QUELLI CHE SE NE INFISCHIANO

La conversazione di venerdì con Michela Murgia a Marina Cafè Noir mi ha dato molti spunti su cui meditare. Non ultima, la sensazione che le problematiche sollevate dalle donne siano percepite solo superficialmente anche da chi afferma di averle sposate.
Mi è tornato in mente, per esempio, il famoso manifesto per la festa romana del Pd, quello con gonnellina svolazzante su lunghe gambe (e assenza conclamata di testa). Ora: nel momento in cui quel manifesto viene criticato, chi lo ha ideato dovrebbe, si suppone, dialogare con chi ha avanzato le proprie riserve. Nel momento in cui le risposte sono: “io sono fautore del bunga bunga di sinistra”, oppure “sono stato aggredito per strada dalle femministe”, o ancora “ho tutta l’impressione che chi ha parlato volesse solo costruirsi un piccolo palcoscenico temporaneo per farsi vedere”, la sensazione è di trovarsi davanti a profonda inadeguatezza e  altrettanta indifferenza verso le tematiche portate avanti, in questi mesi e anni, dalle donne italiane.
Quando poi si scopre (è accaduto ieri) che l’ideatore del manifesto si occupa della  comunicazione del Pd del Lazio, allora ci si rende conto che la strada da fare è enorme: e che è in salita, peraltro.

18 pensieri su “QUELLI CHE SE NE INFISCHIANO

  1. Si, a quel punto ti augureresti che le femministe si mettessero ad aggredire la gente per strada, cosa che mi sembra abbastanza inconcepibile di suo. Il Pd e la sinistra italiana non hanno mai brillato per sensibilità alle quesitoni di genere ne dentro ne fuori il partito, quindi inutile farsi illusioni da quel lato. Resta la domanda: quando in Italia si inizierà a lavorare concretamente e con serietà a una politica al femminile?

  2. Tema cruciale per il futuro di tutti e tutte Loredana, sono d’accordo.
    Sono stata invitata dalla sezione PD di Migliarino Pisano , persone meravigliose, serata densa di spunti. Ho detto del mio disappunto, della mia talvolta rabbia nel vedere chi ricopre posizioni vertice nel pd.
    Alla festa nazionale del PD Simona Ercolani era l’organizzatrice di dibatitti rilevanti sul tema media e tv. Simona Ercolani è l’autrice della Pupa e il Secchione: Italia 1 tv di Berlusconi e uno dei programmi feccia della tv nostrana. Non c’entra con il moralismo, è una trasmissione miserabile. Perchè? Il PD non ha altre persone a cui affidare i dibattiti? A Migliarino, la base intendo, è fatta invece di persone vere, reali. Perchè non ripartiamo da loro?

  3. Belle domande, Mammamsterdam e Lorella. E che non una parola di scusa o di disponibilità alla riflessione sia venuta da Andrea Santoro, uomo comunicazione del Pd laziale, mi sembra molto grave.

  4. Manca il rispetto per quello che pensano le donne. Di fronte a una reazione, mai mettersi in discussione e riparare con una seria discussione (non un dibattito stile talk show), no, molto meglio l’ironia: già, ci saremo conquistate spazio e visibilità (dovremmo pagarlo!), noi bigotte moraliste (chissà se si rende conto che è l’argomento preferito anche dall’altra parte – se è davvero un’altra parte).
    Che il manifesto sia una “minchiata” è una affermazione che invece mi trova d’accordo. Letteralmente.
    Che la strada da fare sia in salita me lo ha confermato purtroppo il tempo dedicato ieri sera alla questione delle pensioni delle donne a Che tempo che fa: una frase. Sono indignata.

  5. Molto manifesto e poca Murgia, in questo post che, a occhio, è figlio proprio dall’incontro con la scrittrice sarda. Allora, da Michela Murgia alla situazione femminile passando per la grossolanità della politica. Ma non è solo questo che dovrebbe indignare. Personalmente ho sempre trovato miserevoli i manifesti pubblicitari con ragazze seminude. Stratagemmi squallidi, ancor più se la pubblicità riguarda cacciaviti o sedie ergonomiche.
    Però trovai anche miserevole il Campiello 2010, quando Bruno Vespa dimostrò apertamente di apprezzare della Avallone più la scollatura che Acciaio. Lei non potè fare altro che rimanere nel ruolo. Francamente non so se controvoglia o di buon grado, ma il punto non è questo. Il punto è che Michela Murgia, partendo dalla scollatura della Avallone, fece una sorta di crociata contro l’esposizione della donna stigmatizzando Vespa e la Avallone. Il risultato fu che il libro della Avallone vendette più copie di quante già ne stesse vendendo. Stessa sorte accadde al peraltro ottimo Accabadora. Ma rimase la sgardevole impressione che la scollatura della Avallone fosse stata il pretesto per un gigantesco spot con il quale, infine, ci guadagnarono tutti. Ci fu risparmiata, grazie a Dio, una puntata di Porta a Porta con il plastico delle tette della Avallone e della Murgia.

  6. Simona Ercolani è anche autrice di Sfide, un programma di rai 3 tra i pochi guardabili nel palinsesto televisivo, come spesso accade il prodotto ha come primo obiettivo quello di soddisfare il committente, quindi un manifesto con gonnelline svolazznte deve essere piaciuto molto ai responsabili del PD dimostrando caso mai c’è ne fosse stato bisogno la distanza tra vertice e base

  7. Il manifesto con la gonnella svolazzante è solo l’ultima perla di una comunicazione che fa cadere le braccia. Chi vive a Roma ha modo di apprezzare quasi quotitìdianamente la pesantezza, la sciatteria e la bruttezza della comunicazione di quello che vorrebbe essere un grande partito di massa. Sono anni che mi chiedo perché non cambiano agenzia, data l’evidente carenza di fantasia e l’incapacità tecnica di quella attuale. Che, con quel manifesto, ha anche rivelato la grettezza del proprio orizzonte e l’incapacità di interpretare valori e sensibilità delle persone vere che danno il proprio impegno a quel partito. Se non hanno cambiato nemmeno dopo un tale autogol, viene da pensare che non siano la capacità e la brillantezza, il metro di selezione di questi professionisti.

  8. «Quando poi si scopre (è accaduto ieri) che l’ideatore del manifesto si occupa della comunicazione del Pd del Lazio, allora ci si rende conto che la strada da fare è enorme»
    Ci si rende conto di come quei signori lì siano stati capaci di perdere prima le elezioni nazionali (rimpiange Veltroni? Beh, è Veltroni che ha perso le elezioni del 2008), poi il comune di Roma, infine la regione Lazio. Uno così, ai tempi il cui il Pd era il PCI, sarebbe stato mandato per qualche anno a farsi le ossa e rifilarsi la cresta in una sezione del Sulcis: senza garanzia di biglietto di ritorno.

  9. Mah, le risposte dell’intervista mi sono sembrate completamente scollegate dalla realtà, proprio un non rendersi conto dei tempi che stiamo vivendo e in questo Andrea Santoro mi è parso molto in linea con il PD…
    Il consiglio che l’ideatore del manifesto elargisce all’elettore“Gli direi di fissare un po’ il manifesto e di guardarsi intorno”, sarebbe da rispedire al mittente come un boomerang.

  10. Quante tesserate sarebbero disposte a rendere la tessera se la campagna non viene cambiata/se non si cambia registro?
    Oramai sembra che molti dirigenti capiscano solo la legge dei numeri, siano questi clienti, dipendenti o tesserati, allora bisogna agire di conseguenza: La tua pubblicità è lesiva della dignità dell’individuo? Ti boicotto il prodotto.

  11. “bigottismo”…”moralismo”…”invidia”…”mancanza di ironia”…
    che palle ragazzi, veramente. non hanno MAI altri argomenti. ma MAI proprio.
    bei creativi.

  12. Fra parentesi: in luglio ho chiamato un dirigente nazionale del Pd, che ho conosciuto tre anni fa a un convegno, per dirgli di fare di tutto perché il Pd romano si liberasse di quel tipo. Per telefono mi ha dato ragione, mi ha giurato che mi avrebbe fatto sapere, che avrebbe fatto di tutto, mi avrebbe tenuta informata. E io ne avrei dato notizia sul blog, e vissero felici e contenti.
    Gli ho mandato un sms e l’ho richiamato da poco. Non risponde.

  13. Io, fossi in te, considererei quelle risposte la riprova di tutte le critiche mosse agli ideatori di quel manifesto e più in generale a chi si fa carico di una posizione non perché crede nei valori che la caratterizzano, ma per altre motivazioni, le solite e le note. Affermare di sposare una “battaglia” spesso non corrisponde affatto al combattere per vincerla.

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