PIOGGIA DI PRIMAVERA

Tema: come ho passato la Pasqua. Svolgimento: a mollo, come suppongo anche voi. Ne ho approfittato per seguire Christopher Ross nella sua ricerca della katana che recise, faticosamente, la testa di Yukio Mishima il 25 novembre 1970. Il libro che racconta la doppia ossessione dello scrittore giapponese e del suo quasi-biografo inglese si chiama La spada di Mishima, è appena uscito presso Guanda ed è caldamente raccomandato dalla vostra eccetera.
Ps. La Biblioteca Nazionale di Napoli ha avuto un’idea: per saperne di più, leggere qui.

2 pensieri su “PIOGGIA DI PRIMAVERA

  1. ci sono due scritture significative di Yourcenar su Mishima.
    una è un percorso letterario, è intitolato Mishima o la visione del vuoto (in italia è edito da bompiani), l’altro è La casa del grande scrittore (contenuto ne Il giro della Prigione, ancora edito da Bompiani).
    (…) L’atroce dolore fu quello che aveva previsto, quello che aveva cercato di prefigurarsi quando aveva mimato la morte?. aveva chiesto a Morita di non lasciarlo soffrire troppo a lungo. il giovane cala la spada ma le lacrime gli velano gli occhi, le mani tremano. non riesce a infliggere all’agonizzante che due o tre orrende ferite alla nuca e alla spalla. “dà qua” Furu-Koga afferra con sicurezza la spada e, con un solo colpo, fa quello che deve. nel frattempo Morita si è seduto a terra a sua volta, ma gli manca la forza di farsi con la daga che è stata ripresa dalle mani di Mishima, qualcosa di più di un brutto graffio. nel codice samurai il caso era previsto: il suicida troppo giovane o troppo vecchio, troppo debole o troppo fuori di sé per portare a termine l’operazione, doveva essere decapitato seduta stante. “colpisci!” e Furu-Koga esegue. (…) e ora, tenuta in serbo per la fine, l’ultima immagine e la più traumatizzante; così sconvolgente che è stata raramente riprodotta. Due teste sul tappeto sicuramente in acrilico dell’ufficio del generale, messe una accanto all’altro come birilli, così vicine che quasi si toccano. due teste, due bocche inerti, due cervelli che il sangue più non irrora, due computer bloccati, che non selezionano e non decodificano più il flusso ininterrotto di immagini, impressioni, sollecitazioni e risposte che ogni giorno a milioni investono un essere, formando tutte insieme quella che si chiama la vita dello spirito, e anche quella dei sensi, e notivando e dirigendo i movimenti del resto del corpo. due teste mozzate, passate ormai in altri mondi dove regna un’altra legge, e che a guardarle suscitano sbogottimento più che orrore. ogni giudizio di valore, sia esso morale, politico o estetico, in loro presenza, momentaneamente almeno, è ridotto al silenzio. la nozione che si impone è più sconcertante e più semplice: fra le miriadi di cose che sono, e che sono state, queste due teste sono state; e sono.
    (M. Yourcenar, Mishima o la visione del vuoto, 1980)
    se rivivo col pensiero gli ultimi venticinque anni, il loro vuoto mi riempie di orrore. posso appena dire di aver vissuto. (Y. Mishima, 1969)

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