QUATTRO, CINQUE…

Per esempio: il bando per la decima edizione del Premio Città di Bari, qui. Chi volesse partecipare sappia che c’è ancora un po’ di tempo.
Qui, invece, un post su genere, bambini e bambine: con cui sono in molta parte d’accordo (la quota di disaccordo riguarda il fatto che le bambine, oggi, siano davvero così libere di scegliere.
(Oggi sono un po’ sopraffatta, di qui la brevità. Chi volesse, trova qui un assaggio dell’intervista della sottoscritta a Francesco Piccolo, per Mente&Cervello).

9 pensieri su “QUATTRO, CINQUE…

  1. Francesco Piccolo è uno scrittore di non eccelso livello che ha fatto la sua fortuna (da buon partenopeo) con le “conoscenze”, proprio come il suo conterraneo Pascale che ormai trovi in tutti i salotti letterari.

  2. Avevo letto su questo blog che stai lavorando ad una sorta di Dalla parte delle bambine attualizzato, dove si analizzano gli stereotipi di genere proposti ai bambini oggi da tav, pubblicità e cartoni. Son qua che lo aspetto.

  3. A Piccolo gli farei fare “a vita” tutte le cose che ha fatto – con insopportabile snobismo radical chic – per scrivere il suo libretto: vedere le cose sceme della tv, andare al luna park ecc.

  4. Eleonora, ma tu hai letto il libro o hai visto il servizio delle Invasioni barbariche (fatto non da Piccolo)? Guarda che il libro è tutt’altro che snob. Anzi. E’ uno dei pochi casi in cui ci si cala “dall’interno” in situazioni davanti alle quali, abitualmente, si torce la bocca dal disgusto.

  5. Potrà anche non piacerti, Eleonora: ma è buona norma esprimere un giudizio soltanto dopo aver constatato di persona ciò di cui si parla, non trovi?

  6. Di quel che Piccolo ha scritto, alcune cose mi sono piaciute in parte (“Storie di primogeniti…”), altre in toto (“E se c’ero dormivo”), altre pochino (“Il tempo imperfetto”), altre ancora per niente (“Allegro occidentale”).
    “L’Italia spensierata” per me (e dico per me…) è quanto di meglio ha scritto. Mi ha ricordato certe riflessioni di La Capria in “Letteratura e salti mortali” e prima ancora brani delle Lettere luterane di Pasolini e sarebbe interessante che qualcuno ci parlasse della differenza di toni fra i tre.
    E’ la ricerca disperata di qualcosa di buono in una società sull’orlo del suicidio. Finito di leggere il libro resta la certezza che siamo nella merda, sì, ma almeno ci resta l’assurda (nel senso di Camus) consapevolezza di esserlo. Come disse Carmelo Bene, almeno salviamo gli occhi per guardarci.

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