L’hashtag #save 194, ieri, è stato in testa ai trend twitter per tutto il giorno. L’appello è stato condiviso da tante donne e uomini in rete. E’ un grande risultato, e il ringraziamento va a tutte e tutti.
Bisogna andare avanti, però, scegliendo come traguardo simbolico la data del 20 giugno, quella della discussione alla Corte Costituzionale (e, a proposito: per chi mi chiedeva in pubblico o privato se fosse opportuno organizzare eventi in concomitanza, proponete e suggerite. Abbiamo bisogno di tutte e tutti).
Per quanto riguarda il giudizio della Corte.
Qualcuno, su twitter, evidenziava ieri che il varco è stato già aperto dalla legge 40. Parlandone qualche istante fa con Chiara Lalli, il varco è qui.
Articolo 1, comma 1 (attribuendo i diritti a tutti “i soggetti coinvolti”):
1. Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito.
Inoltre, il divieto di sperimentazione embrionale:
ART. 13. (Sperimentazione sugli embrioni umani).
1. È vietata qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano.
2. La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell’embrione stesso, e qualora non siano disponibili metodologie alternative.
3. Sono, comunque, vietati:
a) la produzione di embrioni umani a fini di ricerca o di sperimentazione o comunque a fini diversi da quello previsto dalla presente legge;
b) ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero interventi che, attraverso tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il patrimonio genetico dell’embrione o del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad eccezione degli interventi aventi finalità diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo;
c) interventi di clonazione mediante trasferimento di nucleo o di scissione precoce dell’embrione o di ectogenesi sia a fini procreativi sia di ricerca;
d) la fecondazione di un gamete umano con un gamete di specie diversa e la produzione di ibridi o di chimere.
4. La violazione dei divieti di cui al comma 1 è punita con la reclusione da due a sei anni e con la multa da 50.000 a 150.000 euro. In caso di violazione di uno dei divieti di cui al comma 3 la pena è aumentata. Le circostanze attenuanti concorrenti con le circostanze aggravanti previste dal comma 3 non possono essere ritenute equivalenti o prevalenti rispetto a queste.
5. È disposta la sospensione da uno a tre anni dall’esercizio professionale nei confronti dell’esercente una professione sanitaria condannato per uno degli illeciti di cui al presente articolo.
Un varco simile e contrario a quel che avvenne con la sentenza del 1975 che fu apripista della 194, laddove si sosteneva:
“Ora non esiste equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi é già persona, come la madre, e la salvaguardia dell’embrione che persona deve ancora diventare.”
E qui devo dare ragione, tristemente, a tutti coloro che nei giorni passati avevano sottolineato la freddezza e, spesso, il disinteresse nei confronti del referendum sulla legge 40. Per mille motivi, per distanza, per incomprensione, per fede “naturalista”. Di fatto, quel varco è stato comunque aperto.
Cosa si fa? Si diffonde consapevolezza, intanto. Perché non sono poche le persone che non sanno quel che sta avvenendo sul primo fronte.
Ma ce n’è un secondo: quello che riguarda lo svuotamento della legge dal suo interno. L’obiezione di coscienza. Per cominciare, ancora una volta dal blog di Chiara, riprendo questo comunicato stampa. Chi può, sia presente.
“Il 14 giugno dalle ore 15 alle ore 17 presso l’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Roma (Via G. B. De Rossi, 9 a Roma.) si terrà una conferenza stampa a cura dei ginecologi di LAIGA, Libera Associazione dei Ginecologi per la applicazione della Legge 194.
L’evento si inserisce in un clima generale di attacco alla legge 194, che vede in campo l’uso strumentale dell’obiezione di coscienza, la presentazione in Parlamento di mozioni “bipartisan” che vogliono affermare il diritto all’obiezione di coscienza del medico come diritto prevalente, fino ad iniziative quali quella del giudice tutelare che interroga la Corte Costituzionale sulla “liceità” della legge. La conferenza stampa di LAIGA, che si svolgerà all’indomani del Convegno sull’obiezione di coscienza in Italia , organizzato il 22 Maggio scorso dall’Associazione Luca Coscioni e dall’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica) e della campagna della Consulta di Bioetica contro l’obiezione di coscienza, ha come scopo l’illustrazione dei dati risultanti da un attento e mirato monitoraggio dello stato di applicazione della legge 194 nella Regione Lazio.
Da tempo i ginecologi di LAIGA avvertivano l’esistenza di uno “scollamento” fra i dati della relazione annuale del Ministro della Salute e la realtà vissuta quotidianamente dagli operatori e dalle donne; la ricerca ha permesso di rendere oggettivi i dati, analizzando anche elementi che la relazione del Ministro non prende in considerazione.
I ginecologi di LAIGA lanciano un grido di allarme sulla situazione attuale, ben più grave di quanto riferito dal Ministro, e sul futuro: in assenza di un’adeguata formazione e sensibilizzazione dei nuovi ginecologi, infatti, si rischierà una impossibilità di fatto di applicazione della legge per mancanza di operatori.
LAIGA si propone di intraprendere iniziative per la piena attuazione della legge nel Lazio e in tutte le regioni italiane, per la difesa del diritto alla salute riproduttiva delle donne, e per la difesa dei diritti e della professionalità degli operatori”.
Infine, ancora un invito. Lo stesso di ieri. Testimoniate. Raccogliete storie e dati sull’obiezione. Continuate a inviarceli e a diffonderli. Perché anche se la legge 194 dovesse superare lo scoglio del 20 giugno, i problemi sulla sua applicazione restano invariati. E l’intenzione, fermissima, di portare l’affondo da parte dei nochoice è nota e chiara. Ma, come ben sapete, toccare la legge significa far cadere solo la prima tessera del domino.
A proposito di intolleranza ignorante, e di protervia, parola assai appropriata usata da Chiara Lalli nel suo post di ieri, nel definire la feroce determinazione a calpestare i diritti e le persone delle donne, e a proposito della malafede, di tanti/e che si scoprono “naturisti” a comodo. Una postilla, per chi andasse a scovare il concetto di personalità del nascituro: ricordo che all’origina di questo concetto, nel diritto romano, non c’era l’esigenza di tutelare una vita allo stato potenziale, bensì l’esigenza di assicurare il controllo del padre sul corpo della donna gestante, anche dopo la eventuale morte del padre, in quanto controllo della famiglia paterna sul corpo della donna che stava producendo un nuovo elemento della famiglia stessa. Ricordiamocelo bene, e ricordiamoci pure che la nostra personalità di diritto comincia con l’atto di nascita. La gioia o il dolore delle donne che gestano o che partoriscono, l’attitudine della futura madre verso il feto, come bambino/a in fieri, e tutto l’universo emotivo, buono o cattivo, che riguarda questo rapporto, sono tutt’altra cosa: sono fatti soggettivi, e ciascuna donna, comunque la pensi, ha diritto che questa soggettività sia rispettata. Amen, se permettete.
Mia madre, classe 1951, a difesa della legge 194 dice sempre: “dicono che l’aborto è un omicidio, perchè uccidi una vita che poteva nascere, ma se durante il parto ci sono complicazioni per negligenze mediche, oppure un incidente stradale che provoca un aborto, non ti ripaga nessuno, perchè il bambino non è ancora nato. Mi spiegassero questo!”
Intanto segnalo un altro articolo sulla campagna via Twitter (che continua):
http://www.repubblica.it/cronaca/2012/06/12/foto/_save194_per_la_salvaguardia_della_legge_sull_aborto-37044059/1/
Fermiamo quest’ondata antiliberale e reazionaria. La difesa della laicità dello stato passa anche dalla difesa della libertà di autodeterminazione delle donne e del diritto del singolo di poter scegliere del proprio futuro. Viviamo in un paese in cui le coppie impossibilitate nell’avere figli devono cercare aiuto all’estero, in un paese in cui non puoi scegliere di morire dignitosamente, in un paese che non da diritti a chi convive fuori dal matrimonio, che difende ampiamente i credenti, e chi invece è ateo giornalmente vede ipropri diritti calpestati. In Italia ci sono troppe persone di serie “B”…ma il legislatore non deve rappresentare e difendere il diritto di tutti i cittadini italiani? Perchè il mio paese quotidianamente si fa portvoce delle istanze, sempre più retrive, di un paese, il Vaticano, straniero e per il quale, invece, la mia opinione pubblica e il mio voto non contano nulla?