MEA CULPA

Ci si comincia a chiedere se qualcosa non va quando si affronta con una certa stanchezza il passaggio da un libro all’altro: spesso, molto spesso, restando insoddisfatti.
Ci si comincia a chiedere se qualcosa non va quando si sbuffa, e a volte si risponde davvero male, per telefono o via mail,  al qualcuno che sollecita un parere, un intervento, una recensione. E si intuisce che non ti credono quando spieghi che, no, non lo hai ancora finito, o neanche cominciato, perchè ne avevi così tanti da leggere che hai dovuto lasciare a metà, o rimandare. E si capisce che ti stai facendo dei nemici: e pure incazzati.
Ci si comincia a chiedere se qualcosa non va quando gli entusiasmi diventano rari: ma quei pochi bastano a renderti felice. E, come è successo ieri, si vede una copia di Kafka sulla spiaggia sul comodino di un’amica che ti racconta che sta facendo proprio come hai fatto tu mesi prima, lo legge un poco per volta, per non rovinarsi l’incanto. Perchè un libro così ti riscalda per un anno intero.
Ci si comincia a chiedere se qualcosa non va quando i libri traboccano dagli scatoloni, e le mail dalla casella di posta, e gli sms diventano perentori. E la reazione è quella di chiudere tutto e di scappare.
Non con un testo di Manganelli, però. Con l’opera omnia di Lovecraft (questa la capiamo in dieci, ma fa niente).
Ps. Sicuramente è colpa della vostra eccetera, che ha il vizio di prendere troppi impegni e tutti insieme. Ma, davvero, non mi sembra di aver mai visto tanti libri uscire contemporaneamente, eh.

24 pensieri su “MEA CULPA

  1. Toh: preferisco fuggire su Marte anche io con l’opera omnia di Lovecraft, piuttosto che con i commentarii di Manganelli. Lancerei una campagna per l’abolizione di Manganelli in contemporanea a quella per il Pulitzer a King, che se lo merita. Ma forse sono solo uno dei dieci che capisce… 😉

  2. Stessa angosciosa, ma inebriante, ma angosciosa impressione.
    Ho appena finito Roth, ieri sera sono uscito dalla libreria con Francesco Piccolo, Pietro Citati, Chuck Palahniuk. A nessuno dei tre si poteva rinunciare. E ho dovuto lasciar lì almeno altre tre cose – quelle per le quali in libreria ci ero entrato.

  3. La mia media è questa ogni libro letto ne compro 10 circa, forse di più, pensa te. Tengo un paio di siti e pure aggiornati decentemente, lavoro a tempo stra-pieno, ho l’ambizione di scrivere un romanzo che ho già cominciato (e a cui spesso mi ci metto letteralmente distrutto), ho l’ambizione di leggere molto e annotare sul taccuino tutte le parti che mi piacciono, nel senso di trascriverle, leggere on line i siti interessanti, questa settimana poi per recuperare ore mi sono alzato alle 5 a scrivere, e alle 8 a lavorare, la sera poi è un disastro, inoltre adoro il cinema e ne scrivo pure, dormo pochissimo. Ieri ho avuto un crack al cervello. Non può funzionare, bisogna mettere dei “paletti” ed essere intransigenti. Scusa se ho parlato di me ma è per non-condividere un pò la situazione degli “scrittori” (passami il termine) – non scrittori – non giornalisti. E pensare anche che tutto questo non servirà a niente e che si tramuterà in un buco nell’acqua. E girarsi indietro fra 10 anni e pensare “perchè”. Ecco vi ho annoiato.

  4. Cara Loredana, penso tu abbia perfettamente ragione, e sai bene – se ricordi – che io stesso sono dalla “parte del torto”, cioè dei postulanti. Non vorrei essere al vostro posto. Conosco Mozzi da qualche anno, ci son stati periodi in cui ci siamo sentiti spesso anche per questioni di lavoro… bè, mi ricordo proprio la fatica fisica sua di rispondere a tutte le “querele” – le mie comprese – continue, quotidiane dei vari aspiranti scrittori. Si aggiunga anche l’uso… democratico che fate di internet (i blog e l’email a disposizione di tutti) che non può che aggravare e rendere, immagino, insopportabile e non tanto gestibile la situazione. Da parte nostra, al di là dell’ALTISSIMO valore che ciascuno dà alle proprie produzioni, ho paura prevalga un po’ la filosofia del “buttarci il cappello”. Come a dire “ci provo, male non farà”. Mi spiace dirlo, ma credo che l’atteggiamento sia un po’ quello delle aspiranti veline e loro parenti: “si prova” a conquistarsi un pertugio nella società dello spettacolo (anche il mondo dell’editoria è vissuto come tale), e ci si prova, a volte a tutti i costi. Al massimo si riceverà qualche vaffa dal malcapitato di turno… Non so, francamente, come abbia fatto il buon Murakami Haruki a diventare quel che è e ad arrivare a scrivere libri come il suo “Kafka”… cioè, lo so dalle biografie, ma sarei curioso di sapere come si è rapportato lui da aspirante scrittore – e come si rapporta adesso, da scrittore affermato – con la categoria degli “interlocutori eccellenti” (spero non ti spiaccia la terminologia) di cui difficilmente, a qualsiasi latitudine, credo si riesca a fare a meno.

  5. “questa la capiamo in dieci, ma fa niente”
    l’elitarismo è una curiosa malattia, affligge soprattutto chi è convinto di esserne immune.

  6. il tempo non è mai abbastanza, il tempo non esiste, il tempo ti mangia la vita, affogata, soffocata, solo una ciambella di salvataggio nel mare di impegni, sgonfia e instabile…un libro? la scrittura? un blog? una danza?

  7. Credo che un ritorno al leggendario – e ancora sottovalutato – H. P. Lovecraft sia sempre cosa buona e giusta.
    L’edizione Sugar delle “Opere complete” (putroppo non così complete…) che custodisco gelosissimamente nella mia biblioteca ha compiuto trent’anni: ne avevo solo 14 quando mi avvicinai al grande di Providence. Ancora oggi ringrazio “Il Mago” di Fruttero & Lucentini per aver pubblicato alcune versioni a fumetti delle sue opere, credo adattate da Alberto Breccia. Altri tempi… purtroppo.

  8. Un’aggiunta: in tutto questo can-can di letture obbligatorie, necessarie, richieste, strillate, fallite ecc. che posto potrebbero occupare le… ri-letture? Il tornare con affetto, con curiosità, in posti dove si è stati bene in passato, un po’ come rivedersi un film per la settima-l’ottava volta fregandosene altamente del tamtàm delle ultimissime news ecc. ecc.?? La lettura non è, non può/deve essere, anche ri-lettura? Cosa ne dicono gli editori, sempre a caccia della novità da stampare (e magari da lasciare impolverare miseramente sugli scaffali, prima del salto nel tritatutto)? (finalino un po’ dark, no?)

  9. “Lancerei una campagna per l’abolizione di Manganelli in contemporanea a quella per il Pulitzer a King, che se lo merita. Ma forse sono solo uno dei dieci che capisce… ”
    Toh, una volta c’era l’élite di chi capiva la letteratura così detta ‘alta’, oggi c’è l’élite di chi capisce la letteratura così detta ‘bassa’.
    Le vie dell’immobilità sono infinite… 😀

  10. @ Luca Amodeo
    Beh, che Alberto Breccia abbia ‘adattato’ H. P. Lovecraft è un po’ riduttivo (sarebbe come dire che shining è stato ‘adattato’ da Kubrick…). E’ un confronto tra autori geniali e ti assicuro che il risultato di Breccia è un classico della narrazione a fumetti. Tra l’altro Comma 22 sta ristampando tutto Breccia, il volume che dici si trova in fumetteria.

  11. E’ vero che il modo giusto di leggere “Kafka sulla spiaggia” è centellinarlo. Però serve autodisciplina. Io, che di autodisciplina ne ho un po’ meno di zero, credo di averlo letto in tre notti.
    A proposito, i bookmakers danno una buona quota a Murakami per il Nobel. Il principale “avversario” sarebbe Oz. Sono profondamente combattuto. La Lippa per chi tifa? (si fa per dire…)

  12. @ ab
    Ti ringrazio per la segnalazione dei volumi editi da Comma 22.
    Quanto al resto, mi limito a osservare che – in senso puramente tecnico e nient’affatto riduttivo – l'”adattamento” è l’interpretazione o la trasposizione di un opera da un mezzo espressivo all’altro. In quest’accezione mi pare lecito dire che Breccia adattò Lovecraft al fumetto, così come Kubrick adattò King al cinema. Geniali tutti e quattro!
    Non ho mica usato il termine “riduzione”, che pure era molto in voga ai tempi dei cosiddetti originali televisivi, poi semplicemente teleromanzi… ricordi? “La cittadella, riduzione televisiva da Cronin a cura di…” 🙂

  13. Ma io adoro rileggere, infatti. Le mie letture di accompagnamento al sonno sono quasi tutte riletture, potendomelo permettere.
    Ps. Tifo Murakami, per il Nobel. Con tutto il cuore.

  14. io tifo david foster wallace.
    anzi non tifo nulla per protesta.
    ma tanto ci sono gli scrittori da Nobel e quelli no.
    Come per gli Oscar (kubrick da regista/film non ne vinse mai uno, idem Malick).

  15. Dalla parte degli ignorati, dei falliti, spesso si nascondono perle visibili ai pochi perchè non strombazzate ai 4 venti dal Marketing e dall’Impero del Commercio (non è un appunto su Murakami che non conosco ancora).

  16. @Mauro: Murakami in un suo racconto (sul New Yorker del 9 giugno 2008) raccontava meravigliosamente che a renderlo un romanziere è stata la passione per la corsa: quando si è reso conto di possedere la forza di volontà sufficiente a smettere di fumare e a fare tutti i giorni tot chilometri, incurante del tempo e degli sguardi dei vicini, allora ha pensato di avere la costanza necessaria anche a tradurre in racconto tutte le storie che aveva in testa.
    Conosco troppo poco la scrittura di Oz, ma della follia di Murakami mi sono innamorato alla prima lettura… Speriamo che per l’accademia di Stoccolma non sia “troppo”.

  17. Come ho risolto il problema dei libri sulla scrivania.
    Quando vado da Feltrinelli, inizio a contare come racconta Calvino tutte le decine di libri che vorrei\dovrei leggere. Appunto su qualche neurone della memoria.
    Trascorsa la prima ora, passo ai gironi con eliminazioni dirette.
    E se ne va così un’altra mezzoretta.
    Quando restano in piedi le ultime otto letture, allora in uno slancio amoroso e passionale non sapendo più come andare avanti, mi ricordo del jolly.
    Apro il portafogli e mi sovviene l’antico adagio. “Sarà ancora aperta la biblioteca?”.
    E in biblioteca, trovo raramente più di uno o due libri di quelli rimasti in piedi. Selezione naturale.
    Premessissimo che adoro Murakami alla follia, mi piacerebbe votassero Bob Dylan, che nessuno ha nominato, ma ogni tanto compare nelle cinquine…
    Immaginate il Nobel per la letteratura a Bob Dylan, cosa direbbe il nostro Premier?

  18. @Davide: sì, conosco la questione. Pensa che mi sono comprato “What I talk about when I talk about running” che è la sua ultima opera, tutto un diario su cos’è la corsa per lui e dei suoi rapporti con la scrittura. Mooolto bello, anche se non l’ho finito ancora. Devo dire, però, che mi intrigava sapere se Murakami avesse mai imperversato in rete alla ricerca di “lettori eccellenti” cui sottoporre le sue prime opere. Mi sa tanto che non lo sapremo mai.
    @Ekerot: d’accordissimo. Dylan merita anche più di un Nobel (anche se la sua letteratura è prettamente orale, pur se imparentata con tantissimi libri, grandi e piccoli, della cultura occidentale), per me ne meriterebbe una decina, ma non faccio testo perché sono, da sempre, un dylaniato cronico. Murakami, d’altronde, è un patito di rock (anche se non ricordo citazioni specifiche su Bob, in questo momento…). Che ne diresti di un Nobel gemellare?

  19. Lovecraft è senz’altro uno dei più grandi scrittori horror ma non come genere letterario, non come letteratura d’intrattenimento per ragazzi imberbi, ma come letteratura dell’ignoto. Nessuno come lui sa darti il senso dell’ignoto, il senso degli abissi sconosciuti di questo universo magari parallelo a migliaia di altri universi. Lovecraft è sicuramente da leggere, in particolare nei momenti di pessimismo cosmico, può dare enormi soddisfazioni (così come uno dei libri che più lo ispirarono, “Etidorhpa”, dell’erborista e farmacologo Lloyd: http://lovecraftlibri3tidorhpa.splinder.com/post/21408543/La+fortuna+di+Etidorhpa.+La+st). Spero che Loredana vorrà parlarci ancora di questo autore abissale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto