PER RADIO RADICALE. UNO: IL CONTESTO.

Perché il sistema consente di arrivare al potere col disprezzo; ma è l’iniquità, l’esercizio dell’iniquità, che lo legittima.
Leonardo Sciascia, Il contesto

Cosa posso dire, io, più di quello che hanno detto decine di scrittori e scrittrici al Salone del Libro per Radio radicale? Cosa posso dire più di quello che continuano a dire migliaia di sostenitori di ogni provenienza? Cosa fare, più di quello che è riassunto in questo speciale di Prima on line? Come posso spiegare meglio di quanto riassunto dalla stessa radio perché bisogna rinnovare la convenzione?
Non posso fare molto. Però, fino al 21 maggio, giorno in cui scadrà e non verrà rinnovata la convenzione con Radio Radicale stessa, posterò qualcosa dai suoi archivi, tanto rendere evidente ciò che evidente è già, o dovrebbe esserlo. Non si disperde un patrimonio.
Uno. Lettura de Il contesto di Leonardo Sciascia, da parte di Giorgio Albertazzi. 20 giugno 1979.

Un pensiero su “PER RADIO RADICALE. UNO: IL CONTESTO.

  1. Premesso che solo chi è in malafede può motivare il mancato rinnovo della convenzione pubblica con Radio Radicale e che quindi sarà difficile convincerlo della necessità (e ovvietà) del contrario, continuo ad affermare che chi ha diretto questa emittente indispensabile ha commesso un errore marchiano: continuare a pensare che nel 2019 fosse conveniente trasmettere attraverso una costosissima rete FM, peraltro traballante in diverse zone d’Italia. Torno a ripetere che se questa rete fosse stata alienata a prezzi di mercato e Radio Radicale si fosse convertita in visual radio su digitale terrestre (anche solo con infografica) diffondendo su un buon MUX nazionale e si fosse orientata al DAB, avrebbe “fatto cassa” nell’immediato abbattendo i costi di gestione e migliorando di netto la propria copertura nazionale. In questo modo la Convenzione sarebbe potuta essere ben meno onerosa sottraendola così alla speculazione politica. Certo, di fronte alla malafede di chi ha condannato Radio Radicale FORSE questo non sarebbe neanche bastato, ma intanto l’emittente avrebbe potuto sopravvivere con mezzi propri. Poi, ovvio, restano intatti sia il problema generale del sostentamento dei mezzi di diffusione per definizione “non commerciali” e il concetto di “servizio pubblico”.
    Una domanda tecnica: Radio Radicale ha una licenza di trasmissione come “emittente comunitaria”?

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