RASSEGNA STAMPA, 2

Come si diceva ieri, impossibile dar conto di tutte le iniziative che stanno fiorendo spontaneamente nella rete e non solo. Alcune le trovate nei commenti, come quella di jumpinshark sulle fotografie, o vengono segnalate su Facebook, come questo blog.  I Kai Zen riportano numerosi link.
Adesioni di altri scrittori sono leggibili nel post dedicato alle reazioni, poco più sotto.
Intanto, proseguo con la rassegna stampa.
La Repubblica.
Articolo di Michele Serra

Il florilegio di casi di censura o tentata censura (quasi tutti per mano leghista) offerto ieri, su questo giornale, merita un´attenzione non episodica, non essendo episodico il fenomeno, e neppure circoscritto al Veneto. Vale la pena, intanto, rifare in estrema sintesi l´elenco dei casi più recenti. L´assessore alla Cultura della Provincia di Venezia chiede alle biblioteche pubbliche di far sparire i libri degli scrittori firmatari di un appello (del 2004) pro-Battisti. L´assessore regionale all´Istruzione vorrebbe estendere questo divieto alle scuole di ogni ordine e grado. Un sindaco leghista del Trevigiano ha ordinato al suo bibliotecario di epurare dagli scaffali i libri di Roberto Saviano. (A latere, e di diverso genere: un deputato della Lega chiede di vietare il Diario di Anna Frank nelle scuole elementari, perché il soggetto è inadatto ai minori. Inadatta ai minori, del resto, fu anche la deportazione nel lager di Anna, avvenuta quando aveva 15 anni).
Perfino peggio dell´intenzione censoria, segno di intolleranza, è la totale confusione tra autore e opera, segno di ottusità. Facendo gli ovvi distinguo sulla qualità e l´entità del “caso politico”, è come se si chiedesse di levare dalle biblioteche Heidegger o Junger perché filonazisti, Céline perché antisemita, Gorki perché stalinista, Marquez perché amico di Castro. A impedirlo – almeno in tempi moderni, e in Occidente – è quel minimo di elaborazione culturale che consente di preservare l´opera perfino dalle vicende personali del suo autore, che può essere il peggiore dei mascalzoni ma un rimarchevole scrittore; nonché di “tollerare” come un fatto naturale, congenito ai nostri costumi, l´esistenza di parole e pensieri che confliggono con le nostre convinzioni: sarebbe, più o meno, la democrazia. E sarebbe, più o meno, la libertà di dare e di ricevere cultura.
Frugando negli archivi, o nella memoria di cittadini normalmente informati, tornano alla luce molti episodi congeneri. Dal tentativo di mutare nome a una biblioteca del bergamasco intitolata a Giuseppe Impastato (eroe della lotta alla mafia, ma comunista, e per giunta siciliano) alla scuola di Adro pavesata con il Sole delle Alpi. A questo malinconico quadro mi permetto di aggiungere due episodi dei quali chi scrive è involontario (molto involontario) protagonista. Li racconto con qualche esitazione, perché non amo il vittimismo di chi promuove a martirio gli ordinari inconvenienti che possono capitare a chi scrive, comunica, recita. Se non altro per rispetto a chi, per quanto scrive, rischia la vita e la galera. Ma li racconto perché sono paradigmatici di un clima che non va sottovalutato né frainteso.
Primo episodio. Lo scorso anno uno spettacolo del teatro dell´Archivolto tratto da miei testi va in scena a Novara. Lo spettacolo non piace a esponenti locali della Lega (pare anche il sindaco). Detto fatto, il direttore artistico del Teatro Coccia, Carlo Pesta, scrive all´Archivolto per comunicare “la totale disapprovazione per i pessimi contenuti del vostro spettacolo”, comunicando che “la vostra presenza sul nostro palcoscenico sarà ovviamente sgradita”. Si chiama ostracismo: siccome al nostro sindaco non piace quello che dite, voi a Novara non mettete più piede.
Secondo episodio. Credo di essere la prima persona al mondo querelata da una città. Trattasi della città di Varese, la cui giunta, sindaco in testa, non ha gradito un articolo di satira pubblicato sull´Espresso. L´articolo, usando la meta-lingua tipica della satira (che, come capiscono anche i bambini, non è cronaca, è la sua trasfigurazione) si faceva beffe dell´aeroporto di Malpensa, troppo lontano da Milano e molto vicino, appunto, a Varese. Tra le battute che hanno suscitato l´indignazione del governo locale, l´annuncio che l´Unesco ha deciso di proclamare Varese non già patrimonio, ma gruzzolo dell´umanità. Pare che non sia vero: ed è a causa di questo assunto (non è vero, Varese non è gruzzolo dell´umanità) che darò disturbo, non per mia colpa, a un Tribunale della Repubblica. Surreale la satira, non può che essere surreale anche la querela: è come se il sindaco di Genova portasse in tribunale chi fa battute sulle tirchieria dei genovesi, o la Regione Calabria querelasse Cetto Laqualunque, o Israele chiedesse a Philip Roth di smentire l´evidente dileggio della famiglia ebraica contenuto nel “Lamento di Portnoy”.
Tirando le somme. A spiegare questo grumo di reazioni goffe, strette censorie, incapacità di sopportare l´inevitabile varietà delle opinioni e delle culture, l´intolleranza non basta. Ci vuole una speciale propensione a equivocare sui linguaggi, le competenze, le abitudini culturali contratte in decenni di democrazia, i diritti del pubblico (dei lettori, degli spettatori, degli autori). Per molti dirigenti e amministratori leghisti (non tutti, si spera) non è l´ignoranza a disarmare il popolo. È la cultura. Spiace, e allarma, che spesso siano assessori alla Cultura a trasformare questa diffidenza in censura. Non sapendo e non volendo promuoverla, la controllano, la arginano, la zittiscono.
Articolo, in Cultura, di Nicola Pellicani
VENEZIA – Un convegno “contro il rogo dei libri”. Il Comune di Venezia non sta a guardare. Per rispondere ai venti di censura che tirano nel Veneto ha deciso di muoversi. Il sindaco Giorgio Orsoni e l´assessore Gianfranco Bettin hanno annunciato l´iniziativa a carattere internazionale che punta a rimarcare la vocazione «democratica, di libertà, di Venezia, promuovendo un grande incontro in difesa della libertà d´opinione e in particolare di espressione artistica e culturale indipendentemente dalle posizioni politiche degli autori». Ha sollevato un polverone “l´invito” a tutte le scuole del Veneto rivolto dall´assessore regionale all´Istruzione Elena Donazzan «a non adottare, far leggere o conservare nelle biblioteche i testi diseducativi degli autori che hanno firmato l´appello a favore di Cesare Battisti». Oggi la Donazzan (che definisce «esagerato» il paragone con i roghi dei libri) farà partire la lettera invitando i presidi a non adottare i testi dei “cattivi maestri”.
Mentre in consiglio regionale Lega Nord e Udc danno pieno appoggio all´iniziativa dell´assessore Pdl, l´opposizione si scaglia contro il boicottaggio. «Si tenta – dice Laura Puppato, capogruppo del Pd – di aprire la strada a una libertà di censura da parte delle massime istituzioni venete». Nella lista nera figura pure Tiziano Scarpa, anch´egli veneziano, vincitore del premio Strega 2009, che ha scritto una lettera aperta al governatore del Veneto, Luca Zaia. “Presidente – si legge – lei non può punire il dissenso. Ora diventeremo una regione a libertà limitata?”. «È importante che la reazione provenga soprattutto dai lettori che sono i più colpiti», è il commento di Tommaso Pincio, anche lui nella “black list”.
Il caso del boicottaggio ha già varcato i confini del Veneto ed è arrivato in Parlamento dove il Pd ha chiesto ai ministri Sandro Bondi e Mariastella Gelmini di riferire alla Camera: «Non è con l´eliminazione dei libri dalle biblioteche che Battisti entrerà in carcere». Contro il boicottaggio si è espresso anche il presidente dell´Associazione delle biblioteche italiane, Mauro Guerrini: «In democrazia non sono ammissibili liste di proscrizione». Critiche aspre anche dalla rete degli Studenti medi del Veneto. «La censura dei testi – afferma il coordinatore regionale, Marco Zabai – ci riporta a epoche buie della storia del nostro Paese». I dirigenti scolastici, intanto, attendono di ricevere la lettera per capire quale interpretazione darle.
Intervista all’assessore Donazzan del quotidiano gratuito Metro.
“Rappresento la maggioranza dei veneti che mi ha votato e che la pensa come me”.
Corriere del Veneto
L’Unità
Il Quotidiano Italiano
Nuova Società
AdnKronos
Il Fatto Quotidiano – Lidia Ravera

4 pensieri su “RASSEGNA STAMPA, 2

  1. Consiglio a tutti di leggere quanto afferma l’assessore Donazzan nell’articolo di Metro (lo trovate a pagina 2) non si fa problemi ad affermare:
    “Magari fossi nella condizione di fare una lista di libri proibiti!”.
    Leggere certe affermazioni è surreale, non riesco a capacitarmi di come si possa pensare una cosa così grave e con tanta leggerezza asserirla.

  2. Vale davvero la pena di leggerle le dicahiarazioni della Donazzan, anche per quello che dice in coda delle ragazze scosciate che vogliono fare politica.

  3. Ho letto con orrore crescente l’intervista della Donazzan…una donna triste ed inquietante, ti fa venire davvero voglia di metterti il berretto frigio. Ho veramente compassione dei cittadini veneti anche di quelli che l’han votata.

  4. Sul post segnalato http://bit.ly/dNBFBN ho aggiornato lista libri proibiti con nuovi titoli, ho segnalato chi ha aderito al #bookbloc digitale e chi ha diffuso la notizia (anche tu sei tra le vittime della delazione).
    Ho anche creato su Google Books una libreria di 170 titoli con i libri da bruciare http://bit.ly/fxr599, e una di 56 con i libri degli autori solidali contro il #rogodilibri http://bit.ly/icqycH.
    Continuerò ad aggiornare il tutto. Se interessati, contattatemi per qualsiasi integrazione\correzione.

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