STORIE DI VITTIME, DI PERSECUTORI, DI ALTRI ANCORA

Cose da
leggere.

Intanto,
un’antologia (ebbene sì). Si chiama I
persecutori
e ha, più che un tema, un orizzonte comune: quello, cito, “del
meccanismo vittimario-sacrificale teorizzato dal filosofo René Girard”.  Una sorta di concept-opera, insomma, curata
per Transeuropa da Giulio Milani e Marco Rovelli. Partecipano: Gianni Biondillo, Davide Bregola, Giuseppe
Casa, Ivan Carozzi
, Omar Cerchierini,
Carlo D’Amicis, Matteo De Simone, Valerio Evangelisti, Francesco Forlani, Helena
Janeczek
, Franz Krauspenhaar , Francesco Longo, Jacopo Masini, Giulio Milani,
Nicola Montenz, Tommaso Ottonieri
, Christian
Raimo, Marco Rovelli, Giorgio Vasta
.

Poi,
qualora foste interessati alla questione, sul Venerdì di oggi la vostra
eccetera scrive un lungo articolo sulle fan fiction.

Quindi, su Repubblica, un intervento di Michele Serra sul delitto della metropolitana, che contiene non poche osservazioni
importanti. Qui sotto lo stralcio.
Ps. Nota a margine. Infine, la vostra eccetera non vede perchè un’esperienza di condivisione debba venir interpretata come un atto di autopromozione. A scanso di equivoci, annuncio dunque che non sarò al LitCamp. Me ne scuso con gli organizzatori.


I media – e ultimamente accade sempre più spesso – appaiono i ricettori
passivi di cosiddetti "umori popolari" non sempre maggioritari (anzi)
però molto ben collocabili nel cliché classico della Paura, genere mediatico di
travolgente fortuna. Il crescente successo della cronaca nera, negli ultimi
anni, si spiega anche con il facile effetto che l´orrore esercita sulla
clientela. Quel misto di repulsione, attrazione e sollievo ("non è
capitato a me, ma a lui") che aggrega attorno a ogni incidente, a ogni
fatto di sangue, fitti capannelli di spettatori, non sempre rispettosi del
dolore dei coinvolti. In questo caso, alla consueta febbre mediatica attorno a
delittacci e crimini efferati, si aggiunge il poderoso effetto collaterale
della paura dello straniero, con tutti i suoi ghiotti e loschi agganci di
speculazione politica. Molti giornali e telegiornali di destra ci hanno
inzuppato la carta con una foga ai limiti del compiacimento, creando una
inquietante alleanza tra umori di quartiere, titoloni che li rilanciano,
commenti che li rafforzano. Come se non ci fosse cesura, non ci fosse distanza
critica, tra l´immediato e comprensibile sprigionarsi di paure e ire e rancori,
e la loro impaginazione. Concepita non per la strada, ma in redazioni nelle
quali ci dovrebbe essere tutto il tempo per ragionare, e far decantare la
materia viva dei fatti.


(…) Ma i giornali non sono gli impresari di un format splatter, il loro compito
non è incitare gli attori a strabuzzare gli occhi e urlare più forte. I
giornali sono, o dovrebbero essere, i catalogatori pazienti e umili dei fatti
sociali, per esempio decidendo se un delitto merita per giorni le prime pagine
oppure leva spazio ad accadimenti sociali anche più rilevanti (e magari più
gravi), ma più difficili da trasformare in spettacolo. Più complicati da
spiegare, così come il ragionamento è sempre meno vendibile del sentimento.
Può essere che un delitto di mafia, pure se accaduto nell´ombra, pure se
identico a cento altri, descriva il degrado sociale, incarni il sopruso e la
violenza, anche più di un delitto sciagurato ma evidentemente occasionale come
quello romano. E se i giornali rinunciano a quello che, spesso malgrado loro, è
il ruolo di interpretazione intellettuale del reale, allora rinunciano a essere
giornali, e diventano una sorta di locandina ambulante della paura sociale.
Serve a qualcuno? Può darsi che serva, nel breve periodo, a vendere qualche
copia in più, a far salire l´audience vellicando gli istinti più rudimentali
della propria area di riferimento. Può darsi che serva, nel breve periodo, ad
alimentare il nefasto comparto delle dichiarazioni politiche a getto continuo,
spesso diramate senza neanche conoscere i fatti, tanto per dire "ve lo
avevo detto, io". Ma nel medio e nel lungo periodo, un sistema mediatico
che catalizza malumori (o buonumori, i pochi che ci sono) senza nessun rispetto
per la profondità del reale, e per esempio applicando un metraggio differente
tra i titoloni per i delitti commessi da stranieri, e titolini sull´ordinaria
criminalità nazionale (che, non dimentichiamolo, è diventata una multinazionale
dal fatturato gigantesco, e controlla tre o quattro regioni italiane), beh,
quel sistema mediatico finisce per tradire la sua funzione e per peggiorare
sistematicamente, strutturalmente l´immagine di se stessa che ha la nostra
comunità. Uno specchio deformato, come nei Luna Park, per far provare a chi si
specchia il brivido del mostruoso.

44 pensieri su “STORIE DI VITTIME, DI PERSECUTORI, DI ALTRI ANCORA

  1. Nota in Nota
    “A scanso di equivoci, annuncio dunque che non sarò al LitCamp. Me ne scuso con gli organizzatori.” scrive la Lippa
    Leggo e mi dispiace. Però come fare a non capire, nel senso di “comprendere” la Lippa.
    In questi ultimi tempi i blog si sono incanagliti, diciamocelo pure e non c’è nemmeno più il pudore del nick, o la follia dei troll. Si da dello stronzo, opportunista, minchione, voltagabbana a chiunque e ci si firma con nome e cognome.
    On ne peut pas plaire à tout le monde, si dice in francese – non si deve per forza piacere a tutti, traduco io- e quello di piacere a tutti e a tutti i costi mi è sempre sembrata una malattia – ancora oggi non so se ne sono guarito completamente, ma dove sta scritto che dev per frza dirtelo che non mi piaci. Non ti piaccio cazzi tuoi. Del resto quali argomenti confutare se tutto pare si regga su simpatia o antipatia.
    Eppure c’è dell’altro – c’è del marcio nella blogosfera e cerco di capire come e perchè.
    Innanzitutto,l’inesperienza del conflitto. E’ che oggi a differenza dei nostri fratelli maggiorni non riusciamo nemmeno a concepire la persistenza di una relazione qualora si verifichi un conflitto. In altri termini non c’è voglia di lottare per un progetto, ma solo per convincere, far vincere il proprio punto di vista, entrare in competizione con l’altro. E quando l’altro ingrana sono grane, perchè guai a dirsi che quel successo sia meritato. Per carità, è il frutto di un complotto contro chi quel successo lo meriterebbe eccome, ma la sua è una lobby perdente, ovvero una non lobby, tutt’al più un hobby, la letteratura.
    E così in una esemplificazione che riduce ai minimi termini la realtà si finisce con il dividere il mondo in bueno no bueno.
    Cattolico bueno ateo non bueno
    il foglio no bueno – ma questo posso anche capirlo- manifesto bueno- e lo posso capire.
    editor bueno editati bueno
    los otros ni bueno ni no bueno, sfigati.
    e così il blog per molti- compresi alcuni blogger- è il vivaio in cui i mister dell’editoria sceglieranno i super nuovissimi narratori della letteratura italiana quelli che si scaldano a bordo campo imberbi e inesperti o i super vecchissimi scriba che grazie ai blog avranno una seconda chance. Niente di più falso. I blog e la carta stampata sono due spazi ben distinti senza che niente o nessuno possa proibire un passaggio dall’uno all’altro.
    I puristi che ogni volta che un blogger pubblica si dicono- ecco ‘avevo detto io che era un traditore- pensano alla blogosfera come a un bordello in cui ciascuno possa essere puttana e cliente, talvolta perfino magnaccia di un’idea della letteratura completamente ripiegata su se stessa.
    Oppure è solo una questione da “ma tu quanti lettori hai?” Che non è una questione da poco, sia chiaro. Diventa terribile quando si riduce a quella sola questione- poco mossi gli altri bacini- e ci si ritrova tutti nei cessi per vedere o fare finta di vedere e non vedere chi ce l’abbia più grosso.
    Eppure.
    Io non credo che si debba per forza dire bueno no bueno. In piena coscienza (e intelligenza aggiungo io) sappiamo tutti che le cose spesso traballano tra bueno e non bueno, e ogni scrittore che si rispetti si porrà sempre l’annosa questione se quello che ha scritto, e pubblicato, sia valsa la pena. Ecco,con Biondillo, roberto Saviano, Franz, Helena,Inglese, e potrei continuare con gli altri indiani ( ci abbiamo le tessere come la massoneria)ci si pone spesso questa domanda. Allora perchè scegliere per forza se far parte del sistema o restare sulle barricate immaginarie e a volte facili del non sistema. Ni dieux ni maitres dicevano gli anarchici. Ecco per molti è proprio così. Una distanza incolmabile ci separa – mi separa- da chi sembra dire ” nella letteratura italiana tout va tres bien, e non è vero- e gli altri pronti a farsi Black Bloggers di più nobili ragioni che non siano il mercato o il successo personale- e però quando li senti parlare senti che in fondo in fondo è proprio quello che vogliono.
    Insomma il fatto che Loredana non ci sia mi dispiace, ma mi dispiace ancora di più il fatto che ci sia una persona che si firma con “stronza e qualcosa”. Alcuni la chiamano ironia. A me quel tipo d’umorismo non fa ridere. Prego allora che gli organizzatori facciano qualcosa.
    effeffe
    ps
    naturalmente si dirà che il mio è un intervento interessato, che voglio promuovere un libro a cui ho partecipato, che mettersi in vetrina ti ripara dalle sassate. Bah, a quelli che diranno cose del genere risponderò: rien à foutre rien à cirer.
    (la traduzione a seguire)

  2. Ringrazio Francesco con tutto il cuore. Ha capito perfettamente cosa intendevo: non sarò al LitCamp non per un capriccio, o perchè mi sono spaventata, o perchè non voglio essere messa in discussione.
    Ma perchè spero di dare un piccolissimo contributo, con un’assenza, affinchè la discussione su apra: su un argomento, a mio modo di vedere, quanto mai urgente.

  3. Sinceramente mi dispiace davvero tanto che la signora Lipperini non partecipi al LitCamp, ma credo di aver capito il senso della sua operazione. Apprezzo lo sforzo di coloro i quali vogliono migliorare la realtà dei blog italiani ma credo che l’inesperienza ontologicamente organica a queste nuove (?) forme di comunicazione sia la cifra che porterà a reiterate delusioni. La butto lì: penso al blogger grafomane che al mattino legge su Repubblica l’articolo della signora Lipperini e poi accende il computer e crede di poter sparare pensieri con la libertà che la mancanza di esperienza (dallo Zingarelli: “Esperienza: conoscenza diretta delle cose acquisita nel tempo per mezzo dell’osservazione e della pratica”) si sente nelle corde quasi come atto dovuto. Paradossi che a volte fanno piacere. A volte (molto più spesso, ormai) no.
    Grazie
    Rocco

  4. Sinceramente mi dispiace davvero tanto che la signora Lipperini non partecipi al LitCamp, ma credo di aver capito il senso della sua operazione. Apprezzo lo sforzo di coloro i quali vogliono migliorare la realtà dei blog italiani ma credo che l’inesperienza ontologicamente organica a queste nuove (?) forme di comunicazione sia la cifra che porterà a reiterate delusioni. La butto lì: penso al blogger grafomane che al mattino legge su Repubblica l’articolo della signora Lipperini e poi accende il computer e crede di poter sparare pensieri con la libertà che la mancanza di esperienza (dallo Zingarelli: “Esperienza: conoscenza diretta delle cose acquisita nel tempo per mezzo dell’osservazione e della pratica”) si sente nelle corde quasi come atto dovuto. Paradossi che a volte fanno piacere. A volte (molto più spesso, ormai) no.
    Grazie
    Rocco

  5. erano dormienti,dall’ottantacinque circa,i quotidiani.Svegliati di soprassalto dall’invasione barbarica(i barbari sono come la depressione secondo un aforisma da reader’s digest:è un segnale che il corpo ti manda per farti sapere che ha voglia di lavorare)della free press e di internet.Per presidiare una frontiera colabrodo non hanno trovato di meglio che rilanciare le locandine,trattenute per troppi giorni in bella vista,recanti doviziosi macabri particolari su triviali casi di cronaca sottolineati,in rosso,e a caratteri cubitali.Le stesse locandine che con nostro sommo piacere la pioggia e il vento si divertono a fare a pezzi

  6. (Quasi) Ogni volta che si parla di un romanzo, di uno scrittore, di una casa editrice ecc., i lettori-scrittori-blogger si dividono in fans o detrattori. Insopportabili sia i primi che i secondi. Comunque subiscono un transfert (positivo o negativo). Non se ne può più.

  7. @ Nicolò,
    che ci siano fans e detrattori dovrebbe far parte del gioco, e probabilmente a chi vive di cultura (o per la cultura) questo va pure bene. A me fa specie che nel mondo dei blog venga poco considerato il percorso che ha portato Tizio a dire quello che ha detto. Col blog ci giochiamo l’esperienza. Non è poco e credo bisogni tenerne conto (io mi propongo di farlo ogni qualvolta mi capiti di avere a che fare col virtuale).
    Rocco

  8. Beh io ho provato a commentare dal mio blog, veda lei a questo punto. Voglio dire, e’ una situazione in cui non mi sono mai trovata, questa, quindi non so, se ne vuole discutere da qualche parte, se pensa che uno scambio di mail potrebbe aiutare, se vuole continuare a trattarmi come non-persona e prendermi come “exemplum” di qualcosa che non va. Potrebbe esserci un fraintendimento o potrebbe non esserci, ma non so quanto desiderio ci sia di venirne a capo e quanto invece di trasformare tutto in uno “spunto di dibattito”. E’ che, ecco, non mi piace essere uno spunto per il dibattito, cioe’ quanto meno poteva avvisarmi prima, cosi’ avremmo deciso, che so, un canovaccio di massima.
    Buone cose.

  9. Ti ho risposto, laspostata. Per correttezza, posto anche qui il commento. Aggiungo che la cosa è personale solo molto, molto parzialmente. E mi auguro con tutto il cuore che il senso ultimo di questa vicenda sia compreso da tutti.
    Ecco.
    “Ok. Ho letto il commento. Ho letto il post. E preciso. Non ho preso la palla al balzo, o quanto meno non nel senso che ziggy immagina. L’ho presa perchè anch’io sono stata profondamente ferita dal post della spostata, che ho letto questa mattina. Ferita perchè mi sono sentita bersagliata di un odio che non sentivo di meritare. Ho aperto il blog quattro anni fa, diversi anni dopo aver fatto altre cose. Mi ci sono dedicata ogni giorno, ho cercato di dare quel che potevo e di ricevere il più possibile. E mi sento dire che, ok, lo faccio per farmi una fama. Fa male. Certo, dovrei fare una battuta, giocare: meglio, stare al gioco. L’ho fatto per anni. Adesso non so se mi va ancora. Nel senso: credo sia giusto cominciare a prendersi delle responsabilità reciproche. Se si fa un post su un bersaglio facile -me, perchè scrivo su un giornale, ergo sono, per principio, dalla parte del male- è giusto prendersene le responsabilità. E’ corretto che la titolare di questo blog dica quel che pensa. Altrettanto corretto che io dica: a questo gioco non intendo più giocare. Contesta il mio pensiero, non la mia persona (o la costruzione grammaticale del mio post). Allora, ci sto.
    Non ci ripenso, sul Litcamp. E non perchè voglia stare sdraiata sul divano: sarò comunque a Torino nella giornata di venerdì, ho semplicemente anticipato il ritorno.
    Se poi, da questo, nasce una riflessione sul nostro modo di stare in rete, e su tutte le cose che si potrebbero fare “invece di” (insultarci, costruire stereotipi, etc.) sarò solo felice di quanto è accaduto.
    Magari, chissà, tutto questo è un buon segno”.

  10. Effeeffe,
    se ci mettiamo a fare le pulci a tutti i nomi dei blog non ne veniamo più fuori. Uno può trovare geniale lipperatura, un altro fesso. La spostata manca di ironia perchè sottotitola il suo blog ‘un adorabile stronza’? Bè? Brel e Ventura con qualcosa di simile fecero un film sublime ‘L’emmerdeur’ che diventò poi ‘Buddy Buddy’ nelle mani di Billy Wilder. Poi l’ironia…prova a leggerla e magari ti accorgi che del talento c’è, e anche dell’ironia. Tu piuttosto: se l’ironia fosse un test, tipo soffiare in un palloncino, e ti fermassero a un posto di blocco…sicuro, sicuro di farla franca?

  11. le ragioni individuali non sono semplici da verificare,ma visto che dovresti aver maturato una scaltrezza adeguata per comprendere che le provocazioni fanno parte del gioco,ti invito a riconsiderare la tua posizione sul litcamp(diversamente sarò costretto a pensare che sia una scusa come quando quindici anni fa,ci risiamo,per evitare l’ennesima partita di risiko,nel timore di apparire indelicato pur essendomi rotto la minchia,tirai fuori la trovata per cui non potevo lasciare da solo Spillo,uno yorkshire che già da allora aveva prenotato un posto nel famigliare museo delle cere,presso la stanza degli “individualisti feroci”)

  12. Un po’ lungo e un po’ personale. Però…
    Credevo finalmente di potermi sentire un privilegiato e di poter intervenire senza correre il rischio di essere accusato di difendere un amico, un libro, un fuorilegge, il diavolo. Macché, ho anch’io il mio modesto conflitto d’interessi. Forse avrei dovuto scrivere prima certe cose, ci avevo anche provato in un altro blog, comunque, prima che sia troppo tardi, provo a legare certi files momentanei lasciati in sospeso ogni volta che faticavo a seguire un argomento sommerso da insulti, pubblicità e cazzeggi vari.
    Credo che, come me, molti lettori di blog seguono molto e intervengono poco (in questi giorni ci sono delle conferme anche qui) e voglio ricordarlo per sottolineare che un blog non è solo per chi ci scrive o per scrittori tout court, ma può essere utile anche a chi lo frequenta solamente per leggerlo; come un giornale, una rivista, una bacheca, una rassegna stampa tematica, fate voi.
    Magari poi se si creano le occasioni, disponibilità di tempo, grande interesse per il tema trattato, possibilità di apportare qualcosa di interessante, o curiosità di chiedere un approfondimento, un chiarimento. Col tempo ho iniziato anch’io ad intervenire, la prima volta (non qui) mi hanno risposto solo con offese, ma ero partito con troppa ironia provocando difese legittime. Poi ho riprovato con più gentilezza, chiedendo informazioni e chiarimenti su argomenti che mi interessano da sempre, e pian piano ho trovato una certa tranquillità e un po’di sicurezza per intervenire anche dicendo la mia.
    Mi piace partecipare attivamente per arricchire gli argomenti che più mi interessano, o per chiedere o esprimere un’ opinione; e riesco ancora a non intervenire quando non mi sembra strettamente necessario. Insomma direi che intervenire richieda comunque un impegno, e che mi sembra facile e difficile allo stesso tempo.
    Detto questo, sembra che l’interattività in un blog venga considerata una variabile molto secondaria, mentre io, semplificando, consideravo un blog in base al suo grado di interattività, alla possibilità e al tipo (più che alla quantità) dei commenti, e pensavo che un vero blog era molto interattivo, mentre un blog come Carmilla (pure interessantissimo) mi sembrava quasi un noblog. Mi dispiaceva la fine dei commenti della Wu Ming Foundation, così come quelli di Babsi Jones (forse già riaperti) e pensavo che quando tutti i blog dovessero chiudere i commenti, diventerebbero altro.
    Allora voglio dire che un blog è uno spazio che diventa anche mio quando lo uso (ecco il conflitto d’interessi) e che se la Lipperini lancia un allarme come quello di oggi che parte almeno da ieri “Sai perché credo che la cosiddetta blogosfera letteraria stia andando a puttane, in Italia?”, mi sento ancora di più in dovere di dire qualcosa per difendere questo spazio prima che sia troppo tardi.
    Se penso ai problemi dei blog li immagino di due tipi.
    Nel primo tipo immagino i problemi provocati da interventi fatti esclusivamente per: ridicolizzare il post e le opere che presenta, deviare su un argomento distante, farsi pubblicità, provocare una rissa, adulare o sputtanare il conduttore e qualche interlocutore. Di questi interventi mi sembra facile ormai riuscire ad individuare i meccanismi utilizzati per frenare il blog e per tentare di offrirne un altro in sostituzione. Ma con i problemi del secondo tipo sono ancora in difficoltà, perché mi sembra che funzionino al contrario, come un freno che frena al contrario, accelerando.
    Provo a spiegarmi con un esempio e poi eventualmente chiedo aiuto.
    Ora e qui posso dichiarare di aver apprezzato molto il pezzo di Serra, ma anche di ritenere importante aggiungere un altro risultato negativo che gli operatori dei media ottengono urlando titoli sensazionali. Con la loro tattica da ex “strilloni” ottengono l’attenzione, solo momentanea, di lettori superficiali che rimangono pronti a cambiare giornale o ad abbandonare del tutto la lettura, quindi un aumento del numero di lettori destinato/i a sparire. Aumento che può rinnovarsi solamente accalappiando altri lettori distratti con i quali rimpiazzare quelli persi, ripetendo un gioco al ricambio in base al quale volendo si può anche considerare “stabile” una quota di lettori formata in realtà da un tournover non identificabile stabilmente. L’unico risultato concreto e stabile anzi crescente, di questo meccanismo è il mantenimento e la moltiplicazione dei lettori superficiali.
    Posso scriverlo pacatamente e quasi sicuro di non scatenare nessuna rissa, perché non mi pongo in un forzato contrasto sminuendo l’effetto evidenziato da Serra “peggiorare sistematicamente, strutturalmente l’immagine di se stessa che ha la nostra comunità” e opponendogli quello da me evidenziato “il mantenimento e la moltiplicazione dei lettori superficiali”, ma propongo di aggiungere il mio al suo. Ma, se un precedente intervento avesse fatto salire la tensione proprio riguardo a questo argomento trattato da Serra, non mi sentirei così tranquillo e inizierei a limare e correggere per ore, fino a rinunciare, nel timore di creare ulteriori divisioni e scontri.
    In molti casi simili a questo, finirei per evitare di intervenire, e questo credo che valga anche per altre persone interessate come me. In questo modo tutta una serie di discorsi si impoverisce e allo stesso tempo le opinioni diverse e le critiche all’opera di Serra, o Saviano o pinkopallino vengono evitate. Insomma, mi sembra che se qualcuno è interessato a far conoscere le sue critiche su qualcosa di tizio e caio, e lo fa provocando un vespaio impedisce ad altri di fare altre critiche, ottenendo così l’effetto contrario a ciò per cui sta lavorando. Frena con l’acceleratore.
    P.S. @ Loredana, spero sempre che dagli scontri di questi giorni possa uscire anche qualcosa di positivo, e sicuro che la tua scelta riguardo al litCamp sia comunque la migliore, vorrei tentare di alleggerire la cosa ricordandoti che non c’è solo Celine a parlare di mosche, ma anche un famoso saggio cinese, che tradotto in romano pare che dica “Nun te fa cacà er cazzo da’e mosche”.

  13. Lipperini, te lo dice uno che probabilmente non ti è simpatico: io quel giorno sono da un’altra parte ma se andassi al Litcamp ci andrei anche per conoscere te.

  14. lo snobismo è una brutta bestia. soprattutto se la motivazione che si legge tra le righe è quella reale, allora questo sarà l’unico barcamp inutile fatto sino ad oggi.
    ma si sa, chi scrive è convinto sempre di essere migliore degli altri. è un dato di fatto oggettivo che si può vedere nei corsi di scrittura, tra gli scaffali in libreria.
    persino tra i lettori.
    cmq, tra tanti neuroni che circoleranno si sentirà la tua mancanza, ma che il resto continui pure.

  15. ah, vorrei precisare che il mio commento non è polemico o un attacco. l’ho scritto di corsa e forse non è comprensibile.
    dico solo che un barcamp è aggregazione e non disgregazione.
    è l’incontro dei nodi di una rete.
    a malincuore dico che nessuno è fondamentale in questa rete, quindi loredana mancherà ma sono convinto ci sarà anche dell’altro da dirsi e raccontarsi.
    se il litcamp diverrà un modo per fare trincee e faide e frecciatine allora sarà davvero un fallimento.

  16. @Lipperini.
    Non considerare l’intervento della blogger una critica reale e motivata. Probabilmente, il post pubblicato su quel blog è l’equivalente dei qualunquismi che scattano ovunque contro chi ha un pubblico. Sapessi quante scemenze si dicono contro Travaglio, contro Santoro, ecc. La notorietà è una brutta bestia: scatena adesioni acritiche o ritorsioni feroci. Forse ci stiamo interrogando troppo su un’autonoma identità relazionale dei blog. Forse l’unica cosa – in una situazione di questo tipo – che permettono i blog è di insultare direttamente l’autore, il giornalista, l’editor di turno. E purtroppo questo uso improprio sta diventando sempre più frequente.

  17. @Lorenzo
    Sicuro? di niente, anzi no, forase si, di tracce d’alcol. del resto il palloncino era fatto per quello no?
    Non faccio le pulci a nessuno e quindi nemmeno ai cani, però trovo sempre sinistro il calcio sullo stinco del bambino capriccioso, che se la ride intanto che hai un dolore pazzesco.
    Una simpatica stronza, così come ricordi giustamente tu , per quei due mostri sacri Brel e Ventura, l’emmerdeur, li trovo genialmente ironici come titoli. Quello che mi fa sbottare e poi come un pirla mi pento perchè mi dico che magari la ragazza il ragazzo l’ha fatta solo fuori dal vaso e capita a tutti, a me e ate, ecco, non è “la simpatica stronza” tout court, ma la simpatica stronza che ti aggredisce alla vigilia di un incontro con i se e i però. Quei se e quei però non contano una cippa, mi dirai, ed è vero, ma quel calcio allo stinco fa male e non fa neanche ridere. tutto qui.
    -Posso ripartire? chiese il furlen al vigile dopo aver soffiato nel palloncino
    effeffe

  18. Ho continuato e, spero, concluso la controversia.
    In questo post ho letto delle cose piuttosto spiacevoli, da parte dei commentatori, su di me, ma mi sono astenuta dal rispondere.
    Solo, so che me ne pentiro’ ma davvero non resisto, mi si lascino dire due cose a effeeffe:
    1) secondo te in un blog letto da 25 persone io realmente volevo fare quella che aggredisce alla vigilia di un incontro con i se e i però che, ovviamente, non contano una cippa? Avessi voluto montare un caso, secondo te l’avrei fatto sul mio blog?
    2) VIGILIA? ma da quando in qua “vigilia” significa “23 giorni prima di”?
    Fine.

  19. Ho letto. Non ci siamo capite. Pazienza.
    Solo una domanda: tu chiedi a me il motivo di non averti scritto una mail privata per manifestarti il mio disappunto.
    Non mi pare che tu abbia fatto lo stesso.
    Comunque, evidentemente sono stata poco chiara in quanto ho scritto qui e da te. Succede.

  20. mi assumo le mie responsabilità.Non posso sopportare che una giovane promessa della blogosfera sia paracadutata nel paradiso dei sensi di colpa senza fare nulla per impedire che ciò avvenga.LaSpostata,guarda che la Loredana sta scherzando.E poi si sa che qui è tutto un “magna magna”.Ogni volta che un Best Seller non ci viene dato in pasto girano tanti di quei denari in nero che solo al pronunciarli,guarda vengono certi capogiri.Sono cose risapute peraltro.Se non fossi oberato dal lavoro potrei spiegarti le cinetiche del sistema certo di riuscire a descrivere questa sorta di gomorra virtuale.Ti chiedo scusa a nome di tutti
    p.s. Loredana perdonami,a torino ti spiego tutto;tranquilla,è solo un equivoco(vieni che ci si diverte)

  21. Anche il mondo blog è un microcosmo della società, si trova di tutto, banale ma tant’è.
    Qualsiasi regolamento imposto sarebbe affrontato con violenza.
    Almeno che ci sia la libertà di andare dove si voglia nella rete internet.
    E ognuno, se vuole, moderi i propri commenti.

  22. Solidarietà a LaSpostata che, fatte le proporzioni del caso, mi ricorda Andrea Rivera. Sono stupito di vedere la sempre saggia signora Lipperini mettersi nel ruolo dell’Osservatore Romano.

  23. Filter, per cortesia, non diciamo idiozie.
    Quoto in pieno il commento fatto da Wu Ming3, in altro contesto, al post su Saviano. Finchè i blog che dicono di occuparsi di letteratura rimarranno occasione di sfogo personale, esibizione di muscoli (i blogger sono per loro natura scassapalle, ha scritto qualcuno in questi giorni), di piccoli narcisismi, non si andrà da nessuna parte.
    Il giochino di “parlo male di questo e quest’altro così mi sento buono, giusto, in gamba” è, come diceva Wm3, avvilente.
    Mi sembra di aver scritto e riscritto che non sto facendo i capricci, non sto mettendo all’indice una persona, ma tento, per quel che posso, di stigmatizzare un modo di comportarsi a cui IO intendo sottrarmi. perchè lo trovo dannoso per quanto di buono è stato fatto fin qui.
    Se poi vogliamo continuare a far finta di non capirci, prego, accomodatevi.

  24. Io quoto Lipperini. Mi sono letto i tre post della spostata e ricostruisco a modo mio la storia, e chiedo scusa se sarò prolisso.
    Laspostata inizia con un attacco senza pietà alla lipperini. Ovvero. Non vado al litcamp perchè c’è questa persona che mi fa schifo,è come un funzionario pubblico, ha cavalcato il fenomeno dei blog, non sa nemmeno scrivere (spostata, mi sa che devi darti una ripassatina all’italiano. la frase aveva senso eccome ma non ne parlo qui per non allungare troppo).
    allora, lipperini, che già ha una pazienza infinita a tenere aperti i commenti in un blog dove ogni due su tre c’è qualcuno che dice siete tutta una crica tutta una combriccola, deve aver pensato: ma perchè devo andare a partecipare ad una cosa, pure bella d’accordo, dove si celebra la democrazia dei blog mentre i blog stanno OBBIETTIVAMENTE diventando una fogna, perchè il primo che si alza e dice “adesso sparo su x e Y” lo fa e si sente un figo a farlo? perchè parlare di quanto sono belli i blog se stanno diventando PEGGIO DI BRUNO VESPA?
    Io lo capisco e farei lo stesso.
    Invece mi fa un po’ schifo che questa signorina se ne esca con due post successivi in cui dice prima che è troppo giovane e va capita (a ventisette anni non si è piccoli, si è adulti), poi dice che il suo è un blog piccolo (però su google se uno cerca lipperini la merda tiratale addosso si vede lo stesso), poi dice oddio mi odiano tutti povera me. Beme, magari la prossima volta ci penserà due volte prima di tirare merda a qualcuno, non necessariamente famoso, tanto epr sfangare un post.
    Voglio dire, mi sembra il momento di ripensare un po’ di cose.
    Ce la prendiamo tanto coi giornali, ma i blog stanno diventando PEGGIO.
    Ben venga la provocazione di lipperini, anche se secondo me farebbe bene a convincersi che nessuno o quasi la riprenderà.

  25. Cara Lipperini, se vede “odio” in quel post di LaSpostata l’idiota non sono io.
    Fra l’altro, fa la predica contro gli sfoghi personali nei blog che si occupano di letteratura nello stesso post in cui ne sta facendo uno.

  26. io ho l’impressione che sui blog non si legga più. Che si intervenga senza leggere chi ci ha preceduto e a volte nanche i post.
    Solo per dire la propria. di questo mi sono accorta da tempo. Per questo penso che sia giusto fermarsi a pensare, anche provocando. sennò si fanno davvero gli orticelli.

  27. Non so, io cerco di leggere e capire. Questo a me per esempio sembra uno sfogo personale.
    “L’ho presa perchè anch’io sono stata profondamente ferita dal post della spostata, che ho letto questa mattina. Ferita perchè mi sono sentita bersagliata di un odio che non sentivo di meritare. Ho aperto il blog quattro anni fa, diversi anni dopo aver fatto altre cose. Mi ci sono dedicata ogni giorno, ho cercato di dare quel che potevo e di ricevere il più possibile. E mi sento dire che, ok, lo faccio per farmi una fama.”
    E non dico che non mi sarei sentito ferito anch’io al suo posto.
    Ma da qui a tirare in ballo l’odio, proclamare lo stato d’emergenza della blogosfera e annullare tutti gli appuntamenti ce ne corre.

  28. Filter, ancora una volta: che in una parte, quella letteraria, dei blog ci sia una crisi profonda non sono la sola a sostenerlo. Ci sono persone che hanno chiuso i blog, o chiuso i commenti, o sono semplicemente…disilluse? stanche? perplesse? Un paio di esempi.
    Qualche tempo fa, si è scatenata una corsa all’insulto nei confronti di una blogger di cui è stato ripreso un post su altri blog. In buona fede, peraltro, per parlare di questioni, appunto, letterarie. Quel post sul post si è trasformato in “mi-piace-non-mi-piace-la-blogger”, e si è arrivati persino a criticare il modo in cui appariva nelle fotografie. Questo, secondo te, è un buon sintomo? E’ segno di maturità? In un altro blog, recentemente, è stato riportato un mio post dove veniva citato Moccia, per inciso, nell’ambito di una classifica sulle letture giovanili. Una commentatrice è intervenuta dicendo che ovviamente era tutto un andare dietro le mode. Quando le ho chiesto se avesse letto il mio post , mi ha risposto che non ce n’era bisogno, e che bastava il suo intuito. Posso andare avanti con decine di esempi, se vuoi. Ora. E’ questo che pensavamo di fare nei cosiddetti lit-blog? E’ questa la condivisione, la strada alternativa alla visione angusta della cronaca o critica letteraria cartacea? Mi pare di no.
    Non dico che si tratti di una condizione da cui non si può uscire: anzi. Sono persino ottimista. Però, almeno per come la vedo io, magari bisogna cominciare a pensarci.
    Nella mia profonda fessaggine, ho la presunzione di pensare che un’assenza possa risultare più incisiva di una presenza (non annullo “tutti” i miei appuntamenti: ne annullo uno). Sbaglio? Probabile. Ma permettimi, almeno, di tentare di sbagliare.

  29. Per carità, tutti sbagliamo.
    Della blogosfera letteraria so poco, ma gli attacchi gratuiti, le scorrettezze e le beghe personali le vedo dappertutto. Le cattive esperienze le abbiamo avute tutti. Forse lei è più abituata a essere rispettata, non lo so. Nel mio piccolo, potrei citare il post di una blogger che si diffondeva sui sintomi del mio evidente marciume morale, tirando in ballo anche mia madre (mi scuserete se non metto il link).
    E però, che peso ha questa gente? La blogosfera, letteraria o no, prospera se c’è un novero di blog eccellenti: ben fatti, originali, credibili, gestiti con professionalità (sì), capaci di conquistarsi una rispettabilità e una qualche risonanza esterna.
    Se questi blog non ci sono, bisogna chiedere spiegazioni ai personaggi che avrebbero tutti i mezzi per farli decollare e invece si perdono nel piccolo cazzeggio, nelle beghe di cortile o nel civettare con i commentatori leccaculo (di quelli nessuno si lamenta mai).
    Gli ultimi a cui si può dare colpe sono LaSpostata e il resto del sottoproletariato sporco e cattivo.

  30. Va aggiunto al conto delle scorrettezze blogghesche quella cosa pietosa che era il blog VMO, anonimo, mirato a sfottere tre persone per alcuni mesi, e segnalato in quanto divertente su due giornali nazionali.
    Una mia esperienza recente su Lipperatura è quella di uno scrittore che ha sostenuto:
    – la mia disonestà;
    – l’essere mandato da terzi (senza specificare chi fossero).
    Sono frasi che passano molto oltre quella che può essere una bagarre “culturale”.
    Così, sempre su Lipperatura, ad Angelini veniva dato del poveretto da un altro scrittore.
    Il post della ragazza non è accettabile, ma chi è senza peccato scagli la prima pietra…

  31. Andrea, Luca di Marameo mi ha dato sopratttutto dell’Angeletti. E pensare che io mi trovo così Angelini… Vabbè. Pazienza. Fin dai tempi dei niusgruppi letterari (tipo icl) la rete ha pullulato di contributori di ogni risma e razza. Perché spacciarla per novità?

  32. scusa, loredana. metto qui forse facendo un abuso. ma ti prego, invita i tuoi lettori a sottoscrivere in
    wwww.laverdi.org

  33. Loredana, ti faccio i complimenti per la signorilità con cui hai preso (e sorpassato) questa sorta di blog baruffa online. Condivido appieno la tua scelta.
    [Ste]

  34. la tempesta in un bicchier d’acqua degli ultimi giorni mi ha messo decisamente di buon umore con risate conseguenti.
    grazie Lipperini e grazie Laspostata.
    palengo

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