OMBRE DI SBARRE SUL SOFFITTO: PERCHE' LA BELLEZZA E' PIU' IMPORTANTE DEI NOCCIOLETI

Cosa si è detto, infine, a Tolentino a proposito dei noccioleti? Tanto, tantissimo, e non solo sui noccioleti: presto saranno disponibili testi e video degli interventi, ma se dovessi operare una sintesi più che estrema, direi che i problemi creati dai noccioleti sono tre: paesaggio, uso di erbicidi, sfruttamento intensivo del terreno.
Io vorrei qui fermarmi sul primo punto, la mutazione del paesaggio. che a qualcuno potrà sembrare questione minore, ma non lo è affatto, e non per nostalgia, non perché si creda vanamente che tutto deve rimanere come noi lo ricordiamo, perché tutto è cambiato e cambierà ancora. Ma perché forse dovremmo essere abbastanza saggi, a questo punto della storia umana, per capire che abbiamo bisogno di bellezza, e che dovrebbe valere ancora sia l’idea che  nullus locus sine Genio, sia la molto più recente affermazione del film I cento passi (“e allora invece della lotta politica, la coscienza di classe, tutte le manifestazioni e ‘ste fesserie bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, aiutare a riconoscerla, a difenderla”). In parole povere: i noccioleti con queste terre e questo paesaggio non c’entrano nulla, lo cambieranno irreversibilmente proprio dove c’è bisogno proprio di investire sulla bellezza, dopo quello che non sta accadendo nella non ricostruzione post-terremoto.
E qui si aprirebbe una riflessione molto interessante: questi luoghi, proprio perché sono spopolati (prima e ancor di più dopo il sisma del 2016) fanno gola. Chi vuoi che li difenda, anche se sono così belli? A chi punta tutto sul turismo, in fondo, di questa regione che è unica a essere plurale, interessa solo la Marca di costa: quella interna e montanara è più che altro un inciampo, o un fondale, buona al massimo per un bel concerto di RisorgiMarche.
Quel territorio, dunque, può e deve essere cambiato a piacimento, e soprattutto per il guadagno di aziende che non sono la tua, direbbe Carrère, anzi non sono di nessuno perché sono multinazionali, e perché sputare nel piatto?
Sei o sette anni fa una ricerca dell’università inglese di Exeter fondata sul social network Panoramio analizzò le fotografie condivise per capire come cambia il valore estetico di un luogo: in particolare, dallo studio di 55 località della Cornovaglia attraverso 113.686 foto, si deduceva che la bellezza percepita varia a seconda della densità della popolazione (meno abitanti, più fotografie) e dell’attività agricola (più è intensa, meno foto). In altre parole: se la condivisione di un’immagine su un social  corrisponde alla valutazione estetica positiva del paesaggio fotografato, significa che la bellezza è sinonimo di assenza di esseri umani o di umane attività, e i luoghi più amati sono quelli dove restano appena le tracce di quelle attività, le chiese, le statue, le moschee, o nulla del tutto, i mari e le montagne e i deserti. Amiamo quello che non siamo riusciti a distruggere ma dal momento che non possiamo fare a meno di distruggere diciamo che questo è utile all’economia e dunque alla rinascita-resurrezione delle Marche. E andassero al diavolo i nostalgici utopisti cui si stringe il cuore come alla Penelope di Ghiannis Ritsos, che si vede tornare a casa non l’eroe che aveva atteso ma un vecchio miserabile, e allora il telaio che fino a quel momento l’aveva aiutata ad attendere proietta “ombre di sbarre sul soffitto”, e gli uccelli che aveva tessuto con fili vermigli tra il fogliame verde, a un tratto,/in quella notte del ritorno, diventarono grigi e neri/e volarono bassi sul cielo piatto della sua ultima rassegnazione.
E a proposito di economia: ai tempi, quando la famosa superstrada che ci fa arrivare un quarto d’ora prima a destinazione era in costruzione, si pensò di compensare erosioni e sbancamenti e mutazioni con i mitologici  PAV, i Piani di Area Vasta, quelli che hanno convinto i comuni a cofinanziare la Quadrilatero. I PAV, nelle intenzioni, avrebbero trasformato gli assi viari in “flussi di ricavi attraverso l’insediamento di nuove aree produttive, denominate Aree Leader e Aree di implementazione, adiacenti alle medesime infrastrutture stradali”.
Bene. Non è successo niente. Niente. Niente PAV, niente Aree di implementazione, in poche parole niente  pompe di benzina e  autogrill che avrebbero dovuto creare lavoro nelle zone attraversate dalla Quadrilatero.  Eh, che importa, si va avanti, perché la Quadrilatero prima e i noccioleti oggi sono un modello della facile ricchezza, quella reale di chi la progetta e realizza e quella illusoria, all you can eat, che viene promessa a chi se la vedrà passare sopra la testa, letteralmente.
Altro non so dire: perché è il racconto che mi interessa. E se qualcuno dirà, come sta dicendo, che si fanno troppe storie per quattro alberelli, bisognerà spiegare che la storia grande, quella che ci stanno raccontando ora e ci hanno raccontato prima, è tutta sbagliata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto