MUTAMENTI E SCHIAVI

Il blog per qualche giorno avrà orari strani. Pazientate. Sono tempi anch’essi strani, turbinosi, di mutamenti improvvisi. Per dire, sono alle prese con quello che sarà un lungo trasloco, dalla casa dove ho abitato vent’anni alla casa che mi ha visto crescere e che sta cambiando faccia, giocoforza. Insomma, prima o poi tornerò non quella di prima (impossibile) ma qualcosa che le somiglia. Dunque, per ora accontentatevi della rubrica scritta per Repubblica domenica scorsa, e che parla di un sito cui non sarei mai arrivata senza Una cosa al giorno.
Mi collego al sito, slaveryfootprint.org. La prima pagina del test mi avverte che nel mondo esistono 27 milioni di schiavi, tanti quanti la popolazione di Australia e Nuova Zelanda. Mi chiedono dove vivo, se sono femmina o maschio, qual è la mia età. Mentre rispondo, mi ricordano che molti bambini pakistani iniziano a lavorare a 13 anni. Ho figli? Sì, e mentre compilo il test apprendo che già in un rapporto del 2007 Save the Children denunciava che 250.000 bambini, in Pakistan, vivono e lavorano in completo isolamento, che in India ne lavorano 200.000, e che molte multinazionali lo sanno benissimo. Avanti. Ho un bagno, in casa? Uno studio, una camera da letto, possiedo un automobile? E ancora: quante verdure mangio, quanta carne, quanto pesce? Mi piacciono i gamberi? So che nel Sud dell’Asia ci sono lavoratori che per venti ore al giorno li sgusciano perché finiscano nel mio piatto? So che chi cerca di scappare viene punito con violenza o molestie sessuali? Non lo sapevo. E il mio armadietto del bagno? Controllo, c’è quel che appare sullo schermo: profumo, rossetto, sapone, colluttorio, ombretto. Grazie al lavoro di bambini indiani che non conosco. Ho pochi gioielli, per fortuna, ma uso cellulare, computer, televisore. Ho abiti di cotone. Grazie al cielo, non ho mai pagato per fare sesso. Eppure, il calcolo finale mi dice che 68 schiavi lavorano per me, ogni giorno. Sotto il risultato, trovo l’elenco dei marchi che li utilizzano, e il link al sito madeinafreeworld.com, il network che ha creato questa e altre campagne, e che crede che i piccoli gesti facciano, davvero, la differenza. Fate il test, leggete il sito. E pensateci su.

Un pensiero su “MUTAMENTI E SCHIAVI

  1. L’ho rifatto oggi e ho notato che c’è una differenza di qualche punto (31 invece di 25), penso variando il numero dei capi di abbigliamento. Certo, scoprire che un ombretto vede dei piccoli schiavi che lavorano per procurare la mica che poi sbrilluccica sul viso fa impressione. Certo, le ‘filiere’ sono sempre più complicate, ma l’imbambolamento nostro è francamente drammatico. Vuoi che siano le grandi opere (tipo Valdichienti eh!), vuoi la produzione di una t-shirt, vuoi l’articolo 18, di semplificazione si muore.

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