IL PAESE DEI LIBRI VIETATI
La vicenda è più complessa di come appare, e lo è almeno in tre punti.
Come appare: l’assessore provinciale alla cultura di Venezia prima e l’assessore regionale veneto poi hanno invitato biblioteche e scuole a mettere al bando in quanto “cattivi esempi” gli autori firmatari di un appello a favore di Cesare Battisti circolato nel 2004. Un’iniziativa che è stata stigmatizzata da molti come la solita provocazione di certi amministratori del nord est.
I punti da approfondire.
Primo: l’appello del 2004 non era così genericamente “a favore” di Cesare Battisti. Era più complesso e passava attraverso quel caso per discutere di terrorismo, anni di piombo, legislazione passata e attuale. Ed era un appello legittimo, qualunque sia il giudizio che ognuno di noi può avere sul “caso Battisti”.
Secondo: questa storia non riguarda solo gli autori che hanno firmato l’appello. Io non l’ho fatto e non lo farei, ma mi sento ugualmente coinvolto quando qualcuno stabilisce arbitrariamente liste di proscrizione mettendo al bando libri definiti “diseducativi”, non per quello che contengono – e anche in quel caso il giudizio spetterebbe soltanto ai lettori – ma perché le convinzioni personali degli autori non sono ritenute in linea con quelle di chi detiene il potere. Visto il numero crescente di autori che si stanno opponendo – anche a livello internazionale – a questa iniziativa censoria non credo di essere il solo a pensarla così.
Terzo: questa non è la solita provocazione. Bandire i libri è la conseguenza coerente di un modo di pensare stupido, ignorante, intollerante e pericoloso e che ha come obiettivo un progetto preciso. Che storicamente già sappiamo cosa produce: roghi di libri, autori perseguitati e biblioteche vuote.
Grazie. Grazie per tutti gli aggiornamenti Loredana.
E’ la solita vecchia logica del potere infatti che quando non riesce a persuadere con gli argomenti usa la forza, cominciando quasi sempre dallo stigmatizzare, emarginandole, le opinioni che dissentono dal credo imposto dalle istituzioni, passando per i roghi di libri e liste nere di proscrizione e finire tristemente col riempire le patrie galere di gente indesiderata al potere. Dulcis in fundo, richiamando in servizio gli intramontabili boia dei regimi d’ogni tempo.
Ricordo un appello di Adriano Sofri al tempo delle vignette satiriche danesi che tante ire suscitarono nel mondo islamico:
“A tutti i giornali: pubblicatele”
di Adriano Sofri – Sergio Staino
“Che tutti i giornali europei si mettano d’accordo e scelgano uno dei prossimi giorni per uscire TUTTI INSIEME con almeno una delle vignette incriminate in prima pagina. Crediamo che questo sia un modo efficace per dimostrare ai seguaci dell’oscurantismo più reazionario che non siamo disposti a cedere le nostre convinzioni democratiche di fronte a nessuna minaccia. Invitiamo quindi gli organi professionali e le varie associazioni di categoria a promuovere questa giornata in difesa della libertà di stampa oggi così brutalmente attaccata.”
Valerio Evangelisti, a dire il vero, in Carmillaonline (che nel 2004 aveva ospitato la raccolta firme oggi riesumata dalla Impremiabile Ditta Speranzòn-Damazzan) si dissociò:
“Carmilla non pubblicherà disegni satirici su Maometto… volete una nuova guerra mondiale? Accomodatevi! Attizzate lo scontro di religioni, fingendo che non abbia radici sociali. Scegliete pure l’inesistente (Dio, Yaveh, Allah: altrettanti termini che richiamano il sole, idolo dei primitivi ignari della complessità del cosmo) quale pretesto per fare riemergere l’istinto ferino presente nei geni dell’animale uomo. Ma non chiedete a me o a Carmilla di partecipare alla preparazione della guerra futura.”
Ricordai a Valerio che, scegliendo la parola “inesistente” (anziché – chessò io? – Non Manifesto) per Allah, aveva ferito comunque la sensibilità ***pelosa*** dei fondamentalisti, “scandalosamente” arrogandosi la stessa libertà d’opinione e d’espressione dei vignettisti danesi e di THEO VAN GOGH. Il problema, in definitiva, non era tanto il fondamentalismo ***islamico***, quanto il fondamentalismo tout court.
Purtroppo il Fondamentalismo è un mostro dalle cento teste. Più se ne tagliano, più ne rispuntano. Oggi abbiamo a che fare – nel nostro piccolo – con il Fondamentalismo culturale di persone che, inconciliabili con la CULTURA per il solo fatto di raccomandare l’estromissione dalle biblioteche degli autori a loro non simpatici, occupano posti chiave all’interno di istituzioni sovvenzionate con danaro pubblico. Direi che una prima risposta possibile potrebbe essere una class action legale: i 1500 firmatari per primi, e tutti quelli che si stanno stracciando le vesti per l’incostituzionalità delle iniziative leghiste/pidielliste per secondi, dovrebbero adire le vie legali contro questi squallidi figuri della Pseudo-cultura locale, chiedendo un congruo risarcimento per danno d’immagine, danno alla carriera e danno psicologico per le sofferenze inflitte con la loro violazione dei principi costituzionali.
Lucio: anche io penso che un’iniziativa legale dovrebbe esserci. Ma, secondo me, dovrebbero essere gli editori a intraprenderla. O i lettori, certo.
condivido parola per parola l’articolo di Lucarelli.
qualcosa bisognerà pur fare, altrimenti s’arriva davvero ai falò…
Nel passato si è iniziato a bruciare libri e si è finito con il bruciare persone.
Loredana – perchè gli autori no? Io pure sono per un’azione legale sisisi! Anche perchè l’azione legale ha come dire una significanza psichica – un po’ come il matrimonio e la percezione di esso almeno per alcuni tipo me, codifica l’etica di una cultura. E se la fanno gli autori che cambia? E’ la tua lingua che tagliano! Poi anche le mie orecchie! Ma prima cazzarola c’è la tua lingua.
Esprimo la mia solidarietà a Loredana e a tutti i colleghi oggetto di “liste di proscrizione” tra i quali mi ritrovo in quanto anch’io firmatario a suo tempo (sei anni fa! Me ne ero persino dimenticato, confesso) dell’appello pro-rifugiati politici (perché di questo si trattava al di là della figura di Battisti, che personalmente mi ha sempre suscitato notevole diffidenza) . Da considerare due cose: 1. un appello, per sua natura, lo si firma in un momento dato e in circostanze date, se diventa un marchio a vita (come l’altro appello sempre tirato in ballo “Né con lo Stato, né con le BR”) lo si snatura; 2. Le liste anti-scrittori fanno parte di un clima generale di (direbbe Eco) “vertigine della lista”: si accompagnano ormai in tutto il mondo, a liste contro gli ebrei, contro gli avversari politici (identificati e marchiati con tanto di Mirino) , contro i giornalisti scomodi, eccetera eccetera. A queste, si potrebbe obiettare, corrispondono liste contrarie: di evasori, “collaborazionisti” a vario titolo, manutengoli sessuali eccetera. Il clima generale è pessimo. Ci testimonia di una società livorosa , da tutti contro tutti, in cui si vanno confondendo e appiattendo i discrimini tra legittimo dissenso e abuso di potere, tra chi protesta per motivi sociali, e chi reprime per difendere privilegi e potere. Il declino della società civile, degradata prima a “gente”, poi a “pubblico”, infine a Mob alla caccia dei Mostri, con torce e forconi, è davvero tragico. Mai come in questo momento è necessario continuare il nostro lavoro di scrittori civilmente sensibili (questo è ormai diventato il requisito minimo, d’obbligo per ogni persona consapevole, anche quando non richiesto) . Se poi le liste dei libri proibiti si infoltirà, beh… scusate, ma io lo considero un riconoscimento e una preziosa testimonianza di diversità “d’autore”.
Concordo con Zaub: perché gli autori no? Secondo me, siamo tutti parti lese.
NOOO ai roghi! E’ necessario reagire in tutti i modi possibili. Altro è, invece, la tradizione degli Appelli che quasi sempre è un falò delle vanità.
Lo so, ormai l’hanno detto tutti… ma ho bisogno di esprimere tutta la mia inquietudine (paura pura, forse) sulla faccenda. Quello che mi stupisce di più è come non ci sia traccia di tutta questa vicenda fuori dalla rete: ne parlo con amici e colleghi e, tra le facce stupite, qualcuno ha avuto anche il coraggio di dire “beh, ma del puttanaio del nano non dici niente?” Perché è quello l’argomento principale. Si deviano tutti gli argomenti di discussione su questa storia. Moralmente degradante, triste e aberrante, certo, però nessuno si rende conto che intanto sta succedendo anche altro e che in rete si combatte una battaglia sulla libertà sconosciuta ai più. E anche i pochi che ne hanno sentito parlare liquidano il discorso definendolo l’ennesima sparata che finirà nel nulla. E invece a me fa paura. Perché ho sempre considerato la mia libertà di scelta qualcosa di inviolabile. Perché accetto i consigli, ma non le imposizioni.
Leggevo stasera che il caro speranzon vorrebbe organizzare un incontro all’università di venezia. Voglio esserci, a tutti i costi, per urlargli in faccia che IO decido per me. Cosa leggere, cosa mi disgusta, cosa non condivido, cosa amo.
In ultimo, un grazie immenso a Loredana e a Wu Ming che ci tengono costantemente aggiornati. Il vostro lavoro è immenso, grazie.
si potrebbe trovarsi un giorno tutti in piazza con i libri degli autori sotto censura ma non solo magari i nostri libri preferiti e leggerli pubblicamente, un po’ alla fahrenheit 451
Anche Carla Benedetti si è fatta sentire su ‘Il primo amore’:
http://www.ilprimoamore.com/testo_2144.html
richiamandosi a un appello apparso su Nazione Indiana e sottoscritto da:
Sergio Baratto, Carla Benedetti, Ivano Ferrari, Andrea Inglese, Helena Janeczek, Antonio Moresco, Aldo Nove, Tiziano Scarpa, Giorgio Vasta, Dario Voltolini
http://www.nazioneindiana.com/2004/02/13/appello/
P.S. E dopo Carla Benedetti, anche Antonio Moresco qui:
http://www.ilprimoamore.com/testo_2143.html
Vero in passato si è iniziato col bruciare libri e poi si è proseguito con persone. Inoltre questi tizi pseudo-acculturati sottovalutano il canone estetico che è fondamentale (cosa simile sta succedendo con il film su vallanzasca). Oscar Wilde, in non ricordo quale prefazione, diceva che non esistono libri morali o immorali ma solo libri scritti bene o scritti male.
Ma soprattutto: perché non mettere al bando quel libro pubblicizzato in tv dalla Arcuri e adesso anche da Lele Mora? Lele Mora!
Purtroppo non c’è niente di cui meravigliarsi, condivido parola per parola quanto scrive Lucarelli. Spesso si discute animatamente tra chi legge, tra autori, tra lettori, ma MAI ho visto qualcuno dire quell’autore è talmente idiota che i suoi libri dovrebbero essere tolti da biblioteche o librerie. E ho letto commenti ben pesanti, su siti che stanno in lista qui a lato. Ma MAI proscrizione. Il fatto che qualcuno si sia permesso di arrivare a tanto, non importa il pretesto (perché di pretesti si tratta, sebbene anche io non condivida l’appello del 2004), è il sintomo che in Italia si sta tentando si superare un certo limite. Da cui però non c’è un ritorno non doloroso.
L’articolo di Lucarelli è sintetico e preciso insieme. Per me, praticamente perfetto. Disponibilissima alla class-action, ma perché anche gli autori no?