MISURE CAUTELARI ALTERNATIVE

Inverno  2012. La Cassazione stabilisce che per lo stupro di gruppo non c’è obbligo di custodia in carcere.
Inverno 1988.  Una trasmissione popolarissima manda in onda in prima serata questo video.
1973. Franca Rame. Per Quotidiano Donna, a seguire:

Al centro dello spazio scenico vuoto, una sedia.
PROLOGO
FRANCA RAME: Ancora oggi, proprio per l’imbecille mentalità corrente, una donna convince veramente di aver subito violenza carnale contro la sua volontà, se ha la “fortuna” di presentarsi alle autorità competenti pestata e sanguinante, se si presenta morta è meglio! Un cadavere con segni di stupro e sevizie dà più garanzie. Nell’ultima settimana sono arrivate al tribunale di Roma sette denunce di violenza carnale.
Studentesse aggredite mentre andavano a scuola, un’ammalata aggredita in ospedale, mogli separate sopraffatte dai mariti, certi dei loro buoni diritti. Ma il fatto più osceno è il rito terroristico a cui poliziotti, medici, giudici, avvocati di parte avversa sottopongono una donna, vittima di stupro, quando questa si presenta nei luoghi competenti per chiedere giustizia, con l’illusione di poterla ottenere. Questa che vi leggo è la trascrizione del verbale di un interrogatorio durante un processo per stupro, è tutto un lurido e sghignazzante rito di dileggio.
MEDICO Dica, signorina, o signora, durante l’aggressione lei ha provato solo disgusto o anche un certo piacere… una inconscia soddisfazione?
POLIZIOTTO Non s’è sentita lusingata che tanti uomini, quattro mi pare, tutti insieme, la desiderassero tanto, con così dura passione?
GIUDICE È rimasta sempre passiva o ad un certo punto ha partecipato?
MEDICO Si è sentita eccitata? Coinvolta?
AVVOCATO DIFENSORE DEGLI STUPRATORI Si è sentita umida?
GIUDICE Non ha pensato che i suoi gemiti, dovuti certo alla sofferenza, potessero essere fraintesi come espressioni di godimento?
POLIZIOTTO Lei ha goduto?
MEDICO Ha raggiunto l’orgasmo?
AVVOCATO Se sì, quante volte?
Il brano che ora reciterò è stato ricavato da una testimonianza apparsa sul “Quotidiano Donna”, testimonianza che vi riporto testualmente.
Si siede sull’unica sedia posta nel centro del palcoscenico.
FRANCA C’è una radio che suona… ma solo dopo un po’ la sento. Solo dopo un po’ mi rendo conto che c’è qualcuno che canta. Sì, è una radio. Musica leggera: cielo stelle cuore amore… amore…
Ho un ginocchio, uno solo, piantato nella schiena… come se chi mi sta dietro tenesse l’altro appoggiato per terra… con le mani tiene le mie, forte, girandomele all’incontrario. La sinistra in particolare.
Non so perché, mi ritrovo a pensare che forse è mancino. Non sto capendo niente di quello che mi sta capitando.
Ho lo sgomento addosso di chi sta per perdere il cervello, la voce… la parola. Prendo coscienza delle cose, con incredibile lentezza… Dio che confusione! Come sono salìta su questo camioncino? Ho alzato le gambe io, una dopo l’altra dietro la loro spinta o mi hanno caricata loro, sollevandomi di peso?
Non lo so.
È il cuore, che mi sbatte così forte contro le costole, ad impedirmi di ragionare… è il male alla mano sinistra, che sta diventando davvero insopportabile. Perché me la storcono tanto? Io non tento nessun movimento. Sono come congelata.
Ora, quello che mi sta dietro non tiene più il suo ginocchio contro la mia schiena… s’è seduto comodo… e mi tiene tra le sue gambe… fortemente… dal di dietro… come si faceva anni fa, quando si toglievano le tonsille ai bambini.
L’immagine che mi viene in mente è quella. Perché mi stringono tanto? Io non mi muovo, non urlo, sono senza voce. Non capisco cosa mi stia capitando. La radio canta, neanche tanto forte. Perché la musica? Perché l’abbassano? Forse è perché non grido.
Oltre a quello che mi tiene, ce ne sono altri tre. Li guardo: non c’è molta luce… né gran spazio… forse è per questo che mi tengono semidistesa. Li sento calmi. Sicurissimi. Che fanno? Si stanno accendendo una sigaretta.
Fumano? Adesso? Perché mi tengono così e fumano?
Sta per succedere qualche cosa, lo sento… Respiro a fondo… due, tre volte. Non, non mi snebbio… Ho solo paura…
Ora uno mi si avvicina, un altro si accuccia alla mia destra, l’altro a sinistra. Vedo il rosso delle sigarette. Stanno aspirando profondamente.
Sono vicinissimi.
Sì, sta per succedere qualche cosa… lo sento.
Quello che mi tiene da dietro, tende tutti i muscoli… li sento intorno al mio corpo. Non ha aumentato la stretta, ha solo teso i muscoli, come ad essere pronto a tenermi più ferma. Il primo che si era mosso, mi si mette tra le gambe… in ginocchio… divaricandomele. È un movimento preciso, che pare concordato con quello che mi tiene da dietro, perché subito i suoi piedi si mettono sopra ai miei a bloccarmi.
Io ho su i pantaloni. Perché mi aprono le gambe con su i pantaloni? Mi sento peggio che se fossi nuda!
Da questa sensazione mi distrae un qualche cosa che subito non individuo… un calore, prima tenue e poi più forte, fino a diventare insopportabile, sul seno sinistro.
Una punta di bruciore. Le sigarette… sopra al golf fino ad arrivare alla pelle.
Mi scopro a pensare cosa dovrebbe fare una persona in queste condizioni. Io non riesco a fare niente, né a parlare né a piangere… Mi sento come proiettata fuori, affacciata a una finestra, costretta a guardare qualche cosa di orribile.
Quello accucciato alla mia destra accende le sigarette, fa due tiri e poi le passa a quello che mi sta tra le gambe. Si consumano presto.
Il puzzo della lana bruciata deve disturbare i quattro: con una lametta mi tagliano il golf, davanti, per il lungo… mi tagliano anche il reggiseno… mi tagliano anche la pelle in superficie. Nella perizia medica misureranno ventun centimetri. Quello che mi sta tra le gambe, in ginocchio, mi prende i seni a piene mani, le sento gelide sopra le bruciature…
Ora… mi aprono la cerniera dei pantaloni e tutti si dànno da fare per spogliarmi: una scarpa sola, una gamba sola.
Quello che mi tiene da dietro si sta eccitando, sento che si struscia contro la mia schiena.
Ora quello che mi sta tra le gambe mi entra dentro. Mi viene da vomitare.
Devo stare calma, calma.
“Muoviti, puttana. Fammi godere”. Io mi concentro sulle parole delle canzoni; il cuore mi si sta spaccando, non voglio uscire dalla confusione che ho. Non voglio capire. Non capisco nessuna parola… non conosco nessuna lingua. Altra sigaretta.
“Muoviti puttana fammi godere”.
Sono di pietra.
Ora è il turno del secondo… i suoi colpi sono ancora più decisi. Sento un gran male.
“Muoviti puttana fammi godere”.
La lametta che è servita per tagliarmi il golf mi passa più volte sulla faccia. Non sento se mi taglia o no.
“Muoviti, puttana. Fammi godere”.
Il sangue mi cola dalle guance alle orecchie.
È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro, delle bestie schifose.
“Sto morendo, – riesco a dire, – sono ammalata di cuore”.
Ci credono, non ci credono, si litigano.
“Facciamola scendere. No… sì…” Vola un ceffone tra di loro. Mi schiacciano una sigaretta sul collo, qui, tanto da spegnerla. Ecco, lì, credo di essere finalmente svenuta.
Poi sento che mi muovono. Quello che mi teneva da dietro mi riveste con movimenti precisi. Mi riveste lui, io servo a poco. Si lamenta come un bambino perché è l’unico che non abbia fatto l’amore… pardon… l’unico, che non si sia aperto i pantaloni, ma sento la sua fretta, la sua paura. Non sa come metterla col golf tagliato, mi infila i due lembi nei pantaloni. Il camioncino si ferma per il tempo di farmi scendere… e se ne va.
Tengo con la mano destra la giacca chiusa sui seni scoperti. È quasi scuro. Dove sono? Al parco. Mi sento male… nel senso che mi sento svenire… non solo per il dolore fisico in tutto il corpo, ma per lo schifo… per l’umiliazione… per le mille sputate che ho ricevuto nel cervello… per lo sperma che mi sento uscire. Appoggio la testa a un albero… mi fanno male anche i capelli… me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia… è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca.
Cammino… cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura.
Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. I polizioti… gente ce entra, che esce… Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora… Sento le loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ci ripenso… Poi mi decido…
Torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani.
Buio.

36 pensieri su “MISURE CAUTELARI ALTERNATIVE

  1. Da quando ho letto questo post non riesco a smettere di pensarci, sarà che ho due figlie femmine, sarà che oggi guardo mia figlia giocare e non riesco neanche ad accostare a lei l’idea che in quanto donna potrebbe essere oggetto di violenza più volte, per mano di delinquenti e per mano di giudici. Facciamo girare il più possibile

  2. dovremmo organizzarci e far sentire la nostra presenza nei tribunali, ad ogni processo per stupro. non mi piace il termine “presidiare” ma il concetto al quale faccio riferimento si avvicina…

  3. Non ho avuto la forza di leggerlo tutto: certe cose hanno il potere di farmi diventare sanguinario. Non è necessaria la custodia in carcere…bhe potrebbe anche essere.
    Dopo la castrazione meccanica (glielo taglio senza anestesia, scusate il francesismo). Oppure passiamo direttamente ad una bella custodia al cimitero.

  4. probabilmente bisognerà diventare abbastanza stronzi da sostenere che una legge che preveda la responsabilità dei giudici non può attendere che gli organi collegiali che prosperano al suo interno partoriscano un progetto legislativo che tenga conto delle sfumature contenute nelle istanze di tutte le anime da far poi con calma presentare dal governo in parlamento forse persino in quest’era geologica.Si

  5. Anonimo, non è questione di essere forcaioli o sadici. La pena, in ogni suo aspetto – comprese le misure di detenzione preventiva – ha una su agradualità, che corrisponde a una maggiore o minore gravità del reato supposto. E questa gravità è in relazione con l’effetto che il reato causa sulla società, e sul pericolo che l’esistenza di questi reati pongono in essere. Una decisione cone quella della Cassazione implica un abbassamento del grado di pericolosità e di gravità dello stupro: come dire che è reato contro la persona e non solo contro la morale, ma è reato lieve, anche se commesso in gruppo (che dovrebbe essere un’aggravante). Quale concezione della persona che subisce lo stupro emerga da questo pronunciamento mi sembra non richieda spiegazioni.

  6. @girolamo E se poi uno degli incarcerati era innocente? Al giudice viene solo tolto l’obbligo, NON la facoltà.
    Lo stupro è un reato gravissimo, che sconvolge chi lo subisce, ma la galera sconvolge l’innocente allo stesso modo.

  7. Amanda Knox s’è fatta un bel po’ di carcere prima di essere ritenuta innocente, quanti “anonimi” hanno scritto per lei? Chi si è preoccupato degli ANNI di vita che ha perso così? Nessuno mi sembra.
    Non interessa, perchè non è utile alle campagne dei falsabusisti.
    .
    Per evitare l’inquinamento delle prove e l’intimidazione contro la vittima e la sua famiglia il carcere cautelativo è il minimo.
    .
    Oppure vogliamo che tutti i processi per stupro finiscano come Montalto di Castro? Tanto per fare un esempio.

  8. Per me è incomprensibile, una misura cautelare attenuata proprio per lo stupro di gruppo…come dice Serbilla, questa dovrebbe essere casomai un’aggravante.

  9. Ho fatto fatica a leggere fino in fondo il post.
    Ho fatto fatica a non pensarci tutta la mattina.
    Ho fatto fatica a pensare su questa notizia e sullo sgomento che mi ha lasciato.
    Qualche anno fa il figlio della mia vicina di casa è stato accusato di stupro di gruppo…stupro con dettagli raccapriccianti.
    Lui e gli altri ragazzi (tutti minorenni) hanno passato qualche tempo (poco meno di due anni) in comunità di recupero. Alla fine si è scoperto che la ragazza (con problemi psicologici) si era praticamente inventata tutto. Dettagli raccapriccianti compresi.
    Ora, non condivido che lo stupro venga definito “reato minore o lieve”, credo sia peggio di tutto quello che può succedere.
    Peggio perfino dell’omicidio..ma forse non si deve cadere nell’errore opposto..
    è complicato. e faccio fatica a capire cosa sia meglio.

  10. Perchè, a fronte del numero immenso di violenze e stupri che si compiono in Italia, e per i quali abbiamo avuto la reprimenda dell’Onu, automaticamente si deve citare il caso della ragazza che si inventa tutto?
    Perché, quando si discute di congedi parentali, saltano sempre su due donne che dicono che le madri di oggi non son più capaci a fare le madri e magari ascoltano musica con le cuffiette invece di ascoltare i figli (mi è capitato una settimana fa, in un incontro pubblico)?
    Perchè, ogni volta, si punta il dito verso le donne anche quando sono le medesime a essere parte lesa?
    Perchè?

  11. Oltre a tutti gli aspetti più abominevoli che aggravano lo stupro di gruppo, basterebbe pensare alla classica aggravante della premeditazione.

  12. E citare il caso di errore giudiziario sarebbe ammissibile se lo si citasse per tutti gli altri reati, il che non mi risulta accada, quindi smettetela.

  13. forse non mi sono spiegata bene..
    io mi chiedevo solamente, considerato che si parla di principi generali e non dei casi specifici, dove sta il giusto (o dove sta il meno peggio)…mettere in cella sempre e comunque i sospettati di stupro o lasciarli sempre e comunque “liberi” (leggi cioè altre forme punitive)?
    non puntavo il dito contro nessuno, nella maniera più assoluta!
    tanto meno contro le donne che (lo vivo sulla mia pelle) sono sempre “parte lesa” e troppe volte sono definite “carnefici”di sè stesse.
    scusate se sono sembrata “colpevolista” o se parlavo degli errori giudiziari, mi domandavo solo dove “sia il meglio” e speravo che Voi poteste darmi un aiuto con i Vostri commenti.

  14. @roro, ti prego di non leggere l’imperativo che ho usato come rivolto a te personalmente, la carcerazione per un indiziato non è una misura punitiva (impossibile prima che venga emessa la sentenza) ma una misura cautelativa adottata nel caso di pericolisità dell’indiziato o di sua capacità di inquinare le prove (leggi nel caso, mettersi d’accordo con testimoni di comodo amici e parenti, inventarsi alibi, diffamare la vittima etc.).

  15. Anonimo, guarda che se vuoi far finta di non capire fai prima a dirlo. Il problema NON È quello di mettere dietro le sbarre un presunto innocente, ma quello di un declassamento della gravità dello stupro. Ogni cittadino è innocente fino a sentenza definitiva: ma ci sono reati considerati gravi, per i quali si richiede la detenzione preventiva anche perché c’è rischio di reiterazione del reato (questo non vuol dire che io sia d’accordo: prendo atto di come funziona il sistema penale italiano), e reati meno gravi. Lo stupro è stato di fatto declassato: non è stato deciso con una sentenza o un provvedimento legislativo che la detenzione cautelare viene abolita, è stata solo resa meno grave, a fronte di altri reati (ad es. quello di soggiorno clandestino), la pericolosità sociale implicita nel reato di stupro di gruppo.

  16. io il post sono riuscita a leggerlo solo a singhiozzi…dopo l’introduzione gli occhi mi si sono fatti gonfi, un nodo alla gola…sensazione di rabbia e desolazione.
    E´quantomeno curioso comparare le garanzie a tutela di chi e´stato leso e chi invece accusato . Quale é il principio alla base?e´uguale per tutti e tutte?in tutti i casi?
    A me pare che nei casi di violenza contro le donne dove lo stupro é uno dei crimini piú odiosi, il problema é la colpa originale, ( si puó parlare di peccato originale ? ) accostata alla figura femminile… la premessa implicita che sembra esserci sempre quando si parla di violenza e donne : se lo stanno inventando, se la sono cercata, se la sono meritata, a loro piace. Vi ricordate la vergognosa sentenza della cassazione sul caso della donna stuprata coi pantaloni? non ci fu stupro per la cassazione, lei per forza deve aver collaborato…lei ci stava.
    Oppure i casi di donne che denunciano i mariti violenti e a questi vengono dati i domiciliari!!!????
    ci ricordiamo che fino al 1975 le donne avevano un tutore che poteva punirle anche fisicamente qualora avessero avuto comportamenti ritenuti dal tutor sconvenienti? e il delitto d’onore che é stato abrogato solo nel 1981?
    Cosa ci racconta la storia del diritto se poi giudichiamo questi casi in particolare e la condizione della donna in generale?
    quali sono insomma i principi, le lenti ?

  17. Io le preoccupazioni di chi è garantista le capisco anche, ma è opportuno ricordare che questa maggioranza pdl-lega (miracolosamente ricompostasi) è la stessa che mesi fa ha bocciato l’aggravante degli atti di violenza commessi su omosessuali. Che significa? Che questi signori (di cui faremo molta fatica a liberarci), fanno le prove delle alleanze per le prossime amministrative sulla pelle di chi è sistematicamente minacciato dal machismo che loro stessi hanno contribuito a sdoganare in questo paese. Un modo per contarsi e per valutare le eventuali simpatie ideologiche presso l’elettorato di riferimento, usando come banco di prova il regresso morale e civile che è stata la loro cifra distintiva.

  18. Niente. Ho scritto una cazzata, sovrapponendo il voto di ieri sulla responsabilità civile dei giudici al pronunciamento sul reato di stupro che è della Cassazione. Loredana cancella per favore.

  19. Girolamo ha già spiegato bene il punto, ma bisognerà ripeterlo spesso perché è davvero molto diffuso questo tipo di reazione, citare principi generali in maniera incongrua, e non solo quando si parla di questioni di genere.
    Che la giustizia in Italia abbia problemi nell’applicazione del principio di innocenza o delle garanzie per inquisiti e indagati mi sembra palese; ma questi problemi fanno affrontati in quanto tali, non tirati in ballo mentre si parla della sostanza dei reati.
    Senon si ritiene giusta la carcerazione preventiva di chi non è stato ancora condannato allora si può chiedere di riformare il sistema per eliminarla. Ma B: toglierla solo per una fattispecie di reato vuol dire considerare quel reato meno grave. Si tratta di due discorsi diversi, il primo è una valutazione sul sistema giuridico, il secondo è una valutazione sul reato.
    Passando al merito della questione, la Cassazione purtroppo non è nuova a sentenze di questo tipo, ma è anche vero che le interpretazioni discutibili di singoli giudici proliferano là dove il legislatore non mette paletti di nessun tipo. Io non sono uno di quelli che pensa che per ogni problema basta fare una nuova legge, ma ciò non toglie che dovrebbero essere governo e parlamento, nella loro attività legislativa, a chiarire bene in quali ambiti si può essere severi e in quali si può essere indulgente. Lo fanno nei confronti dei più deboli (immigrati), possono benissimo farlo anche per categorie ben più nocive…

  20. Oggi ho potuto sentire un pezzetto di fahreneit in cui parlava Barbara Spinelli, la quale diceva (se ho capito bene, può anche darsi di no) che nella nostra legislazione il carcere preventivo è previsto solo per reati come l’associazione mafiosa e che sarebbe una forzatura imporlo per legge anche a un reato come questo; aggiungeva che, semmai, si deve fare opera di persuasione e formazione presso i giudici affinché preferiscano comunque il carcere preventivo, valutando bene di volta in volta i diversi casi. Ciò che non ho capito, però, sono due cose: 1) mi sembra che il carcere preventivo sia già una realtà per molti altri reati che non sono l’associazione mafiosa (ma forse, anche qui, si tratta di discrezionalità del giudice e non di obbligo); 2) una decisione del genere significa davvero “declassare” un reato, cioé dire, sul piano giuridico, che non è molto grave?

  21. Scusa Loredana, ho cliccato convinta che il mio pc non avesse recepito e invece ho postato tre volte! Tra l’altro pensavo che non il post non fosse pubblicato subito.

  22. Il commento di skeight mi fa un po’ di chiarezza, e poi comunque il “messaggio mediatico che passa dalla decisione della cassazione è quello di una “ritrovata indulgenza rispetto al reato di violenza sessuale, il che non è giusto.
    nella sostanza del provvedimento però, non nascondo che mettere limiti alla carcerazione preventiva mi sembra sempre un bene. ( proprio ieri sera ho visto un intervista di Del turco..) Nel caso specifico della violenza di gruppo, pensavo poi che spesso riguarda giovani o giovanissimi trascinati in logiche di branco in cui il grado di coinvolgimento personale può essere molto diverso, qualcuno può essere stato presente senza avere la forza di opporsi , qualcuno era con il gruppo e poi è scappato, qualcuno potrebbe essere del tutto estraneo. Nel caso appunto di un ragazzo giovane e innocente, la violenza del carcere potrebbe avere effetti altrettanto devastanti come quelli della violenza che si cerca di reprimere

  23. Esatto Angela. Confesso di aver avuto qualche dubbio stamattina, nella lettura dei giornali. Per questo ho postato il monologo senza addentrarmi nel dettaglio della sentenza. L’intervento di Barbara Spinelli a Fahrenheit è stato chiarificatore e importantissimo: perché ha non solo specificato che la Cassazione rimanda la decisione al giudice, di fatto, ma che la battaglia è e deve essere culturale e non giudiziaria. A dimostrazione, una valanga di sms che dichiaravano colpevoli di stupro e femminicidio…le madri degli stupratori. Dunque, le donne. Per questo, un testo come quello di Franca Rame va diffuso a oltranza. Per questo, il lavoro da fare è, purtroppo, enorme.

  24. Ricordo alla perfezione il monologo di Franca Rame, lo vidi sulla televisione pubblica in prima serata di sabato sera, avevo 13 anni e per la prima volta seppi cosa fosse uno stupro.
    Grazie Loredana, è vero la battaglia è e deve essere culturale ed è sufficiente mettere insieme i casi degli ultimi tre giorni dei quali la rete femminile si è occupata mobilitandosi, per avere il quadro della situazione.
    Ci spogliano, in tv, nei tribunali, sul lavoro, in casa. Ci spogliano in continuazione togliendoci come fosse una giacca diritti e legittimità lasciandoci nudo il cuore carico di responsabilità, colpe e pubbliche offese.

  25. Oggi leggevo questo post importante, poi sentivo Barbara Spinelli alla radio e Iaia Caputo, che ha scritto un libro molto interessante che ho già letto in bozze. Dalla maggior parte delle voci che sia in radio che qui si fanno sentire si lamenta il silenzio degli uomini, un’incapacità di ragionare sulle relazioni, soprattutto rispetto all’aggressività e la violenza: Caputo la definisce addirittura afasia.
    Posso essere anche d’accordo, ma posso anche provare a fare un passo in più. Perché in trasmissione non inviti gli uomini a parlare di stupro, di aggressività, di medeizzazione?
    Se ci sono dei maschi che concordano nella prospettiva interpretativa e politica dei discorsi di genere, perché non chiamare anche loro a interrogarsi sulle questioni che qui poni ogni giorno?
    Non ti sembra che quell’altra metà dialettica diventi incapace di parola proprio perché esclusa da questi discorsi se non perché porta solidarietà e condivisione sui principi? Non sarebbe giusto alzarsi da un piano documentale, testimoniale e provare ad accedere a un piano analitica? e non ti pare che questo tipo di analisi non può che richiedere una soggettivazione di genere da parte degli uomini? e dunque un ascolto da parte delle donne?

  26. E’ vero, e l’ho fatto molte volte, Christian. Non solo con Stefano Ciccone, che di queste tematiche si occupa quotidianamente. Ieri mi sembrava importante che ci fosse la voce di Barbara Spinelli, che ha riportato in termini finalmente corretti l’informazione sulla sentenza (data in modo parziale e inesatto sui quotidiani, e ripresa purtroppo su questa scia in rete) e quella di Iaia Caputo perchè poneva l’attenzione su un altro aspetto del problema. Ovviamente ci tornerò. Mi auguravo, però, che gli interventi maschili, più volte sollecitati, via mail e sms, fossero d’aiuto. Quelli che ho ricevuto erano: “Meno matrimoni e più zoccole”, “I padri separati si suicidano”, “Quando si è sposati a una strega succede questo”, “Devo mantenere mia moglie e i miei figli anche se sono separato”, “La colpa è delle madri degli stupratori”. Cito a memoria, ma li ricordo tutti molto bene. Parliamo di ascoltatori di Radio3.

  27. C’è in atto da tempo il tentativo di trasformare le vittime in offender, Loredana. Poi a noi, donne, spetta anche di non porci come vittima e di reagire, e lo stiamo facendo.
    A Christian vorrei dire che molte donne stanno chiedendo pubblicamente agli uomini di farsi parte attiva sul problema della violenza esponendosi direttamente, parlandone, permetterci di capire per affrontarlo in radice. Quindi oltre ad essere noi a continuare ad invitarvi alla parola, vi prego anch’io di essere voi a prenderla questa parola su questo problema che senza di voi non si risolve. In alternativa avremo (abbiamo) che a parlare sono quelli che scrivono a Loredana, non solo a lei, che ahnno dei blog, pagine fb raccapriccianti.Loro la prendono la parola, per aggravare il problema, per stabilizzarlo e per chiedere alle istiuzioni di sostenerli. Qualcuna lo fa e non nel modo giusto, lo fa considerandoli vittime, ma ci siamo ridotti tutti a gareggiare su chi è più vittima? E’ così che si affronta in modo adulto un problema terribile?

  28. Lo stupro viene riconosciuto come atto criminale solo se viene compiuto da soggetti “outsider” possibilmente extracomunitari. In quel caso tutti si stracciano le vesti, peraltro perchè uno “non dei nostri” ha “rubato” qualcosa che non gli apparteneva. Se a stuprare è un “bravo ragazzo”, un Angelo Izzo prima del Circeo, allora no è stata lei a provocare, lei ci stava ecc. ecc.
    Lo stereotipo è sempre quello: ti hanno stuprata perchè alle 3 di notte andavi a giro in minigonna. Poi magari erano le 3 del pomeriggio ed eri in pigiama, ma che fa, ammettere che stupro e sesso non son parenti manco in dei o grado porterebbe a “sconvolgimenti” non da poco nella testolina di tanti maschilisti ambo sessi….

  29. Non ho mai stuprato una donna. Ho conosciuto donne abusate, e uomini abusati da piccoli. Nel momento in cui si parla di stupro non esiste secondo me quasi nessun piano del discorso. Lo stupro è un atto atroce che toglie spesso anche la capacità di porre il discorso. È bene denunciarlo, e a quel punto lì per me vale sentire solo la vittima. Lo stupratore ha già imposto abbastanza il suo discorso, oltre a essere un criminale.
    Il piano dove si può ancora parlare è prima: nel provare a capire la genesi dell’aggressività che non entra in relazione.
    La domanda allora è una domanda e non più una risposta già condivisa: perché l’aggressività – l’indispensabile aggressività che esiste (e che viene interiorizzata e sublimata) – in ogni rapporto sessuale non è capace di diventare una relazionalità? Io penso che tutto questo abbia a che fare con un contesto sociale che vede uomini e donne parimenti responsabili.
    Se di fronte allo stupro, alla violenza sessuale, allo stalking, etc… io non ho nulla da dire, e la questione diventa giuridica, se torniamo su un piano dove ancora la relazione può esistere, ecco allora possiamo per me comunicare.

  30. Non è vero che “l’aggressività in ogni rapporto sessuale non è capace di diventare una relazionalità”, come mai pensi questo?

  31. Una volta lo stupro era solo uno degli aspetti più detestabili della guerra, almeno questi erano gli unici stupri di cui si osava parlare. In effetti, anche questi compiuti in un contesto apparentemente civile (o addirittura familiare), presuppongono una situazione di guerra: unica relazione prevista la sottomissione. Si tratta di capire se la guerra è di un sesso contro l’altro o di un secolo contro l’altro. Io direi la seconda cosa, avvicinando lo stupro a ciò che più gli assomiglia, cioè le botte ai bambini.
    Scoprire che la società in cui viviamo si è illusa di creare contemporaneità culturale limitandosi a stabilire dei diritti, quando in realtà porta a convivere persone che continuano ad abitare in secoli diversi, perchè poco o nulla è stato fatto per educare la persona alla relazione adulta e paritaria, potrebbe innanzitutto costringere a rilevare i limiti di certa modernità. Il cittadino paga le tasse e non fa risse per strada. Però magari sottomette mogli e figli in casa col benestare del suo Dio e della tradizione. Sarà che il residuo atavico è potente o che l’ideologia democratica per come si presenta non sa convertire?

  32. A proposito di stupro, avete notato la notizia della ragazza di Tivoli ricoverata svenuta a Ginecologia all’Aquila dopo uno stupro di gruppo particolarmente selvaggio, presumibilmente da parte di alcuni militari.
    Mi colpisce il generale silenzio mediatico sulla vicenda, forse perche’ non è implicato qualche straniero.

  33. STUPRO
    Come ritrovare l’anima pura e casta in me stessa,
    dopo che la vita mi ha profondamente offesa?
    Dentro di me,prima,vi era un radioso progetto,
    infranto da chi mi ha considerata un oggetto.
    Avevo dei sogni belli che sempre accarezzavo,
    desideravo incontrare presto quel che io amavo.
    La mia metà nascosta cara ed ancora sconosciuta
    a cui indissolubilmente io con gioia mi sarei unita.
    Avrei avuto , con lui , una bellissima famiglia
    con un figlio per me e per lui una bella figlia.
    Lo sognavo, lo volevo e con tanta forza lo desideravo
    e quel volto sconosciuto nel mio cuore già amavo.
    Poi, la realtà si è presentata cruda ed inaspettata
    con un tuo messaggio ed una breve telefonata,
    mi dicevi che da sempre mi avevi veramente amata.
    Mi hai chiesto di uscire insieme a tutta la comitiva,
    io a quella proposta ero riluttante ed assai schiva.
    Ma la tua insistenza in quel momento mi confortava,
    ho detto a me stessa che me lo chiedeva chi mi amava.
    Poi dopo le parole e le bevute hai detto che eri stanco
    e mi sono ritrovata sola con te e con tutto il branco.
    Vi siete scagliati sul mio corpo come dei lupi affamati,
    facendone uno scempio e poi vi siete tutti dileguati.
    Una coltre nera, oppressiva, pesante e tanto inaudita
    è scesa sui miei occhi e su tutta la mia dolorosa vita.
    Mi sono svegliata sola in una stanza di ospedale
    Mentre chiedevo a me stessa cosa avessi fatto di male.
    La polizia che mi chiedeva le circostanze dell’accaduto,
    se fosse stata opera di ignoti o di qualcuno conosciuto.
    Lo smarrimento cupo e totale e le lacrime amare dell’istante
    mentre un poliziotto metteva in un sacchetto le mie mutande.
    Un urlo è scoppiato istantaneo nella mia offesa mente
    mentre piangevo e soffrivo nel cuore ininterrottamente.
    In quel momento tragico è finita tutta la mia esistenza,
    né avrebbe potuto ridarmela alcuna umana sentenza.
    Ho guardato , ancora una volta , il sangue nelle mie mani
    ed ho capito che solo quello avrebbe segnato il mio domani !
    Vittorio Banda
    Caltanissetta 11.05.2012

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