SMOKE GETS IN YOUR EYES

Quando qualcosa ci fa ridere e piangere quasi simultaneamente, viene voglia di scomodare ogni possibile teoria sulla fruizione dell’opera d’arte. Non lo faccio, ma vi invito caldamente ad andare a vedere Persepolis. Ora: la vostra eccetera ama non da oggi Marjane Satrapi (che ha anche intervistato, negli anni felici di Radiotre), e ha pianto e riso anche leggendo i due volumi di Persepolis e la storia struggente e fiabesca del musicista che si lascia morire d’amore e di tristezza in Pollo alle prugne. Parzialità a parte, però. il film è obiettivamente straordinario, ed ha appunto provocato risate a piena gola e lacrime irrefrenabili nella sottoscritta e nella primogenita (che si palleggiano la medesima abitudine del singhiozzo cinefilo: unica eccezione, Un lupo mannaro americano a Londra, davanti al quale, ai tempi, ho consumato una scatola di fazzolettini e che ha lasciato imperturbabile la figlia).
Considerazione banale ma necessaria numero uno: nel nostro simpatico paese, l’animazione continua ad essere interpretata come qualcosa che si addice alla sola infanzia. Sala piena di bambini, onestamente annoiati o indifferenti o sbigottiti.
Considerazione banale ma necessaria numero due: Persepolis, annunciato a Roma per il 29 febbraio, è visibile in realtà da una settimana, ma solamente in due sale. Se a partire da domani le medesime si moltiplicheranno, mi rimangio tutto. In caso contrario, continuo nell’indignazione.
Ps. A proposito di indignazione. Ma Oliviero Toscani è impazzito? Ecco, via Valentina Maran, cosa dichiara: “Insomma, le donne sarebbero in qualche modo responsabili della violenza maschile nei loro confronti?” “Può sembrare un paradosso, ma è proprio così. Molte madri, prese dagli impegni e dal lavoro, hanno abdicato all’educazione sentimentale dei figli”.

19 pensieri su “SMOKE GETS IN YOUR EYES

  1. cara loredana,
    il film è in due sale solo in anteprima, che io sappia, infatti per vederlo al 4 fontane ho dovuto prenotare…
    e non c’erano bambini, per fortuna, ma la sala era la 1, grandissima, e me lo sono proprio goduto. anche se non mi ha fatto piangere e mi ha fatto al massimo sorridere, di certo non sbellicare. mi ha fatto pensare. a come certe involuzioni possano essere a volte inattese, e a che pericoli – non voglio esagerare, ho solo immaginato, però… – potremmo andare incontro noi, in uno stato sempre meno laico, senza nemmeno accorgercene.

  2. Beh, se è solo in anteprima mi consolo fortemente (io non ho prenotato, invece, ero ugualmente al Quattro Fontane ma in un pomeriggio pieno di infanti).
    Quanto alle lacrime, possibilissimo che dipenda dalla mia labilità quando un guardo un film. Quanto abbiamo visto, in Dvd, A.I. – la sottoscritta e la prole al completo – abbiamo inondato il divano per ore…:)

  3. Effettivamente, l’idea che fumetti, animazione ecc. siano al massimo per adolescenti è singolare e di un moralismo di maniera.
    L’altro giorno inchiestona del Corriere sui 40enni Peter Pan incapaci di prendersi delle responsabilità nella vita.
    Uno dei sintomi di questo bamboccionismo è il fatto che si leggano molti fumetti pure da grandi.

  4. Confermo: da venerdì scorso in due sole sale di Roma, Persepolis è uscito in anteprima (addirittura) nazionale. Domani esce nel resto del Paese. Tanti bambini non c’erano nemmeno domenica sera, quando sono andato io. Ma sarebbe bello che i bambini vedessero la nonna saggia e sboccata della protagonista: la amerebbero molto. Risate e lacrime, hai detto giustamente tu, Loredana. Anche alcuni brividi a fior di pelle all’idea che zitti zitti anche da noi i regimi si installano nell’indifferenza generalizzata: poi quando si decide di correre ai ripari è troppo tardi.
    Buona giornata.

  5. Purtroppo in Italia i fumetti sono stati considerati “roba da bambini” fin dal loro primo apparire. Fumetti che contenevano meravigliose satire sociali sono diventati da noi Arcibaldo e Petronilla che litigavano su questioni coniugali

  6. “Uno dei sintomi di questo bamboccionismo è il fatto che si leggano molti fumetti pure da grandi.”
    Interessante teoria, se non fosse che in altri paesi il fumetto è considerato letteratura disegnata, e che un ragazzo non credo riuscirebbe a comprendere tutti i riferimenti culturali sparsi in Corto Maltese, ad esempio. (Tanto per rimanere nel campo di fumetti che tutti conoscono, almeno per sentito dire).

  7. Io di ‘Persepolis’ ho visto solo il trailer, ma mi è bastato per decidere che sarà uno dei rari film per i quali accetterò di passare dal chiuso al chiuso (= dal chiuso di casa, quasi sempre davanti al pc, al chiuso di una sala cinematografica; in genere, se esco di casa, è per concedermi una o più ore d’ARIA).

  8. Alessandro, non ho capito il tuo punto. Comunque.
    In Italia, per qualche motivo oscuro, nel giudizio “medio”, le tecniche eclissano i contenuti. Basta pensare agli imbarazzi e tentennamenti di Manzoni (in ritardo di 150 anni buoni) di fronte ai propri Fermo e Lucia 2.0 – e avrebbe dovuto imbarazzarsi di fronte ai contenuti, aggiungo io!
    Ma chi costruisce questo giudizio medio?
    Il popolo? I critici? I giornali? I filosofi? La scuola?
    E perché tutti ci cascano? Perché siamo comunque un popolo di conservatori pronti a berci queste grullerie preconfezionate? E perché gli apprezzatori “di generi diversi” devono sempre fare le dichiarazioni di rito per distinguersi e dalla massa e dai matusa della cultura? Di che ci vergognamo?
    Basta subire questo framing! Recensite, recensiamo, Persepolis dimenticando che è un cartone animato! Parlate, parliamo, di jazz dicendo solo “musica”! Parliamo di filosofia e romanzi in modo intercambiabile! Imbrogliamoli, parliamo di idee ed emozioni, ignoriamo generi e tecniche! E così via, ignorando la nicchia in cui ci fanno rannicchiare a noi e alle nostre passioni.
    fine dello sfogo, sorry.

  9. Perchè Toscani dovrebbe essere impazzito? A me pare lo stesso di sempre. Sempre alla ricerca d’immagini e frasi choc. E sotto lo choc niente.
    Ricordo le due volte che l’ho sentito in TV: in una disse che “le donne sotto sotto desideravano un uomo con un bell’uccellone” (e agitò pure l’avambraccio, non si fosse capito), in un altra consigliava per le vacanze di fare come aveva fatto lui: comprare un vecchio autobus inglese, foderarlo di pelle e legni pregiati e usarlo come camper.
    Siccome me ne ricordo vuol dire che ha detto qualcosa di memorabile, che poi è quel che conta oggi.
    Però dopo ciò non meraviglia nulla di quel che può dire quel tizio, nè mi sognerei di prenderlo mai sul serio, cosa più importante.

  10. Ciao a tutti,
    condivido con te e con voi tutte la passione viscerale e la commozione e la gioia di cui sono capace su Persepolis (fumetto, non ho ancora visto il film, ma andrò appena riesco).
    Quanto a Toscani, mi pare tristemente affetto dalla stessa sindrome di Ferrara (o molto simile): qualunque c***ata purché di lui si parli. Vedi le sue campagna pubblicitarie da dieci anni a questa parte… Peccato che sempre spesso le sue c***ate – oltre a riuscire nell’intento di attirare l’attenzione su chi le ha prodotte – creino danni e/o problemi a molti altri/e. Vedi campagna Anorexia, tanto per ricordarne solo una.

  11. Persepolis non l’ho ancora visto, ma il fumetto è magistrale.
    Toscani non è impazzito. Può impazzire uno che è già pazzo?
    Quel servizio sui 40enni era una vera porcheria. Ho gettato il Corrierone, ma ho sbagliato. Era da rispondere per le rime.
    Lippa, voglio vedere un film con la tua famiglia. A casa mia è tutto un morire dal ridere e un frignare come vitelli. Sarebbe una serata indimenticabile, no?

  12. Ho letto anch’io quel deprecabile articolo sul Corriere. Se quelle si ha il coraggio di definirle inchieste…
    In OT mi aggancio al post di ieri, che ho letto oggi, e ringrazio la titolare per la segnalazione dei Kaizen al Salgari. Io e i miei prodi tigrotti ce la metteremo tutta 🙂

  13. @Paolo S
    Il mio punto era dire che il moralismo con cui si condannano fumetti o cartoni (ma anche discoteche e calcetto) e’ un sintomo di come anche media che forse dovrebbero essere un minimo piu’ sofisticati di altri veicolino visioni sciocche e deterministiche delle cause del bamboccionismo (se esiste una cosa del genere).
    la questione sembra essere: si e’ bamboccioni perche’ si leggono troppi fumetti e si va troppo in discoteca oppure si leggono troppi fumetti perche’ si e’ bamboccioni nell’anima?
    ecco, l’obiettivo dovrebbe essere rimuovere del tutto questa falsa alternativa.

  14. Sul famigerato servizio sui quarantenni mi viene da dire solo una cosa: è inutile andare a cercare la formazione degli stereotipi nella pubblicità e nella fiction (come sta per avvenire in un prestigioso convegno milanese) se non ci si interroga anche sull’informazione. E la medesima, negli ultimi tempi, ne propone sempre di più, e sempre peggio.
    Ps. Biondillo: quando vuoi. Prepara i fazzoletti, però. 🙂

  15. …il film è veramente splendido…ho portato in sala anche un pò di persone che non avevano letto il fumetto ed erano talmente entusiaste…!che bella cosa! ps:qualcuno ha idea di che tipa sia la “vera” Satrapi?Persepolis è una autobiografia realistica o “romanzata”?

  16. La storia di Persepolis non è ‘romanzata’, Satrapi racconta quel che le è successo. Certo, poi su tutto c’è la lente dell’ironia, ma è una lente sulla sua storia personale.
    E’ stato David B a pubblicarla. Oltre a essere uno dei più grandi autori francesi (‘Il grande male’, ed Coconino, è assolutamente un capolavoro), ha fondato la casa editrice ‘Association’ che sta pubblicando i migliori talenti della narrazione disegnata, ovvero i migliori talenti della narrazione e basta. E’ lui che ha aiutato Marjane a trovare quel segno nero e essenziale. E probabilmente ha influito sulla narrazione autobiografica.
    Sono andato al cinema parecchio prevenuto. Pensavo che il film fosse una trovata per far soldi. Invece è davvero bello. Forse addirittura più agro del fumetto. Bella anche la trasposizione dei disegni di Marjane nell’animazione, fatta con molto gusto.

  17. Uno dei film di animazione più belli che abbia mai visto – uno dei film più belli della storia del cinema – è ‘Una tomba per le lucciole’ di Isao Takahata, l’unico regista che può stare alla pari di Miyazaki (fate finta Michelangelo e Leonardo). Film dolentissimo, da far spendere tutto il liquido lacrimale che possediamo.
    E non solo per la bellissima storia e la sensibilità con cui è raccontata, ma anche per il disegno, che arriva a una gentilezza infinita nell’accostarsi all’esistenza, come quando Takahata sceglie di contornare i personaggi con una linea marrone invece del nero usato fino ad allora. In questo modo si fondono con delicatezza con i rossi e gli aranci degli sfondi.
    Questo è un film che viene trasmesso ogni anno dalla televisione nazionale Gapponese in occasione dell’anniversario della fine della guerra mondiale (il film narra di due bambini, fratello e sorella, che perdono i genitori durante un bombardamento incendiario americano). Un capolavoro.

  18. Out of time.
    Ho visto anche io il film oggi, 16 Aprile, al Metropolitan. Questo significa che la pellicola è rimasta in sala quasi due mesi. Sono molto contento.
    Mi sono beccato la pellicola doppiata, ma in un film d’animazione è poco danno.
    Prima considerazione. L’animazione, lontanissima dagli standard disneyani, è bellissima. Il bianco e nero, con qualche tocco di colore, e una linea anni ’70 disegna dei visi eccezionali, meglio di una pagina di sceneggiatura. Forse è proprio la protagonista, tranne la scena della pubertà, la meno memorabile. Strepitosi la nonna, il cantante punk, e il cagnolino.
    Seconda considerazione. Ieri ho visto “Juno”, e devo ammettere che da tempo non si vedevano al Cinema personaggi femminili così ben descritti. Spigliati, divertenti, realmente protagonisti delle storie. Con un cuore interessante da raccontare. Mentre noi facciamo assai fatica. Il pur abbastanza riuscito film di Virzì (“Tutta la vita davanti”) ci offre lo spazio di un’indagine, ma la ragazza mi pare uguale ad altre migliaia. Per non parlare di “Riprendimi”, pensato da due sceneggiatrici e con dietro una produttrice, che è veramente tremendo. Persino io mi sono sdegnato per le battute della protagonista che rivelano un evidente deterioramento della fantasia anche da parte delle mani femminili in fase di scrittura. C’è penuria sì, ma anche molta censura da parte degli editor e delle produzioni totalmente obnubilate.
    Poi vai al Cinema, vedi Marjane che si risveglia dopo l’incontro con Dio e tira pugni su “Eye of the tiger” e ti chiedi quale paese sia in deficit culturale…

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