PRO MURAKAMI

Bene, anzi male: scrivo ancora sotto l’effetto dell’atropina (la vostra eccetera deve operarsi agli occhi entro una settimana: pensatemi), dunque scrivo poco.
Ma dal momento che è stato assegnato il Nobel per la letteratura, vorrei dire la mia. Non sul vincitore, Jean-Marie Gustave Le Clézio: perchè ammetto che, a dispetto della sua più che corposa produzione, e delle sue indubbie qualità, non lo conosco. Un male, ma anche un bene: qualcosa da scoprire è sempre qualcosa di benvenuto.
Approfitto, però, per ribadire il mio assoluto favore nei confronti di un altro scrittore, che allo stesso premio era candidato:  Murakami. E solo per ricordare che Kafka sulla spiaggia è uno dei libri più belli del 2008, e non solo.
Perchè è luminoso come un cristallo, ma si immerge in tutte le passioni più forti. Più violente, anche. Senza offuscarsi mai.
Perchè riprende la materia del mito (Edipo) e la ritesse con una grazia in cui è raro imbattersi.
Perchè osserva, afferra, racconta la contemporaneità, e insieme varca le soglie di mondi antichi, non solo giapponesi. Dentro, ci sono foreste magiche,  androgini e apparizioni profetiche. Ma ci sono anche tutti i luoghi e i segni delle città.
Perchè si ride e si piange: o meglio, ci si ferma un momento prima di ridere e piangere.
Perchè anche chi non ama la narrazione fantastica accetterà senza batter ciglio che i gatti parlino.
Nobel o no, insomma, la vostra eccetera considera comunque come massimo dono che si possa ricevere da uno scrittore quella scintilla che si accende negli occhi di chi ha letto, e ne parla con un altro lettore con il medesimo entusiasmo.
Condivisione: non credo di poter chiedere di più.

21 pensieri su “PRO MURAKAMI

  1. Niente Nobel quest’anno, ma Murakami è giovane e forte!
    Condivido i tuoi entusiasmi, la sua grazia nel trattare anche le materie più cupe è davvero unica

  2. Beh, mi viene da pensare che quest’estate avrei volentieri barattato questo “Kafka sulla spiaggia” col “Déjà-vu” (McCarthy) che sfogliavo in faccia al mare… piccola delusione (almeno secondo me) targata ISBN.
    Buone cose, e soprattutto un pensiero gentile per l’imminente operazione

  3. Peraltro, il nobel per la letteratura è l’unico che viene assegnato a una sola persona, quando ormai tutti gli altri nobel vedono sempre 2-3 vincitori. Non sarebbe ora che anche i letterati imparassero a condividere gli allori?

  4. Io anche a dispetto della copiosa produzione, Le Clézio non l’avevo proprio mai sentito neanche nominare.
    Mai sentito qualcuno parlarne bene, o consigliarmi un suo libro nello specifico…
    Allora anche tu sei in Edipomood visto l’intervento agli occhi!
    Sarà mica dipeso dalle troppe letture?
    A proposito di Murakami, io gli sarò debitore a vita (e un po’ anche a Giorgio Amitrano).
    Ma francamente non lo vedo vincitore del Nobel. Troppo giovane e troppo amato dai giovani.

  5. Ragionissima.
    Ma l’anagrafe spicciolo in queste circostanze conta poco…
    Matusalemme di solito deve portare il documento d’identità sennò non lo fanno entrare.

  6. il nobel a Le Clézio genera induce un brivido femminista nel pensiero di Citati che oggi su La Repubblica scrive “(…) penso ad Alice Munro che vale trecento volte Le Clézio”. Grande Citati. Grande Alice. 😉
    chi

  7. Neanch’io conosco Le Clézio, ma vedo che Citati ne ha già parlato male, il che già depone a suo favore (di Le Clézio, non di Citati). Se lo stronca anche D’Orrico, corro a comprare tutti i suoi libri.

  8. Leggendo questo post ho pensato al potere della Radio: ho scoperto Murakami ascoltando un’intervista a Giorgio Amitrano che di Murakami é il traduttore a Fahrenheit.
    La notizia del Nobel a Le Clézio l’ho appresa a scoltando un’intervista a Caterpilalr ad un commerciale della casa editrice DuePunti che adesso pubblica Le Clézio.

  9. Condivido pienamente, anche io avrei tripudiato per il Nobel a Murakami. L’ho scoperto solo pochi mesi fa e ne sono rimasta letteralmente conquistata. la sua scrittura ha una grazia e un’eleganza che ho riscontrato in pochi autori, e poi le sue storie e i suoi personaggi lasciano un segno indelebile. “Kafka sulla spiaggia” è in cima alla pila dei libri sul comodino, ma ho ancora nel cuore la musica di “Norwegian wood”, lo strano fascino di “L’uccello che girava le viti del mondo”, “La ragazza dello Sputnick” e soprattutto “Dance dance dance”. Ho la pelle dìoca ripensando a certe frasi… mi scuso per la lunghezza, ma mi sono lasciata trascinare dall’entusiasmo 🙂
    Buona serata, Annarita

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