ROMA-PERUGIA E RITORNO

Bentornati nella grafica del blog.
Bene. Per quanto riguarda il convegno di venerdì, Giovanni fa una cronaca interessante. Cui posso aggiungere qualche considerazione: vero, la conoscenza del fandom da parte di un editore (Fazi, nel caso) è utile al medesimo per vendere più copie (la saga di Stephenie Meyer, nel caso). Il che, a pensarci bene, è anche il fine,  esplicito o no, di ogni editore: ora, però, quel che alla vostra eccetera e ai suoi compagni di tavolo sembrava interessante è che qualcuno prendesse comunque atto dell’esistenza di giovani lettori che sono tutt’altro che disinteressati o passivi. E che la passione dimostrata nei confronti di un libro (al di là del giudizio “letterario” sul medesimo, come sottolineava giustamente Alice Bigli) è un fenomeno da prendere in seria considerazione da parte di quegli adulti che continuano a sostenere la vecchia litania: i giovani non leggono.
Non è vero, è stato detto un po’ da tutti: leggono più degli adulti e leggono, spesso, “meglio”. E altrettanto spesso sono gli educatori a non rendersene conto.
L’atto d’accusa dall’interno fatto, nei confronti della scuola, da Ivana Donati, lo ha dimostrato. L’elenco di libri da leggere per l’estate – raccontato da Alice – fitto di testi fuori catalogo da dieci anni, dovrebbe dimostrare che la coazione a ripetere è, sempre, un rischio terribile. L’aneddoto di Sergio Rossi fa rabbrividire: riguardava una scheda per un testo destinato alle superiori. Il libro in questione era, ma guarda, Gioventù Cannibale: l’autrice della scheda aveva inserito fra gli scrittori Silvia Ballestra e Giuseppe Culicchia, che non si sono mai sognati di partecipare all’antologia. A richiesta, l’autrice risponde: ma ho copiato il mio testo da una recensione di Luperini. Sipario.
Ps. Ah. Aneddoto della vostra eccetera. Racconto al secondogenito della dotta analisi fatta da Sergio su Dragon Ball, e su come il medesimo, al pari di altri manga, non sia che la reinterpretazione di un classico orientale, Viaggio in Occidente. Risatina del secondogenito: “Devo dirlo alla supplente. L’altro giorno una mia compagna ha chiesto: durante l’ora di buco, posso leggere un libro? E lei ha risposto sì. Io ho chiesto: posso leggere un fumetto? E lei ha risposto no”. Auguri.

13 pensieri su “ROMA-PERUGIA E RITORNO

  1. La cronaca di Giovanni è gustosa e da condividere nell’analisi dei comportamenti degli insegnanti. Capita anche con l’uso dei film a scuola: invece di fare in modo che si lascino prendere dal piacere del testo, gli alunni sono costretti ad eseguirne, dopo la visione, una vera e propria autopsia.
    Col risultato di cominciare a fare odiare anche il cinema, dopo che con la letteratura se ne sono fatte di tutti i colori.

  2. In effetti penso che imparare a riflettere liberamente, intorno a un libro, un film, un ascolto musicale, sia il percorso più efficace che un insegnante possa intraprendere coi suoi allievi.
    (ma è anche necessario che un insegnante sia aperto e… trasversale, e non solo ostinatamente legato ai programmi o ad una sua idea spesso preconcetta degli adoloscenti.)
    Giovanni

  3. Il metodo più semplice, a mio modesto avviso, è farli parlare.
    Se l’insegnante costringe gli alunni a compilare estenuanti riassunti e schede, è naturale che si crei una sorta di rifiuto psicologico per quel testo.
    Basta parlarne in classe, aprire un dibattito, una tavola rotonda senza inquisizioni o voti rossi sul registo.
    Solo a quel punto, lo stereotipo del “bulletto che non legge” abbasserà le difese, perché si sentirà escluso dal dibattito. E lui non vuole essere escluso per un semplice bisogno di emergere. Unico metodo? Leggere quel libro.
    E’ solo una mia opinione, non volevo dare dei suggerimenti di psicologia spicciola, s’intende.

  4. Vedi quante cose si imparano a frequentare questi posti?
    L’antesignano di Dragon Ball!
    Non l’avevo mai sentito nominare, manco di striscio. Credo che neanche i miei amici divoratori di manga lo sappiano. Spargo la voce.
    p.s. Mi sono venuti in mente i versi di Venditti: “che ti legge sempre la stessa storia sullo stesso libro, nello stesso modo, con le stesse parole da quarant’anni di onesta professione…”, in fondo sono un po’ veri.
    Per il mio scanzonato punto di vista, penso che se la scuola ha come obiettivo avvicinare gli studenti alla lettura (e penso che lo debba avere), allora debba proporre loro un mix ragionevole di appeal e sostanza. Riprendendo l’esempio dei film, io partirei con “Casablanca” (direi “Blade Runner” o “Pulp fiction” ma li hanno già visti, credo) piuttosto che “La Corazzata Potemkin”. Certo, c’è l’alta possibilità che il 90% degli studenti non vedrà mai il film russo, ma almeno si sono visti “Casablanca” che come punto di partenza o alle brutte di arrivo non è questo gran peccato…

  5. Qualche anno fa in una scuola superiore uno studente mi disse: “Quel film di fantascienza molto vecchio, Blade Runner…”. “Casablanca” (capolavoro assoluto, peraltro) per loro risulta più o meno appartenente al pre-giurassico (visto che di dinosauri ne hanno fatto una indigestione). Secondo me bisogna sempre partire da quello che loro conoscono – sia esso “Dragon Ball” o persino le parodie alla “Scary Movie”, per arrivare insieme a loro ad altre proposte estetiche (e anche etiche, suvvia).

  6. Andrò subito a controllare Viaggio in Occidente. Anche se Dragonball, con quel protagonista buono e potentissimo che viene da un lontano pianeta, mi ha sempre ricordato il più grande eroe letterario del XX secolo, quello creato nel 1938 da Jerry Siegel e Joe Shuster.
    Sulla sconfortante ignoranza di alcuni insegnanti citati e di chi dice che i giovani non leggono, lasciamo perdere, va’.

  7. Fossi un insegnante con moltissime ore a disposizione, farei vedere integralmente “Neon Genesis Evanghelion”…
    E’ vero: Casablanca nessuno lo conosce, ma tutte le volte che l’ho “portato” nei licei ha sempre raccolto ampi consensi. Nonostante i 65 anni, diciamo è come Sean Connery che piace sempre.

  8. Seconda media libro di narrativa :Marcovaldo.
    Terza media: Il gattopardo.
    Appassionarsi alla lettura é stato facile.
    L’insegnante era classista ma sapeva scegliere.
    Al liceo il prof di religione proiettò il Vangelo secondo Matteo.
    La curiosità ha fatto il resto ma qualche enzima c’é stato.

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