Eh no, non è questione di mettere le mutande alle statue. Per il calendario Pirelli 2012 il fotografo di guerra Steve McCurry ha voluto donne normali, bellissime ma normali, di ogni età. Non ha voluto ritrarre donne nude non perché sia un puritano, un moralista, un limitatore delle altrui libertà. Ma perché, ha detto, il nudo è “inutile e non interessante, si possono fotografare nudi ovunque”. E ancora: “Si possono scattare foto sexy dappertutto, anche nella lobby di un albergo. La mia speranza era di riuscire a fotografarle come persone vere”. Segretarie e venditrici di frutta, pensose future madri e allegre sessantenni.
Nel 2009 il fotografo Peter Beard aveva proposto tutt’altra visione.
Disse, dopo il putiferio mondiale seguito alla diffusione dell’immagine, che gli scatti si riferivano a “un rito boscimano che appartiene alle tradizioni delle popolazioni del deserto del Kalahari”: ma l’impatto, come ognun vede, rimandava a tutt’altro. La scelta di McCurry potrà piacere o meno: mi sembra però che corrisponda a un progetto diverso dal consueto, che sceglie di evitare il nudo perché il medesimo è inflazionato, ed è dunque stato privato, al momento, di ogni valenza trasgressiva. Semplicemente, insomma, mostra e dimostra che le persone – le donne, nel caso – sono diverse le une dalle altre e che non esiste un modello unico cui conformarsi. Se poi qualcuno interpreterà il calendario come il trionfo della censura femminista che detesta il nudo e la giovinezza e vuole obbligare l’universo mondo al burka, be’, è un problema suo. Davvero.
ma per quanto «normali», sono pur sempre donne che posano per il calendario pirelli (!!) … cambia il modo di esporlo, ma resta la stessa mercificazione del corpo femminile … il «contesto», insomma, non è indifferente …
Questo è un discorso diverso e allora andrebbe applicato a chiunque – donna uomo bambino – posi per una pubblicità. Quei corpi non sono “oggettivati”, in nessun modo.
Ma sono tutte donne di una bellezza superiore alla media, e dunque agiscono ugualmente nell’immaginario ponendosi come strumento di desiderio … E ci agiscono anche perché, in altre occasioni, sono apparse in altre “pose” … Adriana Lima resta Adriana Lima, anche se col pancione e vestita … Insomma, a me pare che questa foto confermino il trend dell’immagine femminile proposta come «strumento del volere e del piacere altrui» …
Lipperini, non credo che qualcuno interpreterà il calendario come il risultato di una mentalità femminista. Non credo nemmeno che la scelta di McCurry abbia qualcosa a che fare con il più pallido barlume di una nuova sensibilità in fatto di corpi femminili.
La spiegazione è un’altra ed è piuttosto ovvia: quest’anno l’autore scelto ha preferito l’anticonformismo rispetto all’usuale linea Pirelli. Ma è solo strategia di marketing, un altro modo per far parlare di sé il calendario Pirelli. Vedrà che il prossimo anno riavremo tutte le nudità, e sicuramente ancor più nude dell’anno scorso.
Strategie di marketing, donne di bellezza avvincente. Tutto vero. Resta il passo avanti rispetto alle edizioni precedenti. (ex) stan, ovvero marco porro, che qui si firma MP ogni volta che c’è da dar contro a qualsivoglia argomento che odora di femminismo: la vedo molto infervorato sulla questione della strumentalizzazione del corpo, mi fa piacere. 😀 (e lo cambi, questo ip, benedetto ragazzo)
Sarà che amo i lavori di Steve McCurry. A volte, semplicemente, è una questione di stile 🙂
la scelta anticonformista come strategia di marketing non mi scandalizza (del resto stiamo pur sempre parlando del calendario Pirelli). Sono belle foto, non banali, questo (per me) conta
Purtroppo, nonostante sia d’accordo sul “cambio di rotta”, condivido l’idea di BouBou. Sarebbe stato bello se non fosse così, ma temo davvero sia una strategia di marketing. Non è questo che aiuta a modificare l’idea sbagliata di “donna = oggetto del desiderio”.
non è sbagliato desiderare nè essere desiderati/e e quelle donne non sono oggetti (ai miei occhi non lo sarebbero nemmeno se fossero nude, ma vabbè)
Non farei il processo alle intenzioni – c’è sempre un vantaggio in una possibilità di scelta in più, e comunque chi guarda avrà una reazione diversa dalla solita.
Mi sembra un bel passo avanti il fatto che le strategie di maketing si avvicinino alla bellezza e all’intelligenza, vuol dire che fiutano nuove esigenze, no?
Desidero prima di tutto ringraziare la Lipperini per questo suo bel blog che pone argomenti di sicura riflessione. Per natura tendo quasi sempre a sdrammatizzare e quindi i miei interventi potranno sembrare talora “facilotti” (comprende, appunto, anche il mio cognome). Come in questo caso. Non è che si deve vedere in tutte le cose il lato negativo. Un calendario con belle donne fotografate in pose naturali può anche far piacere vederlo (io, tra l’altro, non li compro) senza innescare problematiche sociali od esistenziali.
Queste foto sono bellissime, ritraggono persone, non corpi. Trasmettono vita, e per quanto le donne raffigurate siano bellissime, non hanno quell’aria plastificata e artificiale degli scatti di alcune edizioni precedenti.
Per questo credo che restituiscano, in qualche modo, la dimensione umana e non solo quella sessuale delle donne, e riescano a rappresentare la persona. In questo senso, sono convinta che, sia una scelta fatta per distinguersi, per motivi di marketing, o per qualsiasi altra ragione, resta comunque una scelta positiva.
“ritraggono persone, non corpi. “..ma perchè contrapporre persona e corpo? e la dimensione sessuale è già dimensione umana per quanto l’umano non sia solo quello
Non ho visto le altre foto non possedendo il calendario pirello. Ma la foto con quel belllissimo sorriso che ti offre un grande abbraccio è bellissima, e non ci trovo nessuna oggettivizzazione. Poi d’accordo che il fotografo lo fa aspettandosi un ritorno e non perchè siamo nel mondo di Candy candy, ma il passo avanti è giusto rimarcarlo.
@ Paolo1984. Contrapporre persona e corpo non significa scindere la dimensione sessuale dall’essere umano, ma riaffermare l’individuo nella sua interezza, invece di ridurlo ad essere solo un oggetto passivo.
Le fotografie delle precedenti edizioni, da quello che ho visto sfogliando gallery su vari siti, sono un’esaltazione, anche artistica, certo, della donna come sesso, una sorta di idolo senza sentimenti, senza individualità.
In queste fotografie, la donna cessa di essere un idolo e riacquista umanità. Questo è quello che volevo dire…
Ho avuto una settimana incasinatissima e ho trascurato di leggere il tuo blog per qualche giorno. Scopro oggi questo post e… che bello!
Certo, come alcuni hanno commentato, è una strategia di marketing del calendario Pirelli, ovvio, ma segnala comunque un cambiamento di sensibilità sulla rappresentazione visiva delle donne. Se il marketing decide di seguire questa strada invece di un’altra è perché pensa che possa fare leva, possa attirare l’attenzione, possa far parlare di sé, far vendere. Ed è notevole che oggi il marketing del calendario Pirelli possa pensare di vendere/attirare/far parlare proponendo immagini come quelle.
Resta da chiederci: cosa accadrà nei prossimi anni? Pirelli continuerà su questa strada per qualche anno e poi, per tornare a far parlare di sé, tornerà alla ipersessualizzazione omologata dei corpi femminili? Dipende molto da come evolverà la cultura e sensibiità comune. Dipende anche da tutti noi, insomma.
In quest’ottica, potrebbe essere forse un’idea segnalare tale apprezzamento proprio a Pirelli. La quale se ne fregherà altamente, ma potrebbe comunque apprendere qualcosa di utile per le campagne future.