ROMPERE LE RIGHE

Vero, verissimo: stanno uscendo molti testi prontamente definiti “neofemministi”. Quelli di Caterina Soffici, Anais Ginori, Lorella Zanardo, per citarne solo tre, su cui peraltro tornerò.
Vero, verissimo: la discussione si allarga. Se ne parla su Elle come sul Corriere della Sera.
Vero, verissimo: è notizia di oggi che, su sollecitazione del blog GeekGirlCamp, la Mattel metterà in commercio la Barbie ingegnere informatica.
Però. Basta andare in edicola e abbassare gli occhi sui magazine, quelli più popolari e quelli più sofisticati. Quali sono i modelli proposti? Prendere appunti, grazie.
Timore del giorno: attenzione a cantarcela e suonarcela. Una delle cose più importanti che ho letto nel libro di Lorella è l’invito a rompere le gabbie. A non scambiare, come sempre, il nostro piccolo mondo per il mondo reale. Questo il rischio. Questo lo scoglio: ancora molto, molto alto.

8 pensieri su “ROMPERE LE RIGHE

  1. Però ci sono anche notizie buone seppur contrastate:Niente “lato B” di una donna nel principale ”consiglio per gli acquisti” riguardante la stagione turistica 2010 in Croazia. Ci ha pensato la premier Jadranka Kosor, spalleggiata dalle organizzazioni per i diritti delle donne, a censurare lo spot pubblicitario dell’Assoturistica croata in cui – per alcuni secondi – appariva il fondoschiena di una giovane in costume da bagno, con la scritta ”Non friggerti a lungo”.
    L’intervento risolutore del capo del governo, che sta alimentando polemiche, si è avuto la settimana scorsa ai Laghi di Plitvice, nella prima seduta della Commissione governativa preposta al coordinamento e monitoraggio per la stagione di villeggiatura. Dopo che il presidente dell’Assoturistica Niko Bulic aveva presentato il cortometraggio, rilevando che veniva già mandato in onda su emittenti quali Cnn, Bbc ed Eurosport, la Kosor ha preso la parola, lasciando di stucco i presenti. «Ho un appunto da fare e riguarda la presenza nello spot di parti di un corpo femminile – ha dichiarato –; siccome ho partecipato alla stesura della legge sulle Pari opportunità, affermo che si tratta di una forma di sessismo. Propongo che questa parte sia eliminata. Non credo proprio che la presenza di un fondoschiena femminile farà accorrere in Croazia frotte di vacanzieri. Il mio è un suggerimento, non un ordine, che chiedo sia preso in considerazione». Presente alla riunione, il ministro del Turismo Damir Bajs è parso come freddato dalla ”casta” Jadranka mentre Bulic ha rilevato che la valutazione della premier sarà presa in esame, senza tensioni né polemiche. In un paio di giorni dal breve filmato è scomparso il ”di dietro” della fotomodella zagabrese Jelena Glisic, decisione assunta dall’Assoturistica di Bulic e dall’agenzia marketing Bbdo di Zagabria, autrice del contestato spot. Al suo posto, una versione – diciamo così – più castigata, che ha mandato in sollucchero le associazioni per le pari opportunità, come a esempio la Casa femminile autonoma di Zagabria. L’ex ministro del Turismo, la ragusea Pave Zupan Ruskovic, ha affermato che sarebbe felice se l’unico, grave problema del turismo croato fosse l’immagine di una donna sdraiata sulla pancia, a prendere il sole.
    «In Croazia – ha concluso – i politici agiscono dall’alto del convincimento che possono immischiarsi ovunque, soprattutto nelle questioni che non li riguardano. È successo anche stavolta». Più caustica Milanka Opacic, vice presidente del Partito socialdemocratico, la principale forza d’opposizione: “Vorrei che la premier, dopo avere estromesso energicamente il fondoschiena dallo spot, si adoperasse anche a favore del congelamento degli embrioni, facendo tornare questo passo nella relativa legge. Ciò consentirebbe alle nostre donne di non recarsi più a Maribor o a Praga per avere figli. Il divieto di congelamento degli embrioni è una ben più grande violazione dei diritti delle donne che non la presenza di glutei femminili in uno spot turistico».
    non arrivano dall’Italia, peraltro.
    Un saluto a tutti.

  2. Stavo riflettendo, a proposito della giusta domanda: ma non e’ che ce le cantiamo e suoniamo? Com’e’ il mondo fuori, ma soprattutto, l’Italia?
    Ieri su Facebook, dal sito Informare per resistere, leggevo dell’iniziativa di Donne Pensanti, contro l’ennesimo spot a doppio senso, e della risposta piccata della ditta che l’aveva commissionato.
    Ecco il link:
    http://www.facebook.com/informareXresistere?ref=ts#!/notes/informare-per-resistere/occhio-allo-spot-il-caso-digigraphica-e-il-network-delle-donne-in-rete/386146316266
    Ieri, appunto, i primi commenti erano scoraggianti, tipo: che palle ‘ste femministe, o cosa c’e’ di male in un bel sedere, eccetera.
    Oggi mi pare, per fortuna, che il dibattito sia piu’ vivace e articolato.
    Bisogna parlare e discutere, per superare il muro dell’insofferenza, della superficialita’ e del pregiudizio. Almeno credo e spero.

  3. Nel suo post la Zanardo parla di ‘atto elitario’: spegnere la tv per esempio. Siamo continuamente alle prese con azioni elitarie, spesso non sappiamo di cosa stiamo parlando e ci crogioliamo nella purezza della visione dall’alto, dal di fuori, dal basso, ecc. e intanto le cose succedono… soprattutto ‘nel resto d’Italia’, dove ancora l’atto elitario semplicemente non arriva, non lo fa nessuno! Si può parlare di 2 italie? Il resto d’Italia è quello al di fuori delle grandi città, dove i modelli alternativi sono arrivati poco e male negli anni ’70 e dove quella sensazionedi regressione che si avverte fra i giovanissimi non è che la continuità di modelli che non sono mai cambiati.

  4. @Paola di Giulio: e meno male che c’è internet. Man mano che la connessione veloce si diffonde, vedrai che il divario tenderà a scomparire. Il problema è che ci sia il bisogno (ancora) di un atto elitario.
    E mi trovo comunque più in accordo con il suggerimento della Zanardo: non spegnere la TV, ma guardarla e capire cosa si sta guardando.
    In generale: si sono affrettati davvero a definirlo neofemminismo, tanto per squalificarlo. Non li ho ancora letti, ma l’approccio più interessante mi pare proprio quello della Zanardo – le riflessioni derivate dall’osservazione del messaggio televisivo. La TV è uno strumento strano, che in parte è espressione della società e in parte la condiziona (più la seconda, temo) quindi è facile lasciarsi fuorviare dalla sua osservazione. Non sai mai cosa è nato lì dentro e si è irradiato verso l’esterno, e cosa invece esisteva già ed è stato semplicemente magnificato. Ma la fine della storia è che entrambe le parti diventano una sola…

  5. Ema, volevo proprio contrapporre un gesto elitario come spegnere la tv, e altre prese di posizione simili, al mondo reale della gente che la tv la vede, la beve, perchè culturalmente (e statisticamente) è ancora il mezzo più utilizzato. Quindi d’accordissimo con la Zanardo. Per favore, la banda larga, ecc. è diffusissima, come no :-)) … come gli asili nido, l’occupazione femminile e via dicendo. Certo, per esserci, ci sono.
    Ma c’è una parte mooolto rilevante di italia, un mondo reale, dove si leggono poco i giornali (soprattutto i quotidiani), dove internet arriva male, dove tuttora gli scambi di informazione sono ancora condizionati moltissimo dalla tv. Non è poco, chi e come si veicolano altri modelli?

  6. Buongiorno a tutti…Putroppo i gesti elitari (o il far parte di un mondo elitario acculturato) non sono sempre sufficienti. Docente di storia contemporanea, anziano, si rifiuta di rispondere alle e-mail perchè “sennò a che servirebbe il ricevimento”. Ci intrattiene durante una pausa raccontandoci di un libro di cucina cui è molto legato affettivamente. Domanda se le “studentesse” lo conoscono e lo usano. Silenzio. Domanda, piccato, se facciamo parte della “generazione fast-food”. Silenzio. Domanda infine, se magari lo conosce qualche studente maschio che abbia mai avuto il sogno di essere chef. Silenzio. Secondo episodio: il docente di storia dell’arte ci mostra questa famosissima performance http://www.youtube.com/watch?v=pJV0n4A_6-M&feature=PlayList&p=508A60BAB6978970&playnext_from=PL&playnext=1&index=12 . Non che fosse obbligatorio, ma non fa parola dell’effetto fastidioso che può fare. Per poi lanciarsi in un approfondimento per lui poeticissimo: “il Pittore e la Modella” (d’ accordo l’approfondimento accademico, ma perchè bisogna insitere su un taglio “di genere” della ricerca, quando poi la realtà supera questi stereotipi???). Purtroppo sappiamo bene che anche con accesso a Internet, alla cultura, alle informazioni non è semplice veicolare nuovi modelli. Tanto più che le mie compagne di corso erano infastidite ma in maniera quasi divertita…

  7. Nel momento in cui si citano articoli e testi recenti sulle donne e sul problema di rapportarsi ad una situazione per noi donne pesante, in questo momento , e soprattutto in Italia, volevo farvi conoscere una mia tesi di laurea, del 1979, che ho riscritto e pubblicato sul sito http://www.liberliber.it. Il titolo è “Donna e linguaggio verbale”, ed attraverso il linguaggio essa costituiva quasi una rassegna stampa del movimento delle donne di allora. Nell’ agosto 2009, precisamente 30 anni dopo, completamente disgustata e avvilita nel constatare come eravamo malmesse, ho tentato di aggiornare la situazione scrivendo il commento “Trent’ anni dopo – Culture che odiano le donne”, diviso in capitoletti come : Il rifiuto di vedere: e poi… di nuovo dalla parte delle bambine ; Un nuovo oscurantismo : donne rese invisibili ; l’ ossessione del padre ; la trappola della re-genderization ; la fiaba di Cenerentola nrella TV : conviene contrastare la linea di tendenza ? ; nata per dare ; La televendita del corpo : mi sento velina dentro ………………… e tanti altri. Vi invito a leggelo, e credo che lo troverete interessante. Basta fare ricerca di “Donna e linguaggio verbale” di Carla Maria Carletti sul sito Liber Liber.
    Ciao a tutte voi.

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