Ebbene sì, parlo, dopo molto tempo, di un libro: perché è un libro speciale, da diffondere e regalare. Lo ha scritto una donna a sua volta speciale, Antonia Arslan, e racconta altre due donne: Anoush e Kohar. Giugno 1915. Valle di Mush, Anatolia. Anoush e Kohar si concedono un bagno nel fiume per dare sollievo al caldo e a una giornata di lavoro. La nebbia le nasconde. Non solo agli sguardi degli eventuali curiosi, ma al passaggio di un esercito che lascerà nel loro villaggio null’altro se non l’odore del sangue.
Muoiono tutti, gli abitanti della valle: uomini, donne, vecchi, bambini. Tutti, tranne Anoush, Kohar, i due esuli greci Makarios ed Eleni e un bambino che sopravvive allo sterminio della sua famiglia. Storditi dal dolore e dall’orrore, i cinque trovano rifugio nelle rovine del monastero: e qui trovano quello che i soldati turchi non hanno saputo vedere. L’Omiliario di Mush, un Codice miniato del Duecento che viene venerato come libro sacro. Pesa 28 chili. Eppure, i fuggiaschi lo dividono in due per portarlo in salvo: metà viene affidata a Kohar, l’altra metà ad Anoush.
Questo è Il Libro di Mush. Una storia di donne, di strazio e di amore per la bellezza. Una storia che rende almeno un po’ di giustizia alla Storia: solo venti paesi hanno riconosciuto, fin qui, il genocidio armeno del 1915.
Leggetelo.
grazie per averlo segnalato!
Grazie per la dritta. È un pezzo di storia che purtroppo ho ignorato a lungo, ma che recentemente riemerge nei discorsi con un mio amico armeno e link vari (come quello di poco tempo fa su Carmilla in ricordo di Hrant Dink), come a dirmi: “sveglia!” Leggeró.
Ottima segnalazione Loredana!