FREE TINKY WINKY

A volte
ritornano.

1997.
La psicologa Vera Slepoj afferma che la
quinta serie di Sailor Moon compromette seriamente l’identità sessuale
dei bambini. Da Wikipedia: “L’accusa della Slepoj, piuttosto generica, era
basata sulla segnalazione di alcuni genitori, i cui bambini maschi,
appassionati di Sailor Moon, giungevano a identificarsi con la
protagonista.”

1999. Il
reverendo Jerry Falwell (scomparso recentemente: quello che attribuì la
responsabilità dell’attentato dell’11 settembre a: «i pagani, gli abortisti, le
femministe, i gay, le lesbiche e tutti coloro che cercano di imporre uno stile
alternativo di vita e di secolarizzare l’America» ) sostiene che i Teletubbies promuovono tendenze omosessuali ( si riferisce soprattutto a Tinky Winky, quello bluastro :"he is purple – the gay pride color; and his antenna is shaped like a triangle – the gay-pride symbol." )

2007: Ewa
Sowinska, responsabile dei diritti dei bambini per il governo polacco, affida
ad una equipe di psicologi infantili un´inchiesta sui Teletubbies medesimi. In
particolare, leggo, anche i i timori della signora si concentrano su Tinky Winky.  Sotto accusa, la sua borsa. Dichiara Sowinka: «All´inizio pensai
che la borsetta potesse essere una caratteristica di questo personaggio… dopo
ho capito che poteva avere un messaggio omosessuale nascosto».

Per
inciso, durante il famigerato convegno
torinese, anche Anna Oliverio Ferraris ha sostenuto che i quattro sono nocivi.
Nel caso, per il merchandising ad essi legato.

Uno di
questi giorni dobbiamo fare un discorso sul “mercato”. Sui “mercati”, anzi.

Uno di
questi giorni dobbiamo parlare del concetto di esperienza e di esperto.

Uno di
questi giorni vorrei leggere il testo scritto da Jenkins nel 1998, "Teletubbies and Childhood Innocence: A
Response”.

(In compenso: non c’entra con i Teletubbies, ma per molti versi ha delle attinenze con quanto sopra. Il caso Wikipedia-Del Papa-Indymedia raccontato da Wu Ming1, su Carmilla).

Ps.
Intanto, se siete fiorentini, fatevi due passi domani sera ad ascoltare Zubin
Mehta
. Lui merita.

13 pensieri su “FREE TINKY WINKY

  1. Per favore, l’idea di dover difendere anche Tinky Winky (soprattutto per chi, come me, è un diffusore di “Kill Teletubbies 2”) mi fa venire i brividi… già siam dovuti passare per i Pokemon…

  2. Mia nipote Lara è cresciuta con i Teletubbies (e mi sembra assolutamente sana). La sua sorellina Valentina, di un anno, adora i Teletubbies, li chiama tutti per nome ed è assolutamente adorabile. Ai miei tempi la colpa di tutto era dei cartoon giapponesi. Barzelletta tragi-comica dei miei tempi: bambino di otto anni si lancia dalla finestra convinto di essere Jeeg-robot e si schianta al suolo… la colpa è della mamma, che non gli ha lanciato i componenti!
    Morale: e basta col dare la colpa ai cartoon. Ci sono cose peggiori, tante e molto più vicine (Rignano Romano, per esempio).
    Laura

  3. Mi piacerebbe che l’alternativa fosse abbandonare la linea difensiva e passare all’attacco, anche se forse il lessico militare non è il più adatto. Ma riuscire ad imporre nel dibattito l’idea che nell’educazione dei figli le responsabilità di cartoni e simili sono molto minoritarie rispetto ad altre cose bellamente ignorate, sarebbe già un bel passo avanti.

  4. Per mia fortuna non ho mai visto i Teletubbies, se no chissà che tendenze avrei sviluppato. Leggo in Wikipedia: “Il linguaggio dei teletubbies è estremamente semplificato, lento e ripetitivo, ogni cosa viene ripetuta svariate volte fino alla noia. Tra le frasi standard, Tante Coccole e Ciao Ciao”.
    Qui ci vedo tanto Andrea Barbieri:- )

  5. Solo per dire che i Teletubbies sono indirizzati a bambini sotto i due anni… parlare poco e chiaramente e ripetere molto è buona cosa se non si vogliono figli nevrotici. In più per loro l’identità sessuale è ancora cosa amena, è un problema dei genitori non ancora dei loro figli. Mi astengo su Sailor…
    elisabetta

  6. Sottoscrivo: «abbandonare la linea difensiva e passare all’attacco» (Anghelos).
    Il primo passo è quello di ridicolizzare questi difensori dell’identità sessuale mostrando come i supposti nemici che assediano la cittadella della virtù altro non sono che proiezioni allucinatorie delle loro personali fobie.
    Il secondo è quello di rimettere in discussione ogni sorta di identità spacciata come qualcosa di naturale, ontologico, innato, per rigettare ogni paradigma identitario, ogni ipertrofia del sé, ogni ego-centrismo. E soprattutto ogni subdola e pastorale manipolazione dell’identità – meglio: ogni tentativo di irrigidire il divenire identitario, di arrestarne i transiti, le trasformazioni, le evoluzione – da parte di preti tavestiti da psicologi, o psicologi travestiti da preti.

  7. Per anni mi sono alzato alle sette per andare a lavorare. Ho accesso la TV e mi sono ritrovato davanti ai Teletubbies. All’inizio non sapevo neanche chi fossero. C’è da dire che spesso guardo la TV togliendo il volume, come un bambino che contempli l’oblò di una lavatrice accesa. Ogni mattina avevo davanti questi strani pupazzi che mi salutavano. Senza volumne erano ancora più surreali.
    Poi è nata Irene, mia figlia.
    Adesso ha 3 anni e non guarda più i Teletubbies. Ma a suo tempo mi ha spiegato chi sono e cosa fanno.

  8. A proposito di tutto ciò, non sarebbe davvero male un discorsetto sul concetto di “esperto”, come suggerisce la Nostra.

  9. Lucio senti, perchè devi tirarmi in ballo facendo credere ai lettori di Lipperatura che io avrei scritto quella cosa di Wikipedia che citi?
    Ok, ci metti la faccina, scherzi, però dài e dài le cose rimangono appiccicate. Già in questo blog si sono viste le performance di Girolamo e Bui che mi davano del disonesto perché sarei mandato da tizio o caio. Sai, pochi giorni fa mi è capitato che una persona che non rivedevo da un po’ mi ha chiesto chi mi mandasse perché aveva letto Lipperatura. E io ho risposto che non mi manda nessuno, che chi mette in giro quelle voci è una persona scorretta.
    Oltretutto, ritornando alla cosa che hai scritto, non sono certo “chiuso”. Ieri ascoltavo la Pugno parlare di giappone e “manga” per il suo ultimo romanzo. Beh, quante volte ho cercato di riportare fuori dai blog di fumetti, l’importanza che ha la narrazione che si fa in oriente (per quel poco che so ovviamente). E’ una narrazione potente, che non si può non amare. Ieri ascoltavo divertito l’intervistatore (Sinibaldi?) che parlava di “alto” per Omero e “basso” per il manga. Per me quello che diceva la Pugno era naturale e l’unico stupore veniva dal sentirlo così raramente dagli “scrittori”. Allora dài Lucio, sei bravo davvero, hai dato al pubblico italiano due libri di Andersen, quando vuoi sai ragionare benissimo, insomma non è più tempo per ‘ste cose…
    Per ultimo, considerando che l’omosessualità è stata eliminata dall’elenco delle malattie mentali dell’Organizzazione mondiale della sanità -se non sbaglio- nel ’93, non mi stupisce che pochi anni dopo si possano ancora sostenere opinioni imbarazzanti riguardo Sailor Moon.
    Stai bene

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