L’idea è molto semplice. E’ venuta nel 2009, a un gruppo di scrittrici, giornaliste culturali, artiste americane. Tra loro diversissime.
L’idea è quella di osservare e raccontare qual è la percezione delle donne attive nel mondo della cultura.
Quanto sono presenti e come nei discorsi pubblici (giornali e altri media). Quanto sono presenti e come fra coloro che quei discorsi intraprendono (quante sono le critiche letterarie, per esempio, quante le giornaliste che si occupano di libri, quante le responsabili di pagine culturali e di riviste letterarie). Quanto sono presenti e come nei luoghi decisionali (direttrici editoriali, direttrici di manifestazioni culturali, eccetera).
Quanto contano. Che è cosa diversa dal “quanto e come scrivono”.
L’idea è questa, e questo è solo un post preparatorio per ragionarne insieme. Perché, a mio parere, un luogo non di separazione e di rivendicazione, ma di osservazione e narrazione, è da realizzare anche in Italia.
Chi ci sta, anche solo per cominciare a parlarne?
Sì, ma il sesso ha un business….
Benvenuta Gaja! Simona Vinci ha perfettamente ragione a porsi quella domanda.
Alessandra. Le Gramelline? Rubriche fisse? Mi viene in mente Natalia Aspesi (non rubrica quotidiana, però). Maria Laura Rodotà. Poi?
Io posso provare a fare qualche elenco nel ramo cinema. Registe e sceneggiatrici. Resta però un però. Come filtrare tutti i nomi di quante vorrebbero, ma di fatto non fanno? Ci limitiamo a segnalare professioniste che hanno almeno avuto un film in uscita nelle sale? In tv è più semplice, ma per il Cinema ci sono tante persone che girano praticamente solo nei festival. Contiamo anche loro?
Certamente sì, Ekerot!
A me piacerebbe fare anche un lavoro sulla massiccia presenza femminile nella scuola e sul suo compito di replicazione di contenuti culturali sedimentati, tutti al maschile. Basta sfogliare i programmi ministeriali di letteratura, italiana e non: quante le autrici indicate il cui studio è obbligatorio? Eppure la presenza femminile nella scuola è soverchiante. Stiamo lì solo a ripetere contenuti e a rafforzare codici che non abbiamo elaborato noi e che, in questo lavoro di pura e semplice trasmissione ripetitiva, continuiamo a non elaborare. Su questa traccia si potrebbero sviluppare, in seguito, altri filoni di approfondimento, anche osservando come a una massiccia presenza femminile in un settore corrispondano basse retribuzioni e precarietà, da sempre. Spero di non essere andata OT, ma la scuola è il settore dove lavoro, dovrebbe essere un luogo di elaborazione culturale e necessita urgentemente di essere rinnovata, anche aprendo alle scrittrici, pensatrici, scienziate.
Quanto al women media center, sua co-fondatrice è Robin Morgan, scrittrice, giornalista, attivista americana che ha scritto tantissimo, ma della quale in Italia sono stati tradotti un paio di volumi (guarda caso) tra l’altro introvabili. Io ne ho letto uno, “Il demone amante, sessualità violenza terrorismo dalla Palestina all’Irlanda del Nord” e per me è stata una rivelazione http://www.robinmorgan.us/
Chiedo scusa per l’OT, ma ci tenevo a segnalarla perché penso che il suo lavoro sia utilissimo.
Ultima cosa: se qualcuna, oltre me e Rosa Maria, pensa di partecipare all’incontro di Perugia, ha voglia di segnalarlo qui per incontrarci? Secondo me potrebbe essere un’occasione preziosa per vedersi e cominciare a uscire dal virtuale.
Come ho scritto su facebook, mi interessa e vi seguirò con interesse. Se posso dare una mano, da signora nessuno quale sono, ditemi.
Salve Amneris. Per ora, raccogliamo spunti. Grazie.
Antonella, sì, è giusto.
Scusa Loredana, se insisto su questo dettaglio. Ma è per evitare di dovermi incasinare poi durante la ricerca. Dobbiamo scegliere quali festival e a partire da quale anno. Se c’è una regista che è finita al Festival di Sulmona 15 anni fa, la contiamo lo stesso?
Di festival ce n’è tantissimi, ma non tutti hanno lo stesso peso.
Io limiterei la ricerca, in ogni settore, all’anno 2011, sinceramente.
Conoscersi, contarsi, riconoscersi credo che possa aiutare a rafforzare il punto di vista delle donne. Ancora troppo debole e poco considerato
Io ci sto, se e per quanto potrò essere d’aiuto.
La trovo una bella idea ma non sono né giornalista né blogger né altro, ma solo un’insegnante molto interessata a questi aspetti, su cui mi sto formando da un po’ di tempo. Mi piacerebbe partecipare ma non credo di avere le competenze necessarie, quindi semplicemente appoggio l’idea!
Conoscersi, contarsi, riconoscersi credo che possa aiutare a rafforzare il punto di vista delle donne. Ancora troppo debole e poco considerato
Io ci sto, se e per quanto potrò essere d’aiuto.
(l’invio precedente mancava dell’email)
Vorrei segnalare un’anomalia prettamente italiana. Theresa Melville, alias Maria Teresa Casella, scrittrice conosciuttisima di romance e di noir, come autrice non compare in nessun catalogo Mondadori, per cui come autrice non esiste. La ragione? I suoi romanzi fanno parte della linea periodici e questo significa finire ne limbo dell’inconsistenza professionale. Lo considero profondamente ingiusto nei confronti di una donna di grande talento e vorrei che la stessa casa editrice ponesse fine a una situazione che certamente non le fa onore. Si definisce “scrittore” l’ultimo dei naufraghi dell’isola dei famosi, che pubblica solo perchè è un vip, e una come Theresa che lo fa di mestiere non ne ha il diritto? E non è la sola. Una vera vergogna!
Mariangela Camocardi
Proviamo a procedere per gradi.
Intanto, cominciamo con i numeri.
Per esempio, una ricerca sui quotidiani e periodici del 2011. Quante donne hanno firmato recensioni? Quante scrittrici sono state recensite?
Essendo una mole non indifferente di lavoro, questo potrebbe essere il primo passo su cui lavorare 🙂
Cara Loredana, è una bella idea. Conta su di me, e sulla Sil. Ciao
Grazie infinite, Bia!! Che ci siano le donne della Società Italiana delle Letterate è una splendida notizia!
Loredana, ho recensito, anche se piccole cose e in maggioranza su blog. E sono stata recensita. La recensione più significatica su “Il resto del Carlino ” per il mio contemporaneo LA VITA CHE HO SOGNATO.
Mariangela Camocardi
Grazie Mariangela. Però bisogna lavorare a largo raggio 🙂
Un paio d’anni fa mi feci promotrice di un’iniziativa con un gruppo di femministe conosciute in rete: scrissi una lettera a Corrado Augias, a firma del gruppo, per lamentare la scarsa presenza femminile ospitata nel programma da lui condotto e chiedergli di dare maggior spazio alle autrici. E’ di questo che stiamo parlando, ho capito bene?
Non solo, Antonella.
Da una parte la presenza delle scrittrici sui media.
Dall’altra il peso delle donne nell’industria editoriale.
Per cominciare, i numeri. Poi, non solo.
Ad una rapida occhiata devo segnalare che i nomi di scrittori maschili sono sul nostro blog in netta maggioranza. Consideriamo anche che il nostro blog ha una prevalenza di recensioni e interviste ad autori stranieri e specialmente del genere noir e thriller. Gli uffici stampa tendono a presentare sia scrittori che scrittrici, non ho notato molte differenze sostanziali, anche se le scrittrici più ‘promosse’ molto spesso scrivono essenzialmente romanzi di cucina, storici, sentimentali o fantasy. Molto spesso se c’è una scrittrice che mi interessa devo essere io a sollecitare. Il genere noir è ancora prevalentemente maschile, noto che qualcosa sta cambiando in Francia soprattutto.
Mi sembra un lavoro utile, ma immane e non saprei proprio da dove cominciare. Nel mio piccolo, per ora, posso fornire i numeri del 2011 che danno il senso della risposta alla lettera di cui sopra, datata primavera 2010:
151 gli autori recensiti, che avevano scritto un libro da soli o a 4 mani con colleghi
27 le autrici, che avevano scritto un libro da sole o con colleghe (un paio di casi). Per la verità sarebbero 26, perché Michela Marzano è stata invitata due volte.
3 gli autori e le autrici che avevano scritto un libro a 4 mani con un collega o una collega dell’altro sesso.
Ho fatto un calcolo veloce, scorrendo l’archivio, magari ho perso qualche pezzo. Però il rapporto è grosso modo quello.
Non così piccolo, come contributo, Antonella. E’ relativo a una sola trasmissione, ma già estenderlo alle altre dove si parla di libri sarebbe sacrosanto. Per la televisione, intanto.
Giulia, grazie.
E mi dai un’idea. Potremmo chiedere agli stessi lit-blog di fare questo calcolo.
Se vuoi Loredana posso fare un calcolo reale in numeri e percentuali evidenziando gli autori o le autrici presentate dalle varie sale stampa e quelli raggiunti personalmente da me. Giusto per vedere se anche a livello di promozione uomini e donne sono uguali, almeno nella piccola realtà del mio blog.
Magari! E sarebbe bello se altri blog seguissero il tuo esempio!
Un’iniziativa direi, più che utile, assolutamente necessaria. Non credo, però, di avere le competenze per dare un valido contributo. Mi limiterò, almeno nella prima fase del progetto, a fare da osservatrice (e a imparare così qualcosa di utile). Non per pigrizia o disinteresse, ma per inadeguatezza.
Milvia, tu sei competentissima, fattelo dire 🙂
ma interessa soltanto le donne nella cultura? io mi sono occupata più che altro dei temi del lavoro, della formazione, quindi voglio darvi il mio contributo. Da dove potrei co0minciare? ciao ragazze.
Il tema del lavoro nella cultura, però. Non avrebbe senso aggiungere una sigla alle tante che, in modo organico e approfondito, portano avanti discussioni e lotte su questo tema 🙂
mi piacerebbe partecipare. sono blogger e redattrice web -attualmente. potrei iniziare a raccogliere qualche dato sulle scrittrici della mia regione la Campania?
Grazie mille Leucosia. Soprattutto sulla loro presenza nei media (giornali e tv) regionali, direi!
Se puo interessare, sono caporedattore di Romance Magazine, direttore Franco Forte, e la rivista, nata poco più di un anno fa, promuove, intervista e propone recensoni a largo raggio della narrativa femminile, spaziando in ogni genere.
Mariangela Camocardi
Cara Mariangela, certamente comprendere i meccanismi del romance, con una – immagino – totalità di scritture femminili è molto importante. In questo caso, naturalmente, si dovrebbe privilegiare in primo luogo il peso delle donne in tutto il sistema editoriale, per cercare di capire in quali territori andiamo a muoverci.
come si vede dagi interventi la questione è importante e di necessaria attuazione. ma anche prendere più scientificamente la questione letteraria della scrittura femminile, di cui hanno parlato le francesi ma noi no oppure se lo facciamo (è il mio caso) l’accademia deride e osteggia, sarebbe una necessità concomitante. Ne parlavamo ieri per email io e Florinda Fusco, guarda la coincidenza. Un saluto a Loredana Lipperini, Loredana Magazzeni, e e altre che seguono questo blog
Rosaria
Molto benvenuta, Rosaria. Si procede per mattoni. Intanto, contarsi e ritrovarsi è cosa importantissima!
Eccomi! Cronista per decenni, da cinque anni curo la pagina libri de Il Corriere Nazionale. sono anche una modesta scrittrice. Tra media, editori e autori, un mondo da raccontare. Ciao Loredana
Ed eccoti! Raccontiamolo!
Uffici stampa delle case editrici, donne che spesso ruotano con contratti superprecari. Professionalità improvvisate che tendono a seguire orme maschili. Al contrario un mondo di giovani aspiranti giornaliste, molte le ho sperimentate, di uno spessore straordinario. Nel mondo dei giornali oggi lo spessore non conta. Mi sento di dire questo perchè ai tempi in cui iniziai io, parlo di tanto tempo fa, a parte i soliti fenomeni, c’era un accesso al mondo dell’informazione (tutta) in cui la qualità professionale aveva un peso. Io lavoro, fortunatamente, in maniera indipendente. Decido la mia pagina di giornale, gli argomenti da mettere in rete, e avendo scelto di essere una free-lance al di là del ruolo di coordinamento, ho ricavat uno spazio aperto. E’ una palestra? Uno sfogatoio per colleghe che non amano essere censurate? E’ tutto e forse anche il contrario. La pagina che curo con il contributo di tante donne (le collaboratrici sono tante) ha il pregio di essere libera. Un pregio che ha un prezzo. Il prezzo è la precarietà.
Naturalmente qui si apre un discorso grosso. Quello della tutela sindacale, dell’accesso alla professione, di come è scaduta la qualità dell’informazione. Ci sono giovani donne che accedono prive di qualunque interesse per la realtà. Vengono da altri mondi e si ritrovano a fare le giornaliste “per sbaglio”, altre invece subiscono il ricatto della scelta: un lavoro da qualche parte poi a tempo perso un pezzetto qua e la. Insomma credo ci sia tanto da dire.
Personalmente ho il doppio ruolo di giornalista e di scrittrice. Quindi questo mondo della cultura lo vedo da tutte e due le parti. Chiudendo dico che un’iniziativa del genere arriva al momento giusto. E sapete bene perchè.
Esiste una legge che viene applicata nell’impresa in cui lavoro (niente a che fare con la cultura, è un’industria) che impone all’azienda di fornire annualmente ai sindacati i dati sulla composizione dei dipendenti per sesso e per categoria, cioè quante donne ci sono e che posizioni ricoprono, in termini di operaie, impiegate, quadri e dirigenti. Si tratta di dati aggregati per motivi di privacy, ma molto utili.
Credo che si applichi a tutti i tipi di contratto di lavoro dipendente. In questo momento non ho il riferimento preciso, appena posso ve lo comunico, ma sarebbe un passo avanti per le grandi imprese, anche se ovviamente lascia scoperto il precario e il sommerso, ma su questo hanno già detto molte prima di me.
Il discorso sulla precarietà e quello sul peso culturale sono ovviamente intrecciati. E proprio per questo vanno sviluppati di pari passo.
Aggiungo una cosa: noto che i blog più giovani, i blog letterari, intendo, mi sembrano essere a prevalenza femminile. E questo è un dato molto, molto importante.
Cara Loredana, Carissime tutte, ho letto con molta attenzione sia il post sia i vari commenti. Il peso delle donne nei media tradizionali è ahimè leggero, per fortuna c’è una controtendenza nei blog.
Volevo solo aggiungere un tema a questa discussione. Di quali donne stiamo parlando? Infatti la situazione è drammatica se pensiamo alle donne italiane, ma diventa pura tragedia se pensiamo alle donne migranti e figlie di migranti. Per la società italiana di oggi le donne migranti/figlie di migranti non sono nemmeno considerate come un soggetto con dei bisogni culturali. Si pensa sempre che alle migranti e alle loro figlie basti la mera sopravvivenza. Quindi coprire i bisogni primari. Ma la società italiana è cambiata, quindi non solo donne migranti e figlie di migranti hanno bisogni culturali, ma cercano di diventare loro stesse protagoniste di questa cultura. Ci sono molte giornaliste, molte scrittrici (vedete questi due siti http://www.retemier.it/index.php?option=com_content&view=article&id=78:nasce-lassociazione-stampa-interculturale-riconosciuta-dalla-fnsi&catid=38:notizie-dalla-mier&Itemid=71; http://collettivoalma.wordpress.com/)…io alla fin fine sono una di queste. Ma si fa molta fatica ad avere rapporti con i media mainstream e i media in genere. Personalmente nella mia ricerca propongo ai giornali con cui collaboro temi sia riguardanti l’immigrazione sia la cultura in generale (amo molto i fumetti e quando possp scrivo di questo). Ma ecco quando cerco di proporre un libro un po’ particolare, mi viene bollato come etnico per il solo fatto che l’ho proposto io. Ci sono tante difficoltà da superare, tante barriere. A volte è dura ad avere a che fare con chi ti considera di meno perché 1) sei donna 2) sei figlia di migrante.
Non faccio la vittima e solo per spiegare che le discriminazioni multiple sono una realtà nell’Italia di oggi.
Io ora ho scelto di scrivere meno sui giornali e scrivere cose più di qualità. Ma ecco sento che la rete potrà essere una grande occasione per le donne tutte (italiane, migranti, figlie di migranti). La battaglia è comune.
Comunque ci sto a qualsiasi iniziativa vorrà essere messa in campo. Abbiamo proprio bisogno di sorellanza.
Ciao Loredana, arrivo tardi, ma ci sono. E molto volentieri.
Mi sono posta più volte l’obiettivo di realizzare una ricognizione delle donne nelle case editrici, e tra loro quelle con posizioni dirigenti: farò la mia parte.
Potrebbe esserci anche qualche studentessa interessata a lavorare al progetto, utilizzandolo per la tesi.
Ciao, sarebbe importante che annettessimo in questo narrare, contarsi e descrivere la cultura dal nostro punto di vista anche il lavoro delle donne che fanno le riviste femministe, noi di Marea e di radiodelledonne ci siamo!
grazie della proposta!
Monica Lanfranco
Igiaba, Luisa, Monica, grazie. Tutti i punti di vista che proponete sono indispensabili e vanno inseriti:perché, sì, c’è bisogno di sorellanza! Luisa: magari. Soprattutto se la studentessa in questione avesse voglia di lavorare, per esempio, sugli archivi 2011 dei giornali.
anche le cifre dei film parlano
Film Italiani usciti nel 2011 totale 227
Di questi girati da donne 27
ben 21 senza distribuzione
e 5 codiretti con registi
Grazie Tiziana. Piuttosto impressionante, direi.
Mi sembra si proponga uno studio “classico”. Come quando per vedere il grado di sviluppo scientifico di un paese si vada a vedere i nomi di scienziati che compaiono nelle società, accademie riviste etc. etc. Forse sarebbe interessante, magari come appendice, visto che la ricerca parte da un blog, dedicare anche attenzione alla rete non solo rivlgendosi ai “nomi”, ma pure facendo un censimento di blog oscuri – quelli che non compaiono nelle classifiche – per vedere di cosa scrivono le donne e la qualità di un blog-diario femminile.
Ho fatto i conti al mio blog:
su 270 autori tra interviste e recensioni
201 uomini
69 donne
Dal 2007 ad oggi.
Notizia positiva dalle sale stampa propongono, almeno a me, maggiormente interviste a scrittrici donne anche se prevalentemente straniere. I libri porposti invece sono prevalentemente di scrittori uomini.
Vediamo, Loredana. La proposta l’ho fatta e per me sarebbe un piacere supervisionare un tale lavoro (soprattutto nella direzione del tuo post di oggi: presenza e ruoli delle donne nelle case editrici di libri).
Perfetto Luisa.