pearl Harbor e viene quasi ignorato. Pubblicare il secondo, The Sea Around Us, non sarà semplice: ma quando infine uscì, nel 1951, rimase un anno e mezzo nella lista dei best seller del New York Times, vinse il National Book Award e ne venne tratto un documentario che conquistò l’Oscar.
Carson acquista una casa a Southport Island, nel Maine, a pochi passi dall’Atlantico, nella zona che oggi si chiama Rachel Carson National Wildlife Refuge. E qui nasce La vita che brilla sulla riva del mare, che mantiene quel che il titolo promette: osservazioni scientifiche, studio dell’ecologia della costa, domande, una prosa bellissima. Impara, stupisciti, appunto. La costa, scrive Carson, “è un mondo antico”, che “esiste da quando ci sono oceani e continenti” e “tiene vivo il senso di continuità della creazione e dell’incessante spinta della vita”.  Guarda, vedi. Il lettore cammina con Carson nel plenilunio e nelle albe di agosto, seguendo gabbiani con il petto tinto di rosa dalla luce del sole non ancora levato, e abbassandosi su una pozza visibile solo in bassa marea per scoprire coralli color albicocca e una stella marina che si allunga verso il basso.  Negli “universi a parte” raccontati da Carson scoprirà le tenaci mangrovie, conchiglie simili a petali di rosa, fenicotteri color fuoco, si incanterà nel leggere le virtù dei cirripedi,  si turberà scoprendo che già allora, alla metà del secolo scorso, ricci di mare tropicali e stelle serpentine muoiono quando la temperatura dell’acqua supera i 37 gradi (di contro, apprenderà che le meduse criniera di leone continuano a pulsare anche quando sono per metà imprigionate nel ghiaccio, e possono rianimarsi dopo ore di congelamento). Impara, impara. Nelle sue ricognizioni, Carson fruga fra le rocce per trovare una chiocciolina che si chiama littorina ruvida, osserva le alghe e i gamberi e i mondi misteriosi delle pozze di marea, racconta il granchio fantasma e la pulce della sabbia, le tartarughe e le aragoste. E’ qui che Carson rintraccia l’eco del flusso del tempo, “che cancella e nondimeno contiene tutto quello che è stato prima: echi dei ritmi eterni del mare – le maree, il frangersi delle onde, il premere delle correnti come fiumi che danno forma, modificano e dominano”.  Perché questa è la comunità: “nessun essere vivente, in mare, vive per sé solo, indipendentemente dagli altri…il presente è dunque connesso al passato e al futuro, e ogni essere vivente è legato a tutto ciò che lo circonda”.
Fu questa convinzione a spingerla alla grande battaglia di Primavera silenziosa. Dopo aver ascoltato storie di uccelli e di pesci uccisi dal DDT, di fiumi infuocati, di giardini avvelenati da nubi di insetticidi, trasse le conclusioni che oggi ci sembrano ovvie: quando si uccide un organismo, si uccidono anche gli altri, uomini inclusi, se non si usa saggezza. Allora non c’erano leggi in difesa dell’ambiente, e c’era, in compenso, quella mentalità che ancora ci mette a rischio, i benefici economici che prevalgono su un pericolo su cui “non c’è consenso”. Carson scrive all’amica Dorothy che aveva camminato “inconsapevolmente” per tutta la vita verso questo scopo. Chiedi, concludi. Fa esperimenti. Coinvolge altri scienziati. Crea una rete di sostenitori prima ancora che il libro esca. Si ammala di cancro al seno. Rifiuta di usare uno pseudonimo per evitare ritorsioni. Scrive, scrive, scrive. I primi capitoli di Primavera silenziosa escono sul New Yorker nel 1962. Come racconterà Time, ” venne assalita con violenza da minacce di cause e derisione, inclusa l’insinuazione che questa scienziata così meticolosa fosse una “donna isterica” e una comunista (in quanto non sposata) non qualificata a scrivere un libro di tale portata”. A calunniarla, Monsanto, Velsicol e American Cyanamid, che accusano la “donnetta incompetente” di voler far tornare il mondo al medioevo. Ma nel 1963 il comitato di esperti nominati dal presidente Kennedy le dà ragione, e il libro genera, davvero, moltitudini. E leggi: nel 1972, il DDT viene bandito negli Stati Uniti.
Come scrive Atwood, prima di Primavera silenziosa, “la gente pensava in un modo, e dopo di esso si ritrovò a pensare diversamente”.  Per questo, aggiunge, “ho fatto di lei una Santa dei Giardinieri di Dio nel mio romanzo The Year of the Flood (L’anno del Diluvio). Gli esseri umani hanno un enorme debito di riconoscenza nei suoi confronti, e se ci addentreremo nel ventiduesimo secolo come specie, in parte lo dovremo a lei”. Sempre grazie, Rachel, sempre.

 

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