MILIZIANI

Torno sullo spettacolo di Romeo Castellucci, grazie a un articolo di Carlo Brambilla per Repubblica. Sembra di respirare un’aria che si credeva dissolta da anni: ma questo, evidentemente, è stato l’errore. Come diceva ieri Chiara Lalli a Fahrenheit (qui il podcast).
Ps. Se ce la fate, leggete cosa dicono quelli di Stormfront in proposito, e notate il “ben fatto, Militia Christi”.

Teatro Franco Parenti blindato e forze dell´ordine in tenuta antisommossa, questa sera, per la contestata prima milanese dell´opera Sul concetto di volto nel figlio di Dio, del regista Romeo Castellucci. Agli oltranzisti cattolici provenienti un po´ da tutta Italia, che protestano contro la messa in scena di uno spettacolo considerato blasfemo, la questura non ha concesso via Pier Lombardo, dove ha sede il teatro, ma la vicina piazzale Libia, che dista un centinaio di metri. Solo a una piccola delegazione sarà forse concesso di esporre uno striscione davanti all´ingresso (lo spettacolo comincia alle 21.15) sotto la stretta sorveglianza degli agenti.
Dopo la reazione del Vaticano, che ha parlato di «spettacolo che offende i cristiani», una quarantina di deputati cattolici aderenti alla Lega Nord, al Pdl e all´Udc (primi firmatari i leghisti Massimo Polledri e Carolina Lussana, Luisa Santolini dell´Udc e Alessandro Pagano del Pdl) hanno inviato un´interpellanza al ministero della Giustizia, al ministero per i Beni e le attività culturali e al ministero del Lavoro, chiedendo la sospensione dello spettacolo». Mentre il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha fatto ieri un breve accenno implicito alla vicenda. Parlando di «vilipendio della religione» ha detto: «Le intenzioni personali le giudica Dio, ma la sensibilità e il rispetto hanno dei confini oggettivi che non ammettono prevaricazioni».
Nel clima pesante e intollerante che si respira in queste ore contro questa pièce teatrale, si registrano però anche centinaia di mail e messaggi di solidarietà al teatro e alla sua direttrice, Andreè Ruth Shammah, fatta oggetto di odiose minacce antisemite per le sue origini ebraiche. Mentre si moltiplicano appelli a sostegno del regista firmati da protagonisti del mondo culturale italiano, da Mario Martone a Jovanotti e Tonino Guerra. Per dare voce al pubblico e aprire un dibattito culturale sull´ opera di Castellucci e sulla tolleranza a Milano, subito dopo lo spettacolo seguirà, fuori programma, un dibattito all´intetno del teatro, condotto dalla Shammah. In sala, tra il pubblico, saranno presenti numerosi intellettuali e uomini di spettacolo, tra cui Giuseppe Bertolucci, Gabriele Lavia, Giulio Giorello, Vito Mancuso, Antonio Scurati, Sergio Escobar, oltre all´assessore alla Cultura del Comune di Milano, Stefano Boeri. Totalmente assente, in questa edizione milanese, la contestatissima scena, nella quale dei ragazzini lanciano palle di liquido (e non escrementi come lamentano i contestatori) contro l´immagine di Cristo dipinto da Antonello da Messina che campeggia in scena. Ma la cosa non ha fermato l´ondata di Messe “in riparazione” e pubblici rosari annunciati per i prossimi giorni su Facebook e su decine di siti dedicati, dai gruppi cattolici più oltranzisti.

9 pensieri su “MILIZIANI

  1. Tra le risposte alle minacce ricevute per impedire la presentazione milanese dello spettacolo, c’è quella che dice: c’è un equivoco, non si tratta di uno spettacolo blasfemo, bensì di uno spettacolo molto religioso. Questa risposta per me non ha senso. Qui non è in questione la sostanza artistica dello spettacolo. Sono in questione dei fatti:
    1) minacce al teatro, con ampie sfumature antisemite, per impedire la rappresentazione.
    2) un intervento pubblico della Curia che, lungi dal condannare almeno la violenza e l’antisemitismo, bacchetta il teatro per le sue scelte ( di fatto avvallando i toni scandalosi delle minacce)
    3) una mobilitazione di molti politici e artisti perché lo spettacolo vada in scena.
    In tutto questo il problema non è scegliere tra spettacolo-preghiera o spettacolo-bestemmia. Si tratta di libertà di espressione. Che va difesa oggi più che mai.
    Molti di coloro che qui commentano lo spettacolo non solo non lo hanno visto, ma nemmeno hanno coscienza del lavoro ventennale di questa Compagnia, che è il fiore all’occhiello all’estero della sperimentazione teatrale italiana. Per questo non credo sia il caso di entrare nel merito di alcuni commenti nei post precedenti: qui la questione è di politica culturale, non artistica. Se vogliamo parlare dello spettacolo, parliamone dopo averlo visto.
    La Lombardia sappiamo tutti che porta il peso, oltre che della lega, di una forte influenza di CL. Milano è una città che dovrebbe essere europea, e si trova nella condizione di non riuscire a ospitare una delle maggiori compagnie italiane a livello internazionale.
    E a partire da questo, Milano paga fortemente certe influenze che fanno muro al nuovo.
    Io come milanese spero che questo possa cambiare.
    È anche per questo che stasera sarò in Teatro a vedere questo spettacolo.
    Esserci – o partecipare alla manifestazione pacifica di solidarietà davanti al teatro – è un modo corretto di rivendicare il diritto di pensare ed esprimersi liberamente.
    (su chi discute ancora che lo spettacolo abbia qualcosa di offensivo: andate sul sito http://www.ateatro.it , trovate tutti i materiali per capire, anche vari interventi provenienti dal mondo cattolico. Lasciate in pace lo spettacolo, nessuno ha offeso nessuno. Questa è una azione politica, e su questo piano va data una ferma risposta).
    Paolo

  2. A me sembra incredibile la memoria corta di questo paese. Lo spettacolo in questione, bellissimo a mio parere, e’ andato in scena nell’ottobre 2010 a Roma senza che nessuno si scomodasse…i media in primis. E’ prorpio vero che un paese che non ha memoria, non ha nemmeno futuro…

  3. Intanto permettetemi di ringraziare questo spazio di libera discussione, lippero, lippertario, lipperista.. Sembra davvero, di respirare un aria che credevamo dissolta da anni. Anni di battaglie, per l’ aborto, il divorzio, l’eutanasia, le droghe, il preservativo, la pillola del giorno dopo, quella dell’anticipo del posticipo, la pillola satellitare e invece siamo purtroppo ancora qui a fare i conti con il braccio secolare oscurantista cattotalebano e bagnasco.
    Mentre oggi in Italia migliaia di camionisti si fermano per protesta contro i diktat delle gerarchie chiedendo libertà di calendario, i miliziani di radio maria assaltano i blocchi lanciando copie di di frate indovino, e il peggio è che gruppuscoli di finto femministe cercano addirittura di mettere il burka ai cartelloni con le ragazze scollacciate. È la fine compagni, i due estremi si saldano per stringere nella morsa opprimente quell’talia libera e camionista, che noi radicali difendiamo da sempre. Con il compagno Marco per solidarietà lanceremo dai cavalcavia migliaia di pillole e preservativi ai camionisti festanti, che potranno libbertariamente farne uso nelle tangenziali.
    Il tutto mentre a Milano succede quello che qui è ben testimoniato, con la libertà di espressione oramai costretta a difendersi con i giubbotti antisommossa dagli assalti miliziani del cattolicesimo oltranzista. Così oltranzista che se gli lanci in faccia bombolette puzzolenti si indigna, invece di porgere l’altra narice. Ma adesso basta
    Il compagno Marco per solidarietà con le bombolezzette puzzolenti ha deciso di fare l’ennesima scelta estrema e ha intrapreso stasera lo sciopero dell’olfatto infilandosi nelle narici i calzini sudati di Massimo Bordin
    Respirate compagni!!!
    ciao, k. ( artistico)

  4. manifestazioni simili accaddero, per esempio, alla “prima” di jesus christ superstar e del mistero buffo. come risultato ottennero di spingere al cinema o al teatro anche chi non era intenzionato ad andarci. speriamo accada anche in questa circostanza.
    ps: jovanotti tra i protagonisti del mondo culturale italiano, vabbe’. giusto perchè bombolo è morto

  5. Una volta andavamo davanti alla Scala a tirare ortaggi sui cumenda e le dragomirov impellicciate, ora ci sono quei matti. Sono cambiati i tempi? Siamo cambiati noi? Cosa è successo?

  6. Vi incollo due commenti lasciati su Nazione Indiana.
    Magari certi riferimenti risultano fuori contesto, ma l’insieme dovrebbe essere comprensibile.
    Tutto questo discorso non ha senso, o può avere un senso solo grossolanamente politico, se si ignora la storia del teatro moderno (e della “performing art” che vi si avvicina). Dal primo Novecento, dai tempi di Artaud, Genet e altri, il teatro non voleva solo épater le bourgeois per il gusto dello scandalo, ma intraprendeva la via della provocazione e della profanazione per motivi più profondi, spesso con l’ambivalenza tipica dell’avanguardia storica e del modernismo per cui l’azione “distruttiva” intende essere liberatoria, la violenza vuole sprigionare energia, la dissacrazione riformulare lo spazio per una sacra rappresentazione.
    Poi sì, tutto questo riportato ai tempi nostri finisce spesso per non avere più alcun senso e diventare fuffa promozionale, alla stessa stregua con cui una cantante pop supermainstream come Lady Gaga usa tutto l’armamentario di rosari e paramenti ecclesiastici, cuori di maiale addentati on stage, immaginario sado-maso. Ma lì, dove l’obiettivo sarebbe più o meno una multinazionale, i cattolici si incazzano molto meno, e esclusivamente quando al teatro della crudeltà e della perversione sessuale, si aggiungono riconoscibili simboli della loro fede.
    Veniamo allo spettacolo di Castellucci. Ripeto che in quarta fila la temibile puzza di merda era assai minima, ma forse dipende dal teatro e altrove sarà stata più forte. Il punto però, davvero, non è questo. Il primo punto è che quello spettacolo può essere preso per blasfemo solo da menti assai incolte e integraliste, per cui l’icona è intoccabile, cosa che rasenta quell’idolatria che le altre religioni abramitiche cercano di combattere con il tabù iconoclasta, ma che in ogni caso dovrebbe fare a pugni anche con lo spirito del cristianesimo.
    Lì, nel finale, il volto viene imbrattato sino a scomparire da un colore scuro che è inchiostro, ma che richiama senza dubbio la merda con cui sino ad allora hanno lottato padre e figlio. Peccato però che quella merda sia l’emblema della sofferenza e dell’umiliazione umana, con richiamo anche a Giobbe. E così come lo spettacolo rimanda a chi guarda la decisione se credere o meno che Gesù sia “il mio pastore”, così dipende dall’occhio dello spettatore vedere nel volto imbrattato la sofferenza che cancella l’immagine del Figlio di Dio o, al contrario, molto cristianamente, Gesù che si accolla addosso il dolore degli uomini.
    Ultima cosa: quello spettacolo, secondo me, c’entra assai poco con quanto ho descritto sopra, ossia la tradizione del teatro che cerca lo scandalo. Mette in scena semplicemente un vecchio diperato perché non riesce più a controllare il proprio corpo e un figlio che cerca di fare quel che può per aiutarlo, a sua volta sempre più provato. Si vede un bel po’ di merda e delle vecchie chiappe da dietro, mentre vengono pulite. Punto. Probabile che possa anche fare schifo e di certo non è “un bello spettacolo”. Ma non c’è proprio nulla di gratuitamente esibizionistico o provocatorio.
    In ogni caso, da un punto strettamente politico, ormai è assai evidente che quello è solo l’osso a cui si sono attaccati i levebriani per aumentare il loro potere in Vaticano, dopo essere stati, aihmé, riaccolti nel grembo. Insomma un’altra frontiera della reazione che avanza (ovviamente in buona e prevedibile compagnia).

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