SELF HELP

Fai così.
Cerca di capire. Sono anni che cerchi di capire, e che ritieni che sia la cosa giusta da fare. Dunque, apri il giornale, come ogni mattina. Trovi la notizia. Cerchi conferma appena arrivi davanti a un computer e, sì, come presentito e preannunciato, la legge 194 è sotto attacco: il 20 giugno arriva all’esame della Corte Costituzionale l’articolo 4.
Fai così.
Cerca di non pensare a quanta strada hai davanti, nè a quanta ne hai percorsa. Ieri hai perso il conto delle vittime di femminicidio, e hai anche capito che ci sono argomenti che sono duri, durissimi, da far passare. Perché hai postato, per esempio, l’originale di una vignetta che circola in rete per protestare contro l’insensibilità giornalistica nei confronti dei terremotati, e ti sei resa conto che in molti casi quel terribile innesto su una base violenta e sessista non viene percepito e, oh, ma sarai mica fissata?
Fai così.
Ricordati di tutte le volte che ti è stata rivolta questa domanda. Ricorda che era il 2002 e che tu, timidamente, provavi a parlare di povertà, e i tuoi interlocutori, gli stessi che oggi ne parlano, negavano che ci sarebbe, mai e poi mai, stata una crisi. Ricordati di quando hai parlato di odio, di marea montante, di rancore, e di quanto ne avevi e ne hai paura, e di quando ti è stato detto no, non è così, e  poi leggi le cronache di oggi, leggi dell’uomo qualunque che diventa mostro, quasi per caso o forse per caso. Pensa a quel che ti è successo stamattina, in metropolitana, quando una donna qualunque è entrata storcendo la bocca e ripetendo che c’era una puzza da schifo, davvero da schifo, e guarda caso c’erano tre ambulanti neri vicino a te, e quando tu le hai detto di smetterla, lei ti ha sussurrato, quasi con dolcezza, “ci metto poco ad azzopparti, sai?”. Segna la parola: azzoppare. Ripetiti che è un caso. Pensa a quante volte avresti fatto meglio a stare zitta, giusto ieri te ne sei di nuovo resa conto, giusto ieri ti è stato incidentalmente suggerito che quel che si vuole (non solo da te) è parlar d’altro, un chiacchiericcio piacevole, siamo tutti amici in fondo, e dov’è finito il tuo senso dell’umorismo?
Fai così.
Non chiedertelo. Il senso dell’umorismo lo tiri fuori quando ne hai voglia, e quando ritieni giusto. Pensa invece alle cose che ti danno speranza. Pensa ai libri che hai letto e che ti sono piaciuti. Pensa, per dire, a Joe Lansdale che proprio due mattine fa ti parlava di quanto ha amato Ray Bradbury. Pensa al suo Acqua buia, che parla di donne che hanno passato anni a stordirsi di laudano per dimenticare un marito che le umiliava e le picchiava e che un giorno si sono alzate dal letto e sono fuggite insieme a tre adolescenti, la fortissima figlia,  una nera furiosa col mondo, e un omosessuale, tre implausibili persone nel Texas della Grande Depressione. E insieme, invece, hanno attraversato un fiume e sconfitto streghe e mostri, e quei sogni li hanno inseguiti per poi scoprire che era la fuga a valer la pena, più ancora dei sogni.
Fai così, perché è l’unica cosa che, infine, sai fare.

41 pensieri su “SELF HELP

  1. Ce la faremo, parola di sopravvissuta, ce la faremo perché continueremo a guardare e raccontare, ognuno con i suoi mezzi e secondo le sue possibilità, ma alla fine riusciremo nel nostro intento. Nel frattempo continuerò a trovare una tregua e un po’ di speranza nei libri 🙂 Buona giornata Loredana.

  2. Non vogliamo il chiacchiericcio, che sarà anche piacevole, ma non serve a nulla, anzi ci allontana dalla realtà. Noi, donne più o meno consapevoli (non tutte lo siamo, per educazione ricevuta, per miopia, per pigrizia), vogliamo che le donne come te, che hanno più voce, continuino a farsi domande, a cercare di darsi risposte, a sottolineare, a combattere. Voci contagiose, che diffondono un virus benefico. Ma so che è superfluo, dirtelo. Tu non molli, non mollerai mai. E io, come donna e come essere umano, non posso che, contagiata, ringraziarti. E cercare, come posso, di far sentire la mia piccola voce.

  3. Eppure al chiacchiericcio ci hanno abituati, al “siamo tutti nella stessa barca”, al “dimmi qualcosa di divertente”. Al “parla bene di tutti, si sa mai”. Grazie per esserci, Milvia. Di cuore.

  4. In un momento di stanchezza, come ormai spesso mi succede, ho scritto su twitter: “non ho cuore d’aquila e nemmeno artigli…eppure devo farmi bastare il coraggio e guardare nell’ abisso…”.
    Ecco, siamo tutti uomini e donne normali e dobbiamo trovare il coraggio di lottare giorno per giorno, aiutandoci a vicenda. Tu ci sei, io ci sono, vedo anche altri…e penso che ce la faremo, ne sono convinto, devo esserlo.

  5. La vignetta è tremenda, l’effetto splatter rincara la dose, ma soprattutto a fare violenza è un colosso palestrato, rappresentazione efficacissima del diritto del più forte. Forse mi avrebbe fatto ridere a parti invertite (per l’effetto sorpresa, non per il messaggio).
    Il libro del grande Joe sarà mio. Se c’è una cosa che apprezzo è l’umorismo di Lansdale, riesce a farmi ridere di cose tremendo. Qualcuno dice che è volgare e violento, in realtà ha un etica ferrea e una gran voglia di lottare contro le ingiustizie attraverso le storie.

  6. Sono un po’ angosciata. E mi ha colpito molto la donna che minaccia di ”azzopparti”. Ma perché? Per quale ragione? Che senso ha? A volte vorrei fare le valigie e andarmene, sul serio. Poi penso che la fuga non è la soluzione. Non c’è solo la mia condizione, in ballo.
    E dunque appoggio missloislane: saremo sempre una più di loro.
    Andiamo avanti.

  7. Il chiacchiericcio è la colonna sonora del mondo. Ce n’è talmente tanto che quando, per caso, s’interrompe, il subconscio ci avvisa che qualcosa non va.
    A cercar bene probabilmente ci sono anche dei CD in vendita, nel reparto new age: gorgoglio d’acqua, canto di uccelli, stormire di foglie, chiacchiericcio insensato.
    Non ce n’è abbastanza? Se ne chiede dell’altro? Ma sì, certo, non è mai abbastanza, o perlomeno nessuno deve rovinare quello che già c’è. Perfavore non urliamo, non solleviamo polveroni, non stiamo a incaponirci su sciocchezze, non inventiamoci questioni che non esistono. Non turbiamo le coscienze, che abbiamo fatto tanta fatica per intorpidirle.
    Rabarbaro, rabarbaro, rabarbaro, rabarbaro, rabarbaro.

  8. non è facile vivere qui e oggi, ma sapere che siamo in tante a leggere, condividere, pensare, progettare incontri e cultura mi fa bene
    grazie Loredana
    un abbraccio dall’Emilia molto scossa
    Nicoletta

  9. Ne discutevo ieri con mio marito. Stiamo tornando indietro al tempo dei nostri genitori (over 70 e 80) ma allora c’erano le guerre ad aggiungere danni , ci stiamo impoverendo in tutti i sensi…
    Quello ci sembrava scontato e acquisito, non basta più difenderlo, va riconquistato. Che fare? Il nostro tempo quotidiano ci basta per far valere la nostra voce? Preoccupata mi e vi auguro comunque una buona giornata.

  10. giusto, pensare alle cose che danno speranza.
    lansdale è un buon inizio.
    ieri sono stata al concerto di bruce springsteen e mi ha dato speranza.
    e mi da speranza che su il Post di oggi ci sia una vignetta che riscatta la schifezza postata qui oggi:
    http://www.ilpost.it/2012/06/08/doonesbury-2012-giugno-8/
    uno dei fumettisti più seguiti negli stati uniti. Tratta di violenza sessuale e molestie alle donne nelle forze armate. uomo.
    come vedi non sei sola.
    guardiamo a quel che da speranza.
    elena

  11. Per quanto mi riguarda questo blog è un punto di riferimento fondamentale. Ti ho già detto che i tuoi spunti di riflessione hanno cambiato la mia consapevolezza su molte cose, il mio modo di vedere il mondo, con ricadute sulla vita mia e di chi mi sta intorno. Ancora una volta ti ringrazio quindi per il tuo impegno, che ecco, di chiacchierccio ce n’è già a sufficienza.
    (PS: Solidarietà contro gli azzoppatori d’ogni genere).

  12. Siamo una piccola comunità anche noi tutt* insieme. Ognuno ha la sua vita ma spesso mettiamo in comune qualcosa di noi, diamo e prendiamo, partecipiamo. Quoto francesca violi, e Milvia: grazie del contagio…

  13. Intanto: non siete sole.
    Poi: sono andato a legermi la sentenza della Corte Europea. Cose da pazzi, pensare di usarla contro la 194.
    Il passo della sentenza cui si appigliano, se ho capito bene, è quello che dice “costituisce un «embrione umano» qualunque ovulo umano fin dalla
    fecondazione, qualunque ovulo umano non fecondato in cui sia stato
    impiantato il nucleo di una cellula umana matura e qualunque ovulo umano
    non fecondato che, attraverso partenogenesi, sia stato indotto a dividersi e a
    svilupparsi;”.
    Il contesto è quello della brevettabilità di cellule umane. È ovvio che in questo contesto era opportuno definire l’embrione umano, inteso come embrione-di-essere-umano. Non vedo traccia nel pronunciamento di parole come persona, individuo o soggetto giuridico collegate all’embrione, come altri sostengono. Vi prego, ditemi che è come ho capito.

  14. @Loredana.
    Assonanze: pochi giorni fa ho terminato la lettura di un articolo specialistico dedicato alla “small war”, la guerriglia, la lotta del più debole contro il più forte. Un paragrafo del sintetico scritto era dedicato al doppio ritmo che la lotta asimmetrica deve possedere per essere incisiva: tempi tattici veloci, tempi strategici rallentati.
    In sintesi: attacchi veloci e disimpegni fulminei per non concedere il tempo di una controreplica; colpi di mano rapidi nell’immediato (la tattica), ma ripetuti per un periodo prolungato (la strategia) per minare la forza materiale e morale del contendente di parte avversa.
    Quella che quotidianamente stai conducendo è una “petite guerre” (o, almeno, così mi piace vederla, secondo una metafora guerrigliera) caratterizzata da una doppia velocità, una sorta di duplice respiro: i tempi (tattici) veloci dei tuoi post quotidiani vanno pensati in una prospettiva di lunga durata per ciò che concerne gli esiti finali. I tuoi gesti odierni, le piccole punture di spillo (le riflessioni su Lipperatura, le conferenze pubbliche su e giù per la penisola, etc…) devono tenere conto dei tempi lunghi, dilazionati e strategici del logoramento.
    Insomma, per i risultati si vedrà…
    Capisco lo sconforto, la fatica ma se puoi, continua così. È la tua ma anche la nostra “piccola guerra” per il cambiamento.
    P.S.
    Sulla vignetta in lingua italiana, che dire? L’approccio brutale, sessista non è minimamente avvertito da chi ha rimanipolato il disegno iniziale con intenti critici verso il cattivo giornalismo: un cortocircuito incredibile basato su un’inconsapevolezza violenta. Un episodio che fa davvero riflettere sulla sedimentazione di un certo immaginario.

  15. Sono sconcertato. Da tutto.
    In particolare da cosa? Dal commento della signora, perché partire da/ arrivare alle situazioni più ordinarie e quotidiane dà la misura dell cose, di parecchie cose. Se si incontra questa atmosfera sociale in una città come Roma, siamo alla frutta.
    Questi giorni di attesa dell’esito riguardo la 194 saranno angoscianti. Sono terrorizzato, letteralmente.
    Come dicevo a Giorgia Vezzoli, io soluzioni non ne ho. Ma una cosa è certa: se mai dovessero limitare questa possibilità, dobbiamo farci sentire, vedere, ma sena smettere mai!, finché non riavremo tutto.
    Se lasciamo passare questa, è la fine.

  16. Ti leggo sempre e sto crescendo in consapevolezza grazie a donne come te, come Lorella Zanardo … sto imparando a lottare nelle piccole cose, sarò capace di lottare anche nelle grandi. Continua così: le tue parole sono semi. grazie.

  17. cara Loredana è così, le donne continuano a venire ammazzate, e ci continuano di continuare a parlarne per bene, con tatto e diplomazia, con il sorriso tra cose semiserie, perchè è troppo triste per chi ci ascolta avere una botta di realismo su come stanno le cose. Meglio ricordare i volti, le scarpe e i diari di chi non c’è più e strappare due lacrimucce, che urlare la rabbia di chi è sopravvissuta, ed elencare le responsabilità di chi non ha agito o ha agito male per proteggerle.
    E allora sai cosa c’è? C’è che non dobbiamo parlarne noi che queste cose ogni giorno le vediamo con i nostri occhi, le tocchiamo con mano con il nostro lavoro, ci fanno venire la gastrite e ci feriscono l’anima….che ne parlino le “signore” e le nuove dame parvenu paladine dei diritti delle donne dai loro scranni lontani dalla realtà….forse a loro viene naturale il tatto, la diplomazia, e il senso dell’ironia….nell’invitarti nei loro salotti a chiacchierare di queste cose, per poi registrarti, appropriarsi del tuo linguaggio, “ripulirlo” e rivenderselo per passione e competenza loro…Siamo in un mondo triste, dove apparire conta più che raggiungere gli obbiettivi. E per raggiungere gli obiettivi bisogna essere, bisogna vivere e comunicare la realtà, non farsela raccontare e costruirla in un format vendibile. Ma a molte donne piace di più fare questo…Ed è per questo che forse non ci può essere solidarietà tra donne, che siamo destinate a restare oggetti della politica e del diritto in questo Paese, che ancora siamo troppo perbene per trovare la forza delle idee, di unirci e di diventare soggetti politici…Non lo so, scusa lo sfogo di prima mattina, ma in questi giorni sono piena di amarezza, come te. Un abbraccio

  18. Buongiorno Barbara, e ricambio subito l’abbraccio. Qui c’è un problema antico quanto i movimenti: il lavorare, molto spesso, le une contro le altre. E’ inutile che ce lo nascondiamo, ma questo è il vero motivo – analizzato milioni di volte da persone più in gamba di me – che rischia ogni volta di fermare tutto. E’ vero, hai ragione, esistono problemi di visibilità e di sottrazione, di disperato desiderio di riconoscimento e, di contro, di volontà di autoaffermazione e di autoriconoscimento. Un bel casino, per dirla in parole povere.
    Eppure, la solidarietà fra donne esiste, e fra donne e uomini anche. Dipende dalle motivazioni di ognuna e ognuno. Dipende se il proprio obiettivo è il potere o la “piccola guerra” di cui parlava Anna Luisa, che riconoscimenti non può darne per sua natura. Preferisco la seconda e, lo so, anche tu. 🙂

  19. anche io ho avuto discussioni, con uomini, per quella terribile vignetta…quando facevo notare che era difficile vedere come realistica una vignetta in cui una donna terremotata da uno sganassone ad un giornalismo uomo, l’unica risposta che ho avuto è stata: ecco la solita femminista. certe volte a parlare con gli uomini, anche quelli che presupponi colti, sensibili ed intelligenti, ti fa davvero cadere le braccia. anzi proprio da quelli che si viene delusi maggiorente. è proprio che non riescono ad immaginare come è essere donna, non sanno proprio mettersi nei nostri panni.

  20. @ paola
    ma che c’entra riuscire a immaginarsi come è essere donna con queste vignette? E perché mai discuterne con “gli uomini”, come se ci fosse una barriera di mezzo. Puoi raccontare meglio come si è svolta la discussione?
    non so se ti rendi conto, ma nel tuo commento ci sono considerazioni sessiste a proposito degli uomini.

  21. è successo che un tipo ha postato su fb questa vignetta. voleva, ovviamente, criticare un certo modo di fare giornalismo. gli ho fatto presente che, pur condividendo la critica, utilizzare un’ immagine del genere in un paese in cui si ammazza una donna al giorno non è secondo me del tutto indovinato. e con me molte donne hanno avuto lo stesso tipo di reazione. è un immagine disturbante. l’uomo in questione non ha percepito “una base violenta e sessista” in quella vignetta. come stesso capita, di fronte alle mie argomentazioni, proposte in tono educato, il discorso si è concluso tacciandomi di “femminismo” (e si, se si tratta di reagire alla violenza sulle donne, fisica e morale, di cui è permeata l’odierna società italiana, ebbene si, sono femminista). spesso, quando esprimo idee che non coincidono con quelle dell’uomo di turno, capo, fidanzato, collega, persino “amico” su fb, vengo accusata di essere femminista (o anche comunista, o anche talebana, o isterica, o mi vien fatto presente che forse non scopo abbastanza). a me sembra una maniera molto povera di avere un contraddittorio con una persona, non mi è mai capitato di dire ad un uomo che le sue idee valgono poco perchè non ha una soddisfacente vita sessuale. per questo affermo che molti uomini, che non percepiscono queste cose, non si rendono conto di cosa sia essere una donna oggi in italia. non credo di essere io a porre barriere, è che viene usato il fatto del mio essere donna per sminuire le mie idee. è una cosa purtroppo molto comune e questa, davvero, sessista.

  22. C’è un discorso molto interessante che ho sentito fare, ieri sera, da una psichiatra che segue i centri antiviolenza. Ed è la riflessione sul controllo. Contrariamente a quanto si pensa, ha detto, la violenza non scatta quando “vedi rosso”. Anche. Ma nasce da una profondissima frustrazione dell’impulso a controllare, da parte maschile.

  23. già. non c’è nulla che scateni di più l’ansia in un uomo che vedere una donna che ragiona con la sua testolina (vuota, per antonomasia, per secoli e secoli). i pensieri non si possono controllare. per questo vanno in tilt. mi dispiace (moltissimo) ma è così.

  24. Da affezionato piantonatore mi dispiaccio anch’io per l’amarezza, trovo però da ridire anche su questo post. In particolare la parte finale con l’apologia della fuga. la fuga in sé.
    forse vista in questo caso con trasognato sentimentalismo letterario, in realtà rappresenta credo uno dei mali peggiori dei nostri tempi. La fuga dalla realtà ( e dalle responsabilità) esaltata da tanti scrittori furbacchioni o meno, è impossibile e lascia sempre un conto salato, genera sofferenza, anche quando è scritta bene. poi sulla quarta di copertina, 23 euro e 50. te pozzino
    ciao,k.

  25. @ paola
    grazie per la risposta. però a me pare che tu hai discussioni con dei cretini, e il fatto che sono uomini, ci fa parlare di sensibilità degli uomini, ma il genere non c’entra nulla. sembra cioè, che ti aspetti qualcosa dagli “uomini”, ma in questo senso non mi pare rilevante. poi non sono d’accordo sulla base sessista della vignetta. l’autore potrebbe essere misogino, ma potrebbe benissimo farne una simile con un uomo picchiato. per questo non c’è bisogno di pensarsi donna per coglierne la brutalità.

  26. non sono d’accordo con la base sessista della vignetta…potrebbe benissimo farne una simile con un uomo picchiato
    su quest’ultima affermazione ho i miei seri dubbi. Fermo restando che non sono per i separatismi di genere, si dovrebbe cominiciare, a mio avviso, a valutare le cose per quello che si manifestano: in quella vignetta c’è un uomo che prende a pugni una donna, non vedo altro o quello che potenzialmente si sarebbe potuto o non potuto fare rovesciando i generi. E una siffatta vignetta, che per di più snatura una originale, mi fa orrore.
    @paola
    un consiglio, se posso: quando mi imbarco in discussioni delicate, di politica per esempio, per evitare che il termine femminista o comunista mi venga appioppato come un insulto, lo premetto io per prima, in maniera compiaciuta, orgogliosa e assertiva, con sorriso raggiante. Sono femminista, comunista, atea e anticlericale. Dov’è il problema?:)
    Funziona, garantito. Tutto sta ad essere assertive.

  27. Io non vengo qui per leggere chiacchiericci 🙂
    Il momento è molto critico ma per la prima volta dopo tanto tempo, noto una volontà collettiva di cambiare pagina, passiamo sopra alle ingenuità giovanilistiche da movimento cinque stelle – se tali rimangono ovviamente – e fortifichiamoci delle belle notizie. Per esempio: Telejato che riesce a passare al digitale terrestre!!! Cin cin.

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