Stamattina meditavo sulla bella proposta di Zetavu, Giocatevi l’accredito. E meditavo sulla sacrosanta e diffusa indignazione contro la violazione dei diritti umani. Altrove, quasi sempre.
Poi mi sono messa a riflettere su una storia molto più piccola, molto meno coinvolgente, molto meno determinante. E che nemmeno mi stupisce. Ma che va comunque definita per quel che è: rivoltante. Parlo dello scambio sesso-per-affitto di cui racconta oggi Repubblica.
La mia mancanza di stupore è ovvia: l’idea di considerarsi merce da barattare non nasce, nelle ragazze, da un giorno all’altro. Viene indotta in anni di quelli che sembrano particolari insignificanti (ve l’ho già raccontato, vero, del dvd con le lezioni di ballo per bambine impartite dal coreografo delle veline?).
Così, mi viene voglia di rilanciare. Già da qualche tempo sto discutendo con diverse amiche e amici dell’ipotesi di un sito/blog/altro dove iniziare a segnalare gli spot, gli articoli, i servizi televisivi, i libri (e quant’altro) che enfatizzano gli aspetti più trucidi del femminile, o, viceversa, ne sottolineano e ne ridicolizzano l’esclusiva casalinghitudine. In una parola: gli stereotipi che riguardano le donne adulte, giovani e giovanissime.
Lo facciamo?
Ps. A rilanciare l’idea è arrivata anche una bellissima mail di Martina, che mi segnalava un particolare episodio di un cartone animato. Martina è la giovane giornalista che mi ha presentato a Guastalla. E che ha scritto questa intervista (la quale, ovviamente, mi commuove, c’era da chiederselo?).
L’idea del sito di “segnalazioni” sul tema stereotipi femminili è molto bella e utile di questi tempi. Da tempo avrei voluto farne una specie di rubrichina su un mio futuro blog, perchè la questione dell’immagine della donna oggi è un mio particolare rovello.
Sarei ben felice di sapere che c’è un sito, sicuramente più visibile e colto e informato di un mio possibile piccolo blog, in cui magari poter aggiungere qualche segnalazione o commento, e discutere di questo che è veramente un tema urgente.
Perchè è rivoltante che una donna disponga del suo corpo come meglio crede? E perché collegare l’usare il proprio corpo come merce di scambio, al velinismo e alla mercificazione tardo-capitalistica del corpo della donna, quando è un fenomeno storicamente attestato in molte altre epoche, e in modo assai più massiccio?
Io conosco tra l’altro vari uomini che si sono pagati gli studi o i loro viaggi intorno al mondo scambiando prestazioni sessuali con affitti, biglietti aerei, alberghi, cataloghi di mostre che sono entrate nella storia della cultura. Le loro vite sono state sicuramente più interessanti di quanto avrebbero potuto esserlo vendendo solo il cervello.
Una decina di pagine ancora e avrò finito “Ancora dalla parte delle bambine”, libro che ho comprato qualche mese fa e che mi ero lasciata da una parte come si fa con le cose buone, perchè una volta che si sono finite ci dispiace. Lo avevo lasciato da parte anche per un altro motivo, perché sapevo che avrebbe dimostrato (anche se lo sapevo) che la parità fra donne e uomini è ancora un’utopia e questo mi avrebbe risvegliato rabbie e insoddisfazioni, peraltro mai sopite del tutto. Anzi, per certi versi la parità mi sembra forse più lontana di 20 anni fa, proprio perché apparentemente sembra che le donne siano più libere.
Direte: ma tutto questo cosa c’entra con l’articolo odierno???
C’entra perché leggendo il libro (anche perchè ho una figlia di 9 anni) ho pensato e penso al suo esatto contrario: perché non proporre all’attenzione libri, storie, film, cartoni eccetera che invece siano dalla parte delle bambine? testi da leggere e far leggere, film e storie da diffondere perché propongono modelli “giusti”, modelli che mostrano tutte le altre possibilità che non sono solo sesso, bellezza, famiglia.
In effetti, però, si potrebbero fare entrambe le cose: segnalare quanto c’è di peggio e segnalare quanto c’è di meglio, promuovendo così i messaggi che aiutino a costruire nelle donne e soprattutto nelle bambine immagini più complete di se stesse, immagini di persone.
Concludo ringraziando Loredana per questo libro.
“Quella bruttacattiva della mamma!”, uno dei primi racconti “dalla parte delle femminucce” (si noti il vezzeggiativo) della letteratura per ragazzi italiana, fu pubblicato da Emme edizioni nel lontano 1993, poi estromesso dal catalago per la fatwa lanciatami addosso dall’intrepida Orietta Fatucci:- )
Il mio “venticinquennale” (???) rancore nei suoi confronti e nei confronti di tutto il FUMER (Fronte Unito Megere Editoria per Ragazzi) mi ha appena fatto meritare dalla Carlo Scelsit & Soci il secondo posto nella classifica dei Troll 2007:
http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2008/03/25/mister-troll-2007-prima-edizione
W gli editori maschi:- )
anch’io mi trovo d’accordo con Ant e ritengo fondamentale entrambe le segnalazioni: in positivo e in negativo.
anche perché sono uscita profondamente scossa dalla lettura del libro di Loredana e vorrei superare la sensazione di sconforto/impotenza/rabbia che questo libro mi ha lasciato…
P.S.
ho tre figli: due maschi di 7 e 4 anni e una femmina di 2 e vorrei proporre loro modelli e spunti per una crescita equilibrata… sottolineo ad entrambi, perche’ penso che sia fondamentale sia l’immagine che le bambine hanno di se stesse sia l’immagine che i bambini hanno dell’altro sesso!!! parlare con loro (e anche con i genitori) ti fa capire quante conoscenze siano fondate sugli stereotipi piu’ banali.
Grazie Loredana!
Naturalmente, i modelli equilibrati sono – sarebbero – necessari per entrambi i sessi. Nessuno può “crescere” da solo, o comunque sarebbe una crescita quasi inutile. Inoltre una cosa che non serve a nessuno è l’antagonismo, in nessun ambito.
Mi associo al messaggio di Ant.
Si potrebbe segnalare “il peggio” e “il meglio”?
Loredana, potresti davvero farti promotrice di questa iniziativa?
Mi chiedo perchè nelle donne i comprtamenti vengono considerati indotti e negli uomini no? Ma chi educa gli uomini? Non forse le madri?
E i padri?
No! Il sito di vedetta no, vi prego! I mostri non sono gli “altri”. Siamo tutti mostri potenziali! Sono i comportamente apparentemente “innocenti” che servono a perpetrare gli stereotipi di genere (per questo ho apprezzato “ancora dalla parte delle bambine”) ma non basta denunciarli o prenderne le distanze. Anzi! (altrimenti potrei pensare che lei, signora Lipperini, sia andata a Guastalla solo per vendere qualche copia in più e questa sarebbe una mezza verità)
Mercificazione della materia umana e della dignità ed oltretutto grande disagio…eppure quella società noi siamo. Outing.
Un caro saluto alla padrona di casa…passavo da qui. Quoto l’idea
Irene Leo
Praticamente un comico, che chiede scusa e si ritira. (Io lo chiamo coming out virtuale)
P.S. Buone Elezioni a tutti!!!!!
Grazie a tutti. Si sta meditando sulla faccenda e tenendo conto dei suggerimenti. Vi tengo aggiornati.
Spartaco, spero che tu collaborerai attivamente 🙂
Certo…. che no. (Io difendo i diritti di chi non me lo ha chiesto: i trolls!) Tana! Dongiovanna!
Io sono d’accordo con questa iniziativa ma metterei in chiaro che esistono anche molte donne più preoccupati del loro aspetto fisico che del loro cervello, più preoccupate del seno che cade piuttosto che del fatto che il loro cervello non funziona più o che qualcuno creda che non funzioni più.
Sono queste le donne che rovinano la categoria… ma se ne parla troppo poco, sia quando si discute di donne mercificate che di donne-veline.
“Perchè è rivoltante che una donna disponga del suo corpo come meglio crede?”.
Non è questo il rivoltante… quanto piuttosto che sin dall’infanzia una bambina venga educata col mito della velina da un lato, e della materintà a tutti i costi dall’altro. Con un simile imprinting come potrà poi da grande essere libera di disporre di se stessa come meglio crede? Ne disporrà come può, sulla base di quelle che le è stato insegnato di se stessa.
Bella l’iniziativa, fatela!!
Fàmolo.
La pubblicità pullula di pessimi esempi in merito.
Mi permetto di utilizzare questo blog per segnalare il post dal blog di Marco Cattaneo in cui si racconta la storia di una giovane matematica italiana che adesso insegna al MIT, il prestigioso istituto statunitense.
Non so come si fa a inserire un indirizzo web, ma il blog è quello che Cattaneo tiene su Le Scienze.