RIPARTIRE DALLA COMPLESSITA'

Sono passati 14 anni, e oggi l’articolo che Wu Ming 1 scrisse per l’Unità e venne riportato da Carmilla andrebbe certamente aggiornato. In quell’articolo si recensiva La storia di Lisey di Stephen King, e ancora erano di là da venire gli osanna a King benvenutissimi ma tardivi cui assistiamo in questi anni. Inoltre, si rifletteva su come la cultura pop stesse diventando molto più articolata di quanto non si pensasse. Per esempio:
“Un cinespettatore ibernato trent’anni fa e svegliato oggi sarebbe molto turbato non soltanto da pellicole come SyrianaThe PrestigeIl ladro di orchidee, ma anche da prodotti di penultima generazione come Fight ClubI soliti sospetti. Li troverebbe astrusi, ansiogeni, impossibili da seguire. E stiamo parlando di cinema narrativo, film “di cassetta”, non di Godard.
Un telespettatore di trent’anni fa, abituato a narrazioni lineari e dozzinali come ChipsLe strade di San Francisco o i cartoons di Hanna & Barbera, non capirebbe nulla non dico di Lost24, ma nemmeno di ER: ritmo ipercinetico, vasta congerie di personaggi, intrichi di sottotrame, narrazione frammentata, episodi non autoconclusivi, rimandi di non immediata decifrazione etc.
All’inverso, una serie come Ai confini della realtà, negli anni Sessanta ritenuta un gioiellino di complessità, profondità e tv intelligente, oggi ci appare come una raccolta di favolette: ogni elemento è sottolineato ad nauseam, il lettore è accompagnato scena dopo scena, tutto è congegnato per essere “a prova di stupido” e non richiedere alcuno sforzo interpretativo.
E che dire dei cartoons? Da Scooby-DooBraccobaldo ai SimpsonFuturama il salto è di svariati anni-luce. E persino la tv-spazzatura di oggi, quella di cui faremmo volentieri a meno, è comunque più complessa della tv-spazzatura d’antan: seguire tutti i giochini psicologici, le alleanze transitorie, lo svolgersi della minirete sociale del Grande fratello richiede sicuramente più attenzione, concentrazione e attività sinaptica di quanta ne richiedessero Ok, il prezzo è giusto o la Carrà che ti chiedeva di indovinare quanti fagioli contenesse un vaso.
Ancora: trent’anni dopo Pacman, i ragazzini sono esperti di videogames complicatissimi, mondi virtuali dove occorre tener conto di infinite variabili, avere capacità relazionali, saper risolvere problemi ed enigmi, sforzare la memoria. E che dire della nomenclatura del mondo-Pokemon, complessa oltre i limiti del cervellotico eppure perfettamente comprensibile ai nostri figli e fratelli minori?”
Sono passati gli anni e le cose sono diventate da una parte più complesse, dall’altra si sono semplificate. E non solo per quanto riguarda la cultura pop, ma per molta della nostra comunicazione culturale e politica. Ed è per questo che oggi mi limito, per le solite ragioni di tempo, a segnalare un saggio imprescindibile sul femminismo e non solo, ma la prossima settimana ne scriverò a lungo. E’ Ripartire dal desiderio di Elisa Cuter. Leggetelo, meditatelo, diffondetelo.

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