MENTRE MAGGIO FINISCE

La vostra
eccetera ha intervistato Sandro Veronesi per il numero attualmente in edicola
di Mente e Cervello.
La vostra
eccetera si accinge a leggere, con molti timori, il pamphlet di Marina
Terragni, La scomparsa delle donne. Su
un blog, trovo questo estratto, e i timori
si amplificano:
[…] Il fatto che le donne non
pensino più ad amare è un vero guaio. Se non ci pensano loro c’è il rischio che
non ci pensi più nessuno. I vecchi spaventati danno l’allarme prima di
andarsene. Se non ci sarà più nessuno a voler fare la parte delle donne non ci
rimarrà che la dura necessità di ciò che è, e la brutalità dei rapporti di
forza. Sarà la fine di ogni “leggerezza”. Gli uomini dicono spesso di
provare nostalgia di quella che chiamano “leggerezza” femminile. […]
C’è voluto del tempo perché mi accorgessi di provarla anch’io, quella
nostalgia. Bell’affare, la soldatessa Lyndie England. Anche gli uomini si
saranno messi le mani nei capelli, vedendo le sue atroci polaroid: Dio mio, ora
ci si mettono anche loro? In quelle foto è ritratta la fine delle donne, la
fine della loro differenza, della possibilità di sperare in loro. (Capitolo
“Terzo Tempo” pag. 228/229)

La vostra
eccetera sta per ritirarsi nel guscio a rivedere tutto quel che ha finito di
scrivere proprio ieri, nonostante il primo mal di denti della sua vita (vorrà
dire qualcosa?).
Comunque
non sparisco.

15 pensieri su “MENTRE MAGGIO FINISCE

  1. Vista la Terragni in tivù da Ferrara. Non mi ha impressionato più di tanto. E poi che importa se scompaiono i ruoli predeterminati? Nessuno potrà mai toglierci le montagne, così deliziosamente femminili e pronte ad accoglierci nei loro crepacci:- )

  2. Coincidenza: il nome di Lynndie England ricorre anche in una recente recensione a un libro – Sexual Decoys: Gender, Race and War in Imperial Democracy di Zillah Eisenstein – che affronta argomenti simili, ma da una prospettiva credo diversa. Passo in questione: […] as Eisenstein points out, England and some of the other low-ranking women who perpetrated the abuses were pawns who supported “disgusting practices that they should have refused to perform.” As decoys, these women covered up the “misogyny of building empire, while also actually building it.”

  3. In assoluto, sul fatto che “la cattiveria” delle donne non vada negata, e che le medesime non vadano sempre presentate nel ruolo di vittime, consiglio la già citata “La strada degli errori” di Elisabeth Badinter. La quale sottolinea come non sia affatto una questione di differenze: quanto di una negazione pervicacemente sostenuta. In primis, da molto movimento femminista.

  4. “Vista la Terragni in tivù da Ferrara. Non mi ha impressionato più di tanto.”
    Devo essere onesta, mi ha impressionato molto di più (letteralmente) la dell’olio, ma è una di “pelle”. Quello della Terragni ne “la scomparsa delle donne” è un punto di vista che, come ho scritto, a grandi linee condivido. L’estratto che ho ripreso e qui sopra riportato, è parziale e volutamente scelto in quanto “più estremo” (più idoneo al mio punto di vista). Sono curiosa però: vorrei sapere da Loredana, quali sono i timori (che si amplificano)?
    Buone cose
    Sabrina

  5. Ti avrà divertito il momento in cui Ferrara ha chiesto alla megera Dell’Olio (sua moglie), che diceva di essersi identificata nell’Humphrey Bogart di “Sabrina”, se aveva visto in lui una sorta di Audrey Hepburn:- )

  6. Beh, Sabrina, provo ad elencarti qualche timore, prontissima a smentirmi non appena avrò letto il libro:
    – che si ricominci a parlare di “differenze” rigide uomo-donna dovute alla “natura” e non alla “cultura”. Discorso stravecchio, che si riteneva auspicabilmente superato.
    – che si affidi di diritto e prioritariamente al femminile l’amore, la cura, l’accudimento
    – che si rivendichi come centrale, nell’esistenza della donna, quello che Simone De Beauvoir chiamava il “destino di specie”: maternità e affettività.
    – che, in una sola parola, si torni a parlare di femminile e maschile e non di “persone”.
    Spero che i timori siano infondati.

  7. Tempi durissimi, Loredana! Il tuo elenco è perfetto; è come dire che la donna prima di essere persona è una storia di eventi genitali intorno ai quali si snoda il suo percorso di essere umano: menarca. verginità, matrimonio, gravidanze, maternità, allattamento, cura (chi l’ha inventanto questo termine? è un modo elegante di dire pulire la cacca a vecchi e banmbini), menopausa.
    Tutto il resto (lavoro, aspirazioni, cultura) è un di più che può graziosamente esserci o non esserci. Che cosa altro vuol dire questa enorme rivalutazione della famiglia se non un ributtare sulla donna incombenze che lo stato sociale non è in grado di sostenere? Non a caso avviene in un momento in cui la società si avvia ad affrontare l’enorme problema di moltissimi anziani.

  8. Ilse. Non esageriamo. Sarebbe come dire che il percorso dell’essere umano maschile si snoda tutto in: seghe-matrimonio- portare i soldi a casa-sgridare i figli- chiavata settimanale, andropausa, badante.

  9. Ilse e Lucio. E’ triste dirlo, ma c’è poco da fare: tranne pochi fortunati/e, le cose stanno così. E non credo che possano cambiare. Le differenze di natura esistono (anche se quelle culturali non scherzano).

  10. Riccardo, bisogna solo capire quanto pesa la differenza culturale rispetto a quella naturale. E cosa sia attribuito all’una, invece che all’altra.
    Lucio: guarda che subordinare un sesso all’altro è nocivo per entrambi, a ben vedere.

  11. Lucio, appunto, sarebbe come dire… ma infatti per l’uomo per fortuna non è così.
    Anche per la donna non è così. La vita di tutti i giorni presenta modelli di vita completamente diversi. E’ un tentativo culturale dall’alto secondo me questo che ha una convenienza socioeconomica che prescinde completamente da riferimenti religiosi o culturali, anche se si maschera dietro questa bella facciata ideale.

  12. Loredana, hai ragione da vendere. Ma sai com’è, io sono sempre pessimista. Del resto, sono quarant’anni che il problema è allo studio e non mi pare che sia stato chiarito. Anzi.

  13. Lucio, sì ma non solo. L’apoteosi è stata raggiunta quanto le ho sentito: ho sempre detto che avrei sposato l’uomo che avrei voluto essere. Ferrara faceva quasi tenerezza tanto s’è emozionato (ho detto quasi).

  14. Loredana, secondo il mio punto di vista i tuoi timori sono parzialmente infondati; aspetterò volentieri che tu legga il libro per poterne parlare (tra l’altro, rispetto ad alcuni argomenti trattati, sono in completo disaccordo con l’autrice e l’ho scritto in modo netto).
    Sono dell’opinione che le donne abbiano perso completamente la spontaneità e che questa sia la causa principale dei danni che si autoinfliggono: le frustrazioni, le incazzature, le depressioni e via discorrendo. In realtà vedo una corsa frenetica verso l’ottenimento di qualcosa che non si ha dentro, che non si sente proprio. L’emancipazione deve essere un modo di pensare, di vivere. Deve essere una cosa naturale, non imposta. Non ho mai detto a qualcuno: ho i tuoi stessi diritti. Li ho e basta e agisco di conseguenza, faccio le mie scelte di conseguenza. C’è da dire una cosa. Sono nata e cresciuta in Svizzera non in Italia e sicuramente questo mi è stato d’aiuto. Ma ora vivo in italia da 6 anni e non ho dovuto cambiare niente del mio modo di essere; continuo a vivere, pensare, muovermi come ho sempre fatto. Perchè mi sento cerebralmente libera da qualsivoglia schema o etichetta.

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