Il mondo si può guardare a altezza d’uomo, ma anche dall’alto di una nuvola (con gli aeroplani è più facile). Nella realtà si può entrare dalla porta principale o infilarvisi – è più divertente – da un finestrino.
Gianni Rodari, Grammatica della fantasia
Con una breve ricerca ho contato, fra i libri per bambini:
Quattro libri su Greta Thunberg
Un numero rilevantissimo di libri che riguardano le bambine ribelli. Qualche titolo:
Io sono una bambina ribelle. Il quaderno delle mie rivoluzioni
Io sono una ragazza ribelle. Storie incredibili di donne coraggiose. Tante attività per diventare come loro
Sarò una principessa ribelle!: Io mi salvo da sola…
Le donne son guerriere. 26 ribelli che hanno cambiato il mondo. Ediz. a colori
Come crescere bambine ribelli & bambini illuminati
Il Diario Delle Bambine Ribelli
Storie della buonanotte per ragazze senza paura
(Se digitate “bambine coraggiose” viene fuori un’altra sequenza non da poco)
Una ventina di libri, sempre per bambini, sulla mafia.
Un numero incalcolabile di libri su migranti e sul bullismo. Per non parlare dei titoli che sicuramente arriveranno a gennaio in occasione del Giorno della memoria, come se non bastassero tutti quelli che sono stati pubblicati negli anni precedenti (a proposito, quelli che fine fanno? In reso a marzo?).
Con tutto questo intendo dire una sola cosa, banale per di più: è naturale che il mercato – perché di quello parliamo – si appropri delle tematiche sociali, così come si appropria di altre tematiche: i libri “di paura” poco prima di Halloween o quelli sul Natale a novembre. E’ avvenuto e avverrà ancora. E’ avvenuto e avverrà che si propongano, a fronte di pochi libri necessari e dettati da una reale esigenza dell’autore, libri-fotocopia scritti o commissionati per essere presenti sullo scaffale, e spesso sui banchi di scuola. Non è naturale non pensarci su, acquistare o adottare, come spesso (non sempre, eh) avviene perché il tema trattato si presta e non perché il libro sia un buon libro.
Il mercato dei libri per giovani lettori è fertile, rispetto a quello per adulti. Dovrebbe essere qualitativamente alto, anche. Il prossimo anno, anno dedicato a Rodari, potrebbe essere l’occasione giusta per una riflessione lunga e seria sul punto: festeggiare sì, certo, ma soprattutto mettere in pratica.
Buon week end.
Mi sono accorta tardi di questo post, mi scusi se commento forse fuori tempo massimo. La questione della recente editoria per l’infanzia “femminista” (uso le virgolette a proposito) mi interessa molto. Da un po’ noto questa proliferazione di libri per bambine/i (ma anche per adulti) a tema “bambine/ragazze/donne ribelli/straordinarie/esemplari”. E lo noto, devo dire, con una certa irritazione. Sono d’accordo con Lei: alla fine si tratta di strategie di mercato e in questo non c’è nulla di male – anzi, se vanno di moda dei “bei” temi a discapito di altri, tanto meglio! E trovo anch’io normale che, all’interno di questo mare magnum, alcuni libri saranno buoni e altri meno buoni. Ma al di là del mercato e della qualità: quello che non mi convince per niente è lo schema, il senso di questi libri – alla cui lista potrei aggiungere anche il progetto “Morgana” di Michela Murgia, autrice che pur apprezzo. Che mi pare riducano la proposta femminista ad una sequela di modelli di donne “straordinarie” alle quali le bambine dovrebbero, suppongo, ispirarsi. Mi pare una declinazione iper-individualista, molto superficiale e, soprattutto, per nulla politica del femminismo. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa. Francesca