ROSA, ROSAE

Ancora il Premio Strega. Immagino conosciate la rosa dei dodici finalisti. Immagino sappiate che gli scommettitori puntano su Sorrentino o sulla Avallone per il testa a testa finale. Immagino sappiate che ci sono molti libri (bei libri) non presenti nella rosa medesima. Personalmente, trovo affascinante la provocazione di Fanucci, che ha candidato un libro per ragazzi: nessuno lo voterà, suppongo, anche se è molto migliore  di non pochi altri titolati. Per la cronaca, l’articolo di Maurizio Bono apparso oggi su Repubblica.
Sempre “Stregopoli”, come Calciopoli e Tangentopoli, una gara truccata dai grandi editori e dalle manovre del comitato direttivo», aveva tuonato, con la rabbia dell´escluso, Raffaello Avanzini una settimana fa quando la sua Newton Compton era rimasta fuori dalla short list dei dodici ammessi al premio Strega. E ora che la macchina del premio si è messa inesorabilmente in moto, a partire dalle telefonate per conquistare i giurati? «Aggiungo Stregopoli come Monopoli, gioco che conosciamo talmente bene da farci buttar fuori per non rovinare i conti. Al comitato il giorno dell´esclusione mi hanno detto “non potete entrare, altrimenti andate in cinquina”. Io non voglio il santo, sono uno che ha sempre dovuto giocare con le regole degli altri, ma a volte l´ha fatto meglio di loro».
Non sono vanterie: Newton Compton dal 1985 si è candidata allo Strega 17 volte, tre non è stata accettata ma nelle altre 14, una volta sì e una no è entrata in finale, collezionando un secondo e cinque terzi posti (l´ultimo l´anno scorso con L´istinto del lupo di Massimo Lugli).
E allora può spiegarlo lui, come funziona la caccia al voto Strega, dopo che per la dozzina si sono aperti i cancelletti: «Allo stesso modo di sempre, prendi l´elenco dei 400 e telefoni». Tutto qui? «Beh, si sa che metà dei votanti non vale nemmeno la telefonata. Ora l´elenco aggiornato finalmente è sul sito della Fondazione, e anche se in sostanza non cambia nulla, almeno è evidente: Mondadori ha potenzialmente tra 110 e 140 nomi di collaboratori a vario titolo delle varie case editrici del gruppo. Rizzoli tra 80 e 100. Per dare un´idea delle proporzioni, noi quando partecipiamo contiamo su un voto di mio padre Vittorio, che ce l´ha da 23 anni, e su 15-18 persone che hanno rapporti di lavoro con noi. Poi, facendo un pressing a seconda del libro, possiamo aggiungerne 10, 15 o di più». Come si fa? «Come fanno tutti. Naturalmente si parla del proprio libro in gara, ma anche di pubblicazioni, introduzioni, presentazioni, traduzioni, passaggi televisivi e radiofonici». Insomma, scambi. «Normale: non sono così cinico da pensare che il valore letterario, a partire dal nostro libro escluso di quest´anno, The father di Vito Bruschini che abbiamo già venduto in sei paesi, non sia importante. Ma nemmeno così ipocrita da negare che per chi li fa i libri hanno valore economico. E siccome lo Strega rende in vetrine, fascette, recensioni, notorietà, vale qualche investimento nel catalogo o in buoni rapporti. Io non parlo male degli editori, soprattutto i piccoli, che fanno il loro mestiere. Piuttosto, il problema è il comitato direttivo». Ha il dente avvelenato per l´esclusione? «Quello non vuol dire niente, finiranno anche stavolta per chiedermi dei voti in prestito, come è successo l´anno scorso quando volevano in finale un libro che poi nonostante il mio e il loro aiuto non ce l´ha fatta perché due voti per posta, già contati, sono arrivati tardi. Il punto è che il quarto e quinto posto in cinquina è quasi sempre il comitato a deciderlo, col proprio pacchetto di 20-25 voti. E con i nuovi ingressi tra i 400 il suo peso non è certo diminuito».
Il ruolo di dominus del gioco degli organizzatori quest´anno è già stato enfatizzato dalla scelta dei dodici in gara tra più di venti pretendenti. La profezia è che la “lobby del presidente” sarà di nuovo al centro delle strategie per cinquina e finale. Ciò che divide è il giudizio se sia un bene o un male. Chi è ottimista ricorda che il prestigio Strega deriva proprio dalla miscela di interessi di bottega e scelte “dall´alto”. Per chi vede nero come Avanzini è turbativa di mercato, o peggio solo del mercato minore, perché contro i potenti nulla può. Il prossimo 10 giugno i voti ai più prevedibili finalisti, Sorrentino (Feltrinelli), Avallone (Rizzoli), Pennacchi (Mondadori) e la gara per i due posti restanti (sulla carta favoriti Nucci, Ponte alle Grazie, Pavolini, Fandango, Recami, Sellerio, ma c´è anche la variabile Rosa Matteucci, in corsa senza l´appoggio Bompiani) daranno agli incerti qualche ragione per schierarsi in più.

2 pensieri su “ROSA, ROSAE

  1. Il libro ‘per ragazzi’ di Beatrice Masini è davvero molto curato e ben scritto (cosa che non posso dire per altri titoli in gara, letti o leggiucchiati).
    Nel sottobosco dov’è relegata la letteratura per ragazzi questa nomina, in cotanto premio, è già un evento. Ma questa è una magra consolazione… L’autrice merita di essere seguita con attenzione, specialmente quando scrive ‘per bambini più grandi’!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto