NO COMMENT

Santa, santissima pazienza.

67 pensieri su “NO COMMENT

  1. Sì, tanta pazienza, da parte delle donne e degli uomini, perchè la Tamaro ce ne ha per tutti. Quello che mi spaventa è la mistificazione delle lotte delle donne e l’effetto yo-yo che ne consegue. Ma come si fa a ‘costruire’ qualcosa di diverso se si fanno ancora analisi come questa?

  2. Cioè, in realtà capisco che ricondurre il femminile al materno faccia saltare i nervi a chi ha lottato per dare alle donne opportunità diverse da quella di custode del focolare, ma non mi pare che la Tamaro intenda di ritornare a questo, quando parla di “spirito della maternità” (tra l’altro non mi risulta che lei abbia figli).
    Confinare l’essere umano al genere e il genere alla biologia pare anche a me inaccettabile: l’essere spirituale e la libertà dell’uomo consiste esattamente nel trascendere la tirannia degli istinti e la pressione della psiche animale. Ma perchè negare che i nostri sentimenti hanno radici nelle funzioni biologiche e non è recidendole ma sublimandole che si reralizzano umanamente? Se qualcuno mi dice che la virilità scopre se stessa nell’essere paterno, io non solo non mi arrabbio ma, per quel che conta la mia piccola esperienza, confermo. Prima di essere padre vivevo per me solo e per la mia generazione: dovendo proteggere un figlio (due per la precisione) ho imparato a pensare concretamente al futuro, il mio essere sociale oltre che familiare ha acquisito un’ampiezza di orizzonti che prima aveva solo a parole, cioè non aveva.
    Rescissa da queste prospettive, anche la sessualità diventa qualcosa tra il turistico e l’onanistico, non a caso la confezione preferita per le merci nella società dei consumi.

  3. No ma che pazienza.
    Io scrivo al corriere – appena fiato – tipo stanotte – e intanto lo dico qui. Che un giornale serio certe cose non le deve pubblicare. E per rispetto delle donne lettrici e dipendenti e per rispetto dei lettori tutti, anche maschi che avrebbero diritto a una divulgazione psicologica seria, con interpretazioni credibili e citazioni di lavori clinici in merito.
    No perchè se no me compro Novella Duemila e baci ai pupi.

  4. Si scandalizzano perché questo blog sostiene che dal fatto che per natura sono le donne a generare i figli non vuol dire che ne deve per forza conseguire un maggiore attaccamento o uno “spirito materno” particolare. Cosa che secondo loro simboleggia il fatto che uomo e donna non sono perfettamente uguali .. per natura.

  5. binaghi l’infanticidio si correla al disturbo di personalità e anche piuttosto grave – non all’influenza dei costumi oh tempora oh mores. Specie in un contesto come il nostro. Spiegarlo ora mi è difficile – ne faro un post fra qualche giorno. Sperando che non sia troppo tardi – magari lo copio e incollo qui.
    Certo magari non vi interessa più ma potrei invitare la Tamaro a calci e anche Ferruccio De Bortoli, di solito molto meno deludente.

  6. Certo che, sentire dire che “la centralità della nostra vita di donne è lo spirito della maternità. Ripartire da lì. La maternità.” da una che non tiene famiglia né figli, fa un po’ specie… Mi pare anche che la Tamaro faccia una lunga disquisizione contro l’eros che non mi suona contestualizzata e dunque mi pare un tantino pretestuosa.
    Per il resto è anche vero che quello che dice la scrittrice in parte è innegabile: negli ultimi 30/40 anni i costumi sociali sono cambiati, come sono cambiati i valori, i punti di riferimento e i paradigmi di comportamento tra i sessi. Ma fino a che punto questo incide con questi episodi?
    Personalmente ho idea che certi fenomeni siano sempre accaduti, ma che adesso i media ci mettano davanti dei bei riflettori a beneficio della gossipizzazione della cronaca.

  7. La mia connessione fa le bizze… Vorrei dire, non scandaloso, per me, casomai inesatto. Non si possono annegare dei problemi reali, sociali, nel mare del femminile, della maternità astratta. Semplicemente, non mi verrebbe mai l’idea di attribuire alle donne i cui casi cita la tamaro, una motivazione così legata al concetto di maternità in generale (anche se lei accenna al fatto che certi sono casi avvenuti in famiglie ‘normali’, ‘benestanti). Io mi chiedo perchè alcune persone (persone) si comportano così e cerco le risposte, e poi le azioni da fare eventualmente.
    Se è per questo la Tamaro parla anche di spirito materno in assenza di prole reale, ma allora non chiamiamolo spirito materno e parliamo di qualità e atteggiamenti dell’essere umano che potremmo condividere tutt*.
    E’ un altro discorso. Sono d’accordo con Zaub, l’infanticidio, anche se reiterato in certi periodi storici, è un grave disturbo della personalità, ecc.

  8. Personalmente di scandaloso trovo che la Tamaro continui a poter pubblicare le sue valanghe di luoghi comuni, avendo anche il coraggio di citarsi da sola (del resto, chi altro la citerebbe?). La pazienza serve, e ne serve tanta, per arrivare alla fine del suo pezzo confuso e inutile che inanella solo una serie di banalità in linea col pensiero ben pensante di tutti i tempi, nostri compresi.

  9. E’ una leggerezza criminale.
    Viviamo in un epoca medievale in cui le famiglie ignorano i principi elementari di psicoterapia, consolidati scientificamente da un secolo, col risultato di subire i disagi delle proprie condotte famigliari senza cognizione di causa come fossero maledizioni divine.
    I disagi psichici prosperano non visti o sottovalutati o ignorati o pressati da una farmacologia ottusa e scellerata fino a debordare situazioni assurde o ad esplodere in tragedie di cronaca.
    Se le persone di “cul-tura” si fanno portavoce di simili socio-stronzate e i principali quotidiani non gli ridono in faccia dopo la prima lettura, mi chiedo: tale è il potere politico dei “vips”? Oppure stiamo regredendo così velocemente? …
    ..Davvero?
    D.

  10. Ero una donna serena prima di rimanere incinta, sono serena allo stesso modo ora. Prima di dire “sarò madre” e di conseguenza “sarò brava/cattiva madre”, dico: “farò un figlio”. Diventerò madre strada facendo, la mia vita avrà un nuovo volto, ma era già piena, bellissima nei suoi contrasti e anche nei sogni che coltivavo, in quelli realizzati e quelli che realizzerò, la sua centralità non è per forza la maternità, come vaneggia Tamaro.
    Io sono donna a prescindere, essere madre è una possibilità tra le tante e basta.
    In più, quoto Giogio: non essendo Tamaro nuova a scritti che non aggiungono niente se non il richiamo ad aver ancora pazienza per certe sue grossolane affermazioni e per l’inconsistenza di pensiero, ancora la pubblicano?

  11. Bah. Io dai crescenti disagi della vita familiare (che comprendono oltre agli infanticidi anche la violenza sulle donne) desumerei che mentre la pedagogia di massa dei consumi prepara al consumo sessuale e non, nessuno più si sogna di educare alla vita di coppia, alla paternità e alla maternità. Perchè? Perchè l’educazione cattolica è in disarmo, e quella laico-progressista è in ostaggio di un tabù. Guai a parlare di approdo familiare all’individuo atomico e foderato di diritti che la liberaldemocrazia ha prodotto: sa di ascetico e rinunciatario. Così chi non ha le risorse culturali (e materiali, caro Daniele) per accettare un sostegno psicoterapeutico si ritrova in balia della propria drammatica inettitudine ad affrontare una vita di relazione che esige sublimazioni e sacrifici.

  12. Quanto all’inconsistenza di pensiero, cari miei, se fosse un’ostacolo alla pubblicazione le pagine culturali dei quotidiani andrebbero bianche, e di gente come Alberoni non avremmo mai sentito parlare.

  13. “Tornare alla nostra vera natura vuol dire rimettere al centro dei nostri giorni una forza armata di dolcezza.”
    da voltastomaco

  14. Rispetto il fatto che si pensi che avere un figlio possa far scoprire consapevolezza, senso di responsabilità, senso del futuro (e comunque è un fatto personale, non generale) ma il discorso della Tamaro non mi pare un inno alla conoscenza di sé e alla scoperta delle proprie risorse. Infila parecchi luoghi comuni già visti. E considero pericolosamente già viste le conclusioni.

  15. Una valanga di luoghi comuni a partire dai disagi definiti “crescenti” senza un briciolo di documentazione al riguardo…Non vorrei anch’io scadere nel già detto, ma la pressione ossessiva all’autorealizzazione (fallimentare) in una maternità alla melassa può essere una buona spinta alla depressione…e a conseguenti “disagi”…In più, giustificare l’inconsistenza dell’articolo dicendo che “tanto fanno tutti così” mi sembra un’argomentazione quantomeno discutibile.

  16. Che pena e che livore. Ora la Tamaro non può esprimere una sua opinione, legittima, che si rivoltano le amazzoni. Scrivere commenti non significa confrontarsi senza offendersi? Santa pazienza lo diciamo noi affezionati a questo blog, aspettandoci anche un poco di leggerezza.
    Alla cara zauberei: ma compralo novella duemila. compralo, magari ti potrebbe servire, non c i sembra una minaccia.
    Davvero.

  17. In sostanza, ormai ho imparato a drizzare le orecchie e sfoderare gli artigli quando qualcuno vuole dirmi qual’è la mia “natura”, qual’è l’adamento “naturale” delle cose…Qualcuno provi a dirmi cos’è “naturale” e inevitabilmente ne verrà fuori un’eugenetica nazista! E’ sempre una trappola: luoghi comuni maschili e femminili, fatti risalire ad una biologia pseudoscientifica dove anche negli esseri ermafroditi ci sono queste due “energie primordiali”…Semplicemente ridicolo!

  18. A Marotta che parla di “leggerezza criminale” scrivo che deve un tantino vergognarsi e aggiustare il suo condizionatore d’aria o ventilatore per dare aria alle sinapsi.
    Santa pazienza.

  19. @ Vincent:” si rivoltano le amazzoni” e “Alla cara zauberei: ma compralo novella duemila compralo, magari ti potrebbe servire”.
    Gli unici commenti davvero offensivi sembrano proprio i tuoi.

  20. Mancava l’eugenetica nazista, mi sembrava strano. Con un aria sì rancorosa organizzarvi per buttare uova o peggio sulla dimora della Susanna?

  21. @valter binaghi
    la psicoterapia ha cento anni.
    l’uomo medio, che saprebbe fare una dieta, che sa a memoria i nomi di tutti i giocatori del campionato, italiani e stranieri, che sa intonacare un muro, cambiare una ruota alla macchina, che ha i rudimenti di batteriologia per non farsi incancrenire un dito, o ha i rudimenti di igene per non avere i topi nel letto, beh, l’uomo medio non sa NULLA dei principi base della psicologia famigliare o educativa, nulla di ansie, conflitti proiezioni e rimozioni.
    Zero
    Secondo me è medioevo a prescindere dal ceto.
    In questa interzona psichica proliferano i mostri o gli zombie, poi quando ti dicono che tuo figlio è iperattivo, che l’infanzia è un disturbo e gli serve il Ritalin glielo dai pensando di fare il suo bene, come le sanguisughe per i salassi!!
    Cazzo. Ora si parla anche di primavera dell’elettroschoc.
    D.

  22. Cara Anna Luisa non credo di offendere nessuno. Le mie provocazioni sceme servono solo ad aumentare il tono dei commenti. E per questo mi prendo del pistola e mi sta bene. Poi amazzoni è bellissimo e sul giornale da comprare dov’è il problema?

  23. Vincent. Tu sei capitato qui, un po’ di settimane fa, con la dichiarata intenzione di portare un po’ di spasso nei blog seriosi. Sei stato avvertito dalla sottoscritta che lo spasso, per essere tale, deve avere un senso. Bene. Torni con commenti nella stragrande maggioranza dei casi fuori contesto, molto spesso insultanti. Come questi, che non portano UNA argomentazione alla discussione. Io non sono d’accordo con quello che sostiene Valter Binaghi, per esempio, ma il suo è un punto di vista con cui ci si può e ci si deve confrontare.
    Con il tuo no. Abbassa i toni, grazie. Non sento il bisogno di qualcuno che “alzi il tono” e, nei fatti, appiattisce le discussioni.

  24. Caro Vincent,
    questa roba è lacrime e sangue, e non c’è molto spazio per perdere tempo in cavolate.
    Appena qualcun altra crista sofferente da mesi o anni in solitudine, senza il sostegno di alcuno senza sapere cosa le accade, senza che nessuno sia in grado di cogliere i segnali di allarme, affoga i suoi figli, ‘santa pazienza’, leggiamogli la Tamaro.
    Ohhh perdindirindina, erano così brave persoone… Ma chi l’avrebbe mai detto…
    Ma dove andremo a finire… e bla bla bla.
    D.

  25. Abbasso i toni e mi scuso. Mai espresso toni insultanti, trovo che la T amaro abbia scritto di cose “”serie” su cui è difficile essere esaustivi.
    La parte in cui analizza la sessualità mi trova spesso d’accordo. Un mio punto vista.:è grave?
    Saluti

  26. Caro Daniele, lo scritto della Tamaro credo sia irrilevante per chi affoga i figli e su questo mi sembra ci sia concordia. C’è un tono semplicistico e definitivo.
    Non di meno, alcune sue idee possono essere analizzate, come scrivevo prima, siano fuori contesto o meno.
    Saluti

  27. Credo che chi ricopra una posizione di esposizione mediatica in ambito socio-culturale dovrebbe astenersi a scrivere sui giornali di cose gravi in modo banale, trovo anche che i giornali dovrebbero usare certo spazio in modo più utile.
    Lo scritto è irrilevante per chi uccide i figli ma si permette di parlarne e questo è poco serio e poco responsabile.
    D.

  28. Io quoto Daniele Marotta.
    – Valter Binaghi – mi spiace per il cognome prima ma ero molto arrabbiata, perchè per me in gioco qui ci sono due questioni la medioevalità culturale e la psicologia come appannaggio di scrittori, forse discutibili o meno dovrebbe essere persino secondario – quello che voglio sottolieaneare è che davvero ci sono una serie di comportamenti psicologici che hanno motivazioni e tragitti più forti nelle vicissitudini personali, che nei modelli socioculturali. C’è molta ingenuità in giro su come si crei il circuito tra natura e cultura – le determinazioni non sempre sono così semplici e, sospetto negli assetti patologici gravi sempre più casuali e meno strutturanti. Anche perchè poche cose resistono alle intemperie della cultura come la genitorialità o la maternità. Non nel senso del valore collettivo – ma del valore emotivo ed individuale. Al di la del tempo storico, davvero una madre – e credo anche un padre, rimangono madre epadre in un modo che riguarda il loro benessere psichico. La cultura può interpretate e fornire interpretazioni, può nevrotizzare, può colludere con comportamenti autolesivi (tipo i padri che spariscono) ma se una madre esce dal suo essere madre e si rivolta contro il suo essere madre, uccidendo il figlio- come dire, o esce da se o come è molto più probabile, era già fuori di se. Ossia aveva un disturbo molto grave e l’infanticidio è stato un acting atroce.
    Asserire che la cultura ha potere su questo genere di disturbi, vuol dire perciò saltare a piè pari il problema di un’assistenza in Italia a donne e uomini che coll’alibi della 180, ora s’attaccano riccamente nella totale assenza di strutture e supporti. Vuol dire blaterare su temi senza averne le competenze (oh su quante cose si hanno le competenze: eppure non vedo ancora una biologia selvaggia, una fisica selvaggia, manco l’idraulica selvaggia – ma la psicologia da te delle signore è una grande passione dei nostri quotidiani) e vuol dire – in tempi reazionari e abbastanza desolanti per le donne – colpevolizzarle con un ragionamento forzato perchè semplicemente lavorano, o perchè problematizzano il rapporto con il materno. In un certo modo – le ricattano.

  29. Si, zauberei e anche marotta, questo lo sottoscrivo. Il dilettantismo in psicologia è perfino più dannoso che in medicina. Non direi mai che il percorso che conduce da una gravidanza a un infanticidio, o da una dichiarazione d’amore a uno stupro, possa essere riempito solo da una pedagogia adatta, e se ho lasciato capire questo ho sbagliato io.
    Il fatto è che il nostro concetto di salute mentale è ancora legatyo a un’epoca in cui era più facile essere sani. Voglio dire che la solitudine della famiglia nucleare e la pressione narcisistica sull’io minimo di oggi sono qualcosa di inedito nella storia, e certamente non si può medicalizzare tutto il sociale, anche perchè lo stato sociale sembra essere agli ultimi. Io conosco l’esperienza delle tossicodipendenze: se l’integrazione comunitaria (quindi non solo psicoterapia ma anche pedagogia) lì ha funzionato più dell’approccio medico-psichiatrico puro e semplice, forse cè un motivo, e forse se ne possono trarre indicazioni utili. D’altro canto, come insegnante giudico da tempo che il clima puramente solipsistico e competitivo che domina il percorso didattico presuppone una formazione comunitaria all’esterno che una volta c’era e oggi non c’è più.
    A proposito: sono a scuola e ho uno scrutinio fra cinque minuti.
    Buona serata a tuitti.

  30. D’accordo con Daniele Marotta e con Zaub. Oltretutto l’incipit mi pare strano: “Sempre più spesso, negli ultimi vent’anni, la cronaca testimonia casi di madri che uccidono i propri figli”.
    Quale è il fenomeno di cui si sta parlando? Il fatto che la cronaca si occupi sempre più spesso di questi casi o che questi casi siano effettivamente aumentati?
    L’impressione diffusa (anche la mia), suscitata dalla cronaca, è che sempre più spesso le madri uccidono i loro figli. Ma è vero? Ci sono documenti, statistiche storiche, studi in proposito? Io non lo so, ma mi piacerebbe saperlo, soprattutto quando sto leggendo un articolo che su questo assunto (l’aumento vertiginoso di omicidi di bambini da parte delle loro madri) costruisce teorie generali, interpretazioni e prediche edificanti.
    La tamaro, se non ricordo male, è laureata in biologia. Lo dico perché Antonio Pascale imputa ai letterati puri il vizio di pontificare in modo astrattamente retorico su un argomento che non conoscono ma che, chissà in base a quale ragione, si sentono autorizzati a trattare per lungo e per largo.
    Spero che questo vizio non stia dilagando sulle pagine culturali italiane al di là della formazione di provenienza degli autori.

  31. Quel che mi colpisce è la confusione di questo pezzo. Che fa’ sì che alla fine ne venga fuori un minestrone di cose condivisibili e altre che non lo sono affatto. Credo che il fatto che il modello dominante per il femminile – nel Italia berlusconiana soprattutto- sia detto in soldoni sempre più sempre quello della donna sessualmente appettibile, donna magnifica merce (velina, superfiga superpalestrata ecc) porti con sé un’automatica svalutazione di ogni altro modo di stare al mondo delle donne. Madri incluse. Ma questo non è un uniformarsi al modello maschile, nel senso del essere diventate come i maschi. E’ solo un modo nuovo di incarnare un modello imposto dal maschile: bella zoccolona anziché angelo del focolare. Ed è rispetto agli obiettivi dell’emancipazione femminile (la chiamo così, per ricordare che la lotta non è cominciata negli anni settanta) una pesante e imprevvista regressione. Del resto, la reificazione di questo genere tocca anche i maschi (tronisti, forzati della palestra, del centro-abbronzatura, della depilazione. Il neo-proletariato videocratico).
    Essere solidali, generosi di sé, avere voglia di costruire qualcosa insieme agli altri, famiglie o aggreggazioni di altro genere improntate sullo scambio, in un tale contesto è difficile per tutti, non solo per le madri.
    Che poi, se non mi sbaglio, nel caso delle infaticide, sono spesso proprio quelle che accusano di più la loro condizione di solitudine che si accompagna soprattutto alla condizione di casalinga. Poco sostegno da parte dei mariti e compagni, nessuna rete di parenti (oppure di quelli che rompono le scatole), poche possibilità di socializzare, fare amicizie. E risibilissimi aiuti da parte di uno Stato in cui da sempre quasi tutti i politici cantano le lodi della famiglia. Scarsissime tutele per chi vuole insieme mettere su famiglia e lavorare.
    Credo non ci sia mai stata una discrepanza così enorme fra l’idea dominante idealizzata della maternità e del ruolo delle madri, e la loro reale condizione di persone ritenute insignificanti e ferocemente criticabili. Chiunque si arroga il diritto di dirti di fare così e non cosà, qualsiasi manuale di pediatria ti dice che se non allatti, se non riesci a far addormentare il bambino nella culla e lo prendi troppo in braccio ecc, ci potrebbero essere conseguenze gravi. L’immensa fortuna di un libro dal titolo “Le madri non sbagliano mai”, è sintomo di un disagio (come diceva una vignetta di Altan.
    Se questo è il quadro in cui certe madri, le più psichicamente fragili, perdono l’ultimo straccio di equilibrio in modo tragico, la risposta non può essere nel recupero di uno spirito della maternità idealizzato. Ma l’ascolto delle donne singole, l’aiuto a conoscere se stesse. Alcune i figli non li vogliono ed non è il caso che per questo si debbano sentire “mancate”, altre sì, ma senza rinunciare al lavoro (che quasi mai coincide con una carriera). Credo che una donna frustrata sia una madre peggiore che una più soddisfatta della propria vita. E non conosco quasi nessuna non disposta a fare i famosi sacrifici pur di potersi costruire una vita che sia al contempo dedicata agli altri e a se stessa.
    E’ questo ciò che oggi non va bene: che possa esserci un modo di realizzarsi – di uomini e donne- che non sia solo egocentrico.

  32. Dovrei ritrovare quel saggio sull’infanticidio nelle campagne toscane nel ‘600 che ho studiato per un esame della triennale, giusto per dire che questa storia che oggi le donne ucciderebbero di più i figli è una idiozia pesante…

  33. già, buffo; io trovo evidente che l’infanticidio materno sia la dimostrazione che non esiste la maternità come necessità naturale e obbligata per la donna, la Tamaro esattamente il contrario

  34. POVERE DONNE! QUANTA SUPERBIA….!!!CONTINUATE PURE COSI’ CON QUESTE POSIZIONI DI AUTOSUFFICIENZA CHE PORTANO SOLO E SEMPRE AD ESSERE SOLE, ABBANDONATE,DISILLUSE,FRUSTRATE,DEPRESSE, AGGRESSIVE,RIPIEGATE SU VOI STESSE E L’UNA CONTRO L’ALTRA ARMATE(E MI RIFERISCO ALLE C.D “EMANCIPATE” PER I TEMPI E PER “CULTURA”(bha!!) . IO SONO UNA GIOVANE DONNA, LAUREATA,OCCIDENTALE, MA QUANTO INVIDIO LA SERENITA’ SUI VOLTI DELLE DONNE MUSSULMANE”VELATE” E DELLE GIOVANISSIME ARABE ALTRETTANTO VELATE E SODDISFATTE!!! SI’ CARISSIME, GIOVANI ARABE SODDISFATTE, COLTE, FIDANZATE E SPOSATE! MA QUALI COSTRIZIONI E VIOLENZE!!! PER VIOLENZE E MARTIRII TUTTO IL MONDO DELLE DONNE, A TUTTE LE LATITUDINI DELLA TERRA, PURTROPPO NE SA QUALCOSA, ED ANCORA MOLTO MA MOLTO PIù GRAVE QUANDO LE VIOLENZE ACCADONO NELLE NOSTRE COSIDETTE DEMOCRAZIE EMANCIPATE! CONCLUDO: IO RESTO OCCIDENTALE MA SOPRATUTTO CRISTIANA E COME CRISTIANA,OVVERO PER CHI SE LO FOSSE DIMENTICATO,BATTEZZATA IN CRISTO, CERCO DI PORRE AL CENTRO DELLA MIA ESISTENZA DIO ED IL VANGELO! ALLO STESSO MODO DELLE ARABE CHE VIVONO SECONDO IL CORANO.
    E SIA IO CHE LORO COSI FACENDO CI DONIAMO ! BUONA VITA DA SOLE CON VOI STESSE

  35. @Stella
    Qualcuno dovrà pur dirti che la pura e semplice adesione a una confessione religiosa non ha mai salvato nessuno dal naudfragio nella violenza. L’Italia pullula di cristiani battezzati che stuprano le figlie e di pii musulmani che le rinchiudono (qualche volta le uccidono) se provano a sposare un infedele. La declinazione dei costumi familiari non può prescindere dalla emancipazione individuale della modernità. E’ la mancata sintesi fra questi due elementi che genera un vuoto di cultura praticabile. Quello di cui abbiamo bisogno (a scuola per esempio) è di una psicopedagogia all’altezza dei tempi.

  36. Certo se tutte riuscissero a mettere il vangelo al centro della vita, o il corano o il calcio, o la caccia grossa, o qualcos’altro, certo potrebbero evitare di andare in pezzi fino a diventare delle matricide, magari, e, la Tamaro ci spiega perchè non succede! colpa è delle case ikea, della degenerazione della famiglia tradizionale, della deriva sociale, dello scopare in giro, della fallita rivoluzione sessuale e quindi Stella? anche della laicità, dell’incapacità di mettere la religione al centro della nostra vita: quindi chiese e moschee e sinagoghe piene e tutti felici, come cinquanta e cento anni fa, che bella vita che felicità nel mondo!
    Ma che oppressione, ma che depressione, che psicosi, che acting schizo-paranoide! Tutte felici le donne musulmane! Tutte felici le donne Cristiane, poi quelle Buddiste e Ebree evviva!!!
    Facciamo un bel festival religioso e alè si cura tutto! Anche la gobba e il gomito del tennista.
    Grazie, stella, perchè nel nostro delirio non ci eravamo arrivati.
    Grazie per questa profonda lezione di empatia cristiana, grazie per averci spiegato come si scalda l’acqua, poi quando ci vuoi dire dove trovi la superbia nei post precedenti, oltre che allo specchio intendo, saremmo grati.
    Ma forse le tue invettive erano dirette contro il pressappochismo post sessantottino della Tamaro?
    mmmh.
    D.

  37. mi sono affacciata varie volte, senza mai intervenire. però stavolta proprio non mi tengo. qualcuno vorrebbe spiegare alla tamaro che l’infanticidio è vecchio come è vecchio il mondo? che i “tempi moderni” non c’entrano nulla? dico: medea, mai sentito parlare? euripide, mito greco, tragedia greca? questi sconosciuti…
    e se proprio la tamaro non vuole aggiornarsi su psicologia, psichiatria, sociologia, antropologia, almeno un po’ di sana letteratura greca se la potrebbe leggere?
    in fondo, mi pare faccia la scrittrice. o no?

  38. Mi chiedo quale grande soddisfazione possa arrivare da postare commenti provocatori, insultanti, a CARATTERI MAIUSCOLI per fare la voce grossa anche se non siamo, per fortuna, in un dibattito televisivo…

  39. @laura:perchè lei ci porta il VERBO,che come anche noi senza dio dovremmo ben sapere,si coniuga in MAIUSCOLO.Per il resto,quanto scritto da skeight lo condivido in pieno.

  40. Valter, temo che non ci basti una psicopedagogia all’altezza dei tempi, se poi la pressione sociale e politica ci forzano a compiere scelte borderline con l’autodistruttività!
    Posso essere educat@ nel migliore dei modi, posso avere coscienza di me e delle mie aspiazioni, delle strutture sociali e spirituali che mi circondano, ma ho anche bisogno di strutture PUBBLICHE sane che mi supportino!
    Sono stufo di questa via italiana per cui deve fare tutto l’individuo contro il contesto, a scuola, nel lavoro, nella vita di ogni giorno. È immorale! Partecipiamo alla vita pubblica pagando tasse per mantenere una classe politica che sostiene solo se stessa, perché tanto siamo tutti bravi a fare da soli. Viene da chiedersi perché in questo paese non c’è più gente che esplode ogni giorno, come succede in Cina (anche se non ce lo raccontano).
    Per dire, mia madre ha rinunciato non solo al lavoro, ma anche alle proprie aspirazioni per tirare su un figlio. Magari sarà pure soddisfatta del risultato, ma un bel vaffa glielo canta, a chi le dice “hai fatto la scelta giusta in accordo con la parte più vera di te”. No, lei come infinite altre ha solo compiuto la scelta apparentemente meno peggiore che le è stata concessa da un sistema-paese vergognoso.

  41. Sfondi una porta aperta, Paolo. Quando dico che lo stato sociale è “agli ultimi” non sto facendo un commento positivo, ma un’amara constatazione. Però, da lettore di Ivan Illich, vorrei ricordarti anche che le istituzioni che “somministrano” servizi creano anche dipendenze, e rendono individui e comunità sempre più inetti a provvedere a sè stessi. Poi, quando qualcuno (come adesso) taglia i cordoni della borsa, siamo tutti più in merda di prima. Illich ha descritto perfettamente il processo, per quanto riguarda la scuola e poi la sanità: prima istituzionalizzare bisogni e soddisfazioni, poi quando i soggetti sono ormai dipèendenti adalle istituzioni e le istituzioni sono divenute ipertrofiche e hanno costi insostenibili, privatizzare apertamente (o in modo strisciante) i servizi, che solo un’elite può permettersi. Nel frattempo tutti gli altri sono stati espropriati di un “sapere diffuso” (medicina popolare, risorse comunitarie) e ridotti al rango di mendicanti.
    Quante coppie italiane oggi possono permettersi una psicoterapia familiare, a botte di 70-100 euro a seduta?

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