NON PERDERSI NELLA BUFERA: VENITE A TOLENTINO

Una bufera di neve può durare dodici minuti, quindici, e bastano ad Hans Castorp per avere visioni sufficienti a una vita intera. Credo che noi somigliamo molto più al “beniamino della vita” Hans che a coloro che si persero nel blizzard nelle spedizioni polari. Abbiamo soltanto visioni, peraltro molto più brevi di quei dodici minuti, e le scambiamo per esperienza, e quell’esperienza diventa sempre più sottile.
Una bufera di neve può durare ancor meno di dodici minuti. Il tempo di uno status, di un rapido scintillar di zanne su un social network, e già è tempo di dedicarsi ad altro. Non so se reggeremo a lungo, come esseri votati alla conoscenza, se non troveremo il modo di fissare la nostra attenzione, di ricordarci della complessità, di capire che non basta assestare il colpo più duro su Twitter per essere vincitori (di cosa, poi?).
Per quasi tre anni, su questo blog, ho parlato di cosa accade nelle zone colpite dal terremoto. Non mi sono mai illusa di poter cambiare qualcosa con le parole, e di far capire che abbandono, silenzio, solitudine non riguardano solo coloro che vivono nelle Sae e non sanno ancora quando e se potranno avere una casa degna di questo nome. In tutto questo, arrivano i noccioleti: se non sapete che cosa significa una coltivazione intensiva di nocciole per un territorio, leggete il reportage (del giugno scorso) di Stefano Liberti per Internazionale. Se non sapete cosa sta per avvenire nelle Marche, leggete qui.  Se volete saperne di più, venite domani a Tolentino, al Teatro Politeam, ad ascoltare Naviganti d’Appenino. Il tempo di arrivare da Roma, nel primo pomeriggio, e ci sarò anche io. Per affrontare le bufere, occorre conoscerle.

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