SE UN MATTINO D’ESTATE UN VIAGGIATORE: LA CEMENTIFICAZIONE DELLE CITTA’ ITALIANE

Vieni con me, viaggiatrice o viaggiatore. Tu che magari hai letto stamattina sul Corriere della Sera l’intervista di Margherita De Bac al filosofo evoluzionista Telmo Pievani. L’hai letta? Dovresti. Perché fa caldo e caldo, e la gente muore, e gli esperti, beh, cosa vuoi che dicano?: bevete molto, mangiate leggero, non muovetevi nelle ore calde, accendete l’aria condizionata o, se non la avete, andate nei centri commerciali.
E invece, come dice Pievani, dovremmo “difenderci con l’adattamento culturale. Si calcola che nelle grandi città bollenti la temperatura si abbasserebbe di 10 gradi togliendo di mezzo asfalto e cemento e sostituendo i pavimenti col verde. È fondamentale farlo per la salvaguardia dei più deboli, anziani e bambini. Bisogna progettare un futuro dove le case sono dipinte di bianco o parzialmente interrate come a Dubai. Ci salveremo ingegnerizzando l’ambiente. La natura non è abituata a tempi così veloci. Siamo preoccupati. Ci adatteremo ma sarà costoso. È necessario farlo. Il caldo crea disuguaglianze e povertà”.
E’ necessario ma non si fa: su Giap, oggi si ricorda che questa non è un’ondata di calore, ma una marea:
“Il rapido passaggio da un estremo meteorologico all’altro è detto «colpo di frusta», come quello alla cervicale quando ti tamponano in macchina. La crisi climatica tampona la macchina del capitale, che però non accosta per constatare il sinistro, manco vuol saperne di rallentare, anzi, pesta sull’acceleratore e va, va, senza più il paraurti didietro, con la carrozzeria sfasciata, la marmitta che tragia sull’asfalto facendo scintille che incendiano l’erba sul ciglio, e va.
E noi siamo a bordo. E a bordo si parla d’altro. Di fare la guerra, di cazzate, e di fare la guerra come fossero cazzate”.
Ieri ho condiviso su Facebook il post di Alessandro Canella, direttore di Radio Città Fujiko. Questo:
“Mi spiace deludere o infastidire anche conoscenti o amici che ci credono davvero, ma i 100 alberelli in vaso che il Comune di Bologna metterà fino a settembre nelle piazze per ombreggiare, per poi (se sopravvivono, cosa affatto scontata) piantumarli nei giardini di nidi e materne, è solo un’operazione di marketing per finire sui giornali liberal e posizionare la giunta nel segmento degli ecologisti. Ma nel concreto non avrà alcun significativo impatto.
Le cose serie che si potrebbero fare sono due:
1) smettere di abbattere alberi maturi per discutibili progetti urbanistici
2) desigillare il suolo il più possibile
Il resto sono trovate pubblicitarie di gente che tra l’altro non ha mai nemmeno provato la differenza tra coltivare in vaso o a terra una piantina di pomodorini”.
Sempre su Facebook, interviene il Comitato Besta
“Abbiamo appena appreso che il comune di Bologna per fare fronte all’emergenza climatica ha deciso di spendere 128mila euro per 100 alberi in vaso da mettere in varie piazze del centro storico. Questi meravigliosi esemplari invece si trovano in piazza dell’Unità e a breve verranno abbattuti per fare posto al cantiere del tram. Almeno conserveremo un loro ricordo digitale. Grazie per averci donato ossigeno fino ad adesso. Ci mancherete molto. Dubitiamo che i 100 alberelli in vaso saranno la stessa cosa”.

A Bologna  hanno abbattuto migliaia di alberi di boschi spontanei per insediare i cantieri del “Passante” senza che ci fosse ancora il progetto esecutivo, e adesso pare che il Passante non si farà, perché non ci sono più i soldi. Ecocidio gratuito, per la fretta di far vedere che “facevano”, che aprivano i cantieri. E ancora insistono, pensando alla riqualificazione  dell’area dell’ex-Caserma Sani che prevede l’abbattimento di centinaia di alberi di 60-70 anni.

Chi si oppone, viene fisicamente minacciato, come è successo giusto un anno fa.

Ma la questione, viaggiatrice o viaggiatore, non riguarda solo Bologna (qui, sempre su Giap, un bel riassunto sul pregresso). Riguarda Pordenone, con i suoi tigli storici abbattuti un anno fa per “riqualificare” (e dalli) l’ex Fiera. E come risponde il sindaco Ciriani? Come tutti: a starvi a sentire, nonsipuòfareniente.
Andiamo avanti.
Perché i commenti a quel post ci portano in giro per l’Italia. Udine, dove gli alberi ad alto fusto vengono abbattuti come se niente fosse. Lucca. Salerno. Napoli. Prato. Viareggio. Milano. Ogni volta, scrive una commentatrice milanese, gli interventi vengono spacciati per riqualificazioni: “distese di cemento, alberelli in vaso oppure affogati nel cemento. Quelli in vaso diventano cestini per la spazzatura (mozziconi, cartacce e altro) e tutti, molto spesso, non sopravvivono all’estate. Guardarli genera sconforto”.
E poi Roma, Certo. La piazza di San Giovanni in Laterano, di cui ci si gloria come di un bellissimo progetto realizzato. Cemento. Sanpietrini. Le aiuole ridotte a striscioline. Via le panchine. Via i vasi di fiori. Via l’ombra. E piazza dei Cinquecento, ben 10.000 metri quadrati di “cemento architettonico”. E piazza San Silvestro, ancora prima. Senza ombra, senza alberi.
In poche parole, un buon numero di amministratori delle città vuole offrire il solito “decoro” abbattendo il verde. E io, viaggiatrice o viaggiatore, come tutte e tutti, vorrei sapere cosa hanno in testa. Perché viene detto e ripetuto che il verde urbano è l’unica soluzione contro l’innalzamento delle temperature, che non si fermerà: e invece si continua a costruire, e comunque le case non si trovano lo stesso perché i prezzi salgono e salgono, e per ogni pezzo di cemento in più si sottrae possibilità di vita e salute a chi abita le città.
Quelle che, secondo il governo, hanno la sola possibilità di sopravvivere mentre le aree interne sono destinate a morire.
Che follia è questa?

Due anni fa sul Sole 24 ore (non sulla fanzine di Ultima Generazione) si scriveva questo:

“Il consumo di suolo in Italia, solo nel 2021 ha superato i 2 m2 al secondo, sfiorando i 70 Km2 di nuove coperture artificiali, tra edifici, infrastrutture, insediamenti commerciali, logistici e produttivi.

Il 7,1% del suolo nazionale è oggi consumato da opere di cementificazione, rispetto auna media Ue del 4,2%(dati elaborati dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente).

Siamo il quinto peggior Paese d’Europa in quanto a occupazione di suolo. A livello regionale, la Lombardia raggiunge il 12,1% di occupazione, seguita dall’11,9% del Veneto e dal 10,3% della Campania. L’Emilia Romagna, recentemente vessata dalle forti alluvioni, vede un incremento annuo della cementificazione pari a 658 ettari”.

Ma tranquilli: bevete molta acqua, mangiate frutta, accendete l’aria condizionata e aspettate la fine, che volete che succeda?

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