INTANTO….

“Ho scritto un libro bellissimo. Quindi Libroitaliano me lo pubblica”. Così, il 3 ottobre scorso, Silvia Ognibene iniziava a raccontare il suo viaggio nell’editoria a pagamento su Cabaret Bisanzio. Oggi c’è un lungo articolo su Repubblica sull’argomento: le avventure di Silvia sono leggibili qui. Il suo libro si acquista qui.
Intanto, su Carmilla, Girolamo De Michele si occupa del romanzo storico:
“Partiamo da una necessaria premessa: non esiste in questo momento in Italia una tendenza o una moda editoriale, più o meno indotta da un fantomatico turbomarketing, al romanzo storico. Con buona pace di chi fino a ieri abbaiava al “realismo thrilleristico” ed oggi crede di veder sorgere un’altra luna contro cui ululare, nel paese di Manzoni, De Roberto e Cuoco romanzi storici se ne sono sempre scritti: è nel DNA della nostra narrativa. Né esiste una tendenza al romanzo storico unico, o “d’eccellenza”: ci sono buoni e cattivi romanzi storici, tra i molti che ogni anno vengono pubblicati”.
Intanto, gli amici Kai Zen sono in finale, raccontano, “per il premio Salgari accanto ai cugini Wu Ming e a Folco Quilici. Per noi Kai Zen essere arrivati, con un “esordio”, a questo risultato è come aver già vinto. Avevamo scritto, tempo fa per un’antologia, un racconto salgariano. Evidentemente ha portato bene”. Il libro, naturalmente, è La strategia dell’ariete.
Intanto, è in arrivo Casinò, libro e Cd di Igort. Qui una piccola anteprima.
Ps. Intanto, conoscere per giudicare.

22 pensieri su “INTANTO….

  1. Una piccolissima testimonianza, per quel che vale: la mia prima settimana di lavoro in una casa editrice (nel lontano 1993) mi furono spiegati i contratti; la responsabile mi disse subito che tutte le spese erano a carico nostro (ricordo la frase “è il più importante indice di serietà”), e che se qualcuno chiede dei fantomatici contributi è meglio per l’autore lasciar perdere, tanto vale direttamente andare in tipografia.

  2. Grazie per la segnalazione, Edo…interessantissima
    E, Davide, grazie per la testimonianza. Devo dire che sono abbastanza sconcertata: forse ingenuamente, ma pensavo che con il famigerato web 2.0 il fenomeno fosse in diminuzione…

  3. secondo me bisogna stare attenti a non scagliarsi addosso ai piccoli editori a pagamento a prescindere. La pratica della lapidazione in Italia è molto diffusa in tutti i campi, stanno tutti zitti, poi appena uno tira fuori la testa e denuncia, tutti dietro a lanciare sassi senza sapere perchè o per come.
    Al carrozzone ora si attaccheranno tutti quesgli scrittori o presunti tali che no hanno mai pubblicato perchè non sono mai stati selezionati o perchè, peggio ancora, non hanno mai avuto il coraggio di provarci, e allora a morte i piccoli editori (a pagamento).
    A mio parere non sono tutti dei ladri, c’è anche chi effettivamente il libro lo distribuisce e ti segue nella promozione.
    Poi non è giusto pagare per farsi pubblicare? Non so, nella musica è un usanza comunissima e nessuno ha mai gridato allo scandalo. Anzi. Esistono tantissime piccole (e non) etichette che fanno pagare la produzione del disco all’artista, e poi si occupano della distribuzione e della promozione. La maggior parte non è gente che ti promette mari e monti e poi ti frega i soldi, è solo gente appassionata di musica che vuole promuovere gruppi in cui crede senza però avere un budjet ampio.
    E’ uno scandalo che possa essere così anche nell’editoria?

  4. grazie mille per la segnalazione, loredana
    @luca: è vero che non tutti son dei ladri, ad esempio ci sono ottimi editori di poesia che sono veramente costretti a chiedere il contributo dell’autore pena l’impossibilità della pubblicazione, perchè per le opere in versi non c’è mercato. Oggetto dell’inchiesta sono coloro che promettono e non mantengono, i tanti che chiedono soldi agli autori ma poi il libro, sempre che lo stampino, non lo promuovono nè lo distribuiscono.

  5. Il problema, Luca, riguarda anche il famoso “cassetto” in cui molti tengono un romanzo. Non molti sono convinti di saper davvero suonare (per quanto sia, un minimo di abilità anche tecnica devi pur averla), moltissimi sono convinti di avere in tasca il romanzo (o il saggio) del secolo. Il genere di editoria di cui stiamo parlando (si chiama “prepagato”) promette a queste persone proprio ciò che non è in grado di mantenere (distribuzione, promozione; se hai letto il blog di cui si parla, vedrai che alcuni ammettono candidamente che “tanto in libreria il tuo libro non si venderebbe”), facendo leva quasi sempre (sottolineo il quasi) sulla voglia di vedere a tutti i costi un libro col proprio nome in copertina. Come controprova (ed è – credo – una controprova fondamentale), possiamo leggere sul blog della Ognibene che nessuno le ha opposto un rifiuto, dicendo magari che il libro non era piaciuto o che “non andava incontro alle esigenze editoriali” (frase standard di rifiuto). Cioè: non c’è scelta, pre-selezione, linea editoriale o editing di sorta: e infatti questi editori sanno benissimo che tali autori sono impermeabili al rifiuto (“gli inossidabili” li chiamava la grande editor Ida Omboni) o alla critica; per cui li trattano per quello che sono: polli da spennare. Va bene anche così, intendiamoci, basta sapere a che gioco stiamo giocando. Ma non chiamiamola editoria.
    PS tanto per evitare malintesi: non sono uno scrittore o presunto tale eccetera, ma uno che per mestiere legge, corregge e porta alla pubblicazione i libri altrui. E, che tu ci creda o no, lo considero il mestiere più bello del mondo: non ho né invidie né ripicche verso chi pubblica, anche perché – Loredana te lo potrà confermare – dietro ognuno di loro c’è sempre uno di noi a prendersene cura.

  6. Quello che mi domando io è perché pubblicare su carta sia considerato ancora così importante. C’è la rete che offre la possibilità di risparmiare tempo – e denaro – eliminando certi intermediari, e soprattutto di confrontarsi coi lettori in tempo reale… ma il mattoncino cartaceo rimane un feticcio. Si scrive per essere letti, o per avere la patente di scrittori?…

  7. Alessandra, io credo che il primato della carta sia legato anche a questioni “fisiche”. Leggere sul monitor è ancora molto più faticoso che leggere su carta. Io, per esempio, sul monitor riesco a leggere solo scritti brevi, poi arriva la stanchezza.

  8. Cito da la Repubblica: “L’esca può essere nascosta in una pubblicità di prima pagina dei principali quotidiani che annuncia pomposamente “Scrittori Emergenti” oppure “Novanta opere di poesia” con indicata la data di scadenza del “concorso”.”
    Quotidiani in senso generico, la Repubblica si guarda bene da nominarne uno. Sarà perché io, per esempio, lì ho trovato l’esca dell’edizione Il Filo?

  9. bravo edo, stavo per dire la stessa cosa. repubblica dovrebbe astenersi dall’ospitare certe pubblicità, così come non accetta quelle dei maghi o cartomanti. pubblicare a pagamento è lecito e lo hanno fatto gente che poi ha avuto grosso successo (vedi moccia). l’inganno consiste nello spacciarsi per editore serio e tradizionale, che vaglia accuratamente il materiale che gli arriva prima di decidere di pubblicarlo, quando invece l’unico criterio per essere pubblicati da questi tipografi è il pagamento.

  10. L’etica nei quotidiani non è un principio che viene preso troppo in considerazione. A parte i cartomanti e alcune pubblicità offensive o politicamente scorrette, il resto “basta che porta fatturato”, poi non importa se poche pagine dopo la pubblicità (ma in questi casi è più un errore) o pochi giorni dopo, appare un articolo che gli da contro.

  11. Un’altra cosa.
    La carta è legata soprattutto a questioni “finanziarie”. Scrivere un libro cartaceo fa (in teoria) guadagnare, se il libro va bene e se i diritti vengono regolarmente pagati. La rete elimina gli itermediari, ma quegli intermediari sono anche quelli che ti permettono di guadagnare. Perchè allora i giornalisti non la smettono di scrivere sui giornali e non scrivono solo sui loro blog?

  12. I giornalisti sono pagati per scrivere, il mio commento era rivolto a chi – al contrario – è disposto a pagare per scrivere. Qualcuno che quindi scegliendo la rete non perderebbe un improbabile guadagno, ma risparmierebbe una spesa sicura. Il libro cartaceo ha ovviamente vari pregi in sé, però non è necessariamente la scelta migliore per uno scrittore esordiente che non abbia poco realistiche velleità di successo commerciale, e cerchi di pubblicare essenzialmente per essere letto.
    In più la rete offre anche maggiore libertà di movimento riguardo contenuti e formati, insieme a specifiche potenzialità ipertestuali, e di interazione con lettori e colleghi.

  13. Ma sai, Luca: credo che guadagnare con un libro sia cosa onestamente rarissima. Non penso affatto che chi desidera pubblicare su carta sia mosso da questo desiderio. Ricordo una chiacchierata con Gian Arturo Ferrari, per esempio, dove il medesimo si chiedeva cosa spingesse divi, calciatori, personaggi già famosissimi in altri campi, a voler pubblicare a tutti i costi…

  14. Cosa spinge personaggi già famosissimi in altri campi a voler pubblicare a tutti i costi?…Magari il desiderio di comprarsi quella che anche loro considerano la patente di scrittori. E’ curioso che anche in certi ambienti, dove in fondo spesso si disprezza la cultura, il libro sia ancora visto come un feticcio.

  15. Sicuramente guadagnare con un libro è una cosa rarissima, ma in qualsiasi campo artistico (e non solo, purtroppo) oggi guadagnare è una chimera. Quello che spinge un ragazzo a cui piace scrivere a voler pubblicare un libro, è il sogno di vivere facendo solo ciò che gli piace, tutto lì. Poi certo, ci sono anche quelli che vogliono pubblicare per avere un “prestigio”, un trofeo da mostrare nelle grandi occasioni.
    Ma credo che la maggior parte dei giovani scrittori sognino di poter vivere della loro arte un giorno. Così come la maggior parte dei pittori e dei musicisti.
    Poi i personaggi famosissimi che scrivono libri, mi sembrano più dei “prestanome” per operazioni di marketing, piuttosto che gente che abbia voglia di avere la “patente” di scrittore.

  16. Beh, è ovvio che Totti non ci tenga a passare per scrittore 🙂
    Ma qualcun altro sì…
    A proposito del sogno degli esordienti di “poter vivere della loro arte un giorno”, PKD diceva: “Se ti convinci di riuscire a mantenerti facendo lo scrittore di fantascienza, arrivano gli infermieri e ti portano via” 🙂

  17. Casino’!!!!! non Casino…
    Sai che mi è capitato di incontrare Igort per caso a ridosso di Natale a Bo. Mi sono stimato con tutti che passavo il natale con gli auguri di Igort, anzi ‘Igoruto’ come lo chiamano i suoi amici disegnatori.
    Ciao

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