NON SOLO PER CAROCCI

Non è una faccenda che riguarda solo Carocci, quella di cui si parla (poco) in questi giorni. Che esista un piano industriale che prevede il licenziamento di circa la metà dei dipendenti non è che un assaggio di quello che potrà avvenire, e con ogni probabilità avverrà, presso altre case editrici. Non basta la sospensione delle pubblicazioni di :duepunti e quella di edizioni di passaggio a far suonare il campanello d’allarme?
Forse sì, forse no.  La sensazione è quella di sempre, o del sempre degli ultimi tempi: l’editoria tutta, e dunque tutta la funzione di mediazione, viene vista come obsoleta e deprecabile, e dunque che crolli, che sparisca, che si azzeri. Senza pensare non solo a quello che perderemmo come lettori e come scrittori: ma alle persone che sotto quelle macerie vengono travolte.
Dunque, qui c’è l’appello per Carocci. Firmate, diffondete.

4 pensieri su “NON SOLO PER CAROCCI

  1. Caspita se nemmeno il catalogo Carocci (gettonatissimo dalle Università) riesce a stare in piedi, significa che ormai è troppo tardi.

  2. essendo questo uno spin-off universale ed imperdibile di un litblog è normale che si parli più facilmente di case editrici e librerie. Ma quello dei licenziamenti a grappolo per snellire aziende affamate di profitto, a corto di idee, o più semplicemente disperate sarà uno dei temi maggiormente frequentati nei luoghi dove ci si preoccupa di come siamo andati ad essere

  3. Non solo per Carocci, infatti. Anche perché non è che si poteva pensare che l’editoria scampasse alla dismissione del paese giunta a uno stadio ormai ben avanzato. Ogni giorno – con un’accellerazione in questa fine anno, dopo l’approvazione del Jobs Act che solleva le aziende fallimentari dall’attivazione degli ammortizzatori sociali – assistiamo a una corsa al licenziamento. Il fatto che si vada a toccare una punta di diamante dell’editoria accademica suscita la preoccupazione degli accademici stessi, che firmano l’appello per un nuovo piano industriale di recupero. Nondimeno andrebbe loro spiegato che purtroppo per come si stanno mettendo le cose pare già tanto che i lavoratori vengano messi in cassa integrazione a zero ore per due anni. Oggi nella mia città i detti lavoratori hanno scioperato davanti alla storica sede della casa editrice madre, Il Mulino, insieme agli impiegati del Mulino stesso. Bene. E ben svegliati anche questi ultimi, che saranno i prossimi e forse ne hanno il presentimento e per questo decidono di scioperare… per la prima volta nella loro storia. Ma, come fa notare Ekerot qui sopra, la sensazione è che orami sia tardi.

  4. Caro Wu Ming 4, i lavoratori dipendenti italiani da tempo si illudevano di avere “diritti acquisiti” e per 20 anni hanno appoggiato governi di destra che distruggevano proprio quei diritti! Poi hanno pensato che la cosiddetta sinistra (cioè il PD) fosse giusto che si “modernizzasse” diventando via via sempre più di destra dato che la lotta di classe era finita in quanto “stiamo tutti sulla stessa barca, no?”. Infine, sono arrivati a pensare che era meglio spazzar via ogni struttura (sindacati in primis) perché “tutti marci”. Nel frattempo si ritrovavano man mano in mezzo alla strada e allora andavano a piangere dai sindacati “che non fanno niente per noi perché pure loro sono della Kasta”, e si astenevano in massa dal votare permettendo ai loro nemici di accaparrarsi il potere sempre più stabilmente. Disperati, si sono dati al “si salvi chi può” rassegnandosi e ritirandosi definitivamente dalla partecipazione politica attiva e passiva. Indovina un po’ chi gode da questa situazione!??

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