SE UNA MINISTRA USA LA PAROLA "SQUADRISTI"

“Mi hanno insultata, parolacce irripetibili. Non mi hanno permesso di parlare, in un luogo pensato per discutere: una Festa dell’Unità. Erano disinteressati ad ascoltare quello che avevo da dire. Come li vuole chiamare, quei cinquanta di Bologna. Squadristi. Insegno linguistica da tempo e non trovo altro termine. Sono stata aggredita da cinquanta squadristi. Vivaddio, solo verbalmente”.
Stefania Giannini, ministra dell’Istruzione

“La virulenza con cui lo squadrismo attaccò le organizzazioni di sinistra e i loro esponenti era sostenuta da motivazioni antiegualitarie e nazionaliste rivendicanti i valori sviliti e negati dal ‘sovversivismo’; il velo dell’ideologia nascose a molti giovani il carattere classista di quelle violenze e presentò il fascismo come movimento ‘altamente disinteressato e di valore principalmente morale'”.
Mimmo Franzinelli, Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista 1919-1922
“Gli accomodanti sono pessimi cittadini: sono quelli che – con desolante cinismo – non si indignano mai. Manifestare indignazione è un gesto morale ma anche profondamente politico. E’ un gesto pedagogico di coraggio civile”.
Graziella Priulla, Parole tossiche
“Credo poco alle virtù del parlare francamente: molto spesso ciò vuol dire affidarsi alle abitudini più facili, alla pigrizia mentale, alla fiacchezza delle espressioni banali”.
Italo Calvino, Una pietra sopra

13 pensieri su “SE UNA MINISTRA USA LA PAROLA "SQUADRISTI"

  1. Se Giannini, che ha evidenti problemi col senso delle parole, non ne trova altre attingendo alla propria scienza se non “squadristi”, “minoranza aggressiva”, “maggioranza abulica e inerte”, vuol forse dire che non ha le competenze e le conoscenze adatte a ricoprire l’incarico accademico, e meglio farebbe a cambiare mestiere

  2. Per inciso: una ministra che risponde alle contestazioni mentendo – nello specifico: dichiarando che non è vero che la Buona Scuola finanzia le private, come invece attestano gli art. 16 (“school bonus”, sic!) e 17 (detrazioni esplicitamente previste per le paritarie) e sprezzantemente ripete “state parlando di altro”, “non avete letto la legge”, sta ottemperando al giuramento di rispettare la Costituzione, che la obbliga nella condizione a servire gli amministrati imparzialmente (art. 97) con «disciplina ed onore» (art. 54)?

  3. A me non sorprende. L’abuso del termine “fascista” è da tempo un pericolo perché, risparmiandoci dal cercare nuove definizioni per fenomeni nuovi, non ci aiuta a comprendere la realtà che viviamo (né ci aiuta a riconoscere il fascismo vero). Ricordo che quando esplose il fenomeno politico di Grillo, il M5S fu tacciato di fascismo con estrema leggerezza anche da insospettabili… (e adesso tocca a Salvini). E’ fuorviante che tutto quello che disgusta noi antifascisti diventi automaticamente fascismo (e in questi giorni si legge spesso, di nuovo, di “fascisti rossi”…)

  4. Ho un’idea precisa su come dev’essere un ministro dell’istruzione: empatica con studenti e docenti. Li rappresentare, ne è una sorta di capo tribù. Deve stare dalla loro parte, e li DEVE ascoltare. Io gli insegnati squadristi, non me li immagino. Penso dovrebbe chiedere scusa. La vedo molto più a suo agio nei meeting di Confindustria. Più sorridente. E dire che è stata rettore dell’univ. per stranieri di Perugia. Anche lì non ha lasciato buona ricordi circa la capacità di stare dalla parte degli studenti. Sì sarà pure una questione di potere, di politica, ma ci vuole un altro atteggiamento. Questo della Giannini somiglia a quello della Gelmini. Algido, distaccato. La prima ha fatto dei veri danno, la seconda impari a sorridere ad ascoltare e a non insultare i docenti. Grazie.

  5. un motivo in più per chiedersi perché hanno sospeso la messa in onda di “Blog l’osceno del villaggio”, che sarebbe potuto tornare quanto mai utile in questa fase. Anche se mi dicono che Gazebo ha capacità analoghe di approfondimento

  6. si deve lasciar parlare anche chi mente, cosa non nuova peraltro in politica: basta avere ancora lo stomaco di guardare i vari programmi di approfondimento politico (si fa per dire) e vedere che davanti ad obiezioni precise e circostanziate su una data legge ad esempio, il politico di turno, inquadrato scuote la testa e dice di no; immancabile, prevedibile, penoso rito cui pochi sanno sottrarsi.
    Ma se non si permette di parlare agli avversari, qualsiasi cosa abbiano da dire, vera o falsa o mistificata, si rischia – e non bisogna dopo lagnarsene – di essere definiti “squadristi”.
    Chi non ricorda il Motorshow del 2006 e gli insulti a Prodi e la solidarietà convinta incassata da Cofferati?

  7. @ daniele
    Chi dice che a Giannini è stato impedito di parlare? Le hai lette le versioni di chi era a contraddire, qui e qui? Hai visto i video nei quali si vede che i contestatori parlano al microfono, e Giannini e Puglisi li irridono per poi andar via?

  8. mi sono limitato a repubblica, il Fatto e poco altro; ad esempio ho visto questo:
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/24/festa-unita-bologna-contestato-il-ministro-giannini-da-cobas-e-studenti/1621753/
    Io pure me ne sarei andato sinceramente, forse tu no Girolamo.
    p.s. non sono dentro il mondo della scuola, non conosco bene il ddl cosiddetto della buona scuola; questo per spiegare che il mio era un giudizio generale, convintissimo, indipendente dal merito su cui avrebbe dovuto svolgersi il dibattito dove è molto facile che avessero ragionissima i contestatori, non impazzisco per questo ministro, non ho alcuno da difendere.

  9. Anche io leggo sul fatto che il gruppo di contestatori ha fatto baccano per una ventina di minuti ( picchiando su delle pentole). Agitando cartelli e gridando vergogna. Ne avevano diritto? Hanno fatto bbene? Chissà. Va rilevato che impedire manifestazioni, interrompere i comizi erano specialità degli squadristi dei primi anni venti che si facevano forza della violenza ( anche verbale) e dell’agire in branco. E attenzione, gli squadristi , come tutti noi, imbrancati o solitari, erano convintissimi di avere ragione.
    ciao,k.

  10. @ k.
    Ah, ok, è più facile prendere per buona la prima cosa che leggi piuttosto che cercare di informarsi su come sono davvero andate le cose e magari sentire anche le altre versioni
    @ daniele
    Ti sfugge che Giannini e Puglisi non erano lì per libera scelta come lo saremmo stati io e te, sono pubblici funzionari al servizio degli elettori (non il contrario, come invece hanno più volte dimostrato di credere), è loro dovere rendere conto e rispondere del loro operato, anche se non piacciono i toni: si chiama democrazia. Ma del resto di chi stiamo parlando, se non di un ministro che si è fatto eleggere con un partito e poi è passato ad un altro partito senza rendere conto ai propri elettori con l’istituto delle dimissioni da parlamentare (che tanto restava lo stipendio da ministro) delle proprie giravolte? E con questi titoli va in giro a dare lezioni di democrazia?

  11. Indignarsi e andarsene è stato un modo arrogante per non dover rispondere dell’operato di un partito che comanda e non ascolta. Agli insegnanti, che avevano usato ogni mezzo democratico di confronto, non è restato che dire del malcontento generale usando un mezzo sonoro.
    A Bologna, due anni fa, c’è stato un referendum http://referendum.articolo33.org in cui si chiedeva ai cittadini di scegliere se utilizzare i fondi destinati alla scuola solo per quelle comunali e statali o di usarli anche per quelle paritarie private. I cittadini hanno votato a sostegno della scuola pubblica (in sofferenza) ma il sindaco ha detto che non avrebbe tenuto in nessun conto il risultato referendario ed è andata avanti secondo il suo progetto.
    I mezzi per confrontarsi civilmente ci sarebbero.. manca la volontà di tenerli nel giusto conto.

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